MORTE AI NAZISTI!

E il politically correct si abbatté sulla Marcia di Radetzky

Attenzione, attenzione! Avete presente la Marcia di Radetzky, quella che ogni anno fa battere le mani a grandi e piccini alla fine del concertone di Capodanno da Vienna? Ebbene, a vostra insaputa, per interi decenni siete stati sottoposti a un processo di nazificazione subliminale. Eh già, perché fino ad oggi gli insospettabili e paciosi professori d’orchestra della Filarmonica di Vienna ci hanno propinato la versione della Marcia arrangiata da Leopold Weninger, un compositore che era iscritto al Partito nazionalsocialista tedesco. Se confrontiamo il brano incriminato con la “Urfassung”, ovvero la versione originale di Johann Strauss senior, si può notare come quella di Weninger sia appena un filo più baldanzosa, fatta apposta per strappare un ritmico applauso da parte del pubblico.

Ma fortunatamente, a stroncare i rigurgiti d’odio prodotti dal Concerto di Capodanno ci ha pensato  il nuovo direttore della Wiener Philharmoniker, il lettone Andris Nelsons, classe 1978, che si è nobilmente rifiutato di dirigere la nefanda partitura. Il novello Stauffenberg in papillon e code di rondine ne ha quindi commissionata un’altra all’archivio musicale dell’orchestra. Possiamo finalmente tirare il fiato: l’Europa è salva. Magari inseriranno nella partitura assoli e interventi del flauto dolce, dell’arpa e dell’oboe d’amore.

Ci permettiamo di suggerire all’amministrazione del Musikverein, la magnifica sala dove si svolge il concerto, di bandire dalla buvette anche la somministrazione di Fanta. Eh sì, perché il marchio della bevanda nacque in Germania in pieno regime hitleriano, nel 1940, a guerra iniziata, dato che l’embargo Usa non consentiva l’approvvigionamento di sciroppo di Coca-Cola. Così il suo principale imbottigliatore tedesco, Max Keith, si inventò questa bevanda (da Phantasie) ottenuta dal siero del latte e dalle fibre di mela da sidro. Chissà quanti ragazzini della Hitler-Jugend si saranno dissetati con la malefica bevanda alla fine delle loro giornate sportive…

L’uscita politicamente corretta del nuovo direttore d’orchestra ha sortito furbamente il voluto effetto pubblicitario per se stesso. Ma in pochi sembrano capire che la notizia produrrà la nostalgia del pubblico verso la vecchia – oggettivamente gradevolissima – versione di Leopold Weninger (fino a ieri un Carneade) che oggi tutti sapranno essere l’autore di varie marce del Terzo Reich. E in molti andranno a curiosare su Youtube e assorbiranno le potenti forme di propaganda di 80 anni fa. Complimenti, come al solito il politicamente corretto centra in pieno i suoi obiettivi!

Specchio fedele di tali acutezze d’oltralpe, l’articolo entusiasta di Avvenire, testata ormai completamente imbibita ed ebbra dell’olio da conserva ittica: ”Un segno forte quello voluto dal direttore Nelsons”, (!) scrive sul quotidiano dei vescovi Pierachille Dolfini, e ancora: “La nuova edizione, realizzata grazie alla collaborazione di tutto lo staff dei Wiener, è finalmente libera dalle ombre brune del passato”.

A proposito di censure musicali, ci sentiamo di lanciare un ghiotto boccone ai colleghi di Avvenire e ai nostri Catoni all’amatriciana. In questi giorni sembra che l’Italia abbia scoperto per la prima volta la Tosca di Puccini. La diretta dalla Scala, alla presenza del presidente Sergio Mattarella e della senatrice Liliana Segre, ha avuto grande successo. Questo, nonostante l’opera fosse stata sconciata dalla insultante regìa di David Livermore che, oltre al resto, ha voluto che la devota, appassionata Floria strangolasse Scarpia con la stessa veemenza di un Thug, senza lasciare né candelabri né crocifisso sul suo corpo.

Ma a parte questi dettagli, che fareste se vi citassimo quanto scriveva Giacomo Puccini nella prima metà degli anni Venti? “Io sono per lo Stato forte. A me sono sempre andati a genio uomini come De Pretis, Crispi, Giolitti, perché comandavano e non si facevano comandare. Non credo nella democrazia, poiché non credo alla possibilità di educare le masse. È lo stesso che cavar l’acqua con un cesto! Se non c’è un governo forte, con a capo un uomo dal pugno di ferro, come Bismark una volta in Germania, come Mussolini, adesso in Italia, c’è sempre pericolo che il popolo, il quale non sa intendere la libertà se non sotto forma di licenza, rompa la disciplina e travolga tutto. Ecco perché sono fascista: perché spero che il fascismo realizzi in Italia, per il bene del Paese, il modello statale germanico dell’anteguerra”.

Vi abbiamo dato un bel compitino per le vacanze, eh?

Andrea Cionci, qui.

