L’AMAZZONIA, GLI INCENDI E IL PERFIDO BOLSONARO

In questo articolo, che consiglio di leggere perché merita, ho trovato questo commento, che riprendo integralmente.

Tullio Pascoli

Gentile Riccardo,

leggo con piacere il suo breve commentario sul vergognoso scandalo sugli incendi in Brasile scatenato dai media di mezzo mondo: incendi normali per la stagione e certamente di dimensioni inferiori agli anni precedenti quando governava i governi – sinistri e mancini – più corrotti di tutta la storia politica mondiale. Eppure, in Bolivia ardeva la selva con maggiore intensità, con tanto di incentivo del socialista Evo Morales per aumentare la coltivazione della coca.
Allo stesso tempo brucia la selva in Angola, in Congo, in Siberia ecc. ma lì non c’è un presidente di Destra che, affrontando a viso aperto tutta una struttura politica trentennale corrotta che ha preso d’assalto non solo la più grande società statale brasiliana – PETROBRAS – ma tutte le altre società statali, come pure l’erario per foraggiare i compagni, finanziando porti, aeroporti, strade, centrali idroelettriche, metropolitane ecc. ecc. a Cuba, Angola, Mozambico, Nicaragua, Venezuela, Ecuador, Perù, Argentina ecc. ecc. captando capitali esteri ad interessi annuali del 14-16% all’anni, finanziando i rispettivi appaltatori ad interessi del 4-6% all’anno. Debiti che questi Paesi forse non pagheranno mai…
No, tutto questo non interessa; interessa il fatto che Bolsonaro ha assunto una linea economica liberale; ha dichiarato di sospendere l’insegnamento dell’ideologia di genere che il governo precedente di Lula/Dilma aveva introdotto nelle scuole elementari, insegnando ai bambini di 6/7 anni che potevano scegliersi il sesso a piacimento. Ed ha deciso di riallacciare buoni rapporti con gli Stati Uniti.
In campagna elettorale, il candidato solitario, dinanzi all’entusiasmo con cui veniva accolto nelle pazze e per le strade, indicava il suo inevitabile successo. Allora, giornali TV e blogghlsti a pagamento, diffondevano giorno e notte un sacco di grottesche falsità sul suo passato, presente e perfino sul suo futuro; ma non è servito a niente.
Hanno provato di tutto, perfino attentando alla sua vita, infilandogli un coltellaccio di oltre 20 centimetri nell’addome, salvato per miracolo dopo diverse ore di un intervento estremo.
Ha vinto le elezioni senza un vero partito, con il vantaggio di poter dichiarare che il denaro sporco che gli avevano depositato – a sua insaputa – sul suo conto, lui li aveva restituito…
Tutti i media contrari e perfino le altamente sospette urne elettroniche prodotte in Venezuela, i sondaggi comprati che lo davano perdente contro tutti i candidati non sono bastati per evitare la sua entusiasmante vittoria ancora convalescente all’ospedale in pigiama…
Ed ora il cambiamento è palese. Dimezzato il numero di ministeri, il suo governo è riuscito a far passare la riforma della previdenza, non riuscita ai 4 presidenti che lo avevano preceduto.
Con super ministri di grande prestigio nazionale (Paulo Guedes, economista liberale della Scuola di Chicago; Sergio Moro, ex giudice federale che ha condannato oltre 140 personaggi di altissimo potere – Lula compreso – alla giustizia e sicurezza) tanto per citarne due, tutti i ministri scelti senza consultare i partiti stanno ottenendo i primi grandi risultati:

– l’inflazione più bassa in 30 anni
– in 7 mesi 450.000 assunzioni
– la delinquenza in forte calo (20% di omicidi in meno).
– già annunciate oltre 130 privatizzazioni delle oltre 400 società pubbliche.
– sottoscritto l’accordo di maggior libero scambio fra U.E. e MERCOSUL (mercato comune sudamericano) non riuscito ai presidenti anteriori.

