“Uccisione violenta di un gran numero di persone” (Zingarelli)
Uccisione. Cioè prendere uno e ucciderlo, prenderne un altro e ucciderlo… Oppure prendere una bomba e tirarla in mezzo alla folla. Giusto per chiarire. Poi ho visto anche la parola genocidio, ma questo è chiaramente dovuto alla penuria di preservativi a disposizione di quella specifica categoria di mamme che tutti noi conosciamo fin troppo bene.
E ora vorrei commentare un articolo che dà notizia del fatto in questione, il primo che mi è capitato sottomano.
Migranti, 170 morti in 2 naufragi nel Mediterraneo. Sea Watch ne salva 47. Salvini: «Porti chiusi»
Sabato 19 Gennaio 2019
Centosettanta vittime in due naufragi. Centosettanta persone morte in mare dall’ inizio dell’anno, nelle acque di quel mar Mediterraneo che anche nel 2019 si conferma «cimitero dei migranti».
Centosettanta contati come? Controllando i biglietti di imbarco? Quanto al cimitero, tutti i mari lo sono, e tanto più quelli che si pretende di attraversare con bagnarole che faticherebbero ad attraversare il Po.
I barconi del sogno europeo non si fermano e continuano a partire dalla Libia, in fuga da «violenze e abusi», dalle torture dei centri di detenzione.
E perché ci vanno, se è un tale inferno?
Solo oggi altri tre gommoni sono stati avvistati al largo di Tripoli, due sono stati riportati in Libia, mentre un altro con a bordo 47 migranti è stato soccorso da Sea Watch che resta in attesa di indicazioni dalle autorità per un porto sicuro.
«Le ong si scordino di ricominciare la solita manfrina del porto in Italia o del Salvini cattivo. In Italia no», chiosa il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in una diretta pomeridiana su Facebook. «Ci sarà un secondo processo di Norimberga – lo attacca il sindaco disobbediente di Palermo, Leoluca Orlando – e lui non potrà dire che non lo sapeva». «I nostri nipoti – gli fa eco padre Alex Zanotelli – diranno di noi quello che noi diciamo dei nazisti».
Già, la Shoah, ultima spiaggia delle coscienze sporche.
L’ultima tragedia è avvenuta ieri mattina, quando le autorità libiche avvistano un gommone in difficoltà con 50 migranti a bordo a nord di Garabulli. La Guardia costiera di Tripoli, che aveva stimato in 50 il numero di persone a bordo, invia prima una motovedetta – poi costretta a tornare indietro per avaria – e poi allerta un mercantile battente bandiera liberiana per soccorrere il natante.
Nel frattempo, un paio d’ore dopo, il gommone viene avvistato anche dall’Aeronautica militare italiana che riferisce di 20 persone a bordo. L’equipaggio dell’aereo lancia due zattere di salvataggio, mentre poco più tardi un elicottero inviato dal cacciatorpediniere Caio Duilio recupera i tre superstiti del naufragio e li porta a Lampedusa. Saranno loro a rivelare che su quel gommone erano in 120, tra cui 10 donne e anche un bimbo di due mesi.
E qualcuno pretenderebbe che IO mi sentissi in colpa se qualcuno mette su un barcone, ad attraversare il Mediterraneo, UN BAMBINO DI DUE MESI?!
Su quanto accaduto indagano la procura militare di Roma e quella ordinaria di Agrigento. Gli inquirenti vogliono fare chiarezza su eventuali responsabilità alla ricerca anche degli scafisti.
“Anche”? Spettacolare!
Era stato il senatore e ufficiale della Marina, Gregorio De Falco, nel pomeriggio a invitare Marina e Guardia Costiera a «fornire ogni ragguaglio della situazione». «Ricordiamoci – aveva detto – che esistono obblighi di soccorso derivanti sia da norme di diritto internazionale che interno, oltre al buon senso. Il naufragio è una cosa e l’immigrazione un’altra».
Meno male che qualcuno ogni se ne ricorda. Sempre tenendo presente che chi si mette in mare su barconi, senza carburante, senza viveri, senza acqua, difficilmente può immaginare di arrivare dall’altra parte.
Un altro naufragio, invece, è avvenuto nei giorni scorsi ed è costato la vita a 53 migranti
bella anche qui questa cifra precisa, stabilita chissà come e da chissà chi
che tentavano di raggiungere l’Europa sulla rotta nel Mediterraneo occidentale, in direzione della Spagna. Un sopravvissuto, riferisce l’Unhcr, è stato soccorso da un peschereccio e sta ricevendo le cure mediche in Marocco. Ed oggi, proprio in Spagna – a Barcellona – sono scesi in strada attivisti e volontari dell’ong OpenArms, in corteo per le strade della città sulle note di «Bella Ciao».
Ah già, quelli furbi che espongono i cartelli sgraditi turisti benvenuti migranti, e per riconoscenza i “migranti” gli fanno una bella strage – quella sì strage vera – con 15 morti. Evidentemente non gli sono bastati e ne vogliono un altro po’.
