E per questa splendida festa di Chanukkah, che cosa meglio di questo per festeggiare?
barbara
E per questa splendida festa di Chanukkah, che cosa meglio di questo per festeggiare?
barbara
barbara
Perché ha detto e fatto le cose giuste? Perché Corbyn ha detto e fatto le cose sbagliate? Ambecilli! Agnoranti! Non sapete niente e non avete capito niente! Allora ve lo dico io il perché: ha vinto perché Uri Geller gli ha dato il cucchiaio che era appartenuto a Golda Meir e che lui ha caricato di energia: come avrebbe potuto perdere con un simile potere tra le mani! Non ci credete? E allora andate qui e leggete con i vostri occhi, che così ci trovate anche la faccenda del tempo che si allunga (no, non c’entra Einstein), e se ancora, ancora vi rifiutate di crederci, ascoltatelo dalla viva voce di Uri Geller in persona, e vediamo se avrete ancora il coraggio di essere scettici e magari anche scherzarci sopra (e mi perdoneranno i più giovani, che non hanno avuto modo di conoscere le gesta di quel desso).
barbara
E il politically correct si abbatté sulla Marcia di Radetzky
Attenzione, attenzione! Avete presente la Marcia di Radetzky, quella che ogni anno fa battere le mani a grandi e piccini alla fine del concertone di Capodanno da Vienna? Ebbene, a vostra insaputa, per interi decenni siete stati sottoposti a un processo di nazificazione subliminale. Eh già, perché fino ad oggi gli insospettabili e paciosi professori d’orchestra della Filarmonica di Vienna ci hanno propinato la versione della Marcia arrangiata da Leopold Weninger, un compositore che era iscritto al Partito nazionalsocialista tedesco. Se confrontiamo il brano incriminato con la “Urfassung”, ovvero la versione originale di Johann Strauss senior, si può notare come quella di Weninger sia appena un filo più baldanzosa, fatta apposta per strappare un ritmico applauso da parte del pubblico.
Ma fortunatamente, a stroncare i rigurgiti d’odio prodotti dal Concerto di Capodanno ci ha pensato il nuovo direttore della Wiener Philharmoniker, il lettone Andris Nelsons, classe 1978, che si è nobilmente rifiutato di dirigere la nefanda partitura. Il novello Stauffenberg in papillon e code di rondine ne ha quindi commissionata un’altra all’archivio musicale dell’orchestra. Possiamo finalmente tirare il fiato: l’Europa è salva. Magari inseriranno nella partitura assoli e interventi del flauto dolce, dell’arpa e dell’oboe d’amore.
Ci permettiamo di suggerire all’amministrazione del Musikverein, la magnifica sala dove si svolge il concerto, di bandire dalla buvette anche la somministrazione di Fanta. Eh sì, perché il marchio della bevanda nacque in Germania in pieno regime hitleriano, nel 1940, a guerra iniziata, dato che l’embargo Usa non consentiva l’approvvigionamento di sciroppo di Coca-Cola. Così il suo principale imbottigliatore tedesco, Max Keith, si inventò questa bevanda (da Phantasie) ottenuta dal siero del latte e dalle fibre di mela da sidro. Chissà quanti ragazzini della Hitler-Jugend si saranno dissetati con la malefica bevanda alla fine delle loro giornate sportive…
L’uscita politicamente corretta del nuovo direttore d’orchestra ha sortito furbamente il voluto effetto pubblicitario per se stesso. Ma in pochi sembrano capire che la notizia produrrà la nostalgia del pubblico verso la vecchia – oggettivamente gradevolissima – versione di Leopold Weninger (fino a ieri un Carneade) che oggi tutti sapranno essere l’autore di varie marce del Terzo Reich. E in molti andranno a curiosare su Youtube e assorbiranno le potenti forme di propaganda di 80 anni fa. Complimenti, come al solito il politicamente corretto centra in pieno i suoi obiettivi!
Specchio fedele di tali acutezze d’oltralpe, l’articolo entusiasta di Avvenire, testata ormai completamente imbibita ed ebbra dell’olio da conserva ittica: ”Un segno forte quello voluto dal direttore Nelsons”, (!) scrive sul quotidiano dei vescovi Pierachille Dolfini, e ancora: “La nuova edizione, realizzata grazie alla collaborazione di tutto lo staff dei Wiener, è finalmente libera dalle ombre brune del passato”.
A proposito di censure musicali, ci sentiamo di lanciare un ghiotto boccone ai colleghi di Avvenire e ai nostri Catoni all’amatriciana. In questi giorni sembra che l’Italia abbia scoperto per la prima volta la Tosca di Puccini. La diretta dalla Scala, alla presenza del presidente Sergio Mattarella e della senatrice Liliana Segre, ha avuto grande successo. Questo, nonostante l’opera fosse stata sconciata dalla insultante regìa di David Livermore che, oltre al resto, ha voluto che la devota, appassionata Floria strangolasse Scarpia con la stessa veemenza di un Thug, senza lasciare né candelabri né crocifisso sul suo corpo.