Così, ci volevano nuovi argomenti per metterlo in cattiva luce e dopo il fallito tentativo di un falso scandalo contro i magistrati che hanno messo in crisi i corruttori ed i corrotti, arrivano gli incendi.
Macron, ne ha approfittato, attaccando frontalmente Bolsonaro, nel tentativo di interrompere gli accordi sui prodotti agricoli, per difendere i produttori francesi che non possono concorrere – nemmeno con le sovvenzioni – con un gigante che in alcuni casi ed alcune aree riesce a produrre fino a 4 raccolti all’anno; e Macron giunge a negare la sovranità brasiliana sull’Amazzonia; non è una dichiarazione di guerra, ma poco ci manca…
Ed ecco che l’ambiguo presidente francese che, per giustificare le sue disastrose quanto irresponsabili dichiarazioni, in maniera oltremodo creative e sconclusionate, arriva al punto di diffondere addirittura una vecchia foto di un incendio della selva amazzonica degli anni ’90, scattata da Lorry McGrant della National Geographic, morto già nel 2003, ovvero ben 16 anni fa…
In Italia, il CORRIERONE non è da meno ed allo stesso ho dedicato una lettera aperta sulla mia pagina WEB

Poi metteteci anche che Bolsonaro è pro Israele, e ditemi voi se non è primo cugino di Satana in persona.

barbara

Una risposta

  1. In realtà gli incendi andrebbero tenuti sotto controllo in tutti i paesi (in Brasile avevo letto che le aree incendiate quest’anno superano del 70% quelle incendiate l’anno scorso, cosa che indica un netto peggioramento, anche se il primato mondiale ce l’ha l’Africa). E’ anche chiaro che che gli stati che hanno meno scrupoli verso l’ambiente godono di un netto vantaggio nei confronti di chi ha una normativa ambientale più restrittiva. Se tu, stato, decidi di imporre ai tuoi agricoltori di inquinare e deforestare meno, dovresti avere la coerenza di imporre dazi sulle importazioni di beni agricoli da nazioni che non si prendono lo stesso scrupolo, altrimenti, l’inquinamento lo stai solo spostando all’estero (creando, come al solito, disoccupazione a tuo interno).

    "Mi piace"

    • Il testo qui dice che quest’anno sono stati inferiori agli altri anni; non è chiaro se intenda nel solo Brasile o in tutta l’Amazzonia, ma se nella parte brasiliana sono diminuiti mi sembra difficile che negli altri stati siano aumentati così tanto da portare a un aumento totale del 70%. Quanto al discorso dei minori scrupoli, vale purtroppo per tutto: se tu fai lavorare i tuoi operai quindici ore al giorno e li paghi trecento euro al mese senza assicurazione senza malattia senza ferie senza strutture di sicurezza, è ovvio che puoi vendere i tuoi prodotti a prezzi che io non mi potrò mai permettere, e sbaragli la concorrenza.

      "Mi piace"

      • Spinto da alcuni vostri commenti, ho dato una riletta generale un po’ più attenta ai numeri che girano sull’argomento e al loro effettivo significato. Rispetto all’anno scorso, l’aumento del numero di focolai è del 70% per la sola Amazzonia, per l’intero Brasile trovo numeri un po’ ballerini, qualcuno scrive 88%, qualcuno 143% (l’Amazzonia, quindi, sarebbe peggiorata meno del resto, se assumiamo che la percentuale reale sia fra questi due numeri). Questi numeri sembrano in linea con la media degli ultimi quindici anni (questo è l’argomento principale di chi sostiene che la situazione non è insolita), ma per trovare numeri peggiori di quest’anno bisogna andare indietro fino al 2010. Del resto l’attenzione e il giro di vite a protezione dell’ambiente sono stati dati in quest’ ultimo decennio, e Bolsonaro non mi sembra abbia mai nascosto la sua posizione contraria al riguardo. Queste statistiche, è doveroso notarlo, si riferiscono al numero di focolai: sull’area effettivamente bruciata ogni anno (che sarebbe il dato più importante) non ho trovato molto, a parte l’indicazione che la deforestazione quest’anno è l’88% in piu’ rispetto all’anno scorso, e che nell’agosto di quest’anno è bruciata una superficie 4 volte maggiore rispetto a quanta ne è bruciata nello stesso mese dell’anno scorso (quindi si era partiti meglio, ma in agosto c’è stata una volata che ha portato quest’anno in vantaggio…).

