E ORA PARLIAMO DELLA FAMIGERATA APP

Che personalmente non mi riguarda, dato che non possiedo uno smartphone, ma che non scaricherei, se lo avessi, perché la ritengo pericolosissima: pericolosissima di per sé, e pericolosa al cubo con questa specie di governo di un uomo che si è imposto come unico detentore del potere legislativo e ha instaurato uno stato di polizia. Ma dato che in materia sono totalmente analfabeta, lascio parlare gli altri.

La app Immuni sarà la nostra fine

Questo “sgoverno” se ne deve andare. Ha sbagliato tutto il possibile. Ha promesso ed ha mentito. È stato incapace di cogliere una pandemia nel suo evolvere. Ha fatto prevalere l’ideologia al buon senso. Si dimostra incapace oggi di concepire una uscita dalla reclusione di massa, detta Fase 2, con la necessaria lucidità. Ha stretto sempre più le maglie del controllo, in una escalation delirante. Ha investito le forze dell’ordine di compiti odiosi, istigandone il lato aggressivo e irragionevole. Ha consegnato la politica nelle mani di virologi influencer, dimostratisi incompetenti, arroganti, ambiziosi. Ha lasciato un paese in un limbo allucinante per due mesi, così che chi non crepa di contagio rischia di crepare di inerzia e di inedia. Ha moltiplicato le task force, forze inconsistenti, che servono solo a moltiplicare prebende, farcite di competenti assai presunti, di maneggioni, di intriganti, di carrieristi, di parassiti, di marxisti d’accatto e di risacca. Ha puntato non sull’efficacia ma su una comunicazione reality, patetica, odiosa, falsa.
Ha usato la reclusione coattiva per arrendersi all’Europa usuraia nel modo più umiliante, castrando le (debolissime, e confuse) opposizioni, incamiciando qualsiasi protesta eventuale. Ha messo contro le regioni, i poteri decentrati, non si è assunto la minima responsabilità del disastro, ha aizzato i media contro i governatori avversi continuando a flirtare coi politici amici che mangiavano involtini e cercavano cinesi con cui fare sesso solidale, fino a che, come sempre accade quando le nullità comandano, non sono finiti a divorarsi tra loro. Ha aspettato paziente il fatale esito giudiziario per gli oppositori.
E alla fine, per mano del solito Mattarella, cui si deve molto dello sfascio attuale, ha imposto un tecnocrate che sta a Londra, il manager di telefonia Colao, col compito di imporci una app. “Sarà volontaria”, avevano mentito sapendo di mentire. E lo sapevano perché sapevano che i cittadini, già provati dalla lunga cattività, esasperati, sbigottiti al cospetto di tanta inconsistenza, si sarebbero ribellati in massa ad un programma dal controllo globale, che ovviamente sarebbe rimasto anche a pandemia smaltita.
La app “Immuni”, frutto di un trust fra i soliti arcinoti, non serve alla nostra salute, serve a sconfiggerci definitivamente come cittadini, come individui, come uomini dalla libertà almeno residuale. Serve a cinesizzarci, il sogno di questo “sgoverno” realmente comunista. E adesso, implacabile, arriva la conferma. Liberi di obbedire. Liberi di assumere la app. Altrimenti, destinati al braccialetto elettronico. Altrimenti in galera. Colpevoli di niente, condannati a vita per non aver commesso alcun fatto. E lo saremo, colpevoli, lo saremo tuttavia, se non ci ribelleremo a tutto questo.
Saremo complici della nostra rovina. Volonterosi carnefici di noi stessi. Saremo gli zimbelli del mondo libero e gli stracci di quello prigioniero. Saremo senza più dignità, legittimando ogni disprezzo tedesco, francese, eurodittatoriale. Saremo quello che ci siamo meritati. Già adesso l’informazione mainstream, di sinistra, proveniente da generazioni di piombo, di fanatici del potere e del controllo sotto le mentite spoglie dei rivoluzionari, già adesso questa sporca informazione di commissari del popolo, di spioni, di delatori, di leninisti spinge, sforma, stravolge: così come chi non mangiava involtini primavera era un razzista, chi restava a casa uno stragista (oggi lo sei se ti azzardi a uscire), chi non sottoscriveva l’immunità genetica dei migranti era un nazista, chi non vuole sfondare a calci Trump o Salvini è un violento, chi non scommette sul ripensamento del capitalismo, cioè una bella e sana società paleocomunista, è un porco da annientare, allo stesso modo chi non smania per infilarsi la app come una supposta è un miserabile, un verme, un sovranista, un infame, un monatto, un untore, la cimice borghese di cui parlava Gramsci, e merita l’eterno anatema di Marx: “Io ti schiaccerò”.
Ma noi non possiamo lasciarci schiacciare, dobbiamo ribellarci. Questa volta sì, questa volta cedere non ci è dato. Ne va della nostra decenza di uomini e donne; di esseri umani. Perché noi siamo l’ultima cosa che ci rimane, e dobbiamo esserne consapevoli. Mentre è questo che ci dicono quando ci insegnano che tutto dovrà cambiare, che noi dovremo cambiare: ci stanno già cambiando, siamo il loro esperimento sociale, siamo i criceti sulla ruota. Pagheremo per la nostra rovina. Pagheremo anche la app che ci immunizza. E invece non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo arrenderci né alla app, né al bracciale elettronico, né alle catene del controllo altrimenti, del conformismo, della sudditanza a un Paese di virologi che si divertono a mandare la morte a Trump o Boris Johnson, si insultano per una ospitata televisiva, come l’ultima delle troniste, e noi dovremmo prenderli sul serio.
Non dobbiamo sottovivere col peso addosso di un peccato originale mai commesso, ma che giustifica la nostra sudditanza concentrazionaria. Questa volta dobbiamo resistere. Noi da loro. In modo non violento, ma dobbiamo farlo, non importa il prezzo. Questa volta in culo no. Che non si arrivi a pensare di noi: potevano scegliere tra il disonore e il controllo, hanno scelto il disonore e hanno avuto il controllo. Questo “sgoverno” di questurini e di burattini, di manichini dai fili tirati dalla Cina, dalla Oms, da virologi vanesi e comici lugubri e comunisti truci, da informatici e manager, da avvocati esaltati, da presidenti distratti, questo “sgoverno” se ne deve andare.
Max Del Papa, 20 aprile 2020 (qui)