Sulla tragedia di ieri il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso «profondo dolore», mentre il premier Giuseppe Conte si è detto «scioccato». Immancabile, però, monta la polemica politica, con Salvini che torna all’attacco delle ong. «Loro tornano in mare – accusa -, gli scafisti ricominciano i loro sporchi traffici e le persone tornano a morire». Per l’ex presidente della Camera Laura Boldrini, quella attuale è «una politica migratoria criminale». «Noi siamo l’Italia – scrive Matteo Renzi -: se c’è gente in mare, prima la salviamo. Poi si discute». Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, lancia un appello all’Europa che, dice, «non può più restare a guardare». (qui)
Qualcuno si chiede se non mi senta neanche un po’ responsabile di queste morti? No, esattamente come non mi sento responsabile di quelli che muoiono mettendosi in viaggio con gomme lisce e freni consumati. E la soluzione è una sola, sempre quella: niente partenze, niente morti in mare.
E ora leggiamo invece una cosa seria.
NAUFRAGI E MIGRAZIONI
Proviamo, per fare un piccolo esperimento mentale, a confrontare questi quattro casi ipotetici.
1) Viaggio in auto. Mi imbatto in un incidente: vedo un’auto rovesciata ed il corpo insanguinato di un ferito. Mi fermo, telefono alla croce rossa, alla polizia. Cerco, se ne sono in grado, di prestare i primi soccorsi.
2) Sono nella situazione del caso UNO, ma non mi limito a fermarmi e a prestare soccorso. Accolgo in casa mia e mantengo a tempo indeterminato l’uomo ferito, sua moglie, i suoi tre figli, i suoi amici, parenti e conoscenti.
3) Mi dicono che un certo tratto di autostrada è frequentato da macchine vecchie e fuori norma, spesso causa di incidenti. Decido di pattugliare quel tratto di autostrada per soccorrere le eventuali vittime di eventuali incidenti. Quando presto effettivamente soccorso a qualcuno mi comporto come nel caso DUE.
4) Vengo a sapere che gli abitanti di un certo condominio possiedono auto vecchie e fuori norma e che si avventurano spesso con queste in un certo tratto di autostrada. Posteggio la mia auto nei pressi di quel condominio e appena vedo che qualcuno parte con un’auto vecchia ed insicura mi avvicino, lo prendo a bordo della mia auto e lo conduco dove è diretto. Anche in questa occasione, se la persona soccorsa lo vuole, mi comporto come nel caso DUE.
Domanda: quale dei quattro casi descrive una situazione in cui io sono giuridicamente e, soprattutto, MORALMENTE obbligato ad intervenire e a prestare il mio aiuto? Con tutta evidenza solo il caso UNO.
Fuor di metafora, c’è una differenza radicale fra salvataggi e pattugliamento del mare, pattugliamento del mare e servizio taxi per migranti e fra tutte queste cose e l’accoglienza ed il mantenimento di coloro che si sono salvati.
I “buoni” devono decidersi a parlare chiaro. Sono favorevoli al trasferimento in Europa, meglio ancora, in Italia, di un numero illimitato di africani? Il fatto che esistano naufragi ci deve spingere ad aprire le frontiere e ad accogliere praticamente tutti? Questo e solo questo è il vero quesito. Non ha senso alcuno ridurre il problema a questo o quel salvataggio, questo o quel “caso umano”. Affrontare il mare con delle carrette vuol dire rischiare, se il fatto che c’è gente che rischia implica che siamo obbligati ad accoglierla allora parlare di limiti e regole alla immigrazione è insensato. Dobbiamo accogliere quelli che partendo si espongono a dei rischi, siano questi diecimila, un milione, dieci milioni o cento milioni. Punto.
In questo modo si distrugge l’Europa, quindi la possibilità stessa di aiutare l’Africa ad imboccare la strada dello sviluppo.
PS.
Stamattina TG e stampa “progressista” sono letteralmente scatenati nel presentare la Libia di Fayez Al Serraj come una sorta di enorme lager in cui è impossibile vivere ed in cui, a maggior ragione, non si può accettare di essere rimpatriati. Ora, a parte il fatto che le vittime del naufragio di ieri venivano, a detta dei media, dall’Africa sub sahariana, quindi in Libia ci erano recate, a parte questo, val la pena di ricordare che il governo italiano di centro sinistra a suo tempo riconobbe il governo Al Serraj come legittimo rappresentante del popolo libico e con quel governo stipulò accordi proprio sulla gestione delle migrazioni non il cattivissimo Matteo Salvini ma il buonissimo Marco Minniti, campione del PD.
Inoltre, se davvero nella Libia di Al Serraj è in corso una emergenza umanitaria si intervenga militarmente per farla cessare! Non è possibile che esistano “emergenze umanitarie” che durano decenni ed obbligano paesi come l’Italia a subirne le conseguenze in termini di immigrazione fuori controllo. Se si è “buoni” lo si sia anche con chi resta, non solo con chi parte!
Elementare Watson.
Giovanni Ciri, qui.
Ma per quelli antropologicamente superiori è una cosa troppo complicata da capire, se solo ci provano gli grippa il cervello.
barbara