PER CHIARIRE UN PO’ DI COSE

a proposito della moda del “Gesù migrante” e altre analoghe genialate.

IL “CRISTO MIGRANTE”, TEORIZZATO DALLA CHIESA BERGOGLIANA, NON C’ENTRA NIENTE COL VERO GESU’ DEI VANGELI. ECCO LA VERA STORIA.

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Naturalmente “vera storia” vale per chi crede alla lettera a quanto scritto nei Vangeli e nelle altre Scritture. Ma dato che i paladini dell’accoglienza a 360° in nome di Gesù migrante sono ovviamente dei buoni cristiani, è scontato che per loro non c’è una sola parola delle suddette Scritture che non sia verità divina, cioè assoluta e indubitabile. E che mistificarla e stravolgerla in nome di un’ideologia è peccato grave.

Dal 2013, anno di arrivo di papa Bergoglio, ad ogni Natale, immancabilmente, si rilancia l’idea della Sacra Famiglia come una famiglia di migranti. Con un evidente sottinteso politico.
Quest’anno papa Bergoglio ha perfino fatto inviare una lettera, della “sezione migranti” del Vaticano, a don Biancalani, che si conclude con la formula: “In Cristo Migrante”.
In diversi luoghi si allestiscono presepi bergogliani sul tema migratorio. Ad Acquaviva delle fonti, in provincia di Bari, hanno realizzato un presepio (vedi foto) dove Giuseppe e Maria sono due migranti che stanno affogando in un mare di bottiglie e Gesù bambino (di colore) sta dentro un salvagente.
presepe migranti
[Per inciso, se mettete la barba a san Giuseppe, non diventa Che Guevara preciso sputato?]

Ma è fondata questa idea del “Cristo Migrante”? La risposta è semplice: no. Il Vangelo racconta una storia del tutto diversa.

LA VERA STORIA

Intanto va detto che il popolo d’Israele, duemila anni fa, soffriva la dominazione romana ed era così forte l’anelito alla libertà e all’indipendenza che immaginava il Messia come liberatore politico del suo popolo dall’oppressione dello straniero.
I Romani imposero un censimento dei loro sudditi. Così anche Giuseppe e Maria partono da Nazaret (dove abitava Maria e dove, probabilmente, viveva anche Giuseppe) verso Betlemme, non come migranti verso una terra straniera, ma, come tutti gli ebrei del tempo, per espletare le pratiche del censimento.
Siccome Giuseppe – che era il capofamiglia e quindi il “rappresentante legale” – apparteneva alla tribù di Giuda, per la precisione al casato di re Davide – dovettero andare a Betlemme che era la città d’origine della sua famiglia.
Ciò significa che andando a Betlemme non emigrarono in una terra straniera, anzi, il contrario: Giuseppe tornò nella sua patria, nella quale egli era addirittura conosciuto come uomo di stirpe regale.
Anche se la discendenza davidica, nel corso dei secoli, era decaduta e Giuseppe faceva l’artigiano (diciamo che apparteneva al ceto medio di allora), formalmente poteva essere considerato un principe nella sua terra.
Probabilmente, a Betlemme, Giuseppe aveva ancora delle proprietà, un po’ di terra, perché in seguito Egesippo, al tempo di Domiziano, testimonia che i parenti di Gesù sono ancora vivi e conosciuti e hanno dei campi che lavorano personalmente e che, secondo gli storici, dovevano trovarsi proprio nell’“ager Bethlemiticus”.

