LETTERA APERTA A BEPPE GRILLO

di Guido Silvestri

[in risposta al post sui “terrapiattisti”]

Tutto quello che ho sempre pensato, ma scritto molto meglio di quanto avrei mai potuto fare io.

Caro Beppe,

Credo che il tuo post di due giorni fa sul congresso dei “terrapiattisti” volesse essere una provocazione sui temi, importanti, del dogmatismo e del dubbio nella scienza.
Da tempo anche io mi scontro con il “problema del dubbio”. A cosa mi riferisco? In sintesi, al tentativo di definire con una certa precisione il momento in cui, nella nostra attivita’ di scienziati si passa dal dubbio “fruttuoso”, generatore di nuovi paradigmi e nuova conoscenza, al dubbio “inutile”, che fa solo perdere tempo ed energie, oltre a ritardare l’applicazione pratica delle conoscenze teoriche.
Penso che tu abbia gia’ capito dove voglio arrivare. Il dubbio fruttuoso e’ quello che adoperiamo quando ripetiamo l’esperimento di un collega, quando studiamo in modo critico la letteratura scientifica, quando pensiamo a ipotesi alternative per spiegare un insieme di dati sperimentali, quando facciamo gli “avvocati del diavolo” con i nostri studenti e post-docs, chiedendogli di ripetere il loro ultimo esperimento — il cui risultato e’ bellissimo — ancora una volta, e poi un’altra volta ancora. Questo dubbio e’ parte essenziale del metodo scientifico ed ingrediente chiave per generare nuove conoscenze.
Invece il dubbio “inutile” e’ quello di chi mette in discussione che 2+2=4, o che la formula chimica dell’acqua e’ H2O, o che il DNA mitocondriale umano e’ sostanzialmente di origine materna, o che la coda intracitoplasmatica del TLR4 e’ piu’ lunga nei sooty mangabeys che nei macachi della specie rhesus. E’ questo il dubbio stupido e sterile di chi, per ragioni o di tipo sostanzialmente psicologico (personalita’ paranoide) o di tipo puramente opportunistico (ciarlatani che speculano sopra le paure della gente) rifiuta ostinatamente ed ingiusticatamente di accettare dati e nozioni su cui non e’ piu’ lecito avere dubbi.
Ricordo anche che nella vita pratica di uno scienziato e’ essenziale porre dei limiti al dubbio, pena una paralisi decisionale assolutamente non-produttiva. La vita dello scienziato e’ fatta di decisioni implicite che si prendono ogni giorno, cento volte al giorno, e con poco spazio per il “dubbio”. Decisioni che prendiamo ogni volta che si “programma” un esperimento, ogni volta che si usa un reagente o un materiale preparato da un collega o da una company, ogni volta che si usa uno strumento o apparecchiatura, ogni volta che si valuta un progetto o un paper scientifico, ogni volta che si esamina un CV, e potrei andare avanti per ore.
Non dimentichiamoci poi che il dubbio inutile puo’ diventare pericoloso, anzi, mortale – come nel caso di chi ha messo in dubbio il fatto che HIV sia l’agente eziologico dell’AIDS, convincendo alcuni malati a smettere di fare terapie che gli avrebbero salvato la vita. Questo e’ il dubbio assassino sparso dai quei delinquenti dei negazionisti dell’AIDS allo scopo di ottenere soldi e notorieta’. Ugualmente pericoloso e’ il dubbio instillato da chi, per raccattare quattro soldi, sostiene che i vaccini siano pericolosi, pieni di nanoparticelle tossiche e feti umani, che la loro somministrazione causi l’autismo ed ogni sorta di malattie, etc.
Confesso che, in tutta onesta’, ancora non so esattamente definire “il punto di separazione” tra dubbio buono e dubbio cattivo. Forse vale la vecchia battuta sulla pornografia: e’ difficile definirla in teoria, ma e’ molto facile riconoscerla quando la si vede. Aggiungo che esisterebbe anche un classico “regressus ad infinitum”, di quelli che piacevano tanto a Jorge Luis Borges (ed agli studenti in filosofia). Pensaci: se si potesse distinguere “a priori” tra il dubbio buono della scienza ed il dubbio cattivo della pseudoscienza, allora non si tratterebbe più di dubbio. In altre parole: bisogna saper dubitare dei dubbi, ma anche dei dubbi sui dubbi. Eppure – sofismi permettendo – sono assolutamente convinto che se si facesse un questionario con 20 o 30 situazioni pratiche in cui scegliere se sia o meno legittimo dubitare di un dato, tutti gli scienziati seri darebbero le stesse risposte.
