POI IERI SERA

ho interpretato Sylvia Plath morta e sepolta ai piedi di un fiore e di un albero e quando le radici dell’albero hanno accarezzato il mio corpo ho mormorato oh, finalmente vi accorgete di me e poi mi è scappata fuori una poderosa risata a pernacchia e ho rovinato tutto l’effetto drammatico.

Io sono verticale

Ma preferirei essere orizzontale.
Non sono un albero con radici nel suolo
succhiante minerali e amore materno
così da poter brillare di foglie a ogni marzo,
né sono la beltà di un’aiuola
ultradipinta che susciti di meraviglia,
senza sapere che presto dovrò perdere i miei petali.
Confronto a me, un albero è immortale
e la cima di un fiore, non alta, ma più clamorosa:
dell’uno la lunga vita, dell’altra mi manca l’audacia.

Stasera, all’infinitesimo lume delle stelle,
alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi.
Ci passo in mezzo ma nessuno di loro ne fa caso.
A volte io penso che mentre dormo
forse assomiglio a loro nel modo più perfetto –
con i miei pensieri andati in nebbia.
Stare sdraiata è per me più naturale.
Allora il cielo ed io siamo in aperto colloquio,
e sarò utile il giorno che resto sdraiata per sempre:
finalmente gli alberi mi toccheranno, i fiori avranno tempo per me.

Niente, sono una catastrofe (però è così bello divertirsi).

barbara

BREVE AGGIUNTA

in merito alla strage di Ancona. Leggo da molte parti – da parte naturalmente di persone sagge, che ragionano con la testa e non con la pancia, che si rifiutano di demonizzare i ggiovani e le loro mode e la loro musica e i loro idoli – che il problema è unicamente il mancato rispetto delle norme di sicurezza e che quello che è successo lì sarebbe potuto succedere anche a un concerto di Mozart. E io chiedo: quanti concerti di Mozart avete sentito che comincino all’una di notte? Quanti concerti di Mozart avete sentito che contemplino la vendita di superalcolici, hashish e pasticche? Quante pensate che siano le persone che vanno – perfettamente sobrie – ai concerti di Mozart portandosi dietro lo spray al peperoncino? Se siete convinti che i paragoni siano il sale della vita, usate il cervello, se lo avete, e cercatene altri. Riporto una parte di una testimonianza trovata in rete:

Ho sentito decine di volte, in questi anni, pronunciare da mia figlia [quindicenne] questa frase : “Papi, vado a La Lanterna”. Mai stato tranquillo di fronte a quelle parole, perché le poche volte che la sono andata a prendere (in genere rientrava con la navetta) mi ero trovato di fronte a un gelido campo profughi perso nel mezzo della campagna. Ragazzi a torso nudo che bivaccavano all’aperto alle quattro di mattina ricoperti solo dalla nebbia pungente dell’inverno. Vomito ovunque, gente che camminava senza meta stordita da alcol e non solo.  E tutte le volte la stessa domanda fatta a mia figlia: “Ma come facevate a stare tutti lì dentro?” e tutte le volte la stessa risposta : “Hai ragione papi, ogni tanto devi uscire a respirare, perché lì dentro non ce la fai a muoverti”. Ogni rientro a casa all’alba aveva il sapore di un pericolo scampato. La notte di un genitore si divide in due parti: la prima è fatta di un sonno leggero accompagnato da un sottile velo di angoscia, perché sai che tuo figlio (la cosa più importante della tua vita) è stipato come un maiale in un allevamento intensivo, all’interno di un anonimo capannone. Un fragile cristallo sbattuto dentro la centrifuga di una lavatrice. La seconda parte della notte, quella in cui riesci finalmente a prendere sonno, corrisponde al rumore della chiave nella serratura della porta di casa. Allora ti rilassi, allora pensi “è andata bene anche questo giro”. (qui)

Così: quel figlio che sarebbe “la cosa più importante della tua vita” lo lasci andare allo sbaraglio (in un posto, tra l’altro, in cui lui sta talmente male che ogni tanto deve uscire, però è talmente coglione da continuare ad andarci). Non sei un povero genitore ignaro, tenuto all’oscuro di tutto: sapevi esattamente dove andava tua figlia, e continuavi a lasciarcela andare. Hai visto i ragazzi che vomitano da quanto sono ubriachi e sfatti ma contini a lasciarla andare, o addirittura ce la porti. Hai la precisa percezione che ogni volta è una roulette russa ma non fai niente per togliere quella pallottola dal tamburo. Una commentatrice scrive:

Pina Sfrecola …forse mi sono persa qualcosa in questi ultimi anni…. Ma a 14/15 anni i ragazzi frequentano questi posti e fino alle 3/4 del mattino???? E questi genitori riescono anche dormire ??? E per andare a vedere un coglione come sfera ebbasta…. Sveglia !!!!! Mamme e papà!!!! Se anche torneranno a casa i vostri bambini li avete persi ugualmente…. Tornate a fare i genitori…. Dopo non serve piangere….

E questo mi sembra veramente il miglior epitaffio alla vicenda.

barbara