Ma a parte questi dettagli, che fareste se vi citassimo quanto scriveva Giacomo Puccini nella prima metà degli anni Venti? “Io sono per lo Stato forte. A me sono sempre andati a genio uomini come De Pretis, Crispi, Giolitti, perché comandavano e non si facevano comandare. Non credo nella democrazia, poiché non credo alla possibilità di educare le masse. È lo stesso che cavar l’acqua con un cesto! Se non c’è un governo forte, con a capo un uomo dal pugno di ferro, come Bismark una volta in Germania, come Mussolini, adesso in Italia, c’è sempre pericolo che il popolo, il quale non sa intendere la libertà se non sotto forma di licenza, rompa la disciplina e travolga tutto. Ecco perché sono fascista: perché spero che il fascismo realizzi in Italia, per il bene del Paese, il modello statale germanico dell’anteguerra”.
Vi abbiamo dato un bel compitino per le vacanze, eh?
Andrea Cionci, qui.
Ma perché fermarsi qui? Perché non metterci alla caccia di tutti gli antidemocratici del passato, di tutti gli antisemiti, di tutti gli sfruttatori di manodopera servile, a partire da tutti, senza eccezione, gli artisti del nostro meraviglioso rinascimento, di tutti i fallocrati convinti della superiorità dell’uomo sulla donna, e poi omofobi, cacciatori, possessori di schiavi… Avanti, fratelli, c’è lavoro per tutti!
barbara
Il Comandante Dell’Accademia Militare Russa ha tenuto una conferenza sui “problemi potenziali della strategia militare”.
Alla fine della conferenza, chiede, “ci sono domande?”
Un ufficiale si alza e chiede: “pensa che ci potrà essere la terza guerra mondiale? E la Russia sarà coinvolta?”
Il generale risponde affermativamente ad ambedue le domande.
Un altro ufficiale si alza e chiede: “chi sarà il nemico?”
Il generale risponde: “tutte le indicazioni puntano verso la Cina.”
Il pubblico rimane in silenzio scioccato.
Un terzo ufficiale osserva, “Generale, siamo una nazione di soli 150 milioni, rispetto al 1,5 miliardo di cinesi. Ritiene si possa vincere, o perlomeno sopravvivere?”
Il generale risponde: “a questo proposito basta soffermarsi a pensare per un istante: nella guerra moderna, non è la quantità di soldati che conta, ma la qualità delle capacità dell’insieme dell’esercito. Per esempio, nel Medio Oriente, abbiamo avuto recentemente alcune guerre dove 5 milioni di ebrei si sono battuti contro 150 milioni di arabi, e Israele è sempre stata vittoriosa “.
Dopo una piccola pausa, un altro ufficiale dal fondo della sala chiede: “abbiamo un numero sufficiente di ebrei?”
E la risposta naturalmente è no. Li avrebbero, loro e tanti altri, se non avessero diligentemente provveduto prima a sterminarli, poi a opprimerli costringendoli alla fuga. E quindi, spiacente signori, un sufficiente numero di ebrei si trova in un posto solo, e non ne avrete lo scalpo.
(Con questo video voglio anche ricordare il carissimo amico Lorenzo Fuà, che da quasi tre anni non c’è più)
barbara
(avete presente quei fiori che appassiscono senza arrivare a sbocciare, quei frutti che marciscono o avvizziscono senza riuscire a maturare?) torniamo a dare un’occhiata a quelle vere, con due articoli che ritengo molto ben fatti.
Non hanno proposte, ma pretese: la banalità delle Sardine, partigiani senza fascismo
di Martino Loiacono, 16 Dic 2019
Un insieme di banalità presentate con grande enfasi retorica. Si potrebbe riassumere così la manifestazione delle sardine di sabato scorso a Roma. Nonostante un’enorme mobilitazione, da Piazza San Giovanni non sono emerse proposte ma solo pretese. Confuse, pasticciate e infarcite di banalità. La banalità. Forse è questa la dimensione propria delle sardine. Che, certo, manifestano, sono attive e si impegnano ma non riescono ad esprimere un’idea politica. Le loro istanze sono un miscuglio tra il culto acritico dell’immigrazione, l’antifascismo di maniera e l’antisovranismo. Tutte saldate nell’antisalvinismo, che identifica Salvini con la “bestia populista” da combattere. A proposito dell’odio e della violenza verbale…
Ad ascoltare Mattia Santori si rimane sorpresi dalla pochezza culturale e dalle banalità proposte. Prendiamo le sei “pretese” avanzate sabato:
1) Fine della campagna elettorale permanente;
2) Comunicazione esclusivamente istituzionale per chi ricopre incarichi ministeriali;
3) Trasparenza comunicativa ed economica per i politici che usano i social media;
4) Protezione e difesa della verità da parte del mondo dell’informazione, che si deve impegnare nella ricostruzione fedele dei fatti;
5) Esclusione della violenza dai toni e dai contenuti della politica, con la conseguente equiparazione della violenza verbale a quella fisica;
6) Abolizione dei decreti sicurezza.
