RAGAZZI

Una signora anziana cammina in acqua. Qualche decina di metri più in là dei ragazzi si divertono a tirarsi manate di fango. Improvvisamente uno di loro, il più grasso per la precisione, cioè quello con la maggiore massa e forza d’urto, comincia a correre a tutta velocità verso la riva pestando forte e sollevando schizzi altissimi, ma non va diritto: a un certo punto devia puntando dritto verso la signora anziana in modo da passare vicinissimo a lei e schizzarla fin sopra i capelli. La signora decide di ignorare il dispettino, di per sé sgradevole ma che, dal momento che è già bagnata perché ha già fatto il bagno, non comporta particolari fastidi. Errore: visto che l’attacco soft non ha provocato reazioni, si passa alla fase due, più consistente: cominciano ad arrivare sulla schiena e sui capelli schizzi di fango. Poiché non si soffre di manie di persecuzione, c’è il dubbio se siano mirati o se siano effetti collaterali di una battaglia fra di loro. Ogni dubbio svanisce quando, dopo qualche momento di interruzione, arriva una vera e propria bordata di palle di fango grosse e ben pressate. Anche così non sono sassi, non arrivano a fare propriamente male, ma non c’è dubbio che questo sia un attacco in piena regola, programmato e mirato. Mi sono girata di scatto e ho fatto in tempo a vederli mentre si buttavano tutti sott’acqua per non farsi vedere. Ho urlato stronzi. Avrei dovuto fare di più. Avrei dovuto marciare decisa verso di loro, dire venite qua a guardarmi in faccia, se oltre a tutto il resto non siete anche vigliacchi. Non l’ho fatto. Non per paura che mi aggredissero, ma perché sul momento non mi è neppure venuto in mente. Mi sono semplicemente sentita come svuotata di fronte alla gratuità dell’attacco, e soprattutto alla vigliaccheria della scelta del bersaglio, primo donna, secondo coi capelli grigi e dunque, anche se troppo lontana per poterle contare le rughe, presumibilmente anziana. E penso a quelli che attaccano e pestano a sangue l’handicappato, il vecchio barbone, la vecchietta curva, e non con del banale e dopotutto innocuo fango. La logica è la stessa: sentirsi forti mettendosi in branco e attaccando il più debole. Poi genitori e insegnanti, se ne vengono informati, alzano le spalle e dicono: “Ragazzate”. E più loro alzano le spalle, più i ragazzi alzano il tiro. E gli strumenti di attacco. Magari coi sassi dai cavalcavia dell’autostrada. E quando finalmente ci scappa il morto dicono con aria un po’ stupita e tanto innocente: “Era un giochino tanto divertente!”

barbara

L’AMAZZONIA, GLI INCENDI E IL PERFIDO BOLSONARO

In questo articolo, che consiglio di leggere perché merita, ho trovato questo commento, che riprendo integralmente.