In questo contesto, va sottolineato con grande forza quanto sia fondamentale DIFENDERSI dai “ladri del dubbio”. A chi mi riferisco? A quelle persone, spesso in malafede, che giustificano l’aver sposato teorie scientifiche assolutamente screditate da una serie incontrovertibile di evidenze scientifiche (come appunto la teoria che HIV non esiste e che l’AIDS e’ una malattia “inventata”) creando artificialmente una sovrapposizione, o meglio, una confusione, tra dubbio buono e dubbio cattivo. Queste persone fanno del male, e lo fanno due volte.
Il primo effetto tossico dei “ladri del dubbio” e’ ovviamente nei confronti dei non-scienziati, del pubblico generale, del popolo, chiamalo come vuoi. Sono tutte quelle persone che per mancanza di preparazione scientifica specifica non capiscono dove stia la differenza tra il dubbio utile e fruttuoso della scienza, e quello farlocco della pseudoscienza. Persone che vengono convinte, con argomenti falsi e capziosi, a pensare che si possa dubitare di cose delle quali non si dovrebbe dubitare. L’assurda ventata di anti-vaccinismo che e’ presente in Italia in questa fase storica si nutre moltissimo di questo meccanismo cognitivo e psicologico. I ciarlatani no-vaxx non cercano di spargere dubbi tra gli scienziati seri, con cui sanno di non avere alcuna speranza di riuscire, ma sono bravissimi a confondere chi non ha i mezzi intellettuali e scientifici per capire il loro gioco.
Il secondo cattivo frutto dei ladri del dubbio sta nella risposta esasperata e spesso esagerata che puo’ a volte arrivare da esponenti della Scienza vera, soprattutto quelli che sono scesi nel terreno della divulgazione, e che non ne possono piu’ di sentirsi ripetere le stesse scempiaggini riproposte col copia e incolla. Ed alla fine sbottano con insulti, derisioni, ed atteggiamenti dogmatici – ammetto senza problemi che ci sono cascato anch’io in questa trappola (e mi spiace che sia successo). Purtroppo questa risposta “rabbiosa”, che e’ comprensibile quanto si vuole ma sbagliata, porta alla fase-2 nel progetto dei ciarlatani: il farsi passare da vittime di una scienza ufficiale cattiva, dogmatica e piena di conflitti d’interesse, mentre loro si atteggiano a pensatori coraggiosi ed eretici, che sfidano i preconcetti, veri epigoni moderni di Socrate, Cartesio, Hume ed Einstein. Cosi’ il circolo si chiude, in una separazione totale tra il mondo della scienza (in cui i ciarlatani sono immediatamente riconosciuti e scacciati a calci nel sedere) e quello della societa’ civile (in cui invece i ciarlatani riescono a mimetizzarsi e sopravvivere per lunghi periodi di tempo).
La soluzione? Probabilmente, come in ogni altra discussione sui principi della scienza, la soluzione passa attraverso lo studio, l’esperienza pratica, il confronto tra colleghi, la informazione capillare per i non addetti ai lavori e la creazione di una serie di “markers” classici del dubbio “cattivo” (un po’ come in passato abbiamo cercato di fare per i “markers” di pseudoscienziati e ciarlatani).
Ma e’ assolutamente importante che ci sia questa discussione e che, soprattutto, ci sia consapevolezza di questo problema, sia tra gli scienziati che tra la gente che si occupa di altre cose. Come disse una volta l’amico Luciano Butti: “Il tema della distinzione fra dubbio ‘fruttuoso’ e dubbio ‘inutile’ è centrale per impostare in modo spiegabile e coerente il dibattito pubblico sulla scienza.”
Aiutaci quindi a sconfiggere I “ladri del dubbio”, cosi’ proteggendo la popolazione da ogni rigurgito di pseudoscienza, ed al contempo proteggendo la scienza da atteggiamenti defensive e/o dogmatici che possono rovinarne l’immagine e magari anche la produttivita’.

