POLITICAMENTE CORRETTO PARTE PRIMA

Perché qui siamo fautori entusiasti del politicamente corretto, fautori ad oltranza, fautori fino alle budella, fautori all’ultimo stadio.

Kelly Carnemolla

Siccome in Italia il virus di Wuhan era stato finalmente arginato e boccheggiava, era necessario accogliere tanti bengalesi e immigrati positivi per poter continuare imperterriti a terrorizzare e controllare i cittadini. Ce ne sono centinaia che scorrazzano ovunque e le forze dell’ordine non possono usare la forza per costringerli alla quarantena (droni, elicotteri, pattuglie e multe erano ovviamente riservati solo agli italiani su cui non c’era nemmeno la prova della positività). Meno male che la carica virale pare al momento ridotta, perché sennò eravamo già tutti di nuovo ai domiciliari.

Naturalmente non è l’unica ad averlo capito, e infatti l’osservazione viene fatta anche da

Enrico Richetti

In Italia l’emergenza è passata. all’estero dilaga. Per prolungare i super poteri di Conte fanno arrivare centinaia di clandestini. Criminali criminali criminali. I clandestini? No, Giuseppe Conte e la sua squadra, dalla Lamorgese in poi.

A proposito dei quali clandestini, poi:
nazionalità
E c’è chi osa andare anche oltre.

Piergiorgio Molinari

“Inoltre, penso che Conte, il PD e i Cinque Stelle debbano essere trascinati a processo per i loro crimini.” Contemplavo poco fa l’onirica astrazione del plenilunio all’alba, e mi chiedevo per quale motivo fossi costretto in un sogno tanto stupido. Perché non è possibile che nessuno ricordi cosa è avvenuto non più tardi di quattro mesi fa, quando:

– il sanguinario regime comunista cinese nascondeva la diffusione di un virus forse da esso stesso creato; [questo sappiamo per certo essere falso: i virus fabbricati in laboratorio sono chiaramente riconoscibili per il fatto che sono stati “montati” con parti di virus esistenti, e quindi conosciuti, mentre questo era totalmente sconosciuto. E non trovo sia una cosa sana insistere con questi ridicoli complottismi, che secondo me hanno l’unico effetto di distogliere l’attenzione dai reali crimini della Cina]
– Conte andava in televisione con la tinta fresca ai capelli, l’abitino della festa da bifolco arricchito e la pochette cafonetta a dire che eravamo “brontissimi”;
– il governo PD/Cinque Stelle mandava in onda spot con anziani rintronati al ristorante cinese per dire che “il contagio è molto difficile”;
– i virologi di partito sconsigliavano vivamente l’uso della mascherina perché inutile;
– il PD organizzava manifestazioni sardinesche contro il razzismo e diceva no alla chiusura di frontiere;
– il governatore PD della Toscana Rossi (nomen omen) irrideva i primi contagiati affermando che era solo un “virus fascioleghista” ;
– il segretario PD Zingaretti organizzava spritz ai Navigli per dimostrare che non c’era alcun pericolo, e poi confessava di essersi ammalato di Coronavirus;
– il sindaco PD di Milano Beppe Sala (quello che legge i propri stessi libri), il sindaco PD di Bergamo Giorgio Gori e altri si facevano fotografare tronfi, tonti e progressisti nei ristoranti cinesi;
– il “popolo di sinistra”, dopo essersi tolto le magliette rosse e i Rolex, si faceva ritrarre con libri mai letti (e se letti, mai capiti) al posto delle mascherine affermando che l’unico virus era il razzismo;
– i formigli, gli pseudointelettuali, e quelle che ora si inginocchiano per praticare nuove fellatio ideologiche, ingollavano avidamente involtini primavera in diretta per sfottere chi chiedeva di mettere in quarantena i viaggiatori provenienti dalla Cina;
– Di Maio inviava gratuitamente in Cina tonnellate di materiale sanitario che poi la Cina ci ha rivenduto a prezzo pieno;
– infermieri e medici venivano lasciati senza mascherine né camici, né indicazioni chiare – così poi una volta morti ne avremmo potuto fare degli eroi – e intanto Conte si faceva un ospedale privato per sé e gli amici;
– quando la gente ha incominciato a morire, la Consip iniziava a fare le gare d’appalto per l’acquisto urgente di attrezzature sanitarie, e ancora non ha finito di farle;
– Conte, sostenuto da PD e Cinque Stelle, si arrogava i pieni poteri e sospendeva dall’oggi al domani i diritti costituzionali con un semplice atto amministrativo di quelli con cui al massimo si organizzano i turni dell’umido;
– imponevano la raccolta figurine delle molteplici versioni di “autocertificazione”, necessarie anche per andare a fare la spesa;
– facevano inseguire podisti e multare pisciatori di cani, vecchi sulle panchine, eremiti in riva al mare nonché accompagnatori di disabili, usando anche droni ed elicotteri;
– alla gente ormai alla canna del gas promettevano una “botenza di fuogo” da 750 miliardi che si è dimostrata essere un petardo bagnato;
– cercavano di svendere il paese alle care amiche jene della UE in cambio di un posto da usciere a Bruxelles;
– Come risultato, dopo aver imposto il lockdown più lungo, rigido e insensato di tutto il mondo, riuscivano a fare dell’italia uno dei paesi con più vittime e a distruggere un terzo delle attività economiche / produttive.