Poi vi metto una considerazione e un’altra considerazione di carattere tecnico ad opera di chi è del mestiere e un video di Luca Donadel

Restando ancora un momento al nostro amato governo e alle sue bizzarrissime bizzarrie, vi propongo questo pezzo con considerazioni che ritengo interessanti, e infine vorrei tornare ancora un momento sulla caccia all’uomo messa in atto dalle Forze dell’Ordine, e in particolare a questa foto,
Dronirimini31
sulla quale, da un post di straordinario interesse che vi raccomando di leggere, stralcio due brevi capoversi:

Adesso vorrei chiedermi perché questa specifica immagine ha colpito così tanto. Perché è stata scambiata così spesso sui social, commentata, memerizzata. Quali corde ha toccato. Cosa racconta, al di là delle apparenze. […]

Si tratta dell’inversione fra i fini e i mezzi che è propria dei regimi autoritari. Una comunità consapevole si dà regole utili a raggiungere uno scopo condiviso (difenderci tutti assieme dai rischi del virus) e ammette anche che ci siano sanzioni quando un trasgressore mette in pericolo quello scopo. Uno stato autoritario dà regole che possono anche avere uno scopo, ma applica le punizioni quando viene messa in pericolo l’obbedienza.

E con questo direi che abbiamo detto tutto. Anzi no, manca ancora questo:
comunismo marsigatto
di Marsigatto.

barbara

Una risposta

  1. Molto interessante Barbara, grazie. Ti do qualche spoiler sulla terza puntata della telenovelas: “anche i virologi programmano”.

    Dopo aver cercato di smontare, apostrofando come “no-trax”, chiunque avanzasse dubbi sulla app, si son resi conto che stavano bollando come gombloddisti ignoranti e dicendo “studia” anche a gente che aveva curriculum in sicurezza informatica ed in informatica giuridica comparabili con quello che hanno, nella loro materia, le primedonne della televirologia.

    In pratica le primedonne e i loro cicisbei si stavano comportando esattamente come i no-vax, cosa decisamente ironica, e qualcuno è persino finito “blastato” allo stesso modo cui lui aveva “blastato” qualche esagitato informato antivaccinista.
    Addirittura il generalissimo “zitto tu che di virologia non capisci una cippa” ha dovuto incassare, in silenzio, un bellissimo: “zitto tu che di sicurezza informatica e di diritto dell’informatica non capisci una cippa”..

    Visto il crollo degli uomini di punta, per uscire dall’impasse venne adottata la stessa tattica che adottarono i giapponesi nella tarda estate del 1945 contro Mc Artur, resa incondizionata a patto che si salvasse il culo dell’imperatore.

    Infatti il ministero dell’innovazione, non chi ha proposto e acquistato la app iniziando a descriverne l’utilizzo in un crescendo di sparate, ha fatto una inversione a 180°, non più dati centralizzati ma decentrati, son state recepite tutte le obiezioni riguardo alla sicurezza, i pareri europei e italiani dei garanti della privacy, questo si è tradotto in un ritardo nello sviluppo della superapp, di fatto devono rifarla ex novo,

    Ovviamente tutto questo balletto, comunicativo ed inversioni prima che tecnico, lascerà i suoi strascichi sulla fiducia nel governo e nelle istituzioni.

