MINISTRA AVVOCATA SINDACA INGEGNERA

Mi raccomando, signore femministe, continuate a battere il chiodo sulle questioni lessicali, non stancatevi mai. Approfittate di questa fortunata assenza di problemi più importanti per lottare contro la spaventosa (effrayant, espantosa, frightening, ungeheuer) violenza perpetrata contro le donne usando un lessico maschilista (clic, clic).

In India Le Donne Sono Costrette A Rimuovere L’utero Per Poter Lavorare Di Più, Ed È Una Cosa Atroce

Il numero di isterectomie nello stato del Maharashtra cresce esponenzialmente, e vederci chiaro a questo punto è d’obbligo
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Lavorare come raccoglitore di canna da zucchero a Beed, città indiana nello stato del Maharashtra, è estremamente faticoso e sconfortante. Durante la mietitura, che avviene tra ottobre e marzo, la sveglia suona alle 4 del mattino, il lavoro dura più di 12 ore al giorno sotto il sole cocente (e senza assicurazione sanitaria) con le ore di riposo in tendopoli vicino ai campi senza servizi igienici, il tutto per un’aspettativa di guadagno tra le 30.000 e 35.000 rupie, ovvero 380 e 450 euro, per l’intera stagione di raccolto. Per ogni giorno di assenza, a prescindere dalla motivazione, è prevista una multa di 500 rupie e per questo qualsiasi malattia e/o malessere non è contemplabile. In questo scenario, non è difficile immaginare come il ciclo mestruale delle donne sia un ostacolo. Come denunciato dalla ONG Tathapi sul quotidiano locale First Post, sarebbero circa 4500 le donne lavoratrici nel corso degli ultimi tre anni, “spinte” dal datore di lavoro a rimuovere l’utero per poter lavorare senza interruzioni e non rallentare la raccolta. Un ulteriore affronto per le lavoratrici già vittime di discriminazioni di genere sia in termini di salario sia di molestie sessuali.
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Come spiegato da Le Figaro, il numero delle isterectomie nello stato del Maharashtra ha raggiunto numeri tragici e preoccupanti, il che ha portato l’ONG ad allertare le autorità. Nel dettaglio, due indagini condotte dal governo regionale nel 2018, hanno stabilito che il 36% delle raccoglitrici di canna da zucchero ha subito l’intervento di rimozione dell’utero mentre la media nazionale è solo del 3,2%. Ma non è tutto qui. Dietro a questi numeri agghiaccianti ci sarebbe una “piccola industria locale” nata dal sodalizio tra i datori di lavoro e medici, che forti della loro posizione di esperti consigliano l’operazione (nell’85% dei casi l’operazione si è svolta in una clinica privata) ventilando il rischio di cancro cervicale solo per spingere le donne ad accettare la procedura e intascare tra le 20.000 e 40.000 rupie previste per l’intervento (molto più del guadagno di una stagione). “Abbiamo un obiettivo da raggiungere in un limitato lasso di tempo e perciò non vogliamo donne che potrebbero avere le mestruazioni durante la raccolta”, ha spiegato Dada Patil, un appaltatore, a The Hindu Business Line, come riportato da Il Corriere della sera, anche se la maggior parte dei datori di lavoro nega le accuse sostenendo che siano le donne stesse a volersi operare per non perdere giorni di lavoro. Come se non fosse esattamente la stessa cosa, come se portare una donna a dover scegliere tra il suo diritto di riprodursi, e l’unico guadagno possibile, e quindi alla sopravvivenza di tutta la sua famiglia, fosse meno atroce. (qui, via Fulvio Del Deo)

Allora, avete capito bene? Ministra, avvocata, sindaca, ingegnera. Non lasciatevi intortare dagli imbecilli che vorrebbero raccontarvi che i problemi sono ben altri, come se voi foste così stupide da cascarci. Ministra, avvocata, sindaca, ingegnera, ministra, avvocata, sin…

barbara

IMMAGINIAMO

Rito
Immaginiamo che questo adolescente si chiami Rito.
Immaginiamo che abbia un po’ di peluria sotto al naso e il mono-sopracciglio, che sia un po’ sovrappeso, che non si lavi molto ed emani perennemente odore di ascella.*
E immaginiamo adesso che Rito abbia delle piccole ossessioni, come molti adolescenti: ogni mercoledì si rifiuta di entrare a scuola per protesta, e si siede davanti al suo cancello con un cartello che rivendica un futuro più sano per l’umanità.
Immaginiamo che lui denunci lo scempio della natalità altissima che c’è in alcuni paesi sottosviluppati che, se non si riduce subito, porterà la popolazione del pianeta a 10 miliardi di persone nel 2035.
Immaginiamo che la sua protesta sia contro il nuovo schiavismo che è la regola in molti paesi asiatici come la Cina, ma che si sta importando anche qui in Europa.
Immaginiamo che la sua protesta sia anche contro la tratta di africani che sbarcano in Europa per diventare schiavi, spacciatori o prostitute.
Immaginiamo poi che Rito denunci la discriminazione e la persecuzione delle donne, che avviene legalmente nei paesi islamici perché la legge dello Stato ricalca le farneticazioni scritte nel Corano. E immaginiamo che Rito chieda che, per questa e mille altre ragioni, sia messo ufficialmente al bando l’islam e condannato come crimine contro l’umanità.
Immaginiamo poi che questo ragazzino rivendichi aria pura da respirare, rispetto della natura e dell’umanità, giustizia e uguaglianza in tutto il mondo.
Secondo voi, susciterebbe attenzione mediatica, o lo porterebbero di corsa in una casa-famiglia a Bibbiano, togliendo la potestà ai genitori per non aver fatto rispettare l’obbligo scolastico?

Fulvio Del Deo, qui

* [ma anche dopo due settimane in barca senza doccia e senza bidè, volendo…]

Impostata in modo contrario, ma esattamente sulla stessa linea, ci sarebbe anche questa cosa qui.

barbara