Perché Niram Ferretti è grande in tutto, grande e magistrale, ma le sue chiuse fulminanti sono semplicemente sublimi. Micidiali e sublimi (però non correte alla chiusa, perché è TUTTO da leggere e poi rileggere e poi stampare e incorniciare).
I CULMINI DI MOKED
Il culmine, “Moked”, il salottino chic and very progressive dell’ebraismo illuminato (ovviamente), lo ha raggiunto con un articolo scritto da Dario Calimani. Prosa sciatta e affannata, complice probabilmente il caldo agostano, anche se da tempo si era capito che Calimani non è Giorgio Manganelli. Ma questa è una notazione stilistica che pesa quel che pesa. Ciò che conta sono i contenuti. Di peso ben maggiore, diciamo…
L’obbiettivo dell’invettiva di Calimani è, occorre dirlo? il futuro dittatore del paese, Matteo Salvini. Ma assaggiamo alcuni estratti.
“La strategia salviniana opera quotidianamente su due fronti, uno esterno e uno interno. Da un lato, istilla paura e odio per l’inesistente invasione migratoria – i barbari terroristi che assaltano le nostre coste e mettono in pericolo la nostra sana e pura civiltà (la civiltà di Auschwitz, per capirci, o quella di Srebrenica, o, quella difesa dal criminale norvegese Anders Breivik, o, nel nostro piccolo, quella auspicata dagli avanguardisti di Casa Pound e simili). Sullo stesso fronte esterno, semina il livore contro un’Europa che – a imitazione di una già nota ‘perfida Albione’ – vuole la nostra rovina economica. Vuol farci sentire quotidianamente in trincea, come per una guerra di logoramento. Ci prepara così al disastro che, quando avverrà, sarà colpa di qualcun altro”.
Calimani non si è accorto che la civiltà che ha prodotto Auschwiitz e magari anche la Guerra dei Trent’anni, la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, e prima ancora il terrore giacobino, e altre amenità (anche se la Shoah ha indubbiamente un posto unico nell’ambito degli orrori umani) è magari, anche e soprattutto, quella che ha prodotto il pensiero greco, il diritto romano, che ha, attraverso il cristianesimo, determinato una svolta culturale senza precedenti all’assetto occidentale, che ci ha dato Dante, San Francesco d’Assisi, Giotto, Piero della Francesca, Rembrandt, Shakespeare, Erasmo da Rotterdam, Bach, Mozart, Pasteur, Freud, Einstein, e un interminabile catalogo di vette ineguagliabili nel corso della storia. Oddio, non che Salvini voglia difendere tutto ciò, ci mancherebbe. Vorrebbe solo regolamentare un po’ l’immigrazione, e magari, se Calimani lo permette, cercare da Ministro degli Interni, di fare rispettare la legalità in un paese assai restio alla sua tutela. Anders Brevik e Salvini hanno sicuramente in comune qualcosa. Sono mammiferi bipedi di sesso maschile. Come Calimani, il quale condivide sicuramente questa specificità anche con il defunto Alfred Rosenberg e con l’ayatollah Khamenei, senza che, naturalmente, abbiano null’altro da condividere.
No, l’Europa non vuole la nostra rovina. Però, Calimani dovrebbe leggersi un noto simpatizzante di Salvini, Federico Rampini, soprattutto il suo ultimo libro, “La notte della sinistra”, imparerebbe molte cose tra cui che anche a Rampini, uomo di sinistra antisalviniano e antitrumpiano, questa Europa con i suoi vincoli specialmente in campo economico, non piace. Anzi, la trova solo controproducente e su questo dà perfettamente ragione al ducesco ministro della Lega.
