TRE RIFLESSIONI

Una mia e due altrui.

La mia. Il Veneto ha avuto quello che poteva diventare uno dei peggiori focolai in Italia, se non forse il peggiore in assoluto; eppure, con una popolazione che è la metà di quella della Lombardia, ne è uscito con un quarto dei contagi rispetto alla Lombardia e poco più di un decimo dei morti. Come ha fatto? Semplicissimo: violando tutte le regole stabilite, infrangendo tutti i protocolli, disobbedendo a tutte le direttive impartite dal governo, dall’OMS, dal ministero della salute*, dalla protezione civile, dall’Istituto Superiore di Sanità, dai virologi e dalla gigantesca ammucchiata di esperti vari misti che ci sono stati scaraventati sulle spalle. Grazie a un microbiologo che ha capito quello che tutti gli altri non avevano capito e a un presidente di regione che ha deciso di assecondarlo: “Il punto di svolta si è avuto quando fra la notte del 20 e 21 febbraio è morto un paziente a Vò Euganeo… Abbiamo quindi convinto il governatore a chiudere la zona di Vò e a testare tutti i cittadini, ottenendo così una “fotografia” della cittadinanza, senza far uscire o entrare nessuno… Isolare Vò ci ha permesso di fare uno studio approfondito, abbiamo preso atto che il 45% dei positivi era asintomatico e che anche gli asintomatici potevano infettare altri. Credo che l’isolamento di Vò sia stato davvero ciò che ha salvato il Veneto” (qui. Si noti la frase già dalla seconda settimana di gennaio l’OMS ci aveva avvertito di una polmonite atipica che si stava diffondendo in Cina. Quando l’allarme all’OMS era arrivato da Taiwan alla fine di dicembre). Già, perché il Veneto, con metà popolazione, ha eseguito quasi lo stesso numero di tamponi della Lombardia, ma soprattutto li ha fatti PRIMA. Ci pensino quelli che continuano a cianciare di regole, e che le regole sono regole e che se ci sono le regole bisogna rispettarle e che se non rispetti le regole siamo al caos e all’anarchia. E pensiamoci anche quando ci sbattono in faccia il mantra del Torto e ragione non stanno mai da una parte sola e quell’altro che Quindi secondo te tutti sbagliano e solo tu avresti ragione?! Ebbene sì, torto e ragione possono anche stare da una parte sola, e può essere benissimo che io abbia ragione anche se il mondo intero dice il contrario – tipo che il sole gira intorno alla terra, per dire.

* Rubo le parole a Giovanni Bernardini: Quello che oggi è il ministero della salute era ieri, se non sbaglio, il ministero della SANITÀ. Non è la stessa cosa. Il ministero della sanità si occupa delle strutture sanitarie di un paese, quello della salute della salute, appunto, dei cittadini. Non è compito di alcun governo far si che il popolo sia SANO, lo è invece assicurare ai cittadini strutture efficienti in cui questi possano farsi curare.”

E sempre a proposito di regole:

Stefano Burbi

LA DITTATURA DELL’IDIOZIA – DEDICATO A CHI PENSA CHE “LE REGOLE SONO REGOLE” (dimenticando la storia…)