Non mi aspetto, come pure sarebbe auspicabile, di scorgere folle febbrilmente impegnate a erigere patiboli per queste carogne criminali. Ma non posso neppure credere che dopo 34.000 morti, e mentre ancora ci costringono all’oscena pagliacciata della mascherina e del “distanziamento sociale” perché hanno capito che solo un’emergenza ormai fittizia può giustificare la loro permanenza al potere, tutto questo (e molto altro) sia già stato dimenticato. Devono renderne conto, e devono pagare le loro colpe.
Pertanto, come Catone il Censore riguardo alla distruzione di Cartagine, da questo momento in poi concluderò tutti i miei post con questa frase:
“Inoltre, penso che Conte, il PD e i Cinque Stelle debbano essere trascinati a processo per i loro crimini.”

Attentato alla Costituzione, attentato alle istituzioni dello Stato, violazione dei diritti umani e delle libertà costituzionalmente garantite, strage colposa, non so se rientri nell’interesse privato in atti d’ufficio il vero e proprio ospedale che si è fatto in casa, addirittura con defibrillatori, bombole di ossigeno, respiratori, mentre mancavano i dispositivi perfino ai medici ospedalieri, ma da qualche parte sicuramente rientrerà: ce n’è abbastanza per un bell’ergastolo?

Poi c’è questo signore qui
B.I.D.E.N.
di cui già più di una voltami sono occupata, e ci metto il video segnalatomi dall’amico Myollnir

a cui aggiungo i suoi commenti

non solo gli piace che i negretti gli saltino in grembo [in relazione a un passaggio del post precedente], gli piace anche che gli accarezzino i peli delle gambe.
Per non parlare dell’uso del termine “cockroaches” (scarafaggi) in quel contesto!

Avrai notato che il discorso è completamente sconclusionato e balbettante, sembra una parodia ma non lo è. Cosa avrà voluto dire con il riferimento agli scarafaggi? E chi lo sa, nessuno lo ha capito, come spesso gli succede. Come quando ha detto ad una sua sostenitrice: “You’re a lying dog-faced pony soldier”: l’epiteto non ha alcun senso in nessuna lingua conosciuta.

E poi ci metto questo NOTA: il sito israeliano che ha pubblicato la foto, ha pubblicato solo quella; la scritta è stata aggiunta in seguito in altra sede.

E questo augurio, che condivido:
augurio
Poi questa è tanto carina
sciocchiamericani
e a proposito di comici, sembra che ogni primo ministro abbia il comico che si merita
Churchill Chaplin
conte grillo
Sempre che non siano i comici a scegliersi i primi ministri alla propria altezza.

E adesso questo

30 gennaio 2020 “Siamo prontissimi, abbiamo adottato misure cautelative all’avanguardia rispetto agli altri, ancora più incisive.”

