In principio era l’articolo. Quello pubblicato il 31 agosto da Repubblica. Questo.
“Io liceale, ho scoperto il terrore per il colore della mia pelle”
Tre anni fa camminavo per le strade di Palermo senza paura. Avevo tredici anni e il razzismo non sapevo cosa fosse. Ora è diverso. Ho sedici anni e il razzismo lo sento sulla mia testa come una minaccia. Il clima è cambiato rispetto a tre anni fa e adesso ho paura a camminare per strada.
Sono arrivato a Palermo dall’Eritrea quando ero bambino, frequento un liceo della città, ho amici che mi vogliono bene. Leggo, mi informo e ora ho paura di chi incontro per strada. I miei amici palermitani non possono capirlo. Se camminano da soli non devono preoccuparsi degli altri ragazzi che incontrano. Io invece sì: temo gli insulti, le minacce, un’aggressione.
Temo, insomma, quello che è già successo in Italia e anche vicino Palermo durante l’estate ad altri ragazzi di colore colpevoli semplicemente di non essere nati qui.
Ma i politici della Lega, Salvini in persona, non si rendono conto dei pericoli ai quali espongono i ragazzi come me? Fomentare il razzismo significa mettere in pericolo tanti ragazzi di colore, significa trasformare le loro vite in un incubo.
Con i miei amici parlo di questo ma cerco sempre di non parlare del mio caso: faccio un discorso generale, perché non voglio essere un peso per loro e perché il razzismo è un dramma che colpisce tutti. I miei amici sono dalla mia parte ma alcuni hanno parenti, anche i genitori stessi, che invece su Facebook si schierano palesemente dalla parte di chi attacca i migranti.
A scuola mi sento al sicuro. O almeno mi sono sentito al sicuro fino a ora. Però sui social ho visto che alcuni compagni hanno iniziato a simpatizzare per chi attacca i migranti. Spero cambino idea. Amo Palermo, è ancora una città accogliente, dovessi andare via non vivrei mai nel Nord Italia. Lì i razzisti sono tanti. Sono gli ultimi giorni di vacanza vorrei potermi divertire come tutti, senza avere paura che qualcuno mi provochi per il colore della mia pelle. Vorrei vivere una vita normale come tutti i miei amici. Chiedo tanto? (qui)
Inizialmente avevo intenzione di inserire, come faccio spesso, qualche commento nel testo, ma poi ho rinunciato: cosa vuoi commentare in questo affresco di un’Italia che il Sudafrica dell’apartheid in confronto era una bazzecola. Cosa vuoi commentare in questa lagna vittimistica. Cosa vuoi commentare in questo patetico frignamento. Elio Cabib invece lo ha fatto, pubblicando su FB questo post:
Questo ragazzo è terrorizzato da quel mostro di Salvini. Il quale Salvini si oppone al salvataggio dei migranti, anzi spera che muoiano e quelli che si salvano li ricaccia sulle coste libiche, vuol fare leggi razziali antirom, ma soprattutto odia i negri e li vuol discriminare, come questo ragazzo dimostra sulla sua pelle. Sicuramente sta progettando di spargere la peste tra i musulmani, infettare i tappeti delle moschee coi sui piedi, anzi con gli zoccoli, e magari sgozzerebbe volentieri qualche bimbo musulmano per la Pasqua. Ma … Salvini…. sarà mica ebreo?
Sarà stato per la parola “negri”, che come tutti sappiamo è peggio che bestemmiare in chiesa e pisciare negli aperitivi magari anche già con l’olivetta infilzata nello stuzzicadenti e ficcata dentro, o sarà stato per l’uso dell’ironia, tabù dei tabù (tabus tabuorum), fatto sta che è stato sospeso da FB. Che poi sarà un caso, anzi sono sicura, sicurissima, sicurissimerrimissima che è un caso, ma il fatto è che continuo a vedere sospesa gente manifestamente e attivamente pro Israele: gente che scrive ebrei ai forni, Israele cancro dell’umanità deve essere annientato, tu li segnali e ti senti rispondere che “non viola i nostri standard”. Vabbè. Ma la storia non finisce qui. Perché succede che Enrico Richetti dà, sempre su FB, la notizia della sospensione, così:
Elio Cabib bloccato per avere deriso chi demonizza Salvini. E poi sarebbe Salvini il fascista? Oggi i fascisti sono rossi
Segue, nei commenti, uno scambio a dir poco delirante fra un certo Daniel Haviv e Mirella, di cui riporto alcuni interventi salienti (non tutti, perché il signor Haviv, oltre che delirante, è anche un tantino ripetitivo).