Tullio Pascoli

Gentile Riccardo,

leggo con piacere il suo breve commentario sul vergognoso scandalo sugli incendi in Brasile scatenato dai media di mezzo mondo: incendi normali per la stagione e certamente di dimensioni inferiori agli anni precedenti quando governava i governi – sinistri e mancini – più corrotti di tutta la storia politica mondiale. Eppure, in Bolivia ardeva la selva con maggiore intensità, con tanto di incentivo del socialista Evo Morales per aumentare la coltivazione della coca.
Allo stesso tempo brucia la selva in Angola, in Congo, in Siberia ecc. ma lì non c’è un presidente di Destra che, affrontando a viso aperto tutta una struttura politica trentennale corrotta che ha preso d’assalto non solo la più grande società statale brasiliana – PETROBRAS – ma tutte le altre società statali, come pure l’erario per foraggiare i compagni, finanziando porti, aeroporti, strade, centrali idroelettriche, metropolitane ecc. ecc. a Cuba, Angola, Mozambico, Nicaragua, Venezuela, Ecuador, Perù, Argentina ecc. ecc. captando capitali esteri ad interessi annuali del 14-16% all’anni, finanziando i rispettivi appaltatori ad interessi del 4-6% all’anno. Debiti che questi Paesi forse non pagheranno mai…
No, tutto questo non interessa; interessa il fatto che Bolsonaro ha assunto una linea economica liberale; ha dichiarato di sospendere l’insegnamento dell’ideologia di genere che il governo precedente di Lula/Dilma aveva introdotto nelle scuole elementari, insegnando ai bambini di 6/7 anni che potevano scegliersi il sesso a piacimento. Ed ha deciso di riallacciare buoni rapporti con gli Stati Uniti.
In campagna elettorale, il candidato solitario, dinanzi all’entusiasmo con cui veniva accolto nelle pazze e per le strade, indicava il suo inevitabile successo. Allora, giornali TV e blogghlsti a pagamento, diffondevano giorno e notte un sacco di grottesche falsità sul suo passato, presente e perfino sul suo futuro; ma non è servito a niente.
Hanno provato di tutto, perfino attentando alla sua vita, infilandogli un coltellaccio di oltre 20 centimetri nell’addome, salvato per miracolo dopo diverse ore di un intervento estremo.
Ha vinto le elezioni senza un vero partito, con il vantaggio di poter dichiarare che il denaro sporco che gli avevano depositato – a sua insaputa – sul suo conto, lui li aveva restituito…
Tutti i media contrari e perfino le altamente sospette urne elettroniche prodotte in Venezuela, i sondaggi comprati che lo davano perdente contro tutti i candidati non sono bastati per evitare la sua entusiasmante vittoria ancora convalescente all’ospedale in pigiama…
Ed ora il cambiamento è palese. Dimezzato il numero di ministeri, il suo governo è riuscito a far passare la riforma della previdenza, non riuscita ai 4 presidenti che lo avevano preceduto.
Con super ministri di grande prestigio nazionale (Paulo Guedes, economista liberale della Scuola di Chicago; Sergio Moro, ex giudice federale che ha condannato oltre 140 personaggi di altissimo potere – Lula compreso – alla giustizia e sicurezza) tanto per citarne due, tutti i ministri scelti senza consultare i partiti stanno ottenendo i primi grandi risultati:

– l’inflazione più bassa in 30 anni
– in 7 mesi 450.000 assunzioni
– la delinquenza in forte calo (20% di omicidi in meno).
– già annunciate oltre 130 privatizzazioni delle oltre 400 società pubbliche.
– sottoscritto l’accordo di maggior libero scambio fra U.E. e MERCOSUL (mercato comune sudamericano) non riuscito ai presidenti anteriori.

Così, ci volevano nuovi argomenti per metterlo in cattiva luce e dopo il fallito tentativo di un falso scandalo contro i magistrati che hanno messo in crisi i corruttori ed i corrotti, arrivano gli incendi.
Macron, ne ha approfittato, attaccando frontalmente Bolsonaro, nel tentativo di interrompere gli accordi sui prodotti agricoli, per difendere i produttori francesi che non possono concorrere – nemmeno con le sovvenzioni – con un gigante che in alcuni casi ed alcune aree riesce a produrre fino a 4 raccolti all’anno; e Macron giunge a negare la sovranità brasiliana sull’Amazzonia; non è una dichiarazione di guerra, ma poco ci manca…
Ed ecco che l’ambiguo presidente francese che, per giustificare le sue disastrose quanto irresponsabili dichiarazioni, in maniera oltremodo creative e sconclusionate, arriva al punto di diffondere addirittura una vecchia foto di un incendio della selva amazzonica degli anni ’90, scattata da Lorry McGrant della National Geographic, morto già nel 2003, ovvero ben 16 anni fa…
In Italia, il CORRIERONE non è da meno ed allo stesso ho dedicato una lettera aperta sulla mia pagina WEB

Poi metteteci anche che Bolsonaro è pro Israele, e ditemi voi se non è primo cugino di Satana in persona.

barbara