Grazie, un abbraccio!

Ecco, l’abbraccio a Grillo no, mi permetto di non condividerlo; per tutto il resto standing ovation. Di mio aggiungo che espressioni quali “io dubito di tutto” o “ bisogna dubitare di tutto” sono affermazioni perentorie e dogmatiche, che al dubbio non lasciano il più microscopico spazio.

barbara

SUPREMATISTA BIANCA

sovranista fascista razzista eccetera aggredisce a calci e pugni poveri immigrati africani, colpevoli unicamente di essere del colore sbagliato

No, sul serio, se non fermiamo Salvini al più presto, finiamo peggio della Germania nazista, peggio dell’America del KKK, peggio del Sudafrica di Pieter Botha. E come se non bastasse ci si mettono anche quei nazisti di triestini che buttano fuori tutti i negri dalla mezza maratona. Roba da vergognarsi di essere italiani. Per fortuna c’è ancora qualcuno che, oltre a esporre coraggiosamente la propria fiera indignazione per il razzismo rosicone (sic!) che stiamo indecorosamente esibendo, ci mette anche quel pizzico (badilate, le chiama lei) di cultura che non guasta mai (nei commenti c’è anche un interessante scambio, che probabilmente verrà presto eliminato, come succede regolarmente a tutti gli scambi in cui non riesce a convincere l’interlocutore della propria intelligenza superiore e sconfinata cultura).

barbara

LA SIGNORA RENATA

Sessant’anni fa, con la gloriosa divisa dell’esercito israeliano
mamma soldatessa
e oggi
Renata 19
Come aspettarsi di meno, del resto, dalla compagna di vita di quest’uomo qui?
Poi magari leggi un po’ di riflessioni qui, e vai a dare un’occhiata anche qui, dove trovi anche il video. Aggiungo un’annotazione: quarant’anni fa – oggi non so – i fascisti duri e puri milanesi venivano chiamati sanbabilini, dal nome della piazza sede dei loro incontri. Oggi è esattamente in quella piazza che, anno dopo anno, si ritrovano ogni 25 aprile i propallisti duri e puri per urlare il loro odio velenoso contro Israele e contro la Brigata Ebraica che ha contribuito alla nostra liberazione e alla sconfitta del nazifascismo: vorrà dire qualcosa?

barbara

STORIA DEGLI STATI UNITI

“Doti narrative”:  sarà poco buffa questa espressione? Se le doti che permettono di produrre una narrazione affascinante sono più di una, non sarebbe il caso di precisare? Due? Otto? Ventisei e mezzo? Dopodiché dire, nel modo più possibile preciso, il tale scrittore possiede sei, undici, addirittura venticinque e un quarto delle ventisei e mezzo doti narrative esistenti. Se invece, come l’avere una bella voce, c’è una sola dote che racchiude tutto l’insieme delle capacità che permettono di produrre una narrazione affascinante, come mai si dice sempre solo al plurale, “possiede doti narrative” anziché “possiede una notevole/consistente/cospicua/ricca/invidiabile eccetera dote narrativa”?
No niente, scusate, divagavo. Queste considerazioni mi sono venute in mente per il fatto che, qualunque sia il numero delle doti narrative esistenti, André Maurois le possiede indiscutibilmente tutte. Perché una cosa è certa: se i libri di storia adottati nelle scuole fossero fatti così, non ci sarebbero insufficienze nel registro, non ci sarebbero studenti che non si ricordano le cose dopo averle lette una sola volta, non ci sarebbero studenti che fanno confusione fra gli eventi studiati, non ci sarebbero studenti che dicono uffa domani storia che palle. Perché è un libro che ti racconta la storia, in modo puntuale e dettagliato, con aneddoti e spiegazioni e considerazioni, risvolti, retroscena; bellissime, in particolare, le inquadrature dei presidenti e delle varie altre personalità di spicco: aspetto, personalità, qualche dettaglio caratteriale, a volte un paio di aneddoti per inquadrare meglio il personaggio e spiegare il motivo di certe scelte, di certi comportamenti; so di dire una banalità, ma è assolutamente vero che hai l’impressione di vederli muovere e sentirli parlare come se avessi davanti non una pagina scritta bensì uno schermo cinematografico. E in più ti fa capire molte cose che i libri studiati a scuola non ti avevano neppure lasciato immaginare. E con una leggerezza di scrittura degna dei migliori romanzi, che dalle tribù precolombiane ti trascina in oltre cinquecento pagine fino al secondo dopoguerra, e tu neppure ti accorgi di avere avuto in mano per tutto questo tempo un libro di storia e di averlo accuratamente studiato. Insomma, bisogna proprio che lo leggiate, non c’è niente da fare. Se poi pensate che costa solo trecentocinquanta lire…

