È bellissimo! E lo so che non è questo il modo di recensire un libro, ma il fatto è che questo è veramente bellissimo, e non ci posso fare niente. Ve ne avevo parlato quando è uscito e avevo detto che, conoscendo l’autore, conoscendo il suo stile di scrittura, ero sicura che si trattasse di un libro bellissimo. Bene, adesso l’ho letto e con piena cognizione di causa posso confermare: è davvero bellissimo (dite che sono un po’ ripetitiva? Forse è vero, ma non è colpa mia se questo libro è così incredibilmente bello). Quello che soprattutto colpisce, in questo romanzo scritto da un ragazzo poco più che ventenne,
è la straordinaria maturità, sia personale che espressiva nel narrare una storia parzialmente autobiografica, non nel dettaglio delle vicende ma nelle ambientazioni, nei sentimenti, nella maturazione della scelta di un proprio percorso di vita che si distacca da quello del proprio ambiente d’origine. Maturità anche espressiva, dicevo, ossia la capacità di reggere tutti i fili che compongono il romanzo, di gestire con mano salda tutti i personaggi che via via entrano nella storia; e la sobrietà dei dialoghi, mai una parola di troppo, mai una sbavatura; e le descrizioni, mai carenti né ridondanti. E l’approfondimento dei sentimenti, della psicologia dei personaggi, dai genitori dalla rigida religiosità alla zia dalla calda umanità, dall’amico “diverso” e perciò fatto a pezzi dalla oppressiva comunità, al rabbino capace, almeno in parte, di capire, ma incapace di opporsi al moralismo ottuso degli altri; senza mai indulgere alle caratterizzazioni di maniera, agli stereotipi, ai luoghi comuni. È un libro che attraversa molti mondi, e riesce a farceli conoscere e comprendere tutti. Se non lo leggete, vi sarete persi qualcosa.
Simone Somekh, Grandangolo, Giuntina
barbara