Ma perché fermarsi qui? Perché non metterci alla caccia di tutti gli antidemocratici del passato, di tutti gli antisemiti, di tutti gli sfruttatori di manodopera servile, a partire da tutti, senza eccezione, gli artisti del nostro meraviglioso rinascimento, di tutti i fallocrati convinti della superiorità dell’uomo sulla donna, e poi omofobi, cacciatori, possessori di schiavi… Avanti, fratelli, c’è lavoro per tutti!

barbara

Una risposta

  1. Non si comprende perché Andris Nelsons non abbia semplicemente ripristinato l’originale. Faccio un’ipotesi: l’originale non è abbastanza ritmato da consentire il vero pezzo forte, che è il coinvolgimento del pubblico al concerto di capodanno. Perciò, avremo un arrangiamento molto simile a quello di Weninger, ma che si possa dire non di Weninger.
    Quanto al giornale dei preti, detto Avvenire, consiglierei una bella spazzolata storica su tutti i preti che hanno avuto benevolmente a che fare con fascismi e nazismi, ivi incluso il regime dei generali argentini della seconda metà degli anni ’70.

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    • Per quanto riguarda Argentina e Cile, direi che, fatte salve le eccezioni dall’una e dall’altra parte, in linea di massima l’alto clero è stato fortemente filogovernativo mentre il basso clero è stato in discreta misura a fianco delle vittime. Il che dice sicuramente molto.
      Quanto alla marcia, è sicuramente valida la tua ipotesi, ma aggiungerei anche il fatto che se avesse, alla chetichella, ripristinato l’originale, magari aggiungendovi per conto suo quel pelino di ritmo in più nei passaggi cruciali, non sarebbe assurto agli onori della cronaca (degli altari?) a livello mondiale. E io che sono cattiva e malpensante, giurerei che l’unico obiettivo era quello.

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  2. Sarò controcorrente ma imho il fatto che per lottare contro il nazifascismo si debba ricorrere a simili minchiatine come anche il sostituire la segre al duce nelle cittadinanze onorarie provano che il nazifascismo, dei cattivi, è morto definitivamente .
    Rimane ahimé quello dei buoni…

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    • Per quanto riguarda la Segre c’è una cosa interessante: se tu ti azzardi a criticare la sagra delle cittadinanze o l’istituzione della commissione, ti becchi istantaneamente dell’antisemita che osa prendersela con una sopravvissuta all’olocausto. Ebbene, tutto quello che diciamo noi, ma in maniera molto più netta e decisa, lo dicono fior di rabbini e di ebrei con importanti cariche in ambito religioso (tipo Tribunale Rabbinico, per intenderci), che hanno conservato tutta la loro lucidità mentale e capacità di giudizio critico. NON ovviamente le istituzioni comunitarie, preoccupate in massa del fascismo che avanzava con Salvini e che adesso per fortuna non c’è più, e di quella cosa orrida che sono i porti chiusi eccetera eccetera. Quanto al resto, quello che a me viene spontaneo pensare è che di nazismo serio in circolazione evidentemente non si riesce a trovarne, se per fare gli antinazisti hanno bisogno di attaccarsi a queste cazzate.

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  3. Purtroppo la stupidità dei sinistroidi e del ‘politically correct’ non conosce limiti…
    Non riesco a capire perché non si possa apprezzare un aspetto di una determinata persona pur non condividendone le idee politiche od altre caratteristiche.
    Magari sarà perché mi ostino a usare il cervello al posto del Manuale del Perfetto Sinistroide…
    Per esempio continuerò ad apprezzare Puccini malgrado la tua citazione mi abbia dato una dolorosa sorpresa : che (purtroppo) fosse fascista mi era noto, che apprezzasse u figuro come depretis, Non solo, a mio avviso, maggior responsabile della disfatta di lissa ma anche tanto vigliacco da scaricare le responsabilità sul povero persano, è una brutta sorpresa…
    P.s: scherzi a parte visto l’andazzo consiglio a tutti di conservare e di continuare ad acquistare libri musica e filmati su supporti fisici o almeno a salvarli su qualche hard disk : cominciò a temere che prima o poi questi osceni emuli di Catone arriveranno a ripristinare il rogo delle opere (e magari delle persone ) a loro sgradite.
    E in questo caso al confronto torquemada ci sembrerà un allegro mattacchione…

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    • Io farei una distinzione: se tu sei antisemita e scrivi libri antisemiti, io non ti leggo (lo so, sono molto criticata per questo, ma non ho mai letto né mai leggerò Celine); se sei antisemita e scrivi questo

      io ti ascolto. Poi magari se questa cosa qui l’avesse scritta un Josef Mengele, probabilmente qualche ripugnanza ad ascoltarlo, per non dire proporlo nel mio blog, l’avrei. La cosa della marcia Radetzky chiaramente non rientra né nel primo né nel terzo caso, quindi il polverone autopromozionale sollevato dal pincopallino di turno è indiscutibilmente una cagata pazzesca.
      Il consiglio mi sembra decisamente ragionevole.