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  2. L’ho già scritto ma lo ripeto: spero che tanta efficienza e cotanta arroganza e machismo, nonchè desiderio di far rispettare le regole (anche se giustamente si fa rilevare che questo episodio è più da ascriversi come “vendetta sociale” di chi non può…) la dimostreranno anche in altre situazioni più pericolose ed impattanti sulla normale vita. Che so… furti in appartamento? Spaccio? commercio abusivo – a proposito, mi piacerebbe vedere il quad impiagato nei confronti dei venditori abusivi che ogni minuto ti importunano sulla spiaggia (in riviera ligure, mediamente, passano dai 2 ai 3 minuti…)? Avranno la stessa solerzia in Agosto facendo scappare la metà dei vacanzieri?
    Come si fa a non rendersi conto che operazioni come queste, specialmente propagandate con fotografie simili, non fanno altro che far incazzare la gente? Ma che “esperto” hanno in quel di Rimini?

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        • Nel seder ci sono cibi e azioni che seguono un ordine preciso (seder significa appunto ordine) e in quattro momenti specifici si bevono quattro coppe di vino, ma di dieci gocce (da contare come, col contagocce?) non ho mai né letto, né sentito parlare, né visto dal vivo – anche perché eravamo almeno un centinaio, e te lo immagini a contare dieci gocce per un centinaio di persone?!

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        • Le dieci gocce di vino – in realta’ sono 16. Quando durante il seder si leggono i nomi delle piaghe, 3 termini che si leggono prima, e tre sigle dei nomi delle piaghe stesse, si usa intingere un dito nel proprio bicchiere pieno di vino e fare cadere la goccia che rimane sul dito fuori dal bicchiere – in genere in ciotoline che vengono messe sul tavolo apposta. Ognuno lo fa per se stesso – e chi dirige il seder anche nel bicchiere del profeta Elia – quando chi dirige il seder, o chi per lui, legge i nomi che ho scritto, quindi puo’ essere fatto qualcunque sia il numero dei partecipanti al seder – uno, cento o piu’. Non si tratta di usare un contagocce comunque, non deve essere una quantita’ precisissima.
          La spiegazione dell’uso che ho visto nell’articolo e’ la stessa come una di quelle ho trovato altrove.

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        • Grazie. Però non capisco come mai non abbia mai trovato questa cosa delle gocce da nessuna parte, compresa la haggadah di Pesach che mi ha regalato un’amica tanti anni da, né mai mi sia stato detto, né sia stato fatto al seder (in sinagoga) a cui ho partecipato. Un’altra cosa che mi lascia perplessa è il fatto che in una cultura così attenta all’igiene in tutti i suoi aspetti come quella ebraica ci sia una pratica così antiigienica come infilare un dito nel vino che poi si deve bere.

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        • Buona domanda. L’ho sempre visto fare – non ricordo se anche quando facevo il seder in comunita’ – e’ passato qualche decennio – ma sicuramente sia da mio cugino (in Italia quindi) che ai diversi seder cui ho partecipato in Israele con la famiglia di mio marito (di origine polacca – cecoslovacca). In seguito al tuo commento ho appena controllato sulle hagadot che ho a casa – tutte diverse. Mentre su quella di Lele Luzzati – quindi stampata in Italia – non c’e’ scritto, nelle 4 stampate in Israele c’e’ scritto in tutte.
          Per quel che riguarda l’igiene bisognerebbe chiedere magari a mio cugino. Vuoi che glielo chieda? E’ vero che lo si fa dopo il primo lavaggio delle mani all’inizio del seder, ma e’ altrettanto vero che si tratta di un lavaggio simbolico, e poi si toccano le hagadot per leggerle. Ammetto che io “faccio finta” e non intingo veramente il dito nel vino – e credo di aver visto qualcuno versare il vino nella ciotola senza toccarlo, ma si tratta di eccezioni alla regola e non alla regola (o all’uso) stesso.

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        • E’ anche vero che se hai le mani sporche, prima della netilah le devi lavare col sapone, quindi quando ti siedi a tavola sono pulite, però appunto poi tocchi la haggadah che da anni gira e viene toccata da tutti. Vero anche che è stata toccata da mani pulite… In effetti credo che facciamo tutti di molto peggio, ma mi ha colpito proprio perché si tratta di un contesto rituale ebraico, comunque non preoccuparti, non è una cosa importante. E grazie ancora per le risposte.

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