SPIGOLATURE 6

Ancora una volta parto con un antipastino leggero, anzi due, uno in Italia, dove per fortuna il senso dell’umorismo non è ancora del tutto morto
brioches
e uno in Israele, dove le mascherine sono obbligatorie
mascherina IL
Passiamo al consommé che, come facilmente comprensibile anche da chi non conosca il francese, significa consumato. Resta da decidere chi o che cosa sia il consumato: il signor Arcuri, consumato attore specializzato in ruoli di fotti-popolo italiano? Il popolo italiano consumato fino all’esaurimento da un governo di cialtroni e farabutti? I farmacisti, coi nervi consumati dall’infinita richiesta di mascherine che non sono stati messi in condizione di poter fornire? Le mascherine, consumate in due ore a causa di un esperto incapace di mantenere le promesse? A voi la scelta.

 

E ora, per riprenderci dalla batosta delle mascherine e di tutto il bordello che vi gira intorno, una bella carbonara, ricca, saporita, nutriente, la meravigliosa notizia che ci ripagherà di tutte le sciagure e di tutte le amarezze: dopo tanti “esperti” da strapazzo abbiamo finalmente un’esperta vera, a prova di bomba
greta-covid
(qui l’articolo)

È arrivato il momento del secondo. Ci sarebbe un arrostino, che però si è cucinato un po’ troppo e si è seccato: è un po’ duro da masticare, ma magari, mentre mastichiamo, abbiamo il tempo di riflettere un po’.

“QUELLO CHE SILVIA ROMANO FACEVA IN KENYA NON AVEVA NESSUN IMPATTO SU NESSUNO” – EDWARD LUTTWAK

Da “la Zanzara – Radio24”

“Anni fa una brava persona è morta per salvare una donna andata in Iraq per scrivere male dei soldati italiani in Iraq. Vorrei dire che gli operativi dell’Aise sono operativi sul serio e chiunque critichi queste cose, non deve criticare loro. I loro colleghi di altri servizi sono molto operativi nei film, ma in pratica non sono operativi. Il peggior aspetto di questo è la collaborazione con i servizi turchi, gli agenti di Erdogan e dell’islamismo. Gli italiani avrebbero dovuto sputargli in faccia, a questi del servizio turco. Questa è una cosa terribile”.

Lo dice Edward Luttwak, politologo americano, a La Zanzara su Radio 24. “Queste persone italiane che si auto nominano Ong – dice Luttwak –  e che vanno a mettersi nei guai, non hanno diritto di esigere questi grandi sforzi. Più dei soldi c’è il rischio per il personale, che non sono lì per fare le bambinaie di queste disgraziatissime persone che vanno proprio lì dove c’è il pericolo. Vi assicuro che quello che questa signora faceva in Kenya non aveva nessun impatto su nessuno.

Io vi do una lista di quartieri a Napoli dove c’è un enorme bisogno di lei… invece lei va a fare  un’avventura personale e poi si fa salvare dallo Stato italiano, e poi com’è successo quella volta con quelle due disgraziatissime Simone, il padre diceva che se vogliono poi tornare in Iran, non è che le blocco. Hanno il diritto di farlo. E così ogni volta lo Stato italiano va lì e paga milioni”.

“Queste  Ong – aggiunge Luttwak –  sono ragazze e ragazzi che vanno in giro con Toyota Land Cruiser da 70.000 dollari, parlano a vanvera, non parlano la lingua, non sanno fare sono alcune ong importanti accreditate? La parola ong vuol dire non governativa. Vuol dire cioè che non è sorvegliata da nessuno. Questi sono giovanotti e giovanotte che non hanno una collocazione nella loro società, e sotto il nome di ong vanno a vanvera nel mondo. Ero in Bolivia e nell’Amazzonia boliviana, ho la mia fattoria di mucche. E vedo questi sbandati delle ong che vanno in giro a fare programmi cretini e poi scompaiono. Raccolgono soldi da qualche cretino e poi scompaiono. Sono una piaga”.