10 luglio 2020 “Alcuni esperti ragionano sulla possibile nuova ondata di contagi, è un dibattito pubblico. Io non so se arriverà, anche perché non sono uno scienziato, e mi pare capire che essendo questa pandemia un nuovo virus le previsioni son difficili. Dico solamente che se ci dovesse essere una nuova ondata l’Italia è attrezzata per mantenerla sotto controllo”. (qui)

L’ho già detto in più di un’occasione: l’invidia del pene è un puttanata inventata da uno psicopatico col cervello spappolato dalla cocaina, e se anche esistesse sarebbe davvero l’ultima cosa che potrebbe venirmi in mente di invidiare. Chiarito questo, devo confessare che in questo momento un paio di pendagli – cinque secondi, eh, mica di più – da toccare per scaramanzia mi farebbero comodo. (“essendo questa pandemia un nuovo virus”. Non so se mi sono capita)

Aggiungo questa
I'm offended
che spero tanto che sia ironica, ma di questi tempi la mano sul fuoco non ce la metterei. E infine, dato che nella vita ogni tanto ci vuole anche qualcosa di bello, vi offro l’uomo più intelligente del pianeta.
voglia di te
barbara

Una risposta

  1. Sulla questione delle persone che arrivano in Italia io mi chiedo semplicemente perché trasferirsi in un altro paese sia così difficile da spingere molte persone a mettersi nelle mani della criminalità.
    Magari un gay non vuole vivere in Marocco e preferirebbe l’Europa, oppure dei genitori nigeriani vogliono che la loro figlia non cresca in un paese dove le mutilazioni geniali femminili sono normali, oppure un giovane tunisino semplicemente vuole studiare in un’università prestigiosa nel vecchio continente, per esempio in Francia dove l’istruzione è gratuita (quest’ultima è una storia vera e sono contento di aver aiutato anche solo marginalmente il ragazzo in questione). Il problema è che i rispettivi stati di provenienza non vedono sempre di buon occhio chi parte per questi motivi e spesso negano i visti.

    Anche molto più banalmente: una mia amica ricercatrice algerina (con dottorato in biologia dei tumori) adesso lavora a New York e suo fratello, che vive in Algeria ed ha un lavoro a tempo pieno di cui è molto soddisfatto, voleva andarla a trovare. Gli è stato negato il visto per andare nelgi USA perché è giovane e non sposato, quindi per le statistiche è ad alto rischio di restare poi come immigrato clandestino alla scadenza del visto turistico.
    Se questi problemi toccano famiglie benestanti ed altamente istruite, mi chiedo: gli amici di questo ragazzo, tra cui magari c’è chi non ha potuto o voluto studiare, qualcuno che caratterialmente è incline a lamentarsi e protestare, e qualche altra persona che è incline a credere ai complotti, che idea si sono fatti dell’ “occidente” a causa di questa piccola ed apparentemente insignificante vicenda?

    Tutte queste restrizioni a spostarsi liberamente non fanno che incoraggiare la criminalità e contribuiscono ad umiliare ed affossare buona parte di umanità.

    Non tutti hanno la fortuna di nascere nella “parte giusta” del mondo.
    Sarebbe l’ora di lasciare da parte i discorsi populisti e pensare davvero ad “aiutarli a casa loro”, per esempio aprendo dei corridoi umanitari e lavorando sull’apertura di spazi come la nostra UE per evitare che delle persone che semplicemente cercano di migliorare la loro condizione siano sottoposte prima ad una specie di schiavitù per mano degli scafisti e poi ad una gogna mediatica.