Le pretese sul mondo dei social media non dicono nulla di davvero rilevante. Sono, a ben vedere, dei tentativi maldestri di limitare la libertà di espressione. Quasi che comunicare tramite i social sia di per sé un fenomeno negativo, da colpire per restituire alla politica la sua dignità. L’equiparazione della violenza verbale a quella fisica, così come presentata, rappresenta invece una pretesa grezza, perché non definisce la violenza verbale. Secondo un’interpretazione di ampio respiro, anche l’espressione “bestia populista” potrebbe valere una denuncia. Lo stesso Santori potrebbe addirittura venire incriminato. L’abolizione del decreto sicurezza si fonda infine sul culto del migrantismo che vede l’immigrazione solamente come un’occasione e un’opportunità e mai come un potenziale rischio. È figlio dell’allofilia descritta magistralmente da Eugenio Capozzi nel suo volume sul politicamente corretto.
A queste pretese così deboli e banali, difficile dimostrare che i social media siano la causa dell’imbarbarimento della politica italiana, corrisponde un’incredibile retorica che esalta superficialmente la bellezza della democrazia, la partecipazione e la politica con la P maiuscola. Ma che, se sfrondata dai suoi artifici, può essere riconducibile ancora una volta alla lotta ai sovranisti. Autocelebrata come una “resistenza” contro il mare dell’indifferenza che vede le sardine rappresentarsi come i partigiani del 2020, che combattono contro il fascismo eterno di Salvini e della Meloni. Una resistenza totalmente slegata dalla lotta antifascista svoltasi tra il 1943 e il 1945, ma che serve per delegittimare l’avversario, estromettendolo dall’arena democratica. Un’arena la cui legittimità viene definita solo dalle sardine, dalla loro bellezza, dalle loro manifestazioni e dalla loro partecipazione che è bene, amore, gioia e pace. Che è risposta all’odio del campo avversario, come emerge da una rappresentazione polarizzante costantemente alimentata da buona parte dei mainstream media.
Pur se esaltate da una narrazione simpatetica, le sardine rimangono prive di una visione politica. Potranno riempire le piazze, potranno fare altri flash mob ed essere celebrate, ma senza una proposta politica seria non andranno certo lontano. (qui)
Le Sardine strumentalizzano l’antifascismo per alimentare un clima da guerra civile
di Roberto Penna, 17 Dic 2019
Le varie sinistre italiane, con tutti i loro supporter in televisione, su carta stampata e social network, hanno ricevuto una cocente delusione dal Regno Unito. Il loro beniamino Jeremy Corbyn – al quale è giunto l’endorsement persino di Gad Lerner, esperto probabilmente di harakiri, visto il noto antisemitismo del leader laburista – ha perso, e non si è trattato nemmeno di una sconfitta dignitosa.
Compagni e compagnucci si sono potuti consolare tuttavia con la presenza di Greta Thunberg a Torino, e successivamente con la manifestazione delle cosiddette sardine in Piazza San Giovanni a Roma. Le istanze sia di Greta che delle sardine sono ormai abbastanza chiare, ma rinfreschiamoci la memoria. La ragazzina svedese è stata messa a capo, da alcuni adulti interessati, di un ambientalismo tanto affascinante quanto inconsistente, che perde subito valore ed utilità, se calato nella realtà globale di tutti i giorni. È quasi fiabesco girare il mondo in barca a vela, peccato però che la maggioranza degli abitanti del pianeta non abbia i soldi sufficienti per permettersi un’imbarcazione ecologica, e nemmeno le costosissime auto elettriche. Chi si sposta invece di parecchi chilometri, più per dovere lavorativo che per piacere turistico, non dispone del medesimo tempo libero di Greta Thunberg, e per giungere a destinazione in tempi accettabili non può che salire a bordo di un aereo. Donald Trump, attraverso uno dei suoi tanti tweet, ha invitato la giovanissima ambientalista a rilassarsi e andare al cinema, ma sarebbe meglio esortare Greta a recarsi a scuola almeno ogni tanto, visto che manca dalle aule scolastiche da molti mesi. [incrementando così ulteriormente la sua già mastodontica ignoranza, ndb]
Al loro esordio le sardine sono apparse subito, almeno ad occhi non faziosi, come un qualcosa di costruito e manovrato dagli apparati di una sinistra che non riesce più a mobilitare un numero decente di persone nelle piazze usando solo simboli partitici, ed è costretta pertanto a inventarsi nuove formule. I sospetti dell’inizio hanno poi trovato conferma nelle varie manifestazioni tenutesi finora qua e là per l’Italia, intrise del solito luogocomunismo. Non ci stupiremmo se questo movimento svanisse progressivamente nel nulla, offrendo però l’opportunità di una carriera politica a non più di due o tre sardine. Per esempio, il capo-sardina, chiamiamolo così, Mattia Santori, si trova sempre più a proprio agio dinanzi a microfoni e telecamere, e sembra indirizzato verso qualche candidatura. Buona parte degli attuali partecipanti alle adunate “sardiniste” si sentirebbe tradita ed urlerebbe la propria frustrazione, conscia di essere stata l’utile idiota di turno che permette a pochi di farsi un nome – niente di inedito in Italia.
