E MENTRE ELICOTTERI E DRONI

e intere squadre di poliziotti a terra coordinano le azioni per arrestare un uomo che corre sulla spiaggia deserta e un altro che corre in un parco deserto…

Genova, abitanti dei vicoli esasperati: “Noi chiusi in casa, i pusher liberi di spacciare”

di Michele Varì

Spacciatore arrestato in via Gramsci: in tasca aveva la droga, sul viso la mascherina
Genova
Noi chiusi negli appartamenti, gli spacciatori liberi di spacciare infischiandosene del decreto che impone di restare in casa!”.
Il grido di allarme arriva dagli abitanti di ogni zona del centro storico di Genova, dalla zona di via del Campo, dove sono state riprese queste immagini, a Canneto e San Bernardo: “Non si riesce a capire come riescano a farla franca e a passare inosservati anche ora che è in vigore il coprifuoco – denunciano gli abitanti – visto che quasi sempre i pusher sono anche le uniche persone che ci sono in giro e si capisce subito che non sono lavoratori o massaie che vanno a fare a spesa”.
A fare arrabbiare gli abitanti è anche la sfacciatagine di alcuni spacciatori: “A volte sono così tanti che dobbiamo farci largo fra di loro per passare, una situazione poco rassicurante anche dal punto di vista igienico”.
Polizia e carabinieri però garantiscono che stanno pattugliando i vicoli della città vecchia. L’ultimo arresto a mezzogiorno di Pasqua in via Gramsci.  Uno spacciatore con la mascherina sanitaria sul viso alla vista degli agenti della volante del commissariato di Cornigliano è fuggito, ma è stato rincorso e bloccato dai poliziotti. Addosso aveva circa 18 grammi fra cocaina ed eroina, è stato arrestato con l’obbligo di dimora a Torino, dove ha la sua residenza. Come a dire, anche lo spacciatore in trasferta deve rimanere a casa sua. (qui)