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    • Abbiamo già ripetutamente avuto modo di constatare che, mentre sui temi scientifici siamo la viola e il violino della sinfonia concertante, su questi altri temi la nostre posizioni sono decisamente lontane, e non mi stupisco dunque che lo siano anche qui. Tu dici mutilazioni genitali: il fatto è che quasi tutti quelli che vengono qui fanno sistematicamente mutilare le figlie, quindi non so quanti possano scappare per quel motivo, tanto più che sono le madri che chiamano i tagliatori, o che portano da loro le figlie, per cui se non le vogliono tagliare è sufficiente che non provvedano. I gay certo, nella maggior parte dei paesi islamici rischiano la prigione, punizioni fisiche e in alcuni anche la morte, o legalmente da parte dello stato, o da parte delle famiglie. In Israele ci sono molti palestinesi sfuggiti alla persecuzione famigliare o sociale, ma quello è un motivo ufficialmente riconosciuto come valido per ottenere asilo con lo status di rifugiato, e quindi basta che si rivolgano a qualche ambasciata. Aggiungi che ogni passeggero paga migliaia di euro quindi, oltre al fatto che nessuno di loro sta scappando dalla guerra, questi non stanno scappando neanche dalla miseria. Quando all’aiutarli a casa loro, spesso invocato, di segnalo questo libro https://ilblogdibarbara.wordpress.com/2014/05/19/la-carita-che-uccide/ di un’economista africana di alto livello, che dimostra inconfutabilmente, dati e numeri alla mano, che più arrivano aiuti e più l’Africa si impoverisce, i Paesi che ricevono più aiuti continuano a regredire inesorabilmente, quelli con meno aiuti ristagnano, quelli senza aiuti si stanno sviluppando. E ho pubblicato più volte appelli di capi di stato e intellettuali africani e missionari a non emigrare, perché quelli che arrivano qui, in maggior parte ragazzoni fra i venti e i trent’anni, sono la forza lavoro dell’Africa, e senza di loro l’Africa non ha modo di progredire. Senza contare che comunque nessuno stato può accogliere un numero illimitato di persone: se tu guadagnassi ventimila euro al mese e ci trasferissimo in venti a casa tua facendoci mantenere da te, alla fine ci ritroveremmo in miseria tutti e ventuno. E quelli che arrivano o non sanno/non vogliono fare niente, e li dobbiamo mantenere noi, o vanno a ingrossare le file della criminalità, tipo mafia nigeriana, o vanno a elemosinare davanti ai supermercati, o vanno a spaccarsi la schiena sui campi per dieci euro al giorno. Accoglienza è una bella parola, ma se fa a pugni con la situazione sul tappeto e con buon senso si trasforma in una nuova catena di umiliazioni e schiavitù e miseria.

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      • È bello discutere civilmente soprattutto con persone che la vedono in maniera diversa.

        Io parto dal valore umano e mi dico che chiunque dovrebbe avere il diritto di vivere dove vuole e come vuole, tenendo fermo il principio che la mia libertà finisce dove inizia quella degli altri. Non mi risulta che la Francia o la Germania abbiano un numero massimo di italiani che possono entrare sul loro territorio. Eppure ci sono tanti italiani ignoranti che partono e “o non sanno/non vogliono fare niente”, e si fanno mantenere dal welfare dello stato ospite, “o vanno a ingrossare le file della criminalità, tipo mafia [italiana]”. Quindi sinceramente non capisco perché ci dovrebbe essere un limite al numero di marocchini o spagnoli o chicchessia per entrare in Italia.
        Tanto più che non è scontato che un gay (o anche un perseguitato politico) riesca ad avere lo status di rifugiato per una serie di motivi. Prima di arrivare ad avere il colloquio dove un giudice stabilirà se la persona in questione ha diritto di essere accolta con lo status di rifugiato possono passare anche diversi mesi (sai, l’efficienza dei servizi pubblici, la mancanza di interpreti, …). In questo tempo la persona è in una zona grigia, non ha documenti che le permettano di lavorare né di stipulare un contratto di affitto. Quindi che fa? Vive per strada e può anche essere che sia indotta a rubare per vivere. Chiaramente avere dei trascorsi con la giustizia non aiuta per farsi accogliere.
        Una storia che mi ha molto colpito, raccontata da una giudice francese: un criterio che i giudici usano per concedere o meno lo status di rifugiato è testare la veridicità della storia della persona. Il problema è che molti ragazzi che partono vengono “istruiti” dai loro amici o parenti già in Europa a dare una data di nascita falsa all’arrivo. L’idea di fondo è quella di risultare minorenni all’arrivo, ma, come nel gioco del telefono senza fili, il consiglio (già di per sé sbagliato) si diluisce e l’unica informazione che resta è: dì che sei nato il 1 gennaio 2001 (peccato che oggi anche chi è nato nel 2001 sia maggiorenne!). Così molti si ritrovano, a causa di cattivi consigli, a dare un’informazione falsa alla polizia e questo compromette la loro credibilità davanti ad un giudice che potrebbe non concedere lo status di rifugiato per una incomprensione che niente toglie alla situazione di pericolo da cui la persona sta fuggendo.

        Poi aiutare non significa dare soldi. Certo che se butto soldi dentro un sistema che non funziona non faccio altro che alimentare i danni. Ma si può aiutare promuovendo l’eccellenza africana, facendo studiare le persone, ecc ecc. Vale un po’ il principio dell’insegnare a pescare piuttosto che dare direttamente il pesce.
        I viaggi umanitari poi hanno generalmente una doppia valenza: la prima, la più importante, è quella di sviluppare in chi parte la consapevolezza che esistono altre realtà anche molto lontane da quella a cui siamo abituati. In genere al ritorno da un viaggio così ci si rende conto che abbiamo fatto molto poco per il paese che ci ha ospitati, ma noi abbiamo ricevuto un sacco e siamo molto cambiati perché abbiamo camminato nelle scarpe di altri.