Oltre alla natura prettamente strumentale, le sardine colpiscono in negativo per il bersaglio delle loro proteste. Caso unico al mondo, non viene preso di mira il “potere”, il governo, bensì il leader del maggiore partito d’opposizione. Il nemico numero uno è Matteo Salvini, ma Giorgia Meloni, peraltro già accusata di lobbismo da L’Espresso, è già la nemica numero due per la sua continua crescita nei sondaggi. Nonostante l’uso distorto di una vecchia Costituzione da riformare e la conseguente formazione di governi impopolari come il Conte 2, l’Italia rimane un Paese democratico, ma queste sardine, che blaterano di dialogo e poi negano a Salvini il diritto di essere ascoltato, ricordano i pretoriani di alcuni regimi tutt’altro che liberi, impegnati ad intimidire qualsiasi voce fuori dal coro. Nel 1990 l’allora presidente rumeno Ion Iliescu, che non ambiva ad una netta discontinuità con il regime dell’ormai defunto dittatore Ceausescu, chiamava i minatori in piazza per interrompere, con le buone e soprattutto con le cattive, le proteste pacifiche e democratiche dell’opposizione. Certo, e lo evidenziamo subito, i minatori di Iliescu furono responsabili di molti atti violenti, mentre le sardine non hanno finora torto un capello a nessuno, ma le parole a volte possono ferire quanto una spada.
E visto che il capo delle sardine vorrebbe togliere a Salvini alcuni diritti, ovvero ridurre all’isolamento un leader politico che rappresenta all’incirca il 30 per cento dei suoi connazionali, sembra opportuno iniziare a fare dei paragoni solo in apparenza infondati. È comunque certo che non si tratti affatto di una forma di protesta trasversale, com’era il grillismo delle origini, bensì abbiamo a che fare con piazze, non sempre stracolme come vogliono far credere, dichiaratamente di sinistra. Questa natura è resa evidente dal continuo e ossessivo uso della celebre canzone partigiana “Bella ciao” e dall’aspirazione delle truppe ittiche di Santori ad essere i partigiani del 2020.
Senz’altro “Bella ciao” non è mai stata di moda quanto negli ultimi giorni, intonata anche da Greta e dai gretini durante il presidio torinese, non molto affollato, di Fridays for future. Cosa c’entri questa vecchia canzone dei partigiani con il riscaldamento climatico o presunto tale, è un mistero, ma tant’è…
Per le sardine rappresenta un chiaro posizionamento politico, considerato che Bella ciao è divenuta storicamente parte integrante dell’antifascismo comunista, il quale, ad onor del vero, si è appropriato negli anni di tutta la lotta al nazifascismo, come se gli angloamericani non fossero mai intervenuti e i partigiani cattolici, liberali e monarchici, non fossero mai esistiti. È lecito tuttavia, a distanza di più di settant’anni dalla caduta del fascismo e dalla guerra di Liberazione, dichiararci stanchi di assistere ancora oggi al ricorso strumentale e di parte di “Bella ciao”? Le sardine sono giovani fuori, ma assai vecchie dentro. Riproporre ad ogni occasione quella canzone partigiana, significa rilanciare una storia, l’antifascismo di sinistra, non priva di numerose ombre, come è stato dimostrato da Giampaolo Pansa e non da qualche nostalgico di Salò. Se l’avversione al fascismo di comunisti, ex comunisti, Anpi e dintorni, fosse stata accompagnata dalla lotta ad ogni tipo di totalitarismo, tutti avremmo sempre cantato “Bella ciao” e continueremmo a farlo, ma l’antifascismo rosso è stato ed è un fenomeno settario e discriminatorio, anche se la sinistra italiana, dal Pci al Pd, ha costantemente preteso di rappresentare l’anima profonda della democrazia italiana.