L’ALBERGO

Il viaggio verso Betlemme, in carovana con altri, durò qualche giorno e fu molto faticoso perché Maria era al nono mese di gravidanza e all’arrivo a Betlemme già stavano cominciando i segni del parto imminente.
Il Vangelo di Luca ci dice che “non c’era posto per loro nell’albergo” (2,7). Ma cosa significa in questo caso la parola “albergo”? E perché “per loro”?
Non si tratta degli alberghi di oggi. Siccome Betlemme era un punto di passaggio delle carovane che scendevano in Egitto, lì si trovava, da tanto tempo, un luogo di sosta per tali carovane (appunto un caravanserraglio, in ebraico “geruth”, foresteria) che era stato costruito da Chamaan, forse figlio di un amico di Davide.
Giuseppe Ricciotti, nella sua “Vita di Gesù Cristo” spiega che, all’arrivo di Maria e Giuseppe, “il piccolo villaggio rigurgitava di gente, che si era alloggiata un po’ dappertutto a cominciare dal caravanserraglio”.
Il quale era “un mediocre spazio a cielo scoperto, recinto da un muro piuttosto alto” con “un portico di riparo” e con “le bestie che erano radunate in mezzo al cortile”.
In quel frastuono di gente ammassata “si questionava d’affari e si pregava Dio, si cantava e si dormiva, si mangiava e si defecava”.
Perciò quando l’evangelista dice che “non c’era posto per loro”, bisogna intendere – spiega Ricciotti – che per le particolari condizioni di Maria, in procinto di partorire, non era un luogo adatto. Non c’era la riservatezza che era necessaria a una giovane partoriente.
Non si sa se Giuseppe poté cercare nelle case di amici e parenti (anch’esse piene di gente) o se – vista l’assoluta urgenza – decise velocemente di riparare nella solitudine di quel ricovero per animali che forse poteva trovarsi proprio nella terra di sua proprietà.
Anche quello era ovviamente un luogo sporco, ma se non altro era solitario, tranquillo e garantiva la riservatezza.

STABILITI A BETLEMME

Dopo il parto, fatto in condizioni di emergenza, Giuseppe poté trovare subito un alloggio e infatti la famiglia di Gesù si stabilì col bambino a Betlemme, che era appunto la città di Giuseppe e di Gesù, il quale, non a caso, da adulto verrà definito dalla gente “figlio di David”, discendente di Re David (come le profezie dicevano del Messia). Gesù in effetti era anche lui di stirpe regale, era un principe del suo popolo.
Proprio questo scatenò Erode. Avendo saputo, nei mesi successivi alla sua nascita, dai Magi, che era venuto alla luce un potenziale pretendente al regno d’Israele e che era nato a Betlemme, Erode (idumeo per parte di padre e arabo per parte di madre) cercò di eliminarlo.
I Magi, che arrivarono a rintracciare Gesù alcuni mesi dopo la sua nascita (quindi in una abitazione di Betlemme, non più nella grotta), avevano lasciato al bambino oro incenso e mirra.
Quell’oro fu molto importante per la Sacra Famiglia che dovette sfuggire a Erode. Perché permise loro di andare in Egitto (che era sempre sotto i Romani) e lì stabilirsi finché non fosse morto Erode.

FUGA E RITORNO A CASA

Dunque: la fuga della Sacra Famiglia non era dovuta a volontà di emigrazione, ma alla prima persecuzione anticristiana.

[Giusto per amore di verità storica, ritengo doveroso precisare che Gesù, nato in Giudea da genitori ebrei, circonciso al Tempio nell’ottavo giorno dalla sua nascita come tutti i bambini ebrei, e che in seguito fece, sempre al Tempio, il Bar Mitzvah all’età di dodici anni come tutti i ragazzi ebrei, era ebreo sotto ogni punto di vista. Il cristianesimo era molto di là da venire (“Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per adempiere. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.”, Matteo 5, 17-19. Come religione nuova, separata dall’ebraismo, ha avuto inizio diversi decenni dopo la sua morte); quella da cui stavano fuggendo non era una inesistente e impossibile persecuzione anticristiana, bensì una banale persecuzione personale per ragioni dinastiche]

Quindi, se proprio vogliamo ricordarli come profughi, bisognerebbe parlare degli odierni cristiani perseguitati più che degli attuali migranti, i quali, come si sa, sono mossi perlopiù da ragioni economiche e di lavoro. Eppure nessuno parla delle vicende della Sacra Famiglia rammentando i cristiani perseguitati di oggi come invece si dovrebbe.
In secondo luogo non era in corso una migrazione di massa verso una terra straniera. Né in Egitto c’erano campi profughi sovvenzionati e pagati dalle casse pubbliche dove si poteva stare a lungo.
In Egitto Giuseppe mantenne la famiglia svolgendo il proprio lavoro per alcuni mesi. Ma già l’anno successivo seppero della morte di Erode e così la famiglia di Gesù ritornò a casa, scegliendo stavolta Nazaret, il villaggio di Maria (dove probabilmente aveva abitato anche Giuseppe).
Lì vissero stabilmente e Gesù stesso esercitò il mestiere del padre fino all’inizio della sua vita pubblica. Dunque non si vede come si possa accostare la loro vicenda agli odierni flussi migratori di massa.