E mente noi siamo agli arresti domiciliari da sei settimane, nel resto del mondo

Lockdown: gli italiani sono i più reclusi del mondo

Tutto il mondo si chiude di fronte al dilagare del coronavirus. Ma c’è qualcuno che è più chiuso degli altri: dove per lockdown si intende l’ordine impartito ai cittadini di stare chiusi in casa, l’Italia ha adottato le misure di lockdown più rigide del mondo e attualmente è l’unico Paese realmente paralizzato.
La Spagna, che era il Paese europeo con le misure più rigide di segregazione di massa assieme all’Italia, da ieri ha riaperto i cantieri e molte aziende considerate “non essenziali”. La Spagna e l’Italia erano le uniche due nazioni in tutta Europa che avevano anche sospeso la produzione di beni e servizi non essenziali. Da oggi, solo l’Italia mantiene l’ordine di chiusura di gran parte della sua attività produttiva.
La Francia, ha adottato misure restrittive simili a quelle italiane anche se sport solitari e passeggiate sono generalmente permesse fino a 1 km da casa propria, salvo ulteriori divieti imposti a livello comunale. Attualmente sono ancora in vigore, ma verranno ritirate l’11 maggio, giorno in cui Macron ha preannunciato anche la riapertura delle scuole (cosa che in Italia non avverrà). Misure simili anche in Belgio, dove i cittadini non possono lasciare i loro comuni di residenza e possono uscire di casa solo per andare al lavoro, al supermercato, in farmacia o in banca. Ma le attività fisiche continuano ad essere consentite. Misure che però (salvo contrordini) dureranno meno che in Italia: fino al 19 aprile. Il Regno Unito, dopo aver previsto una strategia più liberale di rallentamento del virus, dal 23 marzo è entrato in lockdown. Ma gli inglesi non sono chiusi in casa come gli italiani: nei giardini possono andare e possono praticare sport se sono da soli o con persone con cui convivono sotto lo stesso tetto. Anche gli olandesi, che pure fino a marzo inoltrato avevano deciso di non ricorrere a misure drastiche, hanno imposto il lockdown. Che però si traduce più in una serie di raccomandazioni (state a casa il più possibile e non invitate più di 3 persone) che in un arresto domiciliare di massa. In Austria, il lockdown è finito ieri, i cittadini tornano liberi dopo poco più di due settimane. In Finlandia sono stati posti limiti agli spostamenti interni, ma è sempre consentito uscire di casa. La Norvegia, che ha blindato i confini, ha ordinato la chiusura di scuole e luoghi pubblici. Da Pasqua le scuole sono riaperte. La Svezia sta ancora adottando una delle strategie più liberali d’Europa, limitandosi a vietare gli assembramenti di più di 50 persone. Anche la Danimarca, che ha chiuso scuole, teatri, biblioteche e altri luoghi pubblici, non ha segregato i suoi cittadini in casa e dal fine settimana di Pasqua ha riaperto le scuole.
Vi sono poi Paesi che non hanno imposto una strategia nazionale contro l’epidemia, ma lasciano che queste vengano adottate da autorità locali. Il macro-caso è quello degli Stati Uniti, in cui Trump è esplicitamente contrario al lockdown (e da ieri sta chiedendo di scavalcare le autorità statali per poter imporre una rapida riapertura), ma quasi tutti gli Stati lo stanno imponendo ai loro cittadini. Quasi, perché 6 Stati non hanno mai chiuso nulla: Nord e Sud Dakota, Nebraska, Arkansas, Oklahoma e Iowa. Fino alla fine di marzo, anche New Hampshire, West Virginia, New Mexico, Utah, Nevada, Alaska e Hawaii avevano posto restrizioni molto limitate, ma non ordini di “restare a casa”. Idem dicasi per la Svizzera, Paese federalista alle porte di casa, dove non esiste una strategia su scala nazionale: mentre il Canton Ticino italofono ha deciso di seguire misure simili a quelle italiane, nella maggioranza dei cantoni tedeschi non c’è lockdown. La Germania (federale, con regole che cambiano a seconda dei Land) non ha applicato nulla di simile al nostro lockdown. Anche il fine settimana di Pasqua è trascorso con i tedeschi all’aperto, a prendere il sole e fare sport nei loro parchi. Nel Baltico, dopo aver vinto una causa legale, i cittadini del Meclemburgo sono anche andati a fare i primi bagni e a prendere il sole in spiaggia. In generale sono chiusi i luoghi pubblici in cui è più probabile che si creino assembramenti, come bar, locali, impianti sportivi, ma le aziende sono in gran parte libere di continuare a lavorare.
Misure più blande sono adottate in Paesi dell’Europa centrale e orientale. In Ungheria non c’è un lockdown nazionale, ma viene spesso imposto l’ordine per i cittadini di restare a casa (se non per uscite di stretta necessità) e in alcuni casi la quarantena può essere obbligatoria. Nella vicina Repubblica Ceca sono chiuse solo alcune attività e sono stati limitati gli accessi al Paese. Da Pasqua, ha riaperto praticamente tutto. In Slovacchia, sono vietati gli eventi pubblici e le frontiere sono state chiuse. Non c’è lockdown, ma sono state rese obbligatorie le mascherine per quando si esce di casa. In Polonia c’è un lockdown nazionale, ma si può uscire di casa da soli o in coppia (ed è obbligatorio indossare i guanti nei supermercati). Il 10 maggio si voterà comunque per le elezioni nazionali. In Croazia non c’è lockdown, si raccomanda di evitare assembramenti. In Lituania e Lettonia le scuole sono chiuse ed è stata adottata una politica di lockdown, ma lo sport all’aperto è possibile, con precauzioni. In Estonia, oltre alla chiusura dei confini, non c’è un lockdown nazionale, solo misure restrittive per negozi e trasporti. La Russia, che finora ha registrato casi soprattutto nella capitale, ha chiuso i cittadini nella sola Mosca.
Sono meno comparabili le realtà extra-europee, sia per le grandi differenze nella loro società che per la minor diffusione del virus, in proporzione, rispetto ai Paesi occidentali. I Paesi dove i cittadini restano più liberi di muoversi sono e restano le democrazie dell’Asia orientale, che per prime sono state contagiate: Corea del Sud, Taiwan, Singapore e Giappone. Strategie simili (test di massa e tracciamento dei contagi) sono state adottate anche in Israele, dove è stato imposto un lockdown solo parziale.
Lungi dall’essere esaustivo questo elenco non sarebbe completo se non si guardasse anche all’effetto pratico di queste misure. Ebbene, Google, con una raccolta dati in tutto il mondo, ha misurato quanto si siano ridotti i movimenti delle persone, nei vari ambiti. Da qui apprendiamo che il movimento degli italiani per motivi di lavoro si è ridotto del 62%, attualmente la percentuale più alta del mondo (dopo la riapertura della Spagna, unica che ci batteva fino a ieri). Nella maggioranza dei Paesi europei la percentuale di cittadini che non si recano più al lavoro è inferiore al 50%. In Germania gli spostamenti verso i luoghi di lavoro sono appena il 30% in meno, in Danimarca e Svezia il 25% in meno, per non parlare delle democrazie asiatiche, come Taiwan, Singapore, Corea del Sud e Giappone, dove le abitudini di lavoro sono cambiate per circa il 10% della popolazione attiva. Verso parchi, spiagge e giardini, in Italia c’è un calo di movimento del 95%. Anche qui: siamo primi al mondo per immobilità, basti pensare che in altri Paesi colpiti, come Giappone, Norvegia, Ungheria, Slovacchia, Olanda, Svizzera, nei Paesi Baltici, in Germania, in Svezia e in Danimarca, si registra un aumento delle persone che si svagano all’aperto, in particolar modo in Danimarca con percentuali oltre il 100%. Verso supermercati e farmacie, l’Italia registra un calo di mobilità dell’82%, anche qui una cifra da record mondiale.
Eppure l’Italia, ancora oggi, è un Paese con la percentuale di morti in rapporto alla popolazione fra le più alte del mondo (ci superano solo la Spagna e il Belgio, più alcune micro-realtà come Andorra e San Marino). E non per colpa di chi fa il “furbetto” della spesa o il “runner” che è ormai razza estinta. (qui)