        "Mi piace"

        • Esatto. A parte che di numeri sparati se ne trovano dappertutto, non mi è chiaro cosa significhi “la sola Amazzonia rispetto all’intero Brasile”, quando l’Amazzonia comprende più stati. Poi se gli incendi quest’anno sono stati così mostruosamente devastanti, addirittura quattro volte più dello stesso mese l’anno scorso, non si capisce per quale strana ragione per convincerci di quanto questi incendi siano orrendi abbiano avuto bisogno di spacciare una foto di trent’anni fa. Esattamente come quando per denunciare a criminalità di Israele ti mostrano distese di cadaveri bambini palestinesi e poi scopri che sono bambini siriani, o iracheni, o bambini turchi vittime dell’ultimo terremoto: ma se sti fetenti di israeliani ammazano centinaia di migliaia di milioni di miliardi di bambini palestinesi, perché diavolo non mi mostri quelli invece di quelli tarocchi?

          Piace a 1 persona

  2. Su provenienza di foto e video nei tele(giornali) ci sarebbe un mondo di cose (per lo più brutte) da dire. In sostanza, mi sembra che l’approccio di fondo è che se non hai materiale di cui hai il copyright, metti materiale attinente di repertorio (di solito dovresti anche dirlo, ma tant’è). L’obbiettivo, di solito, e’ l’audience, più che il convincimento in sè. Su numeri e notizie, c’è già meno da scherzare. Io se questi incendi sono orrendi o no, non lo so. Sicuramente sono di più, in numero ed estensione, dell’anno scorso. I numeri non mi sembra li abbia negati neanche Bolsonaro, anzi, licenziando il responsabile della propria agenzia spaziale per averne divulgati alcuni, direi che li ha, indirettamente, confermati.
    Mi sembra che su Israele stai calcando un po’ la mano. I numeri che trovo io (purtroppo non su fonti israeliane, perchè il Central Bureau of Statistics israeliano non pubblica, sul suo sito, statistiche sull’argomento; però non trovo neanche smentite, almeno in lingue che sono in grado di leggere) in genere, viaggiano sui 5 morti palestinesi (raramente meno) per ogni israeliano (nelle guerre più lunghe, siamo sui 2-3000 palestinesi a fronte di più o meno 500 israeliani). Ho trovato anche un curioso articolo che parlava di una rappresaglia in cui i Palestinesi dichiaravano 2 vittime, ma l’esercito Israeliano ci ha tenuto a precisare che, in realtà, erano 3 (si vede che si intendono poco di pubbliche relazioni). Non sono numeri da genocidio, ma da litigata fra due vicini di cui uno è tecnologicamente più avanzato e meglio armato dell’altro…
    Però ci sarebbe da capire cosa passa per le mente di chi decide di costruire dei condomini nel bel mezzo di un’area gegrafica nella quale lo sport preferito sembra essere il tiro all’israeliano. Questo, beninteso, non significa approvare le morti dei coloni (ci mancherebbe!), significa cercare corresponsabilità per queste morti anche all’interno della Knesset.

    "Mi piace"

    • Spero che non ti offenda, ma quella del confronto fra i morti palestinesi e quelli israeliani è in assoluto una delle cose più vergognose che si possano fare. Ti rispondo perché sono assolutamente sicura che tu sia in buona fede – in caso contrario non lo faccio mai – ma sicuramente non lo è chi ha costruito i dati in modo tale da trarre in inganno chi non conosce la realtà dei fatti. I quali vedono Israele che spende cifre enormi per costruire rifugi per i propri civili e soprattutto per i bambini, e un’autorità palestinese e un hamas che spendono cifre enormi per procurarsi armi e missili ed esplosivi, che poi sistema dentro scuole asili ospedali condomini, e da lì spara contro Israele, in modo da far arrivare lì la risposta. In occasione di perquisizioni sono stati trovati esplosivi perfino nelle culle dei neonati. E quando organizzano attacchi, come quelli al confine di Gaza, mandano i terroristi con bombe e bazooka, ma davanti a loro, sulla prima linea, sistemano i civili e soprattutto bambini, senza limiti di età

      Anni fa c’è stato il caso della “famiglia sterminata”; quando è stato pubblicato il video si è visto chiaramente il missile israeliano, uno solo, colpire il terrorista, e qualche secondo dopo saltare in aria la casa che stava qualche metro più in là, che era stata letteralmente imbottita di esplosivo, uccidendo la donna e i bambini che ci vivevano. E’ in questo modo che i palestinesi “fanno numero”, quei numeri che i filo terroristi usano poi per dimostrare che i palestinesi muoiono di più o, a scelta, che gli israeliani muoiono troppo poco. A questo va aggiunto che le cifre vengono regolarmente diffusa da portavoce di hamas o dell’autorità palestinese, e ogni volta che viene fatta qualche verifica le cifre vengono sistematicamente smentite, vedi il “massacro di Jenin” con tremila morti, no scusate, forse sono cinquecento, alla fine sono 52, di cui 42 terroristi. Forse ti possono interessare questi due articoli