“Sul piano interno, invece, mostra tutta la sua banale figura di uomo qualunque, partecipando a torso nudo
[io su quel gran figo a sinistra un pensierino lo farei] a feste di paese, giocando a fare il disk jockey con l’Inno di Mameli, invocando continuamente l’aiuto della Madonna, come una qualsiasi nonnina di campagna, o preoccupandosi di far scorrazzare il figlio sulla moto d’acqua di un poliziotto in servizio. Il signor Salvini, dunque, è in mezzo a noi ed è uno di noi. Peccato, perché, in quanto ministro della Repubblica che regge il destino di un paese, lo si vorrebbe migliore di noi e culturalmente e civilmente al di sopra di noi, come si soleva pensare un tempo. E invece ci sta abituando al degrado della nostra vita e dei nostri valori. Parlare di stile sembra persino fuori moda, oggi, quasi ci si vergogna a scrivere la parola. Per non parlare poi dei contenuti. Se modello egli è – e intende essere –, lo è in negativo, e ci riesce alla perfezione.”.
Insomma, in spiaggia si va in doppiopetto bianco di lino e camicia con i gemelli d’oro. Che orrore vedere un ministro che come “un uomo qualunque” va al mare e si fa fotografare a petto nudo (oltretutto Calimani, del cui statuario fisico nessuno dubita, lamenta nel magnifico articolo scritto per Moked, la pinguedine del ministro…). Cosa ulteriormente intollerabile il fatto che faccia riferimento alla Madonna “come una qualsiasi nonnina di campagna”, o magari come un qualsiasi pontefice o uomo di Chiesa. Ma si sa, alla Madonna possono riferirsi solo le nonnine di campagna. Se lo fa il papa va bene, se lo fa Salvini no. Calimani sicuramente non lo fa.
“Il degrado della nostra vita e dei nostri valori”, sono il portato di un lungo, lunghissimo processo storico-culturale, che a Calimani deve essere sfuggito e che non ha inizio con Salvini, come il cristianesimo ha inizio con Cristo. Lo precede di tanti, tanti anni, anche se sì, è vero, Salvini lo sta accelerando, ci vorrebbe Zingaretti per stopparlo, o magari lo stesso Calimani se decidesse di scendere in politica.
Salto altri passaggi mirabili della prosa calimaniana, e mi concentro su un altro scampolo.
“Benissimo ha fatto Noemi Di Segni a esprimere la preoccupazione (e lo sconcerto?) dell’ebraismo italiano. Malgrado le perplessità di chi vorrebbe che gli ebrei ‘non si facessero del male’ uscendo allo scoperto per richiamare a principi di civiltà e di umanità un’autorità dello stato. Ma la politica dello struzzo non rende un buon servizio alla società”.
E no. Noemi di Segni, la quale fa benissimo sì a esprimere la propria opinione da presidente dell’UCEI, anche se dovrebbe mettersi d’accordo con se stessa quando accompagnando Salvini nel suo viaggio ufficiale in Israele esprime apprezzamento e poi ne scrive come fosse un pericolo non solo per gli ebrei e gli zingari (si sa come andò a finire con gli uni e gli altri in un passato non lontano), non è la portavoce dell’ebraismo italiano. E’ la portavoce di un organismo e soprattutto di se stessa. Perché cosa ne facciamo, egregio Calimani di tutti quegli ebrei che hanno votato Salvini e apprezzano il suo operato? Sono forse ebrei di serie B? Si vuole preparare una scomunica ufficiale come avvenne per Baruch Spinoza?
Dorma sonni tranquilli, vedrà che Salvini non deporterà gli zingari, né espellerà dall’Italia gli extracomunitari che ci lavorano, pagano le tasse, e non delinquono. A quelli che vivono praticando l’illegalità cercherà di porre rimedio, e agli altri, che Gad Lerner e Roberto Saviano, due ebrei di altissima caratura morale, come sono immancabilmente, ontologicamente, gli ebrei di sinistra, vorrebbero entrassero nel paese senza freni, cercherà di impedirlo.
Nel frattempo attendiamo di vederla in spiaggia vestito come Gustav Aschenbach in “Morte a Venezia” di Visconti.
Vero che è insuperabile?
barbara