I giovani-vecchi del movimento delle sardine alimentano un clima da guerra civile strisciante, già sperimentato in passato contro Almirante, Craxi e Berlusconi. I partigiani del 2020 dovrebbero anzitutto lottare contro il loro stesso capo, anche perché l’unico fascismo alle porte pare essere proprio quello di Mattia Santori, che vorrebbe vietare agli italiani di ascoltare Matteo Salvini. Il leader della Lega, ma lo stesso discorso vale anche per Giorgia Meloni, può risultare più o meno simpatico ed essere più o meno votato, ma può essere considerato fascista e persino nazista solo da chi si abbevera alla fonte dell’antifascismo di sinistra, campione della distorsione della storia. Salvini non perde occasione, e fa benissimo ovviamente, per manifestare la propria solidarietà nei confronti degli ebrei e dello Stato d’Israele, e con tutta franchezza, un nazifascista amico di Gerusalemme non si era mai visto. (qui)
E per completezza mi permetto di suggerire di leggere anche questo. Davvero mi riesce quasi impossibile immaginare che qualcuno davvero lo ritenga un movimento spontaneo, e altrettanto incomprensibile è che qualcuno possa essere disposto a prendere ordini da uno sbruffoncello con quel sorrisetto ebete costantemente stampato sulla faccia. E guardatelo qui, che profondità di pensiero, che lucidità, che chiarezza di idee, e soprattutto ascoltate l’esposizione degli obiettivi, che è una roba di una grandiosità che non vi sareste mai immaginati.
È un fatto, comunque, che noi italiani dobbiamo sempre farci riconoscere.
Vabbè, dopo tanta cacca, riprendiamoci con un po’ di bellezza.
barbara
ma essere ancora lì a settanta?!
Nonni e nipoti sardine
Ieri mi sono infilata jeans e parka e sono andata a San Giovanni a manifestare con le sardine. Mi sembrava di essere tornata agli anni ’70, quando scendevamo in piazza per la liberazione delle donne, il superamento delle disparità sociali, il Cile.. [Eh sì, bello fare finta di avere vent’anni, ma tanto ne hai settanta lo stesso] Le manifestazioni allora, prima della svolta drammatica degli anni di piombo, erano un modo di stare insieme in allegria, di intrecciare amicizie e a volte anche amori, di cantare a e ballare e credere che potevamo cambiare il mondo [questa, evidentemente, non si è ancora accorta dopo cinquant’anni di quanto gli anni di piombo siano stati figli, sia pure degeneri, del famigerato Sessantotto e delle manifestazioni che sono seguite]. Eravamo idealisti e creativi, ci dipingevamo il viso e bruciavamo i reggiseni [ecco, io questo no: giovane sì, idealista sì, ingenua sì, ma così scema da pensare di creare un mondo migliore bruciando un reggiseno, ecco, proprio scema così no, non lo sono mai stata. Oltre al fatto che io non ero figlia di papà e a casa mia di soldi da buttare via in cazzate simili non ce n’erano] ed eravamo convinti che il futuro ci avrebbe riservato una società più giusta, dove ciascuno avrebbe potuto esprimere il meglio di sé. Poi arrivò lo choc del terrorismo, gli infiltrati nei cortei, Craxi, Berlusconi [premesso che ho detestato e detesto sia Craxi che Berlusconi come poche altre cose al mondo, hanno qualcosa a che fare col terrorismo?] e la Milano da bere, qualcuno finì in galera, altri emigrarono all’estero, alcuni fecero brillanti carriere in politica o in azienda, la maggior parte si rassegnò a una vita ben diversa dalle premesse. Il consumismo sostituì l’idealismo, ci ripiegammo sul privato, noi che amavamo ripetere che il privato era pubblico, [non starai semplificando un tantino troppo, ragazza? A parte questo, il privato era politico, non pubblico: così vecchia da cominciare a perdere la memoria?] e le piazze fisiche furono rimpiazzate dalle piazze virtuali, dove non si parla di politica ma solo di moda, di influencer, di gossip, di successo economico. Una intera generazione, fra gli anni ’80 e i primi vent’anni di questo secolo, scomparve dalla scena pubblica, tranne qualche rara eccezione e il goffo tentativo dei 5stelle di rottamare [non mi sembra che il rottamatore fosse esattamente un 5stelle, e d’altra parte l’attività dei 5stelle consisteva nel mandare affanculo, non nel rottamare. Davvero scarsa di memoria, povera ragazza] il sistema senza alcuna seria proposta per ricostruirlo.