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  4. premesso che da piemontese ho sempre nutrito un sano e istintivo disgusto verso la marcia di Radetzky (che trovo anche bruttina artisticamente), questa continua commistione forzata tra arte e politica la trovo stucchevole, idiota e pretestuosa.
    scindere l’artista dalla sua opera non dovrebb’essere un esercizio troppo difficile, soprattutto per menti acute e raffinate come quelle dei direttori d’orchestrina, ed è essenziale per poter godere appieno dell’opera d’arte in sé.
    di conseguenza, l’unica critica (ed eventuali provvedimenti riparatori) che si può fare all’opera è di tipo artistico, e se per caso al direttore non fusse piaciuto il piglio militaresco della marcia (pretesto abbastanza ridicolo, visto che di marcia militare si tratta, e pure in ricordo e celebrazione del massacro di qualche centinaio di italiani), avrebbe semplicemente potuto dirigerla in maniera più soffice, sempre che ne sia capace….

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    • Da veneta che gli austriaci li ha avuti in casa per un tempo molto lungo e con effetti molto pesanti, la marcia Radetzky l’ho sempre entusiasticamente amata (d’altra parte, come sai, amo smisuratamente anche Celentano, quindi ormai sei rassegnato al fatto che da me ci si può aspettare di tutto). Ovviamente, fatto salvo quanto ho scritto nel precedente commento, se un’opera non presenta in sé messaggi che mi ripugnano, non vedo perché la personalità dell’autore dovrebbe condizionarmi nel giudizio dell’opera. Altrimenti scendiamo al livello del fascismo delle leggi razziali, che ha eliminato tutti i testi scolastici composti da autori ebrei, pubblicati da editori ebrei, stampati in tipografie ebraiche, che contenessero parti, anche minime, di autori ebrei o disegnatori ebrei. Insomma, il solito fascismo che si divide in due parti, il fascismo propriamente detto e l’antifascismo.

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      • A proposito della musica, le cose stanno come segue (temo che coincida con l’estetica crociana, ma se uno ha ragione, ha ragione). La musica è pura forma, senza contenuto. Per esempio, la sinfonia “Pastorale” di Beethoven non ha nulla a che vedere con la campagna, e questo si applica a tutta la musica descrittiva: carnevali degli animali, stagioni dell’anno, battaglie napoleoniche, fontane di Roma. E, naturalmente, la marcia di Radetzky non c’entra nulla con il maresciallo austriaco. Nel senso che, se voi non conoscete il titolo di tutti i pezzi sopracitati, col cavolo che lo indovinate all’ascolto: “ecco, questo è il risveglio di piacevoli sensazioni all’arrivo in campagna”; oppure: “questa mi ricorda tanto il maresciallo Radetzky, che Dio l’abbia in gloria”.

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        • Naturalmente parlando di “messaggio” contenuto in un’opera, mi riferivo alle opere vere e proprie, con un testo scritto che racconta una storia e che quindi può contenere, e spesso di fatto contiene, un qualche tipo di messaggio. Ovviamente il discorso non vale per le composizioni puramente musicali. E neanche per i singoli pezzi di opera se se ne ascolta solo la musica (a me per esempio è assolutamente impossibile ascoltare “O mio babbino caro” cantato, mentre ne adoro la musica, che non mi evoca assolutamente l’inferno in terra).

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        • Per le opere liriche il discorso continua a valere. Se Tosca scopre che Mario è morto, la musica è drammatica, e questo aggettivo vale per moltissimi altri brani, operistici e non. Ma quella musica non è in rapporto biunivoco con la vicenda. Andrebbe bene anche se muore Sigfrido, o, genericamente, se un sinfonista vuole scrivere un movimento drammatico.

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        • Mi riferivo all’opera nel suo insieme, libretto e musica. Chiaro che se un libretto è antisemita la responsabilità è del librettista, ma se tu musicista decidi di musicare il mio libretto che contiene un esplicito messaggio antisemita, vuol dire che ti sta bene e quindi crei un’opera intrinsecamente antisemita.. Altrettanto chiaro che la musica che tu componi per far cantare morte agli ebrei maledetti, ascoltata da sola, non ha niente di riconoscibile come antisemita. Così come la musica indicibilmente struggente e nostalgica del Va’ pensiero sicuramente, se non ne conosci il contesto, non ti parla di ebrei e di Babilonia e di Sion e del salmo 137 e di salici e di arpe e di fiumi e di schiavitù.

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  5. Che bello “lottare” contro il nazismo 80 anni dopo, non rischiando nulla e tornando nelle tiepide case con cibo caldo e visi amici… avrei voluto vedere questi fighetti 80 anni fa quando l’opposizione al sistema costava la prigionia e la morte. Mi chiedo chi possa credere a questa gente.

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      • A fare la rosa bianca che per distribuire volantini che tentano di svegliare la gente ci lascia la testa sotto la mannaia, li si vede pochino, effettivamente. Se non altro per non mettere in disordine i gloriosi riccioli ribelli.
        Purtroppo di gente che ci crede – magari anche solo per sentirsi di nuovo ggiovane per un quarto d’ora, come la signora di cui ho postato l’invereconda testimonianza – ce n’è un sacco.

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