Silvia Romano si vuol far chiamare Aisha: “Un po’ di rispetto, Aisha è la moglie di Mohammed. L’ha sposata quando Aisha aveva sei anni, ma nella biografia ufficiale spiegano che non ha consumato fino all’età di nove anni. Quindi è un glorioso nome Aisha. Un orrore?  No, è una cosa bellissima. Adesso sento che questa vuole ritornare lì per farsi catturare di nuovo per essere liberata di nuovo. E magari c’è un genitore in giro, come ha fatto con le due disgraziatissime, che dice se mia figlia vuole ritornare io non è che la blocco.

Se dovremmo impedire a queste persone di tornare lì? No, no, bisogna pubblicare una notizia oggi, in giro per il mondo, che se tu sei un cittadino italiano, che ti chiami ong o non ti chiami ong, Ciro o Giro, tu devi contattare il consolato italiano più vicino, e se il consolato ti avvisa che è pericoloso essere dove sei, se tu non ritorni a casa il consolato italiano non può più tutelarti”.

Molti italiani sono rimasti infastiditi nel vedere la Romano vestita in maniera islamica? Tu sei un razzista del peggior tipo, sei un anti islamico. Lei si chiama Aisha che era la moglie di Mohammed. Che ha sposato a sei anni, consumato a nove. Questa è una parte importante. Io sto citando la biografia ufficiale del mondo religioso islamico. Lui ha detto guarda che non sono un pedofilo perché non ci ho fatto niente fino all’età di nove anni. Ma a me preoccupa solo un fatto, di aver collaborato coi puzzolenti turchi, i peggiori turchi del mondo, ci sono turchi belli e brutti. I più brutti sono quelli del servizio turco”. (qui)

Come ha ricordato qualcuno, lei era lì per intrattenere bambini (e, come ha ricordato Silvana De Mari e come tutti noi possiamo verificare girando per google immagini, farsi i selfie col negretto), perché sicuramente non si sono donne africane capaci di badare a un gruppetto di bambini. E siamo arrivati al dessert, per il quale propongo una bella torta alla panna, ben sostanziosa.

Urgono uomini seri

C’è aria di guerra civile in Italia. Una brutta aria di odio e d’insofferenza. Si sta scavando un fossato incolmabile tra italiani. Riassumo gli ingredienti o le stazioni che portano all’odio radicale. In primis le restrizioni e i divieti anche assurdi hanno lasciato un segno e una scia sul corpo e la mente degli italiani; poi le carenze sanitarie più elementari unite alle clamorose cialtronerie di commissari, ministri e task force; aggiungi la mancanza assoluta di strategia, prevenzione e test per governare il futuro ma tutto è affidato ai cittadini e alle loro limitazioni. Poi la drammatica situazione economica e sociale per famiglie e imprese, le tante aziende che non apriranno, i tanti che non riavranno il lavoro, l’impossibilità di far rinascere esercizi con quelle restrizioni, quei costi e quelle cadute. Intanto una legge libera fior di delinquenti dalle carceri e persino criminali in cella d’isolamento, che non erano a rischio di contagio; proprio mentre venivano inseguiti sulle spiagge come criminali innocui bagnanti, sporadici avventori o isolati corridori. Unisci questo quadro alla vanesia, fanfarona, irritante esibizione del governo, gli show inconcludenti su aiuti che non arrivano mai.

Se a tutto questo unisci vicende dell’assurdo come la liberazione di Silvia Romano, con pagamento ai terroristi per finanziare le loro imprese e le loro armi, il ritorno dell’ostaggio da moglie di uno di loro e credente nella religione dei suoi stessi carcerieri nella versione più feroce e antioccidentale, insieme all’autoincensarsi del governo che sfrutta l’occasione per farsi uno spot e una passerella, col premier e il ministro degli esteri che sgomitano per prendersi la vetrina, il codazzo di media allineati e vescovi inclusi, ti accorgi che la polveriera sta per esplodere. Non c’è più dissenso ma disprezzo, livore.