PS: un sentito grazie a chi me lo ha fatto conoscere e mi ha dato la possibilità di leggerlo.

André Maurois, Storia degli Stati Uniti, Arnoldo Mondadori Editore
Maurois
barbara

LA PASQUA IN MEDIO ORIENTE

Pasqua MO
Seguono un paio di organizzazioni della religione di pace che ce l’hanno a morte con ebrei e cristiani. Dove “a morte” non è una metafora (qui).
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Infine un’aggiunta, grazie a “myollnir”, al bilancio che avevo prudentemente definito provvisorio, della Pasqua cristiana:

In Nigeria un agente dei servizi di sicurezza, un tal Adamu Abdullahi, che dal nome parrebbe induista, ha travolto con la sua auto una processione pasquale di bambini, uccidendone, sembra, undici, e ferendone una trentina.
Il locale capo della polizia, un certo Mohammed Abubakar Adamu, che dal nome invece dev’essere un mormone, si è affrettato a dichiarare che si è trattato di uno sfortunato incidente, avendo il sig. Adamu perso il controllo del mezzo.
Purtroppo non potremo sapere da lui com’è andata, perché è stato linciato dai superstiti.

A quanto pare, anche i cristiani prima o poi si stufano di andare come pecore al macello e decidono di insorgere contro i carnefici. Sembra che questa sia stata l’unica agenzia di stampa a darne notizia; le nostre, in particolare, hanno deciso che il silenzio è d’oro.

barbara

QUESTA, COME HA DETTO QUALCUNO,

greta trattiene
è la faccia di una che sta trattenendo le scorregge per non inquinare.
Questa invece è una che, come tutti noi comuni mortali, quando deve prendere un treno si tiene ben stretto con le due manine un cartello 80X40,
treno
così, per viaggiare più comodi.
E qui è dove ci supplica di smetterla di risaldare il pianeta,
clima
caldo
che tutto questo caldo, oltre a far soffrire orribilmente lei, sta anche provocando disastri immani, guarda per esempio tutte queste chiese che si bruciano per autocombustione, un’altra anche ieri, sempre in Francia, la Notre-Dame-de-Grace ad Eyguières: ha preso fuoco il confessionale, sicuramente, appunto, per via del troppo caldo  (“per il momento, secondo una fonte della polizia, l’origine dell’incendio non è stata stabilita”). La fortuna è stata che si sono immediatamente levate fiamme alte diversi metri che uscivano dalla chiesa: uno che abita lì di fronte le ha viste ed è subito intervenuto facendo accorrere i vigili del fuoco; anche così è andata distrutta una superficie di una ventina di metri quadri, e senza quel pronto intervento sarebbe sicuramente andata distrutta l’intera chiesa. Che uno si chiede, ma il sor Ciccio, che tanto si preoccupa per l’ambiente e il clima ecc. ecc., con tutto il CO2 che viene fuori da un incendio, moltiplicato per tutte le chiese che stanno andando a fuoco (in Medio oriente sono molte migliaia), come mai non ha ancora detto una parola su tutto questo? Mah, misteri della Fede.
Ma tornando alla piccola Greta, una cosa che mi vado chiedendo dal momento in cui la suddetta piccola Greta è salita alla ribalta mondiale per via del vizietto di far sega a scuola con una scusa un po’ più furba di quelle usuali, è: ma veramente questa bambinetta di scuola elementare,
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con un corpo da bambinetta di scuola elementare, una statura da bambinetta di scuola elementare, una faccia da bambinetta di scuola elementare, un’espressione da bambinetta di scuola elementare, treccine da bambinetta di scuola elementare, avrebbe sedici anni? Arimah.
Infine due parole alla mammina: signora, se gliele hanno rifatte così male,
mamma
brutte, asimmetriche e sbilenche, non sarebbe meglio coprirle? Quella volta che le hanno raccontato che più si mostra e più i maschietti si eccitano, non gliel’hanno mica raccontata giusta, sa? Cioè, in linea di massima è vero, ma hanno tralasciato una parte di non trascurabile importanza. E per concludere
3 volte natale
E adesso che hai finito qua, corri a leggere .

