UN COMMENTO AL COMMENTO DI DEBORAH

Chi è George Soros?
Commento di Deborah Fait

Chi è George Soros?
Uno dei più ricchi magnati del mondo, il suo capitale è stimato in 25 miliardi di Dollari. Nato a Budapest da una famiglia ebraica, completamente assimilata, che viveva anche molto male il proprio ebraismo, sopravvisse al nazismo grazie a documenti falsi. Emigrò negli USA nel 1947 si iscrisse all’università e incominciò la sua carriera di abilissimo investitore.
Quale è la filosofia di Soros?
La sua visione del mondo è monolitica, abolire i confini, essere tutti uguali, sostituire le popolazioni con una forte immigrazione. E’ fautore di una società aperta e di un nuovo ordine mondiale che in realtà limiterebbe la libertà delle persone. Per alcuni complottisti, che però a volte la imbroccano, Soros vuole omologare la società, liberalizzare le droghe, l’eutanasia e influenzare il modo di pensare di milioni di persone. Caroline Glick, giornalista e intellettuale ebrea, sionista, israelo-americana, ha scritto sul Jerusalem Post:” “La natura megalomane del progetto filantropico di Soros ha come obiettivo di sovvertire le democrazie occidentali e rendere impossibile per i governi mantenere l’ordine o per le società mantenere la propria identità e i propri valori unici”. Ha aggiunto inoltre che Soros, con le sue Ong, alimenta l’immigrazione clandestina in Europa e in Usa “per minare l’identità nazionale e la composizione demografica delle democrazie occidentali” con lo scopo di “indurre il caos”. La Glick non è certo una complottista ma tutte le ONG finanziate dal magnate sono la prova di quello che scrive.
Quali sono le maggiori ONG finanziate da Soros?
Finanzia da anni movimenti e organizzazioni palestinesi o ebraiche anti-israeliane. La sua Open Society Fundation con sede in Giordania, distribuisce soldi a palate al BDS che tutti conosciamo, a Adalah che promosse la condanna di Israele per crimini di guerra, Breaking the Silence che diffama l’esercito di Israele senza portare prove ma che è presente ormai un po’ in tutto l’occidente. Le associazioni antisemite e antisioniste che il magnate finanzia sono innumerevoli.
Perché Soros odia Israele?
Soros è contro ogni nazione del mondo, lui odia proprio l’idea di nazione, ogni realtà che difenda la propria sovranità, le proprie tradizioni, la propria identità culturale. Israele sente fortemente tutti questi valori che lui aborre perciò, unita al fatto che è la patria degli ebrei, popolo in cui non si riconosce, è forse il paese che odia di più, Israele è il nemico. Per Soros non esistono i popoli, non esiste la patria che considera una parolaccia, lui, filoislamico, vorrebbe, esattamente come l’islam, creare un enorme califfato tra MedioOriente, senza israeliani, e Europa, ripulita dagli europei. Siccome aborrisce anche le religioni questo enorme califfato dovrebbe diventare ateo (un bel problema) e assomigliare di più a un gigantesca Cina stile MaoTsè Tung, tutti uguali, vestiti di grigio, in marcia come tanti robot, senza pensieri, senza valori, senza patria.

Soros è un intellettuale?

Certamente e questo è il guaio.  E’ uno che pensa, il problema è che pensa male. Se fosse semplicemente una macchina per soldi si limiterebbe a contarli e a fare beneficienza, lui invece è, a modo suo, un idealista pericoloso, vuole cambiare il mondo, plasmarlo a modo suo. E’ un idealista nefasto che, se riuscisse a portare avanti il suo sogno, tutto il mondo occidentale sarebbe invaso dall’islam
Criticare Soros significa essere antisemiti? 
No. Innanzitutto perché lui non si sente ebreo, anzi credo che odi esserlo. Lui è criticabile perché pericoloso, ha portato al potere Obama, il peggior presidente nella storia degli Stati Uniti, finanzia tutti o quasi tutti i movimenti di protesta, quelli che vogliono dare un grande scossone alla società civile e produrre il caos. E’ lui stesso che alimenta l’antisemitismo con tutte le sue organizzazioni antigovernative filopalestinesi che vorrebbero la fine di Israele e del popolo ebraico. Soros è nemico di tutti i popoli che rivendicano le proprie tradizioni e la propria cultura. Per questo criticarlo non è antisemitismo, un’accusa che i suoi sostenitori diffondono in sua difesa e che purtroppo gode di vasta popolarità. Ebreo suo malgrado, combatterne le iniziative non solo è lecito ma doveroso.

Link di un mio precedente articolo su George Soros.