ULTIMO EQUIVOCO

C’è un ultimo equivoco da chiarire. Il prologo del Vangelo di san Giovanni dice: “il mondo fu fatto per mezzo di lui,/ eppure il mondo non lo riconobbe./ Venne fra la sua gente/ ma i suoi non l’hanno accolto”.
Queste parole non si riferiscono a una mancata accoglienza di un inesistente “Gesù Migrante”, ma alla mancata accoglienza del suo annuncio. Infatti Gesù morì crocifisso. Si riferisce cioè alla fede cristiana.
Gesù non venne nel mondo per sponsorizzare la caotica politica migratoria oggi auspicata dai globalisti, ma venne per annunciare che Dio si è fatto uomo ed è presente in mezzo a noi per sconfiggere il male e la morte.

Antonio Socci

Da “Libero”, 10 dicembre 2018

Se invece succedesse oggi…
Maria Giuseppe Betlemme
barbara

Una risposta

  1. Penso sia in corso un braccio di ferro fra Vaticano e governo italiano. Sul piatto del governo, ci sono le tasse, ii contributi all’editoria e i 35 euro. Sul piatto del Vaticano, queste sparate propagandistiche, che nelle loro manifestazioni più demenziali sono solo risibili, ma se moltiplicate per migliaia di prediche e scritti possono avere un peso. Non come nel 1948, ma un peso.
    Non mi sembra casuale che i gesuiti stiano prendendo il controllo totale della comunicazione vaticana. I gesuiti sono gente che negozia, su tutto. Penso che i toni si faranno più pacati, prossimamente.

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  2. I gesuiti in un passato poi non molto lontano avevano un grande potere …leggendo un pò la loro storia si possono capire molte cose…

    L’ articolo del Socci fervente cattolico ci mostra una storia che può sembrare piu’
    vicina al vero..non è la novella che ci hanno raccontato .

    Poi..senza entrare nei dettagli a livello religioso cattolico ci porta a farci riflettere nel
    senso che molti dei suoi riti con sfumature diverse facevano parte dei popoli pagani
    altrimenti non sarebbe stato così quasi facile fare loro cambiare piu’ o meno bruscamente il loro credo .

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    • Più che altro c’è che nella religione a cui è stato dato il nome di uno che ha – stando alle Scritture scelte dalla Chiesa stessa – dichiarato di non voler cambiare una sola virgola della legge di Mosè, sono stati cancellati 613 precetti e manomessi i dieci comandamenti, allo scopo di farne una religione gradita ai pagani.

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  3. Che dire? penso che Bergoglio sia gradito perché non deplora i vari “personal jesus” che gli “atei maturi” si creano per potersi dire cristiani, a differenza del predecessore che, imho, aveva il vizio di chiamare bianco il bianco e nero il nero.
    Il bello è che oggi molti brandiscono il messaggio evangelico come una clava e contemporaneamente lo rinfacciano a chi compie lo stesso.

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  4. E a proposito del Natale: come li trovi quelli della ONG, che si mettono in mare per salvare i migranti, e si dimenticano di prendere cibo e coperte, ma non di prendere i cappelli da Babbo Natale per la festicciola in favore di telecamera?

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  5. Per inciso, se mettete la barba a san Giuseppe, non diventa Che Guevara preciso sputato?

    A vederla ho pensato che avessero preso un figurino di Che Guevara e gli avessero scartavetrato via la barba.

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  6. L’esegesi – anche storica – del testo biblico non è proprio il mio campo, perciò chiedo, ché il discorso Gesù-ebreo-e-non-cristiano mi interessa.

    La famosa visione petrina della tavola imbandita è negli Atti, quindi “postuma” e va bene, tralasciamola.
    Nel Vangelo però molte volte Cristo dice “Vi è stato detto… ma io vi dico…”; c’è il discorso sull’asino caduto nel pozzo di Sabato; poi ancora, il Sabato per l’uomo e non l’uomo per il sabato, eccetera.

    Il verbo adempiere stesso – se una cosa è portata a compimento, tutto ciò che segue è nuovo, e altro da ciò che è finito.

    La faccio breve e concludo.
    Che Gesù fosse ebreo al 100% ne sono sicuro, che Egli stesso fosse consapevole di essere “vino nuovo per otri nuovi”, mi pare altrettanto chiaro.

    Cosa ne pensa?
    E mi consiglia qualche titolo critico da recuperare?
    Grazie mille.

