Una risposta

    • Il giornalista gli chiede come mai è andato a combattere, lui arabo israeliano, con l’ISIS in Siria e lui risponde che Israele non fa un centesimo di quello che fa Assad, che non stuprano e umiliano le donne, che non uccidono con la ferocia di Assad, e che Israele è una democrazia che tratta ebrei e arabi allo stesso modo.

      "Mi piace"

  1. Interessante, però… Ero convinto che esistessero degli arabi palestinesi che non pensano che gli ebrei vadano sterminati dal primo a l’ultimo, ma addirittura sentirne uno che dichiara che ebrei e palestinesi sono trattati alla stessa maniera sembra smentire i timori suscitati dalla legge costituzionale approvata a metà anno scorso. Se si riesce a far sì che le persone che la pensano come lui aumentino, il gioco è fatto. Certo, farlo senza spendere, mi sembra improbabile. Anche noi abbiamo mollato un sacco di soldi all’Alto Adige per tenere buoni i secessionisti sudtirolesi…

    "Mi piace"

    • Lui è arabo israeliano, non palestinese, e ci tiene a precisarlo. In realtà non sono proprio pochissimi a pensarla così, anche fra i palestinesi, il problema è che se aprono bocca finiscono male. Naturalmente erano molti di più prima degli accordi di Oslo che gli hanno portato in casa quelli che i palestinesi onesti – che per questo odiano a morte Rabin, responsabile della tragedia immane che gli accordi di Oslo hanno scatenato – chiamano “i terroristi di Tunisi”. Da quando è stata istituita, appunto con gli accordi, l’autorità palestinese, è iniziato il lavaggio del cervello fin dalla nascita, coi programmi televisivi per i più piccoli, coi programmi scolastici, coi campi estivi in cui i bambini a partire dai sette anni imparano a maneggiare armi, a sgozzare, e hanno lezioni teoriche, per cui non è facile sottrarsi. Ma qualcuno ugualmente si trova.

      "Mi piace"

        • Se parliamo di arabi israeliani, nell’esercito ce ne sono. Per loro il servizio militare non è obbligatorio, ma possono andare volontari. Se parliamo invece di palestinesi il discorso cambia: non sono cittadini israeliani quindi l’ipotesi di prenderli nell’esercito non esiste. In ogni caso “tutta questa gente addestrata alla guerra” lo fa perché uccidere gli ebrei è un obbligo religioso sancito dal corano, quindi non è che li compri con la prospettiva di un buono stipendio. Aggiungi che se vanno in galera perché hanno fatto fuori un po’ di ebrei ricevono un cospicuo stipendio dall’autorità palestinese, proporzionato all’entità dell’impresa: con una strage bella tosta con un consistente numero di morti, può arrivare anche a 5000 dollari al mese: più o meno, da quelle parti, un anno di stipendio di un operaio. E se muore in azione, lo stipendio lo riceve la famiglia. Oltre ad avere intitolati centri sportivi scuole piazze strade eccetera. Quindi direi che offrire un posto nell’esercito a chi ha l’obbligo religioso di ucciderti, e vantaggi economici e sociali se ci riesce, forse non è una buonissima idea. Aggiungi che “se sgarra” può tranquillamente fare decine di morti, oltre a rivelare alla sua parte segreti importantissimi, e prima di essere scoperto di danni ne può fare parecchi. Infine in Israele la pena di morte esiste, ma è stata eseguita unicamente con Eichmann. Era poi stata comminata a Ivan Demjanjuk, il boia di Treblinka, ma avendo avuto molte identità, molte nazionalità, ed essendo passati decenni dall’epoca dei fatti, ad un certo momento il genero ha sollevato dubbi sulla sua identità, e non essendo possibile provare al di là di ogni possibile dubbio, con documenti legalmente inoppugnabili, che fosse effettivamente lui, alla fine la condanna è stata sospesa e lui successivamente espulso. E nonostante tutto il terrorismo subito, e le infinite stragi – pensa solo a Ma’alot, con quasi un centinaio di bambini assassinati a sangue freddo – non è mai più stata riesumata. Ogni tanto qualcuno propone di applicarla ai più gravi casi di terrorismo, ma la cosa non va mai più in là di qualche breve discussione, prima di essere nuovamente accantonata. Quindi l’eventuale sgarratore si farebbe un po’ di galera in una comoda cella, con tre pasti al giorno, cellulare e pc a disposizione, possibilità di studiare, e stipendio principesco da parte dell’AP.