Leggendo questo articolo mi è venuto in mente Stalin: a volte accadeva che “venisse alla luce” una congiura per ucciderlo; centinaia di persone venivano arrestate, operai semianalfabeti, interrogati con le dovute maniere, confessavano di avere avuto intensi contatti con agenti nemici americani, francesi, tedeschi, di avere lungamente complottato insieme a loro e di avere ricevuto da loro la pistola per ucciderlo, grigi professori confessavano di avere per anni insegnato ai loro allievi a odiare il compagno Stalin eccetera eccetera; il tutto si concludeva, tra esecuzioni e deportazioni in Siberia, che nel 99% dei casi equivalevano a esecuzioni differite, con un migliaio di vittime. Accurati studi posteriori rivelavano che il tutto aveva avuto lo scopo di eliminare un unico nemico, confondendo le acque in modo che nessuno potesse capire quale fosse l’obiettivo. E torniamo a Soros: il sospetto, che sempre più prepotente mi si affaccia alla mente, è che l’obiettivo di cancellare popoli e nazioni e culture sull’intero pianeta, abbia in realtà lo scopo di annientarne uno in particolare, quello che gli fa ribollire il sangue e contorcere lo stomaco: il suo, il popolo ebraico, la cultura ebraica, e lo stato di Israele. Con l’aggiunta del fatto che, per quanto rinnegato, è pur sempre, per tutti gli antisemiti, “Soros l’ebreo”, che compie azioni abominevoli in modo che si possa dire: “Vedi che gentaglia immonda sono gli ebrei” (a pensar male, come diceva quel tale che di male se ne intendeva eccome…)

barbara

LA NUOVA GIUSTIZIA AVANZA

Normandia: giudicato per lo stupro di una liceale, viene assolto

22 novembre 2018

Un giovane processato dalla Corte d’Assise della Manica è stato assolto per lo stupro di una liceale e condannato per l’aggressione sessuale di un’altra minorenne. Il verdetto è stato emesso mercoledì 21 novembre 2018.

Il verdetto è stato pronunciato mercoledì 21 novembre 2018 nel processo in tribunale di un giovane di 21 anni accusato di stupro e violenza sessuale di due ragazze liceali a Saint-Lô (Manica) alla fine del 2015.  L’accusa aveva richiesto sei anni di reclusione.
L’accusato è stato assolto dallo stupro ma condannato per l’aggressione sessuale della prima vittima a due anni di carcere con sospensione condizionale legata a una messa in prova. Sarà inserito nel registro dei responsabili di reati sessuali. È dunque uscito libero dal tribunale di Coutances.

Niente “codici culturali”

Il difensore ha sostenuto le difficoltà di interpretazione che, secondo lei [sì, l’avvocato è una donna, esattamente come quella che ha esibito in aula le mutande della vittima
tanga tribunale
(d’altra parte c’è da credere che le mutande altrui siano le uniche che ha l’occasione di poter esibire, dovendosi fortemente dubitare che qualcuno abbia mai manifestato il desiderio vedere più in là del già troppo che tocca contemplare)]
sono il filo conduttore di questi casi. Difficoltà di interpretazione da parte del suo cliente che “non aveva i codici culturali” per rendersi conto di aver imposto una relazione per paura o sorpresa. Difficoltà di interpretazione da parte della vittima che potrebbe aver interpretato un’occhiata come una minaccia e quindi una costrizione [questa non l’ho mica capita: come è stato riconosciuto dallo stesso tribunale che lo ha assolto, lui non le ha dato un’occhiata da lei erroneamente interpretata come una minaccia: lui l’ha STUPRATA!]Difficoltà di interpretazione degli investigatori che non sapevano come misurare lo sgomento della vittima [? Cioè se io sono stata stuprata ma non appaio sufficientemente sgomenta non c’è motivo di condannare lo stupratore?].
Dopo la dichiarazione del verdetto, il presidente ha avuto cura di chiarire che “la decisione della corte non è una messa in discussione della sincerità” della denunciante. La corte ha valutato che l’imputato non aveva coscienza di imporre un rapporto sessuale. (qui, traduzione mia)