barbara

PICCOLO BILANCIO PROVVISORIO DELLA PASQUA CRISTIANA

Ci sarebbe stato bene il titolo “Pasqua di sangue”, ma con 100.000 cristiani assassinati ogni anno in quanto cristiani, 274 al giorno, 11 ogni ora, uno ogni 5 minuti, dove lo trovi un giorno che non sia di sangue?

Sri Lanka
Esplosioni (autocombustione?) in otto tra chiese e alberghi frequentati da stranieri; centinaia di morti, molte centinaia di feriti.

Germania
Lancia un petardo in chiesa durante la messa di Pasqua gridando “Allahu akhbar”. Panico tra i fedeli, 24 feriti (ma era “pesantemente ubriaco”, quindi non è mica colpa sua)

Epperò sullo Sri Lanka il signore in bianco ha parlato, non crediate, eccome se ha parlato, sentite un po’ qua.

(ANSA) – CITTA’ DEL VATICANO, 21 APR – “Ho appreso con tristezza e dolore la notizia dei gravi attentati che, proprio oggi, giorno di Pasqua, [eh, proprio il giorno di Pasqua, ma tu guarda la combinazione, chissà come mai] hanno portato lutto e dolore in alcune chiese e altri luoghi di ritrovo dello Sri Lanka. Desidero manifestare la mia affettuosa vicinanza [affettuosa vicinanza, avete sentito? Affettuosa vicinanza! Ma che tenero!] alla comunità cristiana, colpita mentre era raccolta in preghiera, e a tutte le vittime di così crudele violenza. [colpita. Così. Da un fulmine? Da un meteorite? Da una bomba inesplosa della prima guerra mondiale che si è improvvisamente svegliata?] Affido al Signore quanti sono tragicamente scomparsi [scusa caro, ma il Signore non aveva affidato le pecorelle al Suo vicario? E tu cosa fai, gliele rimandi indietro? Come si fa con la merce difettosa che non si vuole tenere? Magari Gli chiedi anche i soldi indietro?] e prego per i feriti e tutti coloro che soffrono a causa di questo drammatico evento”. [drammatico evento, mi raccomando. Drammatico evento, come l’eruzione di un vulcano, come un terremoto, come un uragano, come un’alluvione, come uno tsunami. Non sia mai che ti venga in mente di dire che è stato un efferato crimine perpetrato da coloro con cui ti baci in bocca] Così il Papa nel messaggio di Pasqua.

Posso? SIGNOR PAPA, MA VAFFANCULO, VA’.

barbara

GRETA: IL PIÙ BELL’ARTICOLO DI TUTTI I TEMPI

In viaggio con Greta per fare non si sa cosa, ma farlo in fretta

Correttore di bozze 18 aprile 2019 Società

L’estasi contemplativa di Repubblica a bordo del treno che ha portato la famiglia Thunberg in Italia a «dire qualcosa sul clima»

Correttore di bozze, nella sua insopportabile vanagloria, pensava di non avere nulla da imparare in quanto a cieco fanatismo bigotto. Ma ieri improvvisamente la rigida fede dogmatica e retriva di cui andava tanto fiero gli è sembrata una robetta da sbarbati quando ha letto la cronaca del viaggio di Repubblica in treno con Greta Thunberg. Uno sfoggio di religiosa devozione da far crepare di invidia il peggio trinariciuto dei baciapile di Verona.