D. H. Dire che Salvini è fascista non è demonizzarlo, è la verità. Cmq si può discutere senza deridersi a vicenda. La derisione ti sembra un modo civile e rispettoso di comunicare? Se uno usa questo modo offensivo non si sorprenda se qualcuno lo denuncia a FB e se viene bloccato. [quindi la censura è cosa buona e giusta, anche quando non si tratta che di una banale presa in giro][…]
In Italia il comunismo non ha espulso studenti e professori ebrei dalle scuole e dalle universita’ (facendo un danno irreparabile alla cultura e alla scienza italiane) e non ha fatto perdere il lavoro a migliaia di impiegati ebrei riducendoli alla fame, molti dei quali hanno dovuto emigrare per sopravvivere. Cmq dire che qualcuno ha fatto di peggio non diminuisce il danno e i milioni di morti che il fascismo ha provocato in Italia agli Italiani, prima e oltre che agli Ebrei italiani. [forse il Nostro ignora che il comunismo, in Italia, non è mai stato al potere. Provi un po’ a chiedere agli ebrei dell’intero impero comunista, e in particolare nell’Unione Sovietica, come se la sono passata prima della caduta del comunismo]
M. Su FB girano materiali antisemiti e di incitamento ad attacchi terroristici contro Israele. Direi proprio che Fb avrebbe cose decisamente più serie di cui occuparsi. Comunque, deridere una persona non è corretto, ma demonizzarne una perché ha idee diverse dalle proprie non è certo meglio.
D. H. Appunto ma bisogna vedere se criticare Salvini (o chi altro) è demonizzazione. Bollare la critica come demonizzazione equivale a delegittimarla, è un atteggiamento intollerante.
M. Hai presente di che cosa si trattasse, critica (legittima) o demonizzazione (illegittima)? Non ho visto quindi io non lo so.
D. H. Io so che c’è molta critica a Salvini e che per un filo-Salvini come Elio Cabib questa è demonizzazione. Per lui (che conosco bene) ogni critica al suo idolo è illegittima e la bolla come demonizzazione. Si vede che ha deriso qualcuno e che questo, offeso, lo ha segnalato. [si noti che evita accuratamente di rispondere alla domanda]
M. OK, ma non sai cosa abbia scritto lui, cosa sia stato scritto su Salvini (sai del “vade retro” sul giornale per esempio?) e se si tratti di una persona in particolare o meno. Direi che in ogni caso su FB gira impunemente ben di peggio.
D. H. Certo che di ogni cosa c’è di peggio, ma anche di meglio. Io non cavillerei troppo Mirella, Enrico ha scritto “Elio Cabib bloccato per avere deriso chi demonizza Salvini” e io credo a Enrico, anche conoscendo Elio. Punto.
M. Allora devi credere anche che si tratti di demonizzazione… Ovviamente, anch’io credo a Enrico!
D. H. Forse non mi sono spiegato: credo che Elio sia stato bloccato perché ha deriso qualcuno. Conoscendolo so che lo fa con chi la pensa diversamente da lui. Sulla demonizzazione ho forti dubbi (se me lo permetti) perché conoscendo Elio e leggendo quello che scrive so che per lui la critica a Salvini è “demonizzazione”. Adesso sono stato chiaro?
Come si può vedere, il signor D. H. continua a parlare del post di Elio in termini di “credo”, “si vede che”, “lo conosco bene”: infatti, io lo so con certezza, D. H. NON ha letto il post, non ha la minima idea di che cosa ci sia scritto, non sa a chi sia rivolto (“ha deriso qualcuno”), ma si esprime come se lo conoscesse (Elio Cabib ha bollato come demonizzazione una critica” – ahi, queste famose legittime critiche -, usa questo modo offensivo, Salvini è il suo idolo). E giudicare e valutare qualcosa che non si conosce è il massimo della scorrettezza oltre che – mi sia permesso dirlo – della stupidità. Ma c’è qualcosa di ancora peggio. Molto peggio: Elio Cabib, per ragioni tecniche, non può leggere i commenti di D. H., ossia i suoi attacchi frontali non solo a Salvini ma anche a lui. Non li può leggere, non può controbattere, non può difendersi.
C’è un’espressione, in ebraico: “lashon hara”: letteralmente “lingua del male”, da non confondere con la semplice maldicenza. Il lashon hara è in assoluto, nell’ebraismo, il peggiore peccato che si possa commettere nei confronti del prossimo, al punto da essere equiparato all’omicidio. Questo è il peccato dell’antropologicamente e moralmente superiore signor Daniel Haviv. Fra due settimane sarà Yom Kippur: farebbe bene a ricordarsene.
POST SCRIPTUM: come per Niram Ferretti, invito a rendere noto su blog e FB l’orrendo crimine di Elio Cabib, che gli è valso la messa al bando dalla società civile.
barbara