La legge e le regole sono alla base di ogni agglomerato sociale e dovrebbero essere al servizio del cittadino, come del resto tutti gli amministratori.
Quando vivevo in Canada, ho pranzato amichevolmente con l’allora Ministro dell’Immigrazione senza bisogno di strane entrature e raccomandazioni, ho diretto orchestre importanti senza che qualcuno mi chiedesse tessere di partito, e l’atteggiamento dei politici era diverso: avevano quasi soggezione dei tax payers, dei contribuenti, dei cittadini, perché erano consapevoli di essere servitori, non di uno”Stato” astratto ed immateriale, ma della gente.
Le regole in Canada sono molto rigide, ma non ho mai visto né sentito casi eclatanti di una loro cieca applicazione, perché la ratio di ogni legge viene normalmente rispettata e tutto sembra logico ed ispirato al buon senso.
In Italia non è così, perché vige una dittatura: la dittatura dell’idiozia.
Prendiamo oggi in esame lo strano caso di Giugnola, paesino di 67 abitanti diviso fra Emilia-Romagna e Toscana. A tutt’oggi, lo spostamento fra le regioni è proibito, salvo che per ragioni di necessità.
Gli abitanti della parte toscana non possono fare la spesa nei negozi che sarebbero a 10 minuti dalla propria residenza: devono andare in macchina a Firenzuola, a 40 minuti da Giugnola, altrimenti sconfinerebbero e sarebbero passibili di multa. Credete che i vigili lo sappiano e che capiscano? Macché. Soltanto qualche giorno fa madre e figlio (intervistati poco fa su Mattino 5), sconfinando, sono andati ad una fonte di Piancaldoli, una frazione di Firenzuola a due chilometri da Giugnola: fermati da due vigili donna e multati di 500 euro a testa*. Sarebbero dovuti andare a 15 chilometri da casa, secondo la legge, secondo le regole. Dov’è la ratio? Credete davvero che le regole siano state fatte rispettare in modo così impietoso ed idiota per salvaguardare la salute pubblica? Qualcuno ha davvero il coraggio di difendere queste due funzionarie prive di buon senso ed intelligenza?
In realtà, prendere l’acqua è un caso previsto per giustificare gli spostamenti interregionali, e probabilmente i due malcapitati vinceranno il ricorso, ma la domanda è: perché complicare la già difficile vita di due persone innocenti?
Tre giorni fa a Torino multa ad un gelataio di 280 Euro*. La sua colpa: avere 150 persone in fila e non essere (giustamente) capace di vigilare che tenessero le distanze, come se fosse responsabile anche di quello che succede fuori dal suo locale.
Clienti dispersi e incasso della giornata svanito, dopo 2 mesi e mezzo di chiusura.
Volete un altro caso di idiozia conclamata sia della legge che della sua applicazione?
9 aprile 2020: Lei è un’infermiera e lavora alla Croce Verde di Mestre: il turno è stato massacrante, e non se la sente di mettersi alla guida, di notte, per fare ritorno a casa. Chiama il marito, che accorre per prenderla: fermato dalle Forze dell’Ordine e multato: 500 Euro*. Lo spostamento non era necessario, secondo i controllori.
La moglie avrebbe dovuto prendere i mezzi pubblici, certo, perché è molto più sicuro prendere un tram o un treno con perfetti sconosciuti che tornare a casa con il marito in macchina… Eh, la legge è legge, le regole vanno sempre rispettate, dirà qualcuno, visto che non è toccato a lui.
Ma dov’è la ratio? La difesa della salute pubblica? La protezione della persone? Direi proprio di no.
Se pensate che siano casi limite, vi consiglio di dare un’occhiata sul web e ne troverete tanti.
Le regole sono al servizio del cittadino, non il contrario, e le regole sono rispettabili, quando sono rispettose del buon senso, diversamente sono uno strumento di una dittatura, non certo quella tradizionale, sia chiaro, ma dei burocrati con il paraocchi che in genere si mette agli asini, animali più buoni ed intelligenti di tanti esseri umani.
Il problema è che tanti accettano questo stato di cose pensando di essere al riparo da tutto ciò. Si sbagliano. E non lo sanno.

Stefano Burbi

* Mi è venuta la curiosità di controllare una cosa. Eccola:

Multa semaforo rosso: costi

L’art. 146 del Codice della Strada quantifica l’importo della multa da pagare:
•    se l’infrazione avviene tra le 7:00 e le 22:00, si paga un minimo di 163 euro che può arrivare a 646 euro
•    se l’infrazione avviene tra le 22:00 e le 7:00, l’importo minimo sale a 200 euro.

Questo per un comportamento che mette a rischio immediato la vita altrui e, se si dovessero verificare le circostanze adatte, potrebbe addirittura provocare una strage. Quanto alla logica, devo dire che anche qui mi sfugge: a quanto pare per il legislatore è più grave passare col rosso di notte, quando il traffico è scarso, o addirittura nullo o quasi, che di giorno, quando il traffico è decisamente più intenso e il rischio di incidente proporzionalmente più alto.

E ancora in tema di logica e buon senso:

Angelo Michele Imbriani

Per chi non fosse ancora convinto che abbiamo delegato il governo del paese, le decisioni sulla nostra vita, sulla nostra salute e sulla nostra libertà a dei presunti “esperti” che partoriscono solo provvedimenti demenziali ecco che cosa ancora si prospetta. Il divieto di mobilità sul territorio nazionale – che viola l’articolo 16 della Costituzione ex “più bella del mondo” – potrebbe venir meno il 3 giugno. Ma non è scontato. Tutto dipenderà dalla situazione del venerdì precedente, 29 maggio, definita dall’indice Rt. E che cosa è adesso questo indice Rt? Non è l’indice R0 che più o meno abbiamo imparato a conoscere. E’ un “indice di trasmissibilità del contagio”, ma soprattutto viene definito su base regionale e SETTIMANALE, senza tener conto dei valori di partenza. Ossia, se una regione passa da 1 a 5 contagi ha un indice Rt analogo a quello di una regione che passa da 100 a 500 contagi o da 1000 a 5000! E difatti, nel momento attuale, le regioni dichiarate a maggior rischio sono tre: la Lombardia – e questo è scontato – l’Umbria e addirittura il Molise! E perché? Perché negli ultimi giorni c’è stato un aumento dei casi in queste regioni dopo che si erano ridotti quasi a zero. In Molise, in particolare, sono stati effettuati dei tamponi sui membri di una comunità Rom che avevano partecipato a un funerale e sono stati trovati una cinquantina di positivi. E per questo solo fatto la regione che più di tutte è rimasta immune dal contagio si trova ora accomunata alla Lombardia! Conseguenza pratica? Se il 29 maggio ci trovassimo nella stessa situazione, la circolazione sarebbe libera fra tutte le regioni escluse Lombardia, Molise e Umbria. Già chiudere Molise e Umbria sarebbe piuttosto demenziale, ma c’è di peggio. La circolazione sarà possibile fra regioni che hanno pari indice Rt. Il che vuol dire che i lombardi potrebbero andare solo in Umbria e in Molise. Gli agriturismi dell’Umbria e le spiagge del Molise si dovrebbero quindi riempire di turisti della Lombardia, ai quali sarebbe preclusa ogni altra località in Italia e nel mondo! E i poveri molisani e umbri potrebbero fare una gita solo in Lombardia, magari a Codogno o a Bergamo alta!
Siamo nelle mani dei covidioti e chi li sta a sentire è un covidiota all’ennesima potenza.

Aggiungo fuori programma una quarta cosa raccolta al volo, che mi sembra troppo importante per rimandarla ad altra occasione.

Lorenzo Capellini Mion

Lockdown e Ramadan fanno registrare un enorme aumento delle mutilazioni genitali femminili, con i circoncisori che vanno di porta in porta offrendo di “tagliare” le ragazzine bloccate a casa durante la pandemia.
Plan International ha affermato che la crisi sta minando gli sforzi per sradicare la pratica nel Paese con il più alto tasso di mutilazioni genitali al mondo, con circa il 98% delle donne che sono state menomate per essere meno attratte dal sesso e più malleabili dai maschi padroni.
“Abbiamo assistito a un enorme aumento nelle ultime settimane”, ha dichiarato Sadia Allin, capomissione di Plan International in Somalia.
Le infermiere di tutta la Nazione hanno riferito di un incremento delle richieste da parte di genitori che desideravano che eseguissero la mutilazione genitale sulle figlie che non possono andare a scuola a causa del blocco anche perché riprendersi dal barbaro rituale può richiedere settimane.
“I “tagliatori” bussano alle porte delle case, compresa la mia, chiedendo se ci sono ragazze che possono tagliare. Sono ancora scioccata”, ha detto Allin, che ha due figlie di cinque e nove anni.
L’UNFPA stima che quest’anno nella sola Somalia 290.000 ragazze saranno mutilate con la benedizione dei testi sacri.
Non solo in Somalia ma il femminismo di maniera finisce dove inizia la difesa della reputazione dell’Islam.

#enemedia #itisaboutislam

Raccontatelo alla signora-so-tutto-io Maryan Ismail che viene a cianciare che

Abbiamo anche parti terribili come l’infibulazione (che non è mai religiosa, ma tradizionale), ma le racconterei come siamo state capaci di fermare un rito disumano.

E ricordatevelo, la prossima volta che verrà a impartirvi lezioni sulla meravigliosa società somala dove “abbiamo” – si noti la prima persona orgogliosamente brandita – fermato l’infibulazione. Cara signora-so-tutto-io Maryan Ismail, si vada a nascondere, che è meglio.

barbara

Una risposta

  1. imho il modo migliore per educare a considerare le regole solo “banali indicazioni” è creare regole cretine e farle piovere, non si capisce come, dal cielo, e a giuste richieste di chiarimento si risponde è così perché è così oppure si ricorre all'”ipse dixit” di qualche esperto…

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    • Mi viene in mente quel bambino a cui la madre aveva vietato non ricordo cosa e il bambino, che non ne comprendeva il motivo, chiedeva perché, e lei: “Perché io ho trent’anni e tu ne hai otto”. Se quel bambino aveva una mente appena appena logica, non oso immaginare quali ragionamenti abbia potuto sviluppare da queste premesse.

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