Ovvero dell’apartheid. Quella di Israele intendo, naturalmente, che tutti noi ben conosciamo, quella che costringe il mondo intero a mobilitarsi, a invocare condanne Onu e a boicottare e a marciare, e a bruciare bandiere, e a proclamare giornate settimane mesi anni della rabbia e del tetano e del tifo e del colera e della diarrea fulminante. Di cui mi sono già ampiamente occupata.
Akko, l’antica San Giovanni D’Acri, si trova qui:
in Israele, come vedete. Non nei famosi Territori palestinesi/occupati/contesi/disputatierisputati, no, proprio Israele Israele, assegnata a Israele già nel piano di partizione del 29 novembre 1947 (risoluzione Onu 181), decine di chilometri distante dalla famigerata linea verde rossa gialla ciclamino fucsia amaranto. Che effettivamente sarebbe stato di gran lunga meglio: ve lo immaginate condannare “la costruzione di sei appartamenti e un capanno degli attrezzi più il casotto del cane e la cesta del gatto oltre la linea blu di Prussia”? O la notizia che “l’incidente è avvenuto oltre la linea eliotropo”, “il missile è caduto oltre la linea grigio asparago”, “un colono è deceduto in seguito a uno scontro a fuoco con un militante oltre la linea incarnato prugna”, “disordini oltre la linea giallo paglierino come la pipì delle persone giovani e sane” “boicottiamo i kaki coltivati oltre la linea kaki”: si sentirebbero talmente ridicoli che sarebbero costretti a smettere da soli. Purtroppo quella verde avevano a portata di mano, e tocca rassegnarsi. Akko comunque è di qua. Ed è caratterizzata da una popolazione con una forte componente araba (ho già raccontato che immediatamente dopo l’incidente, mentre ero a terra gridando per il dolore disumano, i ragazzini intorno mi gridavano sharmutta sharmutta, puttana in arabo); girando per le strade della cittadina ho fotografato questi cartelli coi nomi delle vie.
Per chi avesse poca confidenza con le scritture diverse da quella latina, preciso che sono scritti in arabo. Solo in arabo. A Gerusalemme invece, città ebraica per antonomasia fin dalla notte dei tempi, i cartelli sono così
Akko, città antichissima, ha una storia talmente complessa che rinuncio a raccontarvela (anche perché non la so mica tutta); ricordo solo che è stata sede degli Ospitalieri, di cui è rimasta la cittadella, che non ho fotografato. Per chi fosse interessato ho fatto qualche foto nel primo viaggio, quello in cui ho attraversato tutta Israele da nord a sud e da est a ovest con entrambe le zampe rotte (poi ho fatto due mesi in sedia a rotelle e un anno intero prima di tornare a camminare quasi normalmente, ma ne valeva la pena) e se il cannocchiale funziona le trovate qui (fatte con la Minolta con lo zoom da quasi un chilo sempre in precario equilibrio sulle suddette zampe rotte). Stavolta ho fotografato solo un albero, ripreso in tre tappe
e manca ancora l’ultimo pezzo, per il quale, non essendo contorsionista, mi sarei dovuta sdraiare per terra. E poi ho fatto ancora queste foto
e questa è l’ultima perché subito dopo mi sono sfracellata.
barbara
Almeno non dicevano attempata sharmutta.
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Ecco, a difendere chi mi vuole male tu sei sempre pronto!
Nota per chi fosse al di fuori di certi giri magari anche nuovo da queste parti. C’è un tale che gira per blog che mi odia perché sono pro Israele (però non dite che è antisemita: per esempio adora Moni Ovadia, che come tutti sapete è ebreo), ed è convinto che io ce l’abbia con lui per via di quelle famose legittime critiche alle criminali politiche del governo fascista di estrema destra eccetera eccetera. Invece no: non lo sopporto perché è un cretino integrale. Vabbè. Ad un certo momento questo tizio ha preso a riferirsi a me unicamente come all’attempato troione. Ovviamente mi sono precipitata a vantarmene su tutte le piazze perché, dico, se a sessant’anni suonati (molto suonati) posso ancora permettermi di essere un troione, ma ve lo immaginate che razza di gnocca che devo essere? Lui poverino ci è rimasto malissimo, e visto che non è riuscito a farmi piangere con troione ha provato con puttanone e baldraccone, ma per gli amici sono rimasta l’attempato troione, ora e sempre nei secoli dei secoli. Il tizio in questione poi è lo stesso che per insultare un interlocutore durante un’accesa discussione in un forum, lo ha chamato “paralitico in carrozzella”.
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Per Attempato Troione beata te
certo s’è qualificato più con Paralitico in carrozzella. Quella sì che fa ridere.
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E ogni volta che glielo rinfacciano, lui si dà da fare a dimostrare che aveva tutte le ragioni per insultare il suo interlocutore. E non c’è verso che gli entri in testa che non è esattamente quello il punto.
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La prossima volta che ti rechi ad Akko, sarebbe possibile che curassi un attimo la foto dell’albero, soprattutto il tronco? Prima di rischiare di sfracellarti, ovviamente
ho intenzione di disegnare ogni albero con una storia in Israele, per poi farne una mostra. Grazie
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Impossibile con la mia macchina farcelo stare dentro tutto.
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Cercando “tree at entrance citadel acre” trovi qualcosa, ma come vedrai, anche con macchine professionali è impossibile riprenderli interi. adesso provo a chiedere all’esperto.
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Grazie lo stesso. Ho l’albero di Alon Shvut che significa quercia solitaria. Pare che i sedicenti abitatori del luogo inesistente abbiano deportato gli ebrei legittimi abitanti del luogo e distrutto tutti gli alberi tranne questo. Il testimone della vergogna (nel caso il resto non basti)
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grazie per il ..tour fotografico. E..non solo…ossia l’ articolo con gli approfondimenti.
E piu’ che leggo e maggiormente mi sento carico..
Anche a me ha colpito l’ albero plurisecolare..non nella grandezza della nostra amica pittrice. Con il desiderio di abbracciarlo…nel limite delle mie braccia.
E..se potesse parlare…
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Abbracciare? Guardalo in proporzione alle persone intorno, compreso l’uomo dei gatti con statura e braccia da pallavolista!
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