Ora i giovani sono tornati a occupare le piazze, e che giovani! Una generazione pulita, [eh, come no?] sorridente, di ragazzi perbene [quanti ne conosci personalmente?]. Questa l’impressione che mi hanno fatto le sardine[ah, ecco…]. Studenti, genitori con bambini piccoli, figli di immigrati che protestano contro il razzismo, molta creatività e molta allegria e, finalmente, una ribellione che viene dall’anima, una ribellione, almeno così mi è parsa, per e non contro [“Per e non contro”: posso farmi una grassa risata?.]. E in mezzo a loro, tanta gente della mia generazione che ha ritrovato per qualche ora l’entusiasmo della gioventù [stai dicendo che in cinquant’anni non sei riuscita a trovare una sola causa per la quale batterti con l’entusiasmo della gioventù? Sei messa male forte allora, ragazza]. Li ho visti accorrere a piccoli gruppi, signore con i capelli bianchi, pensionati con il giornale sottobraccio [embè certo, lo sanno tutti che i pensionati stanno col giornale sottobraccio ventiquattr’ore su ventiquattro. Ci dormono pure ci dormono, col giornale sotto il braccio], nostalgici del PCI, ex-ragazze in carriera, alcune arrivate e altre no. Nonni e nipoti insieme cantavano Bella Ciao e Fratelli d’Italia, agitavano fantasiosi cartelli e copricapi e borsette di sardine [ah, di un fantasioso guarda, che se li vede un creativo gli frega tutte le idee] e si godevano, complice il mite sole di Roma, il piacere di ritrovarsi insieme fisicamente, non nelle piazze del web, nei meandri di Internet, insieme con il corpo vero e non la proiezione virtuale ritoccata con Photoshop. Mi ha colpita il fatto che ben pochi scattassero selfie. Come se bastasse essere lì, e non ci fosse il bisogno di testimoniarlo in rete. Ho pensato che ci è voluta Greta, determinata e monotematica [“Laggiù conobbi pure un vecchio aedo che si accecò per rimaner nel sogno”] come spesso lo sono i ragazzi che soffrono di spettro autistico (mi fa pensare a Giovane D’Arco, che probabilmente aveva la stessa sindrome [eh, questi sì che sono fondamenti scientifici. Vero però che la povera Greta, gallina dalle uova d’oro per un branco di spietati aguzzini, farà molto probabilmente una fine altrettanto brutta. PS: bello il refuso del nome] ), a far riemergere l’idea che ognuno può fare qualcosa, dopo anni in cui ci si era sentiti impotenti a provocare anche il più piccolo cambiamento: e credo che la scelta di Time di nominarla persona dell’anno sia quanto mai giusta e opportuna, non solo per la forza e la convinzione con cui porta avanti la sua battaglia, ma anche perché il suo esempio sembra aver risvegliato le coscienze dei giovani e dimostrato che vale la pena di mobilitarsi, di non lasciarsi scoraggiare dalla palude di cinismo ed egoismo in cui il mondo sembra caduto e che il Paese non è costituito solo da razzisti, da violenti, da facinorosi, da menefreghisti. [A me qua, se proprio devo dirla tutta, viene un po’ da vomitare. Ma questa non se la sente questa orrida melassa, questa cloaca di banalità, questa palude di insulsaggini, questo mare di ipocrisia che le sta uscendo dalla bocca? Non si fa vomitare da sola?]
Non so come finiranno le sardine [ma davvero davvero?]. Se è un movimento destinato a ardere come un fuoco di paglia, come sostengono gli scettici, o se riuscirà a svilupparsi in una struttura politica sana e propositiva, e a creare una nuova generazione di ragazzi che hanno voglia di impegnarsi nella cosa pubblica. Purtroppo, i rischi sono parecchi. Il primo è che i “vecchi” cerchino di monopolizzare il movimento, e trasformarlo in qualcosa di diverso da quello che è, di metterci sopra il cappello. Il secondo è la vecchia sindrome italica dell’invidia, che porta a sminuire chi ha successo [eccerto, se va a finire male è sicuramente colpa degli altri, dei vecchi (che prima non c’erano e adesso, solo adesso, eh, cercano di infiltrarsi per dirigerlo loro, mattètuppenza!), dei conservatori. E l’invidia, naturalmente, come potrebbe mancare la perfidissima invidia!]. E già oggi si sono su parecchi giornali critiche “alle intenzioni” di Mattia Santori, accusato di avere smanie di potere [no, maddai, non ci posso credere! Manie di potere, lui, quando l’unica cosa che ha fatto è stato di stabilire che chi va in televisione senza il suo permesso sarà buttato fuori dal movimento! Ma chi può essere così malpensante da vedere in questo una mania di potere], di essere pieno di sé, vanitoso e superficiale. Com’è facile distruggere invece che creare.. [quando lui di roba ne ha creata a vagonate] E c’è poi la difficoltà oggettiva di trasformare un movimento spontaneo [ecco, spontaneo, soprattutto spontaneo, si prega di sottolineare spontaneo, e di non dimenticare mai mai mai che è un movimento interamente, totalmente, assolutamente SPONTANEO] in una macchina organizzativa.
Ma intanto godiamoceli, questi nostri nipoti che sono stati capaci di dare una scossa all’apatia e di farci sognare.
Viviana Kasam, 16/12/2019, qui.