Su quest’ultimo caso ho letto giudizi sprezzanti che trasudano odio tra due Italie che non si parlano più ma si sputano, si schifano, si disprezzano. Agli uni pare civile, umano e misericordioso gioire per il ritorno a quelle condizioni dell’ostaggio e pare invece bestiale, infame e incivile chi ne mostra il conto, il rischio, la beffa. Agli altri, e ci sono anch’io tra questi, magari con toni e argomenti un po’ diversi, pare assurdo che una prigioniera torni con la divisa dei suoi carcerieri, che vanti il trattamento ricevuto, che ostenti anche nelle vesti il disprezzo per il mondo in cui è tornata e che ha pagato il riscatto e rischiato vite umane per riportarla a casa. Ma poi leggi i commenti dell’altro versante, anche di persone fino a ieri abbastanza equilibrate che provano schifo per chi fa queste elementari considerazioni, per chi ricorda le vittime del terrorismo e le volte che non abbiamo voluto pagare riscatti per non cedere ai terroristi, lasciando morire anche leader nazionali. A vergognarsi, per costoro, dovrebbe essere chi lo denuncia…

Allora ti accorgi che qualcosa si è rotto, il malessere sta facendo saltare i nervi a tutti e ci sono due vulcani pronti a eruttare, l’un contro l’altro armati. C’è un’aria terribile. Lo vedo anche nel mio caso personale, lo riconosco: non riesco più neanche ad ascoltare programmi come quello della “vipera tirolese” o simili, a vedere i tg filogovernativi o ad ascoltare, solo ad ascoltare, la voce del gagà di governo, di gigino, di fofò, della sinistreria assortita. Sono stato spesso all’opposizione, in aperto dissenso, non mi sono mai risparmiato nelle polemiche. Ma non mi era mai capitato di scendere a questi livelli d’insofferenza radicale e vedo che sta capitando anche dall’altro versante. Ed entrambi riteniamo di avere piena ragione.

Ma che ci sta succedendo? Dove ci porterà questo clima se si aggraveranno, come temono in tanti, le condizioni sociali ed economiche del paese e la depressione diffusa muterà in rabbia? Il dissenso verso questo governo ormai va ben oltre la critica e la richiesta di farlo cadere. La gente vorrebbe vederli sparire, mandarli a casa a calci nel sedere, se non in galera, perlomeno nello stesso carcere in cui è stato confinato il popolo italiano oltremisura. Penso alla sventura di un paese che sta attraversando il peggior momento della sua storia repubblicana col peggior governo che potesse capitare. Con più incapaci, cialtroni, quaquaraquà, ignoranti e presuntuosi mai avuti nella sua pur assortita storia.

Come pensate che si possa ricucire questo paese e riportare nella normale vita di una democrazia i dissensi e le divergenze? So che molti di voi sognano una svolta radicale, una sterzata elettorale, un’inversione di marcia. Lo capisco, d’istinto lo dico anch’io. Ma lasciate che vi dica una cosa: siamo arrivati a un punto che non si tratta più di destra e sinistra, di sovranisti e globalisti, di populisti e no. Urge affidare il paese nelle mani di persone serie. Abbiamo un elementare assoluto bisogno di gente seria. Seria, non dico altro. Una parola semplice e complicata. Serietà. Persone consapevoli della loro responsabilità, che non vendono fumo, che spengono gli odii, che mantengono gli impegni assunti, non vogliono raggirare nessuno. Voi direte sì, ma devono essere capaci, competenti, adeguati. Basta che siano seri. Perché una persona seria se capisce di non essere all’altezza non si assume il compito di guidare un paese, e in questo momento poi; e una persona seria nei campi in cui non ha competenza, si affida a persone serie, li investe di serie responsabilità. I buffoni, i mestatori e i dilettanti al potere sono gente priva di serietà.

Noi abbiamo bisogno di gente seria, il coraggio della serietà. Altrimenti quelli “seri” arriveranno da fuori. Poi ragioniamo sul resto, ma è necessario che al più presto si concordi un cambio di guardia per un governo autorevole composto da gente seria. Perché la situazione, come si usa dire, è grave ma non è seria.

MV, La Verità 13 maggio 2020, qui.

