QUANDO I POLITICI SI DANNO ALL’ITTICA 1

Inizio con due pezzi dell’imprescindibile Giovanni.

BANCHI DI SARDINE

Ogni sardina non fa che seguire l’altra, tutta la vita.
Per questo i banchi di sardine assumono spesso forma sferica, comunque tondeggiante. La sardina A segue la sardina B, questa segue la sardina C che a sua volta segue la A, e così via.
Le sardine non lottano per il predominio nel banco, non marcano il territorio: sono la negazione della individualità.
Quando sono attaccate dai predatori le sardine non mettono in atto alcuna strategia difensiva. Non si disperdono nemmeno, cosa che renderebbe assai più difficile la caccia. Il banco si divide e subito dopo si riunifica, alleggerito da un certo numero di individui che sono finiti in pancia a squali, tonni o uccelli marini. La cosa non preoccupa minimamente le sardine superstiti, non le rende più accorte. Le sardine non imparano dall’esperienza.
Per riassumere: l’intelligenza della sardina è prossima allo zero.

Esistono in Italia esseri umani che passano la gran parte del loro tempo a seguire un leader politico. Seguono in gruppo i suoi movimenti strillando slogan sempre uguali.
Queste persone si sono date il nome di “sardine”.
Mai nome fu tanto adeguato. (qui)

D’altra parte, ognuno si sceglie il modello che può: parafrasando il buon don Lisander, l’intelligenza, uno non se la può dare.