Del resto, in confronto alle favolette evangeliche in cui crede quell’illuso di un Correttore, il verbo di Pippi Calzethunberg ha la solidità della roccia, la forza dell’evidenza, l’efficacia dell’assioma aritmetico, nonché l’urgenza del bisogno fisiologico. Vuoi mettere? E infatti il cronista di Repubblica, totalmente rapito dalla contemplazione della sua beniamina svedese in viaggio verso l’Italia, neanche avverte la necessità di farsele ripetere, quelle verità. Il reportage ferroviario di Giacomo Talignani dall’Eurocity Basilea-Milano gomito a gomito – beato lui – con la famiglia Thunberg è tutto un dire che «andiamo avanti: dobbiamo farlo», e un ripetere che «andremo avanti finché non ci daranno una risposta», e un ribadire che «i giovani italiani sono molto determinati, si stanno dando “davvero da fare”». Sì ma per fare che? Zitto lei, e cazzi quella gomena.

«Siamo stanchi, ma andiamo avanti: dobbiamo farlo», dice suo padre. Lei, Greta Thunberg, osserva fuori dal finestrino dell’Eurocity le montagne svizzere con la neve ormai sciolta. Quasi non apre bocca, aggiunge soltanto alle parole del padre: «Andremo avanti finché non ci daranno una risposta». Poi chiude gli occhi, deve dormire: ha bisogno di energie per esortare i potenti a “svegliarsi”. 

LA SCIENZA AL COSPETTO DELLA RELIGIONE

Svegliare i potenti ancora ancora. Svegliare il Correttore di bozze invece è impossibile. Ignorante di una capra. Neanche leggendo lo specchietto messo in pagina da Repubblica con gli appuntamenti di Greta in Italia, quell’asino è riuscito a cogliere l’impellente messaggio della signorina del meteo pazzerello. Per dire. Ieri doveva andare in piazza San Pietro all’udienza di papa Francesco poiché «è stata ammessa al Baciamano». E là dove il Correttore di suo avrebbe commentato «anvedi», Repubblica invece spiegava con un poco di emozione che Greta «porterà i dati della scienza al cospetto della religione», e cioè «al Papa dirà qualcosa sul clima». Sissignore, proprio così: qualcosa sul clima.

E in effetti alla fine ieri Greta è andata dal Papa e gliel’ha detto, qualcosa sul clima. «Grazie per la lotta per il clima», gli ha detto fra esclamazioni di stupore e meraviglia generale. E lui, Francesco, che sveglio lo è sempre stato anche senza le energie di Greta, fin qui sembra essere uno dei pochi potenti ad aver capito davvero la solfa: «Vai avanti, Greta!», ha risposto. Anche perché tanto, se le diceva «mo’ basta», quella andava avanti lo stesso.

AFFRONTARE LA CRISI

Intanto, prima di arrivare nella Capitale, Greta ha parlato all’Europarlamento: «È andata bene, abbiamo detto quello che c’era da dire». Il concetto ribadito dalla giovane svedese è che non c’è più tempo, il cambiamento climatico corre veloce e il mondo è indietro: «Notre Dame sarà ricostruita, ma la nostra casa sta crollando e il tempo stringe, i nostri leader devono agire, non lo stanno facendo. Bisogna pensare come se dovessimo costruire una cattedrale, vi prego di non fallire», ha detto Greta ad Antonio Tajani e colleghi.

E così, chiarito che all’Europarlamento «abbiamo detto quello che c’era da dire», riuscire finalmente a sapere che accidenti bisogna fare per non morire malissimo nei prossimi cinque minuti, in fondo non è così importante. L’importante per adesso è sbrigarsi. Dire quel c’è da dire e fare quel che c’è da fare. Ma soprattutto muoversi. Non c’è più tempo.

Per riuscire a salvare il Pianeta la giovane con la sindrome di Asperger cerca dunque di andare più veloce. È così che camminava a Basilea quando abbiamo iniziato il viaggio con lei: rapida, sguardo basso e entrambe le mani salde al cartello marrone che porta sotto braccio con scritto “sciopero per il clima”. Pare voler dire che non ha tempo, proprio come la Terra. […] Appena prima di salire in carrozza verso l’Italia un gruppetto di ragazzi la riconosce, fa per tirar fuori lo smartphone e scattare un selfie: Greta accelera, quasi a voler sparire, a rendersi invisibile. Lo ha detto lei stessa: «Non parlate di me, parlate del cambiamento climatico». Quello è il problema, quella è la sua missione: farsì che si affronti la crisi. 