Già. Anche il 15 aprile abbiamo avuto oltre 2500 nuovi contagi e oltre mezzo migliaio di morti. E con provvedimenti deliranti. In Inghilterra dei poliziotti si erano appostati vicino ai supermercati per verificare che la gente comprasse solo cose di assoluta necessità: è intervenuto personalmente Boris Johnson a richiamarli all’ordine, chiarendo che non è di questo che si devono occupare. E in Italia? Ti multano se compri il vino perché hanno deciso, a loro unico e insindacabile giudizio, che non è una necessità. E credete che con questo si sia toccato il fondo? Vi sbagliate, e anche di grosso. Succede che a un fornaio siciliano con un bar-panificio, oltre al bar fanno chiudere anche il panificio, perché a chi mai potrebbe venire in mente che il pane possa essere un bene di prima necessità, ma quando mai. Vabbè, lui docilmente obbedisce e chiude. Ma decide, in accordo con alcune organizzazioni benefiche, di produrre ugualmente del pane, tutto solo, per regalarlo ai poveri del paese. Risultato? Multa e chiusura. Esagero se dico che “solo in Italia”? E io continuerò a ripeterlo finché avrò fiato, o meglio dita da battere sulla tastiera: abbiamo una sola via di salvezza: la disobbedienza civile. E se non basta, si studierà come proseguire.

barbara.

Una risposta

  1. Mi sa che qui ce la giochiamo con i Vogon.

    I Vogon sono una delle razze più antipatiche della Galassia: non sono proprio cattivi, ma hanno un caratteraccio, e poi sono dei burocrati, degli invadenti e degli insensibili. Non alzerebbero un dito nemmeno per salvare la loro nonna dalla Vorace Bestia Bugblatta di Traal, se non ne avessero ricevuto l’ordine firmato in triplice copia, non lo avessero spedito e rispedito a cento “chi di dovere”, e non lo avessero timbrato, vagliato, sottoposto a minuziosa approvazione (un ordine destinato, alla fine, a essere perso e a essere riciclato come combustibile).

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  2. Poche balle.. a te ti corrono dietro e ti spiano usando i droni e gli elicotteri (salvo poi dire, per esempio, che intercettare una barca in mare non sia possibile..) perchè sanno che al massimo estrarrai il portafogli, ed è questo quello cui realmente mirano. Quindi zero rischi e soldi certi.
    Vuoi mettere uno spacciatore o addirittura un branco di spacciatori? Lì la storia si fa seria: questi sono cattivi, estraggono il coltello e non il portafogli tirano pietre se va bene, se va benissimo scappano e bisogna rincorrerli. Tutta fatica non remunerata.
    D’altronde uno stato che si piega ad una ONG (!!!) nonostante leggi ed avvertimenti è la plastica rappresentazione attualizzata dei don Rodrigo di manzoniana memoria, delle relative grida e degli Azzeccagarbugli al seguito.
    Non capendo, tra l’altro, che queste situazioni generano disprezzo verso la cosa pubblica, rafforzando la percezione dello stato-padrone vessatore cui tutto è permesso sui singoli, ma basta che qualcuno organizzato faccia “bau” e già la coda si tira tra le gambe. Neanche nelle proverbiali repubbliche delle banane…

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    • E ti costringono a vedere le forze dell’ordine come nemiche della gente onesta. Con la fattiva complicità – questo va detto – dei cittadini zelanti che chiamano la polizia per avvertire che c’è uno che corre nel parco, mentre mai si erano sognati di chiamarla sentendo una donna stuprata urlare aiuto.