Si noti che in nessun punto dell’articolo c’è il minimo cenno all’identità dello stupratore, del quale solo con ulteriori ricerche si apprende che è un immigrato del Bangladesh, e si apprende, inoltre, che la ragazza stuprata ha tentato il suicidio. Noi, d’altra parte, l’anno scorso abbiamo avuto la geniale magistrata Carmen di Genio

che oltre a coltivare la bizzarra convinzione che per strada in casa in auto su un prato in discoteca nel fienile eccetera eccetera la legge italiana consente di stuprare a volontà (libero stupro in libero stato, madre, libero stupro in libero stato) e solo in spiaggia no, ignora anche che non esistono stati in cui lo stupro non sia reato. In vari stati, soprattutto islamici, non è considerato reato il rapporto sessuale imposto alla moglie, ma quello imposto a qualunque altra donna non solo è reato ma non di rado, e soprattutto proprio nei Paesi africani, comporta addirittura la pena di morte. E non ci fermiamo qui: abbiamo anche spacciatori colti in flagrante e assolti perché poverini lo spaccio è la loro unica fonte di sostentamento e varie altre analoghe sciocchezzuole. E niente, dobbiamo rassegnarci all’evidenza che esistono cittadini – e magari neanche cittadini – di serie A e cittadini di serie B. E non ho bisogno di esplicitare le identificazioni dei due gruppi, vero? Vabbè, mi fermo per non farmi venire un attacco di fegato; voi invece non fermatevi e andate a leggere anche qui.

barbara

QUANDO L’ISLAM SI INSTALLA IN CASA NOSTRA

succede esattamente questo (non ricordo se ho già postato questo video – probabilmente sì – ma meglio una volta in più che una in meno)

E guardate ora queste belle foto:
merc 1
merc 2
merc 3
merc 4
merc 5
Qui siamo a Berlino, al mercatino di Natale, con qualche piccolo accorgimento per ridurre il rischio di graziose attenzioni da parte dei seguaci della religione di pace. Dite che sembrano blindature da tempo di guerra? No, non lo sembrano: lo sono. Perché quando ci viene dichiarata guerra, SIAMO in guerra, ci piaccia o no. E fare finta che non sia vero non aiuta a uscirne.

barbara

NEL NEGOZIO DI BIANCHERIA

– Vorrei dei calzini neri.
– Calze o collant?
– Calzini.
– Calzettoni? Quelli al ginocchio?
– No, calzini.
– Ah quelli corti? Alla caviglia?
– Sì, calzini.
– Allora, ci sono questi coi brillantini…
– No, mi servono neri.
– Poi ci sono questi con le stelline.
– No, mi servono neri.
– Ah, proprio tutti neri? Allora ci sarebbero questi col ponpon…

(no, dico, ho sessantasette anni! Lo so che me li porto benissimo e dimostro almeno tre quattro mesi di meno, ma cazzo, i calzini col ponpon mi vieni a proporre?)

– Oppure questi col fiocchettino di raso…
– Senta, se vuole vada pure a servire la signora, che mi cerco io qualcosa.

Alla fine li ho trovati, tutti neri, senza fronzoli, di quattro tipi diversi. Ne ho presi sei paia, per un totale di 11 euro (è per questo che vado lì).

Dopodiché, anche se non c’entra niente, ci metto questa

Che poi mentre lo scrivevo mi è tornata in mente quella volta dalla fruttivendola a Brunico:

– Mi dà mezzo chilo di ciliegie.
– Pomodori?
– No, ciliegie.
– Pomodorini ciliegia?
– No, ciliegie.
– Ma insomma, vuole pomodori o vuole ciliegie?

E visto che ci ho messo l’aggiunta, metto l’aggiunta anche di video

Che un attimo di tregua ci vuole. Poi domani si riparte.

barbara

QUANDO UN CRIMINE È COSÌ CRIMINALMENTE CRIMINALE

da meritare la morte. È il caso del giornalista iraniano Pouyan Khoshal,
Pouyan Khoshal
reo di avere insultato il Profeta Maometto, che come tutti sappiamo è il più orrendo crimine che mente umana possa concepire, peggio, molto peggio, molto più peggissimo assai che pedofilia stupro assassinio messi insieme – senza contare che nella Religione di Pace fondata dall’illustrissimo signor Maometto il primo non è affatto un reato e gli altri due dipende. E in che modo lo ha insultato? Scrivendo, in un articolo, questa frase: “ogni anno, i pellegrini si recano presso la città di Karbala per celebrare il 40° giorno dell’anniversario del decesso dell’Imam Hossein”. Come dite? Dov’è l’insulto? Ma come è possibile che non lo vediate! L’insulto, l’eresia, la blasfemia – di una gravità pari solo a quella della famigerata cristiana Asia Bibi che ha osato bere allo stesso pozzo delle donne musulmane – è la parola decesso: martirio, doveva scrivere, quello dell’imam Hossein è stato un martirio, non un banale decesso! E dunque è stato immediatamente licenziato dal giornale e arrestato e ora rischia una condanna a morte (qui ulteriori dettagli). Con buona pace della nostra ineffabile vispateresa mogherina.
Mogherini Iran
barbara