      INFORMAZIONI A CONFRONTO 1

      INFORMAZIONI A CONFRONTO 2


      Seconda questione: “rappresaglia”. Rappresaglia è la cattura di civili innocenti presi a caso in numero multiplo di quelli uccisi dal nemico, e giustiziati a freddo. Hai letto da qualche parte che Israele abbia mai fatto qualcosa del genere? Credo che neppure le fonti più disoneste siano mai arrivate a inventare qualcosa del genere. Israele risponde agli attacchi palestinesi colpendo i centri del terrore. Quando questi sono situati in scuole ospedali o condomini, rinuncia all’effetto sorpresa avvertendo prima, con sms ai cellulari degli inquilini, con volantini lanciati dagli aerei, o col “knocking”, ossia lanciando sul tetto del condominio bersaglio un petardo innocuo per avvertire che fra qualche minuto arriva quello vero. C’è un video che mostra la gente che scappa fuori e gli agenti di hamas che a suon di bastonate li costringono a rientrare per avere una bella botta di morti da usare contro Israele.
      Infine i “coloni”: davvero pensi che dei giudei che vivono in Giudea, che sono lì da tre millenni e mezzo e MAI se ne sono andati, siano dei “coloni”? Quanto al tuo stupore per il fatto di “costruire dei condomini nel bel mezzo di un’area geografica nella quale lo sport preferito sembra essere il tiro all’israeliano”, forse ignori che l’obiettivo primario e irrinunciabile dell’autorità palestinese, dichiarato in ben otto articoli del suo statuto, è la distruzione di Israele. Se gli israeliani non fossero lì, andrebbero a fare il tiro altrove: è scritto nello statuto, viene insegnato nelle scuole, da cui escono bambini così

      viene ripetuto in qualunque occasione, Israele deve sparire e gli israeliani devono andarsene o morire. Questo post

      PEDUEL (13/9)


      può forse chiarirti che cosa succederebbe se gli israeliani scegliessero di non costruire più i propri condomini in Giudea e Samaria.

      "Mi piace"

  3. Mi sono preso un po’ di tempo prima di leggere la tua risposta, perchè sapevo sarebbe stata molto impegnativa da metabolizzare. Un punto importante: vergognoso o no che sia guardare i numeri, per un poveraccio che vuole capirne di più e trova solo quelli, che alternative ci sono? Sono conscio che sono un po’ ballerini e di parte (e come ti ho detto, ne ho cercati anche dall’altra parte, ma senza successo), ma quanto meno indicano due cose: non è in corso un genocidio (e questo mi sembra sia un bene) e qualcosa di quanto si leggeavrebbe bisogno di qualche spiegazioni. Ii mio riferimento base è la legge del: diciamo che fino a 2 vite per una vita non mi faccio troppe domande, olre si. Le tue sono accettabili, ma perchè è così difficile trovarle negli organi ufficiali di informazione Israeliani? Non avrebbero tutto l’interesse a chiarire perchè e come operano? Questa notizia degli avvertimenti via SMS prima dei contrattachi su strutture pubbliche, ad esempio io non la sapevo, e quando ho cercato notizie sui morti palestinesi su sito del ministero della difesa israeliano, non l’ho notata. Eppure migliorerebbe di molto l’immagine di Israele fra i liberi pensatori. Mi scuso per l’uso improprio del termine “rappresaglia” (probabilmente “risposta miitare” o “contrattacco” sarebbero stati più adatti.
    Per quanto riguarda Giudea e Samaria, mi sembra di capire che, quindi, siano dei siti di importanza miitare nevralgica (dei veri e propri talloni d’Achille), ma che metterci su delle vere e proprie basi miitari (la prima cosa che verrebbe in mente di fare a me) metterebbe troppo in allarme stati vicini e comunità internazionale. Gli insediamenti civili, invece, fanno capire che il posto non è a disposizione per basi miltari di chiunque, ma allo stesso tempo non mostrano chiare intenzioni aggressive. E ovviamente, un po’ di motivazione storica non guasta. A me sembra una discreta motivazione. Perchè non dirlo un po’ più spesso, un po’ più apertamente, sui media ufficiali (almeno quelli non troppo nemici)?

    "Mi piace"

Lascia un commento