Esatto: «Farsì che si affronti la crisi». Giustamente Repubblica, nell’ansia di fare qualcosa in fretta e furia per affrontare la crisi ma non sapendo che cosa, ha cominciato a risparmiare sugli spazi tra le parole.

HAI VOLUTO LA BICICLETTA?

Altrimenti, per soli euri 12,90, si può correre in edicola, sempre in fretta mi raccomando, e acquistare velocissimamente con Repubblica il libro di Greta Thunberg La nostra casa è in fiamme, possibilmente in molteplice copia, e in questo modo «farsì» che si acceleri anche il disboscamento del pianeta.

«È essenziale andare a votare, anche per chi come me non può farlo», ha ribadito la sedicenne, il cui libro “La nostra casa è in fiamme” è in vendita con Repubblica.

In aggiunta, visto che venerdì Greta parlerà alle 12.30 al Fridays for Future da un palco che «sarà alimentato dall’energia delle biciclette dei ragazzi», il Correttore di bozze da parte sua propone con la massima fretta che in quell’occasione, oltre a sfruttare giustamente i minorenni per generare energia a scrocco, si vieti loro anche per tutta la giornata di esalare le famose flatulenze che nuocciono all’ozono, vieppiù quando vengono sprigionate nel mentre che si pedala.

GIORNI INTERI SUI BINARI

Poi, di punto in bianco, ecco l’illuminazione. Finalmente anche agli occhi annebbiati del Correttore di bozze diventa chiaro che cosa accidenti è che bisogna fare con tutta questa urgenza. Bisogna fare il tagskryt, ovvio.

Anche il “tagskryt” fa parte del suo messaggio. È così che gli svedesi indicano, in senso buono, il vantarsi di prendere il treno, molto meglio dell’aereo in termini di emissioni. Qualche anno fa Greta rimproverò il padre Svante per essere andato in Italia con la sorella Beata usando l’aereo, “troppe emissioni” gli disse. Ora che tocca a lei, la famiglia viaggia soltanto sui binari. Ogni tanto scattano una foto per mostrare agli altri l’impegno: da stazione a stazione, inquinando meno. Sei ore da Stoccolma a Cophenaghen, altre sei fino ad Amburgo, altrettante fino a Strasburgo. Poi quasi sette per Milano e da lì a Roma. «Sono giorni interi che viaggiamo», ripetono i Thunberg sfiniti. Un sacrificio che per Greta fa la differenza: un solo viaggio in aereo dalla Svezia all’Italia significa oltre 300 kg di Co2, con il treno sono almeno un decimo.

A Greta perciò tutta l’ammirata gratitudine di Repubblica, e del Correttore di bozze, per questo magnanimo sacrificio, per merito del quale stamattina in tutta Europa, fateci caso, è già tornata a fare capolino dopo secoli una mezza stagione. Senza dimenticare naturalmente la sacra famiglia: grazie infinite e alleluia anche a voi, amici martiri Thunberg, cosa non darebbe un correttore di bozze per immolarsi al posto vostro tra le fauci del tagskryt.

Dopo di che, però, tanti auguri a spiegare ai potenti europei che devono svegliarsi, agire subito, rispondere in fretta, sbrigarsi, dai, su, adesso, che state aspettando. Ora che quelli arrivano in Parlamento per fare qualcosa sul clima, qualunque cosa sia, la nostra casa sarà già bella che bruciata. Per colpa di un treno del menga che inquina davvero niente ma ci mette sette ore a fare Milano-Strasburgo. (qui)

@Correttoredibox
greta morirete
Non ho idea di chi sia quest’uomo, ma lo adoro, l’ho adorato dalla prima riga. Poi però, se vi avanza un minuto e mezzo, andate a leggere anche questo. Che poi uno si chiede: ma con tutto sto terrificante riscaldamento globale talmente caldo da mandare a fuoco la casa per autocombustione- tipo Notre Dame, per intenderci – com’è che Pippi nostra ha bisogno di tre giacche e tre cappucci?
LA NOSTRA CASA È IN FIAMME
PS: ma sono solo io a vedere come il fanatismo ottuso abbia sempre a stessa espressione?
Ahed TamimiGreta Thunberg
barbara