Aria da guerra civile. Ed ecco questa scena ripresa a Salerno, dove una donna è stata sorpresa dalle forze dell’ordine senza mascherina, diciamo una grappa ad almeno 50° buttata giù nello stomaco in un’unica sorsata e fatta lì esplodere:

 

Sì, l’esasperazione è ormai arrivata a un punto tale che non si ha neppure più paura delle possibili conseguenze. E non è interessante constatare che se si ribellano decine di persone tutte insieme, quei vigliacchi non hanno il coraggio di fare niente, esattamente come non fanno niente agli africani che spacciano, capaci di scatenarsi solo con il singolo, tanto più impreparato a difendersi quanto più consapevole di non avere commesso alcun illecito, per non parlare di reato? Prendiamone nota, e facciamone buon uso.

barbara

Una risposta

  1. La pandemia di Covid-19 ha fatto sentire i suoi pesantissimi effetti anche in termini di prevenzione delle malattie oncologiche. In questi mesi di lockdown, le nuove diagnosi di cancro e le biopsie si sono infatti ridotte del 52%, si sono registrati ritardi nel 64% degli interventi chirurgici e le visite sono diminuite del 57%. L’impatto dell’emergenza coronavirus sulla cura del cancro in Italia è così fotografato da pazienti e società scientifiche a pochi giorni dalla XV Giornata del malato oncologico che si celebra domenica. Senza dimenticare che nel 2019, in Italia, sono stati stimati 371mila nuovi casi di cancro. Da qui il forte appello di oncologi e malati: servono interventi urgenti, perchè “i tumori non sono meno gravi del Covid-19 e ulteriori ritardi nella programmazione e assistenza rischiano di compromettere le possibilità di sopravvivenza”.

    Per questo, per affrontare la Fase 2, la FAVO (in rappresentanza di 500 associazioni di pazienti) ha realizzato un documento programmatico che tocca diversi punti cruciali. Messo a punto con oncologi (AIOM), radioterapisti (AIRO), chirurghi (SICO), psico-oncologi (SIPO) e infermieri (FNOPI), il documento sottolinea come per il ritorno alla normalità sono necessari il potenziamento della medicina del territorio, la riattivazione degli screening, attrezzature più moderne per abbreviare la permanenza in ospedale, meno ostacoli burocratici per le tutele sociali ed effettiva realizzazione delle Reti oncologiche regionali, con investimenti importanti nella medicina di precisione. “Nella fase 2, tutti i pazienti possono rivolgersi, con fiducia e serenità, alle loro strutture di riferimento, dove sono stati attivati protocolli specifici per la protezione dal contagio – si legge nel Documento -. Invitiamo i pazienti oncologici e le loro famiglie a superare ogni riserva e a non trascurare diagnosi e trattamenti per immotivate paure di contagio, anche per non compromettere i brillanti successi che negli ultimi anni sono stati raggiunti nella cura del cancro”.

    Fondamentale nella Fase 2, affermano gli oncologi, è anche l’integrazione tra strutture ospedaliere e territorio, prevedendo il trattamento oncologico domiciliare in tutte le situazioni cliniche che lo consentono. Un ruolo di primo piano in questo senso va attribuito alla figura dell’infermiere di famiglia e di comunità in tutte le Regioni, come previsto nel Patto per la Salute 2019-2021 per le cronicità, oggi introdotta in modo disomogeneo sul territorio nazionale. Le Associazioni di pazienti e le società chiedono inoltre, fino a quando la pandemia non sarà sconfitta, il monitoraggio a domicilio delle persone colpite da tumore per una diagnosi precoce del Covid-19. Anche gli interventi chirurgici devono riprendere a pieno ritmo. “Nella fase 2 – è scritto nel Documento – va incrementata l’attività di chirurgia oncologica del 20-30%, per permettere la progressiva presa in carico dei pazienti non trattati nei mesi dell’emergenza ed è necessario creare posti aggiuntivi di terapia semi-intensiva post-operatoria. Inoltre è opportuno estendere l’obbligo di eseguire tamponi per Covid-19 e l’eventuale sierologia per i pazienti candidati a chirurgia oncologica, pur in assenza di sintomi”.

    Tutti questi obiettivi “possono essere realizzati solo con il coinvolgimento attivo delle Associazioni dei pazienti. Ciò potrebbe costituire la vera innovazione per l’oncologia del futuro: un nuovo modello – conclude il documento – tarato sulle reali necessità e sui bisogni dei pazienti, che solo chi ha vissuto la malattia può conoscere a fondo”

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