IL MANIFESTO DELLE SARDINE

Le “sardine” hanno un manifesto. E’ importante un manifesto. Si tratta di qualcosa che identifica un movimento, dice chiaro e tondo a tutti cosa quel movimento è, cosa vuole, che obbiettivi si pone, come intende realizzarli. Il manifesto delle “sardine” fa in qualche modo qualcosa di simile? Espone un programma, una concezione del mondo, enumera una serie di obiettivi, si rivolge a determinate forze sociali, dice quali interessi intende tutelare e quali no? C’è in questo “manifesto” una qualsiasi analisi della società ed una previsione qualsiasi del suo movimento?
La risposta è chiarissima: NO, in questo sedicente “manifesto” non c’è nulla, assolutamente nulla di tutto questo.
Chi sono le sardine? Perché nasce il loro movimento? Ecco come risponde il manifesto:
“ Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita.
Per troppo tempo avete tirato la corda dei nostri sentimenti. L’avete tesa troppo, e si è spezzata”.
Il movimento nasce da un sentimento soggettivo: loro, le “sardine”, si sono stufate. Per troppo tempo hanno subito la politica dei cattivi “populisti” (aperta parentesi: lo sanno le “sardine” che il populismo è storicamente un movimento di sinistra? Chiusa parentesi) per troppo tempo dicevo loro, le “sardine, hanno subito le (presunte) prepotenze dei “populisti” ed ora si sono stufate. La corda si è spezzata. Nessuna analisi socio economica, nessun richiamo a nessuna filosofia politica. Alla base di tutto c’è l’esaurimento della loro pazienza. Se le “sardine” fossero state un po’ più pazienti il loro movimento sarebbe nato fra due o tre anni, se lo fossero state un po’ meno due o tre anni fa. Tutto dipende dalla loro capacità di sopportazione.
Quello che stupisce in tutto questo è come gli “intellettuali” del movimento delle “sardine” non si rendano conto che una simile motivazione potrebbe benissimo essere addotta da qualsiasi movimento politico. Con le stesse parole potrebbe nascere il movimento dei “tonni” di destra, o quello dei “calamari” di centro. “Per troppo tempo avete tirato la corda” potrebbe benissimo dirlo un seguace di Salvini a coloro che dipingono il loro leader come un mostro. Tutti possono essere stanchi di ascoltare idiozie, a tutti possono venire a noia le banalità da quattro soldi, i discorsi stereotipati, i linguaggi fatti apposta per parlare senza dire. Se le “sardine” sono stufe dei “populisti” questi possono essere stufi del mondialismo, del buonismo, dell’eurofanatismo, ed anche, dopo soli pochi giorni delle, “sardine”. Stufarsi è un diritto dell’uomo, ma non può essere la base di alcun movimento politico.
E’ istruttivo confrontare l’esordio del manifesto delle “sardine” con l’esordio di un altro manifesto, che ha avuto un certo peso nella storia. Parlo dell celeberrimo “manifesto del partito comunista” di Karl Marx e Fiedrich Engels, del 1848.
“Uno spettro si aggira per l’Europa, lo spettro del comunismo. (…)
E’ ormai tempo che i comunisti espongano apertamente a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro scopi, le loro tendenze, e che alle fiabe dello spettro del comunismo contrappongano un manifesto del partito.”
Qui non troviamo nessun sentimento, nessuna “corda che si spezza”, nessuna pazienza che si esaurisce. E’ letteralmente inimmaginabile un Marx che fa appello all’esaurirsi della sua pazienza per giustificare la nascita del movimento comunista.
I comunisti esistono e vogliono esporre il loro programma, così esordisce Marx. Detto questo il “manifesto” in effetti chiarisce la concezione comunista – marxista del mondo. Vengono esposte la concezione materialistica della storia, la teoria del valore e dello sfruttamento, si esaminano le differenze fra il comunismo marxiano ed altri tipi di comunismo, si fanno previsioni sul futuro della società capitalistica e si enumerano alcuni obiettivi immediati dei comunisti. Solo alla fine di tutto questo si lancia un avvertimento minaccioso alle “classi dominanti”: “tremino pure le classi dominanti davanti ad una rivoluzione comunista. I proletari non hanno nulla da perdere in essa fuorché le loro catene. Ed hanno un mondo da guadagnare”.
La minaccia deriva dall’analisi, è la conclusione di un discorso in cui gli obiettivi di un certo movimento vengono chiariti, i suoi valori dichiarati, i suoi referenti sociali evidenziati.
Personalmente non condivido affatto, in tutti i suoi punti essenziali, l’analisi marxiana, ma non ho alcuna difficoltà a riconoscerne l’importanza storica e filosofica. Soprattutto, il “manifesto” comunista è un vero manifesto, espone sul serio una filosofia politica, una visione del mondo. Si articola sul serio in un programma.
Si può dire altrettanto per il manifesto delle “sardine”? Il solo chiederselo è ridicolo.
Le sardine definiscono se stesse in positivo, va loro riconosciuto, ma… come lo fanno? Ecco come si definiscono:
“Siamo un popolo di persone normali, di tutte le età: amiamo le nostre case e le nostre famiglie, cerchiamo di impegnarci nel nostro lavoro, nel volontariato, nello sport, nel tempo libero. Mettiamo passione nell’aiutare gli altri, quando e come possiamo. Amiamo le cose divertenti, la bellezza, la non violenza (verbale e fisica), la creatività, l’ascolto”.
Chi ha scritto queste belle cose neppure immagina, probabilmente, che anche un “populista” può impegnarsi nel suo lavoro, amare lo sport, la casa, la famiglia, le cose divertenti, la bellezza, la non violenza, la creatività e l’ascolto. Anche un “populista” può insomma essere una “persona normale”. No, per le “sardine” un “populista” non è, per definizione, una “persona normale”, solo loro, le “sardine” lo sono. Gli altri sono “anormali”: esseri alieni, repellenti, mostri. Il “populista” è il non – uomo, esattamente come per Hitler era non – uomo l’ebreo ed erano non – uomini per Stalin i Kulaki da far morire di fame.
Alla luce di un simile settarismo manicheo i richiami alla “non violenza” ed all’”ascolto” si rivelano per quello che sono: miserabili, ipocriti espedienti per nascondere la natura violenta ed intollerante del proprio movimento.
Non violenza da parte di chi è, nella migliore delle ipotesi, amico dei centri sociali? Di coloro che strillano: “non sparate a salve ma a Salvini”?
Ascolto da parte di persone che sanno solo strillare slogan, e vogliono tappare la bocca a chi la pensa diversamente da loro?
C’è solo da ridere, o da piangere. O da vomitare.
Non a caso del resto il “manifesto” altro non è che una serie di insulti e di minacce, più o meno larvate.
“Per troppo tempo vi abbiamo lasciato fare. (…) Per troppo tempo avete spinto i vostri più fedeli seguaci a insultare e distruggere la vita delle persone sulla rete.
Per troppo tempo vi abbiamo lasciato campo libero, perché eravamo stupiti, storditi, inorriditi da quanto in basso poteste arrivare”:
Si può essere o meno d’accordo con questa o quella misura di contrasto della immigrazione clandestina, ma “inorridire” di fronte alla pretesa che i confini di un paese siano difesi, e che in quel paese entri solo chi ha diritto di entrare é, questa si, una cosa che fa “inorridire”.
E denunciare, anche usando la rete, che qualcuno ti vuole “appeso a testa in giù” sarebbe “distruggere la vita delle persone sulla rete”? Per le sardine è lecito incitare la gente ad uccidere un certo leader politico ma questi diventa un criminale se rende note tali lodevoli intenzioni. Siamo di nuovo di fronte ad un settarismo sconfinato.
E, cosa ovvia, le “sardine” non si limitano ad insultare, minacciano:
“Adesso ci avete risvegliato. E siete gli unici a dover avere paura. (…) siamo tanti, e molto più forti di voi.”
Minacce, come si vede, anche se espresse in tono allusivo, quasi in stile mafioso. Minacce che culminano in una affermazione di sorprendente, forse involontaria, sincerità:
“avete il diritto di parola, ma non avete il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare”.
Parole che lasciano senza fiato cui val la pena di dedicare un breve commento.
Tutti, dai “populisti” alle “sardine”, hanno diritto di parola. E nessuno, dalle “sardine” ai “populisti”, ha diritto di essere ascoltato se con questo si intende il diritto di obbligare qualcuno ad ascoltarlo.
Ma tutti i cittadini hanno il diritto, il sacrosanto diritto costituzionale, di poter ascoltare chi vogliono, senza che nessuno cerchi loro di impedirlo, con la violenza fisica o le pressioni psicologiche.
Scendere in piazza per protestare contro il diritto di parola di un leader politico e quello di ascolto di un certo numero di liberi cittadini significa comportarsi da squadristi. Che questi squadristi facciano uso della violenza fisica o di quella psicologica è qualcosa che ha grande importanza sul piano giuridico, molto poca su quello etico e politico.
Quanto al resto… il nulla. Il manifesto non dedica una parola ai grandi temi della politica. Non parla di lavoro, occupazione, pressione fiscale, pace e guerra, immigrazione, Europa, terrorismo… solo silenzio su quelli che sono i temi che toccano la vita delle persone davvero normali.
Pazienza. Tacere è un diritto dell’uomo. Le “sardine” se ne avvalgono, buon pro gli faccia.
Solo, val la pena di dare una pacata risposta alle loro minacce.
Care “sardine”, non scambiate lo spirito pacifico, dialogante, tollerante di tanti liberi cittadini per paura. I democratici liberali detestano la violenza, sia fisica che verbale, amano il dibattito e la discussione, non cercano risse. Preferiscono la pace alla guerra, il confronto allo scontro. Sono disposti anche a fare dei passi indietro pur di non compromettere la pace civile.
Ma non sono disposti a tutto. Non accettano farsi mettere il piede sul collo dagli squadristi, comunque mascherati.
Se aggredite anche le persone più tolleranti e pacifiche del mondo sanno difendersi. (qui)