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    • Partiamo dal sabato. Il concetto che il sabato è al servizio dell’uomo e non viceversa è ebraico al 100%. Durante il sabato per esempio è vietato accendere e spegnere (fuoco o, oggi, apparecchi elettrici o elettronici, quindi anche computer, cellulare, riscaldamento. E’ vietato usare mezzi di trasporto. E’ vietato portare da dentro a fuori e viceversa della tua proprietà qualunque oggetto – e uno dei motivi per cui lo 0,2% dell’umanità prende la metà o giù di lì dei Nobel scientifici risiede nella necessità di escogitare il modo di rispettare tutti questi divieti e, allo stesso tempo, condurre una vita normale, ossia nell’abitudine a mettere a frutto tutte le proprie capacità intellettive). Ma se è in gioco una vita, tutti i precetti, ad eccezione di omicidio incesto e idolatria, possono essere violati. Per cui se tu sei medico tieni il cellulare acceso, se ti chiama l’ospedale rispondi, e se c’è un’emergenza prendi la macchina, vai lì e lavori. Nel pieno rispetto della più rigorosa ortodossia delle norme che regolano lo shabbat. La “prova dell’asino” dei farisei mi fa pensare a quei tizi che ti fermano per strada (ai miei tempi ogni tanto succedeva, non so se qualcuno lo faccia ancora) e ti chiedono a bruciapelo “Qual è il participio passato di transigere?” Per la serie “voglio vedere se lo sai”, insomma. E Gesù, invece di limitarsi a rispondere per il caso specifico proposto, risponde indicando la regola generale che, ripeto, è ebraica al 100%.
      Quanto ai vari “Vi è stato detto / ma io vi dico”, non ci vedo vere contraddizioni ma, piuttosto puntualizzazioni, ampliamenti, approfondimenti: non va sottoposto a giudizio solo chi ha ucciso (vi è stato detto), ma anche chi insulta o si adira (ma io vi dico); non solo non si deve giurare il falso, ma non si deve giurare affatto; vi sono state date regole per il divorzio, ma io vi dico che non si deve dividere ciò che Dio ha unito. Cioè rispetto a quanto pensato e messo in atto finora, lui fa un passo avanti (sono venuto per adempiere – o per completare, secondo altre traduzioni), senza cancellare nessuna delle regole esistenti. Quanto a quello che dice che non solo non si deve commettere adulterio, ma neppure guardare con desiderio la moglie di un altro, si tratta chiaramente di una distrazione da parte dell’evangelista, dato che il divieto di desiderare la moglie del tuo prossimo sta scritta a chiare lettere nel decalogo ebraico, non solo in quello cristiano. E perfino tutte le parti del “Padre Nostro”, da sempre considerato “preghiera nuova”, e quindi puro cristianesimo, è in realtà interamente composta da passi dei salmi. Un riformatore, insomma, come nel cristianesimo può esserlo stato san Francesco (non basta fare elemosina del superfluo: devi spogliarti di tutto e dare tutto), ma senza uscire dall’ortodossia.
      Credo che sia un ottimo libro – però non l’ho ancora letto – “Gesù ebreo” di Riccardo Calimani. Ho visto che c’è anche in e-book su amazon.

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      • Transatto, direi così, a orecchio, ma non ne sono sicuro. Non so se passerei il posto di blocco.
        Mia madre mi raccontava divertita di un suo antenato, credo il fratello di suo nonno, o forse proprio il nonno, che se di sabato pioveva, usciva di casa solo col servitore, che gli doveva reggere l’ombrello perché “Tu non alzerai la tenda al sabato”.

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        • Ahiahiahi che bisnonno trasgressore! Di shabbat non lavorerà né il padrone, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino (non mi ricordo se siano menzionate anche altre categorie).
          Sì, transatto, come esigere esatto.

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        • Ma non è affatto vietato godere del riscaldamento! E’ vietato semplicemente metterci le mani, ma se tu programmi temperatura e orari di accensione e spegnimento sei a posto. Idem per illuminazione, tapparelle elettriche, mangiare caldo l’arrosto cucinato il giorno prima. O usare l’ascensore: in tutti gli alberghi e condomini c’è almeno un ascensore di shabbat che si ferma a tutti i piani in modo che tu sali e scendi senza dover toccare niente.

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        • Nel calcio, questi stratagemmi costerebbero un’ammonizione, perché cadrebbero nel comportamento antisportivo (non sono consentiti atteggiamenti, azioni che abbiano lo scopo di aggirare regole).
          Mi auguro che i calciatori Israeliani ne siano consapevoli.

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