Poi Labano disse a Giacobbe: «Perché sei mio parente devi servirmi gratuitamente? Dimmi che compenso vuoi». Labano aveva due figlie: la più grande si chiamava Lea la minore Rachele. Lea aveva gli occhi smorti, Rachele era bella di forme e bella d’aspetto. Giacobbe amava Rachele, e disse: «Ti servirò sette anni per Rachele, la tua figlia minore». Labano replicò: «È meglio ch’io la dia a te che a un altr’uomo; rimani con me». Giacobbe servì per Rachele sette anni che gli sembrarono pochi giorni, tanto l’amava. Poi Giacobbe disse a Labano: «Dammi mia moglie, sì che possa convivere con lei». Labano riunì tutta la gente del luogo e fece un pranzo. Alla sera, prese sua figlia Lea, la condusse presso di lui che si unì con lei. Labano diede come ancella a sua figlia Lea la propria serva Zilpà. Al mattino Giacobbe si accorse che era Lea e disse a Labano: «Che mi hai fatto? Io ti ho servito per Rachele; perché dunque mi hai ingannato?». Labano gli replicò: «Non si fa così nel nostro paese, di dar marito alla minore prima che alla maggiore. Finisci la settimana [di festeggiamenti] di questa, e ti daremo anche l’altra, per il servizio che mi presterai per altri sette anni». Giacobbe fece così, completò la settimana di quella e poi Labano gli dette in moglie la figlia Rachele. (Genesi 29, 15-28)
Partirono da Beth-El; quando mancava ancora un breve tratto di strada per arrivare ad Efrath, Rachele partorì ed ebbe un parto difficile. Mentre soffriva nella difficoltà del parto, la levatrice le disse: «Non aver paura, anche questo è un maschio». “Quando stava per esalare l’ultimo respiro, perché morì, chiamò il neonato Ben-Onì [figlio del mio dolore], mentre il padre lo chiamò Binjamin (Beniamino) [figlio della destra, cioè prediletto]. Morta Rachele, fu seppellita sulla via di Efrath che è Beth-Lèchem (Betlemme). Giacobbe eresse un monumento sulla sua sepoltura; è il monumento tombale di Rachele ancora oggi. (Genesi 35, 16-20)
E da allora gli ebrei venerano quel luogo come la tomba di Rachele, moglie prediletta di Giacobbe figlio di Isacco figlio di Abramo, e madre di Giuseppe e di Beniamino. In un disegno del 1585 la tomba appare così,
mentre in questa foto del 1912 la vediamo circondata da mura;
in seguito l’edificio viene ampliato.
Oggi, grazie alle graziose attenzioni dedicate dagli arabi a questo come a ogni altro luogo di culto ebraico, per proteggere il sito dai violenti attacchi lo vediamo ridotto così:
inserito in una massiccia costruzione, con la strada chiusa al traffico, e fronteggiato da questo orrendo muro che, visto dal di fuori, appare così, dotato di torrette di osservazione:
per sopravvivere e per pregare, sembra che non sia stato lasciato agli ebrei altro mezzo che il cemento. Questo è l’interno,
ma di questo parlerò in altra occasione. Qui, per chi se la cava con l’inglese e desidera conoscere più in dettaglio la storia della tomba e delle manovre arabe per appropriarsene, una buona ricostruzione e molte immagini.
E direi che ci sta bene anche questo.
barbara