E dopo infiniti impacchi di ghiaccio. E dopo infiniti massaggi con la crema. E dopo un’intera ora di trattamento drenante dal fisioterapista, adesso la mia anca appare così
In effetti la macchia si è un po’ schiarita e rimpicciolita. Si è invece moltissimo ridotto il bozzo lì sotto, ossia sulla testa del femore, che prima era delle dimensioni di un pompelmo – rigorosamente israeliano, ça va sans dire. Poi ci sarebbero la spalla il ginocchio il gomito il polso la mano la caviglia e il polpaccio dell’altra gamba. Per non parlare della schiena. Ma passerà, perché siamo giovani e forti, come ho detto ieri alla direttrice del centro medico, e lei ha obiettato che quelli però non sono mica finiti tanto bene, e io ho replicato che quello vale per loro che erano trecento mentre noi siamo solo due e quindi il discorso non vale e una vecchietta striminzita carina carina che stava aspettando il suo turno e non stava smanettando sullo smartphone (perché le rarità vanno segnalate) ha trillato argentina: “La spigolatrice di Sapri!”. Vabbè. Poi oggi ripassandoci, in bicicletta perché non pioveva, ho capito come era andata esattamente la faccenda: io il piede l’avevo proprio posato sul marciapiede, solo che avevo beccato il punto in cui c’è la linea obliqua per andarsi ad appiattire, in modo da formare il passaggio per le sedie a rotelle. Se l’avessi messo nel tratto basso è abbastanza probabile che l’equilibrio sarei riuscita a mantenerlo, e invece l’ho messo sulla parte obliqua dove il piede, posandosi, restava storto. Cioè mi sono handicappata sulla facilitazione costruita per aiutare gli handicappati. Ma non preoccupatevi, tornerò più bella e forte che pria.
barbara