E godiamocele, sì, godiamocele queste anime generose legate a doppio filo con Hamas così amorevolmente accolte nel movimento, godiamocele queste musulmane velate che salgono sul palco col dichiarato permesso del marito perché se no col piffero che potrebbero uscire di casa, godiamocela questa ventata di novità di lottare non contro il potere bensì contro un’opposizione, come si è sempre fatto nell’Italia mussoliniana, nella Germania hitleriana, nell’Unione Sovietica, in Cina, a Cuba, nei Paesi islamici ricchi di frustate amputazioni impiccagioni lapidazioni decapitazioni, godiamocele. E pensare che ci sono degli imbecilli convinti che gli ebrei siano tutti intelligentissimi e furbissimi. Vedi una come questa e ti spieghi perché ci sia stata gente andata spontaneamente a consegnarsi per dimostrare la propria integerrima fede fascista e fiducia nel giusto operare del partito. E chissà se almeno quando sono scesi dal treno ad Auschwitz gli sarà venuto un briciolo di sospetto di avere sbagliato qualcosa.
barbara
Che è, come tutti sanno, quella cosa che abita esclusivamente a sinistra: chiunque sia destrorso, chiunque sia centrodestrorso, chiunque non sia profondamente convinto che il comunismo è il paradiso in terra, e tanto più paradisiaco quanto più estremo, è un rozzo ignorante buzzurro troglodita, analfabeta di ritorno o analfabeta funzionale nel migliore dei casi, analfabeta e basta nei casi normali, lo sanno tutti. Ora, prendiamo l’Iliade. I primi nove versi li abbiamo imparati tutti, e probabilmente ancora, tutti o quasi, siamo in grado di recitarli. Poi c’è qualcuno, più colto della media, che questi 44 versi li ha imparati tutti, e magari li sa anche recitare a memoria.
Cantami, o Diva, del Pelìde Achille
l’ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco
generose travolse alme d’eroi,
e di cani e d’augelli orrido pasto
lor salme abbandonò (così di Giove
l’alto consiglio s’adempìa), da quando
primamente disgiunse aspra contesa
il re de’ prodi Atride e il divo Achille.
E qual de’ numi inimicolli? Il figlio
di Latona e di Giove. Irato al Sire
destò quel Dio nel campo un feral morbo,
e la gente perìa: colpa d’Atride
che fece a Crise sacerdote oltraggio.
Degli Achivi era Crise alle veloci
prore venuto a riscattar la figlia
con molto prezzo. In man le bende avea,
e l’aureo scettro dell’arciero Apollo:
e agli Achei tutti supplicando, e in prima
ai due supremi condottieri Atridi:
O Atridi, ei disse, o coturnati Achei,
gl’immortali del cielo abitatori
concedanvi espugnar la Prïameia
cittade, e salvi al patrio suol tornarvi.
Deh mi sciogliete la diletta figlia,
ricevetene il prezzo, e il saettante
figlio di Giove rispettate. – Al prego
tutti acclamâr: doversi il sacerdote
riverire, e accettar le ricche offerte.
Ma la proposta al cor d’Agamennóne
non talentando, in guise aspre il superbo
accommiatollo, e minaccioso aggiunse:
Vecchio, non far che presso a queste navi
ned or né poscia più ti colga io mai;
ché forse nulla ti varrà lo scettro
né l’infula del Dio. Franca non fia
costei, se lungi dalla patria, in Argo,
nella nostra magion pria non la sfiori
vecchiezza, all’opra delle spole intenta,
e a parte assunta del regal mio letto.
Or va, né m’irritar, se salvo ir brami.
Impaurissi il vecchio, ed al comando
obbedì. Taciturno incamminossi
del risonante mar lungo la riva.
Se poi qualcuno è proprio molto coltissimerrimo, è anche capace di leggere l’originale:
I poveri rozzi ignoranti buzzurri trogloditi analfabeti destrorsi, invece…
barbara
C’è chi, smessi i panni del comico, sale su un palco a gridare vaffanculo, fonda uno dei più deleteri movimenti della storia, ne fa un partito e lo mette interamente in mano a un losco figuro che lo manovra a proprio piacimento senza dover rendere conto, né politicamente né finanziariamente, a nessuno, e chi…
È nel dopo che “si parrà la tua nobilitate”: se c’è del buono emergerà il buono, se c’è del marcio emergerà il marcio.
barbara
che abbiano ragione coloro che sostengono che il signor Bergoglio sia l’Anticristo. Dico questo senza alcuna implicazione religiosa: Anticristo come essenza del male, intendo, come colui che è venuto per distruggere, disintegrare, annichilire. Per distruggere, in particolare, ciò che sarebbe stato chiamato a proteggere e salvare, anche a costo della sua stessa vita. Nel caso mi fosse rimasto qualche dubbio residuo – che comunque non avevo – a dissolverlo sarebbero più che sufficienti le due ultime esternazioni. O le ultime a me pervenute, per lo meno. La prima, in tema strettamente religioso, è l’ennesima gravissima eresia.
Il Papa: “Maria è madre e meticcia, ha reso meticcio anche Dio”
Le frasi rilasciate oggi dal Papa durante la celebrazione della Madonna di Guadalupe, che è la patrona del continente sudamericano, sono destinate a far discutere.