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      • Mica tanto, se permetti. Le famose FdO ci mettono molto del proprio. A buona parte di quella gente, basta la divisa con qualche distintivo per sentirsi i giustizieri del mondo. Ti racconto questa: prov. di BS. Mamma single con 2 figli che ha bisogno di medicinali. Abita in un paese: la farmacia è chiusa (non so perchè). Decide di andare in altro pese limitrofo: vigile la ferma e appioppa 400 Euro di multa. La storia è di seconda mano, ma verosimile. Non fa arrabbiare? E qui non ci sono cittadini zelanti, c’è solamente un vigile inqualificabile. Sono gli stessi che, come nel mio commento, fermano la signora e fanno gli arroganti ma poi si girano dall’altra parte se compare uno spacciatore (gente per altro riconoscibilissima). Applicassero lo stesso zelo in altre circostanze, avremmo risolto il problema droga a livello mondiale. Per dire.

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        • Demenziale. D’altra parte il tizio multato per il vino è delle mie parti: non posso che confermare l’arroganza di certi “tutori della legge”, non appena hanno divisa, cappellino e paletta. Si tratta più spesso di vigili, che infatti sono di nomina “politica” (amministrazioni locali), ma a volte ci mettono del loro anche polizia, GdF, carabinieri, guardie penitenziarie… ma quante forze di polizia ci sono in Italia? Dovremmo essere il Paese più sicuro al mondo.
          C’è da dire che la signora può fare ricorso al Giudice di pace: lo vincerà di sicuro, e ne varrà la pena non solo e non tanto per i 400 euro, che comunque sono un bell’incentivo, ma per sentire il cazziatone che il GdP farà, ne sono certo, al vigile. A me è capitato già due volte per multe stradali assurde: in un caso il vigile è uscito quasi piangendo dall’aula, nell’altro neppure si è presentato: causa vinta per abbandono.

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  3. forse sarebbe più saggio separare gli indirizzi strategici – tutti discutibili, nessun primo ministro parla col roveto ardente a quanto ne so; l’ultimo che ricordi è stato bush il giovane – dalle fisiologiche ubbìe della sbirraglia.

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  4. Vedi? E’ quello che dicevo qualche giorno fa. Magari l’idea sembrava buona, dopotutto i cinesi ci hanno detto che da loro ha funzionato (lo so, lo so…) e qualcosa bisognava pur fare; però è passato più di un mese, e se se pure si vede una lieve flessione dei nuovi casi, non è migliore di quella che si vede in altri Paesi che hanno adottato misure di gran lunga meno restrittive, o non ne hanno adottate affatto. E sembra che nessuno, al Governo, si stia ponendo la domanda se tutto stia andando come sperato, o se serva un piano B, che d’altra parte non mi pare abbiano neppure previsto (io ne dovrei sapere qualcosa, dopotutto dovrei essere nell’ambiente dei “tecnici”). Prosegue indefessa l’ottava offensiva sull’Isonzo, o forse siamo già all’undicesima.
    Ora, a parte le conseguenze dell’insistere, sia sul piano delle libertà civili che sull’economia, c’è da dire che, anche dal punto di vista puramente sanitario, l’obiettivo cui si mirava, quello cioè dello “spianamento” della curva, non ha molto senso, perché se, come mi insegni, l’area sotto la curva è la stessa, solo protratta per un tempo maggiore, l’unico beneficio sarebbe quello di non saturare le risorse “di picco” del sistema sanitario, cosa che sembra lontana considerando che tutto ciò che non è COVID per il SSN attualmente non esiste, o quasi. Il sovraffollamento dei prontosoccorsi ha riguardato dappertutto solo i primi giorni del contagio, diciamo due – tre settimane, e comunque ci sono alternative.
    Ieri mi ha colpito un dato fra quelli riportati dal TG: i posti in terapia intensiva si stanno liberando, un po’ per volta, (notizia positiva); morti ancora parecchi, anche se non ricordo il numero. Dunque i morti non erano in terapia intensiva? E perché, se ora ci sono posti vuoti?
    Piccola noterella personale: ieri, ma solo in una della tre ASL per cui lavoro, mi hanno consegnato (facendomi firmare regolare ricevuta) il primo pacchetto di 10 (dieci) mascherine FFP2, cioè quelle che servono a proteggere me dai pazienti e non solo viceversa. Ci sono voluti solo due mesi, e parecchie minacce di denuncia.
    Vaffanculo 1
    Altra noterella personale: Mercoledì ho rivisto, dopo tre settimane di assenza, la mia infermiera: era stata messa in quarantena. A me nessuno aveva detto nulla nulla, men che meno fatto un tampone.
    Vaffanculo 2

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