E, come ha osservato più di qualcuno, combattere contro il governo è lotta per i propri diritti, per la libertà; combattere contro l’opposizione è invece il tipico operato dei regimi: in una parola, del fascismo – di qualunque colore dipinga la propria maschera.
contro
E concludo questa prima parte con una piccola, sommessa, testimonianza.

Pubblicato su Italia Oggi del 23.11

E meglio non evocare le sardine. Quando la Russia e la Germania invasero la Polonia, il mio carissimo amico Richard, ebreo, si trovava a Varsavia ed aveva 14 anni. Decise di non aspettare gli eserciti nemici che si sarebbero spartiti la sua città e di scappare. Ma in quale direzione? Verso i tedeschi no, perché sapeva benissimo che sarebbe finito su per il camino ad Auschwitz. Male per male, s’incamminò verso la Russia. Lì i comunisti lo fecero istantaneamente prigioniero e lo caricarono su un vagone, che se fosse stato per il bestiame sarebbe stato di lusso, e lo avviarono, insieme a migliaia di suoi correligionari, verso la Siberia. Era inverno. I vagoni erano talmente pieni che per la gente non vi era modo di sedersi. Tutti in piedi, quindi, per una settimana a meno 40, o 50 gradi. I comunisti avevano dato a ciascuno di loro, per nutrirsi durante il viaggio, una sardina sotto sale. «Non mangiatela, vi prego», li supplicava Richard. Ma la fame era troppa e molti non seppero resistere. Così la mangiarono, e il sale fece venir a loro sete e, siccome non avevano nulla da bere, leccarono dalle pareti metalliche arrugginite l’umidità dei fiati dei passeggeri. Così le loro lingue rimasero appiccicate al metallo a causa del gelo e così morirono in molti. Sardine: manovrare con cura.

Piera. Graffer (qui)

barbara

Una risposta

  1. A proposito di manifesti

    Hegel nota in un passo delle sue opere che tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per cosí dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa.
    (Carl Marx, Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte, incipit; 2001, p. 45)

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