Oggi, Jorge Mario Bergoglio, ha detto quanto segue: “Si è meticciata per essere tutt’uno con l’umanità, Maria madre che riesce a fare questo meticciato con Dio, vero Dio e vero uomo“. Il riferimento è appunto alla Vergine Maria, per cui il vescovo di Roma ha individuato tre caratteristiche utili alla definizione: “donna”, “madre” e appunto “meticcia”. L’ex arcivescovo di Buenos Aires ha anche fatto intendere come non siano necessari nuovi dogmi dottrinali. Ma non è tutto.
Sempre il Santo Padre, durante le ritualità del caso, ha detto – stando all’Adnkronos – che la madre di Dio ha reso suo figlio meticcio. Un aggettivo – “meticcio” – che il Papa utilizza spesso per prendere posizione in favore del multiculturalismo e dell’accoglienza dei migranti. Qualche Natale fa, aveva fatto discutere l’asserzione secondo cui Gesù Cristo sarebbe stato figlio di migranti. Questo, secondo Vatican News, è il virgolettato completo: “Ha voluto essere meticcia, si è mescolata ma non solo con Juan Diego, è diventata meticcia per essere madre di tutti, si è meticciata con l’umanità. Perché lo ha fatto? Perché lei ha ‘meticciato’ Dio e questo è il grande mistero: Maria madre meticcia, che ha fatto Dio, vero Dio e vero uomo, in suo Figlio Gesù“.
Con le considerazioni odierne, è possibile che nasca una nuova bufera teologico-mediatica. Perché non tutti sono d’accordo con questi aspetti della pastorale di Bergoglio. Poi il riferimento al ruolo che le donne occupano all’interno della Chiesa odierna: “Quando cerchiamo il ruolo della donna nella Chiesa possiamo seguire la strada della funzionalità ma quello ci porterebbe solo a metà strada. La donna nella Chiesa va oltre, con questo principio mariano che maternalizza la Chiesa e la trasforma nella Santa Madre Chiesa. Maria donna, Maria madre. Senza altro titolo essenziale“.
In seguito alle dichiarazioni del pontefice, è arrivato un commento proveniente dal cardinal Marc Oulett, prefetto della Congregazione per i vescovi: “Non tutti capiscono le sue decisioni (del Papa, ndr) – ha detto il canadese – ma il popolo di Dio è incoraggiato”.
Francesco Boezi – 12/12/2019, qui.
Qualche considerazione e qualche domanda. Maria (Miriam, a voler essere precisi), a meno che il signor Bergoglio non abbia informazioni precise sulle attitudini sessuali di sua madre, era ebrea. E meticci si può nascere a causa di scelte e comportamenti dei genitori, non diventare o “farsi”. A voler essere proprio cattivi – ma io non lo sarò – qualcuno potrebbe insinuare che “meticcio” si potrebbe considerare come sinonimo di “bastardo” e questa, oltre che l’ennesima eresia, sarebbe anche l’ennesima bestemmia. Noto poi quel “ha voluto”: forse qualcuno dovrebbe regalare al signor Bergoglio un vangelo, e obbligarlo a leggerlo, visto che finora non ha ancora mai trovato il tempo di farlo. Dell’ultimo virgolettato invece non ho capito niente, proprio non ho la più pallida idea di che cosa possa significare. Quanto al commento del cardinale MarCoulett, “il popolo di Dio è incoraggiato”, vorrei chiedere: incoraggiato a cosa? Non sarebbe stato meglio precisare, giusto per non indurre noi poveri peccatori in tentazione di pensare chissà che cosa? Segue quest’altra allucinante dichiarazione:
Si noti, per prima cosa, la forma passiva priva di complemento d’agente: chi sarà mai a perseguitarli? Chi sarà mai a ucciderli? Chi sarà mai a chiuderli nelle chiese e poi incendiare queste ultime, esattamente come facevano le SS con gli ebrei nelle sinagoghe? Mistero, come quello del meticciato della madonna: evidentemente ha scelto per se stesso il ruolo di Signore dei Misteri; e per seconda cosa, il chiarissimo messaggio lanciato ai terroristi musulmani (perché è questo il complemento d’agente, e qualcuno dovrà pure avere il coraggio di dirlo, visto che lui non ha la minima intenzione di farlo): avanti, carissimi fratelli musulmani, non esitate, continuate pure a macellare i cristiani, che farsi macellare è la loro missione. Andate e macellate, e abbiatevi la mia Santa Benedizione, esattamente come i nazisti croati andavano a fare strage di serbi e di ebrei con la Santa Benedizione di monsignor Alojzije Viktor Stepinac, arcivescovo di Zagabria, elevato all’onore degli altari da Giovanni Paolo II, quello che ha inventato il fortunato slogan “ponti, non muri”. A quanto pare, il Gesù del signor Bergoglio, da figlio di Dio si è convertito a figlio di Allah e alla religione della morte e dei sacrifici umani.E pensare che era nato in una religione il cui comandamento più importante è “E tu sceglierai la vita”.
barbara