          "Mi piace"

        • Come non detto, allora. La situazione sembra un po’ incasinata, e anche appoggiandomi ad Internet, faccio un po’ fatica a venirne a capo, quindi ti faccio qualche altra domanda per capirne di più. Gli arabi israeliani sono arabi che vivono nella parte dello stato di Israele controllata dagli Ebrei? O quelli che risiedono nella strisia di Gaza (che, se ho ben capito, ha uno status intermedio)? (mi sembra che nell’intervista Sayaf dica di essere anche un Palestinese, cosa che contribuisce a confondermi ulteriormente)

          "Mi piace"

        • Bene, allora adesso ti complico ancora un po’ di più la faccenda! Palestina è il nome che i romani hanno dato a quell’area per cancellare i nomi di Giudea e di Israele, i due regni che – ti risparmio tutta la storia e tutte le vicende che li riguardano – erano esistiti lì in precedenza. Gli ebrei però hanno sempre continuato a chiamarla Eretz Israel, terra d’Israele. Il nome di Palestina è stato poi ripreso dal mandato britannico, che aveva il compito di attuare la dichiarazione Balfour – se hai tempo e voglia puoi trovare dati dettagliati e documentati in questo post

          C’È APARTHEID IN ISRAELE?


          con il testo di una conferenza che ho tenuto qualche anno fa. E veniamo a oggi. Tutti coloro che hanno la cittadinanza dello stato di Israele sono israeliani a tutti gli effetti. Gli arabi israeliani – visto che è di loro che stiamo parlando – hanno diritto di voto, siedono in parlamento (e da lì inneggiano alla distruzione di Israele), è arabo uno dei giudici della Corte Suprema eccetera, ci sono ministri e ambasciatori, ed era arabo il giudice che ha condannato alla galera per stupro l’ex presidente della repubblica. Poi ci sono Gaza e Giudea e Samaria – comunemente chiamate Cisgiordania o West Bank, ossia le regioni che, secondo la risoluzione 181 dell’Assemblea Generale dell’Onu avrebbero dovuto costituire lo stato arabo (NON palestinese: all’epoca palestinesi erano chiamati gli ebrei, e ci sono dichiarazioni e documenti di storici arabi e capi politici locali che rifiutano sdegnosamente la denominazione di palestinesi. E trovi articoli di giornali arabi che fino al 1963-64 usano la denominazione di “arabi di Palestina”. Il “popolo palestinese” viene letteralmente fabbricato a tavolino nel 1964, e da allora rivendicano l’antichissima identità palestinese, cultura palestinese ecc.). Senonché succede che gli ebrei accettano, gli arabi no, e nel momento della proclamazione dello stato di Israele e del ritiro dell’esercito britannico una mezza dozzina di stati arabi attaccano Israele e, in particolare, l’Egitto occupa Gaza e la Giordania occupa Giudea e Samaria, che resteranno occupate fino alla guerra dei Sei giorni, nel 1967. E dunque a partire dal 1964 gli abitanti di queste tre regioni – che mai, fra il 1948 e il 1967 si erano sognati di rivendicare un loro stato in quelle terre – prendono a definirsi palestinesi, e sono quelli che tuttora chiamiamo palestinesi. Sono per la quasi totalità amministrati dall’Autorità Palestinese (anche qui poi ci sono dettagli specifici, che se vuoi ti spiego, ma ora non voglio appesantire troppo questa risposta), e naturalmente non sono cittadini israeliani. Il tizio del video dice – solo perché l’intervistatore glielo rimarca due volte di seguito, che sì, lui in effetti sarebbe palestinese (suppongo che intenda come appartenenza di sangue), ma rivendica la sua identità di cittadino israeliano, spiegando che suo padre lo ha sempre messo in guardia dall’avere a che fare con hamas o fatah.
          Poiché non so quanto tu sia informato sulla questione, potrei aver dato per scontate, nella mia risposta, cose sulle quali invece potresti avere meno conoscenze, e quindi essere stata poco chiara. In tal caso non farti problemi a dirmelo.

          "Mi piace"

  2. Grazie dei riassunti (ho letto anche il link che hai allegato). Situazioni complicate richiedono spiegazioni lunghe, ma senza quelle, anche i più dotati di buona volontà fra noi profani, per decidere a chi è meglio dire di smetterla possono solo confrontare il numero di morti ammazzati da una parte e dall’altra (un po’ come un genitore che entra in una stanza da cui sentre provenire il rumore di una zuffa fra i suoi due figli, e fra i due sgrida per primo quello che ha meno lividi, che in genere è anche il più grande). C’è sicuramente ancora qualcosa da capire, ma almeno sulle ragioni dello stato di israele (e sulla classificazione degli arabi in zona) ho le idee un po’ più chiare.

    "Mi piace"

Lascia un commento