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        • La parola chiave l’hai messa tu, proprio all’inizio: “tenendo fermo il principio che la mia libertà finisce dove inizia quella degli altri”. Quando io, anche se sto male, sono costretta ad andare al poliambulatorio a piedi perché c’è la mafia dei parcheggi che se non pago il pizzo mi sfregia la fiancata (e io non finanzio la mafia, quindi il pizzo non lo pago), si sta gravemente limitando la mia libertà, e i primi responsabili di questa limitazione sono quelli che ci hanno imposto la cosiddetta accoglienza e l’hanno voluto indiscriminata. Per quanto riguarda Francia e Germania che non hanno un numero massimo di italiani che possono entrare, alla risposta tecnica che ti ha dato Cullà aggiungo che non mi sembra che ci siano masse di italiani che aspirano ad andare a vivere lì. Chi emigra oggi dall’Italia sono soprattutto ricercatori che constatano di avere all’estero migliori possibilità di mettere a frutto le loro capacità e di realizzare le proprie aspirazioni. E si muovono solo dopo essersi procurati un contratto, non alla cieca. In altre epoche, quando c’era una forte emigrazione italiana verso gli Stati Uniti e il nord Europa, non solo c’era un numero stabilito di ingressi ammessi, ma erano richiesti tassativamente certificati medici, capacità lavorative, forti limitazioni ai movimenti in loco e, nel caso del Belgio, precisi contratti fra i due governi. E anche così non sono riusciti a impedire che gli immigrati italiani gli portassero in casa la mafia, figuriamoci quando non esiste nessuna di queste limitazioni.
          I gay. Ho parlato di ambasciate: la richiesta di asilo si fa lì, l’attesa la fai prima di muoverti, nel posto in cui hai una casa e un lavoro, e in cui oltretutto è più facile verificare se ti trovi effettivamente nella condizione che hai dichiarato. E in caso ti trovassi in pericolo immediato, l’ambasciata avrebbe il dovere di tenerti al riparo (sì, ok, al condizionale), vedi le ambasciate dei Paesi occidentali nei Paesi comunisti fino all’inizio degli anni Novanta.
          Nel libro che ho segnalato non si parla solo di aiuti in denaro, ma di aiuti di qualunque genere, portando esempi concreti, come quello che ho citato nella recensione: non lo dicono quelli di Casa Pound, lo dice un’economista che conosce in prima persona la realtà locale, e con spiccate simpatie molto a sinistra (non emergono in questo libro, ma da altre parti sì). Promuovere l’eccellenza africana e favorire l’istruzione va più che bene, ma prima di tutto bisogna che le persone restino lì, mentre il messaggio che manda il nostro governo, “i nostri porti sono aperti per tutti, venite pure”, unito al lavoro dei trafficanti di carne umana che battono paesi e villaggi in cerca di giovani da far partire illustrandogli un paese di cuccagna in cui troveranno casa e soldi, prospettando lavori puliti a ragazze che verranno poi sbattute sul marciapiede, mirano all’effetto contrario.
          Poi c’è anche la cosa che dici tu, ripetutamente denunciata anche in Italia e non solo raccontata da un giudice francese, di armadi di un metro e novanta che dichiarano tredici anni, il che fa smontare qualunque storia gli sia stata fatta imparare. Ma il punto è che la storia inventata gliel’hanno dovuta confezionare perché non ne hanno una di autentica che giustifichi l’accoglienza. Perché non sta né in cielo né in terra che uno abbia il diritto di stabilirsi dove gli pare: io non ho il diritto di stabilirmi in casa tua con la scusa che mi piace più della mia, che tu hai il giardino e io no, che i miei vicini sono rumorosi e i tuoi tranquilli, non ce l’ho. Neanche se mi impegno a spolverarti i mobili. Neanche se ti prometto di farti trovare il pranzo pronto. Non ce l’ho.

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        • Nel tuo commento hai fatto riferimento ai missionari e quando ho scritto viaggi umanitari pensavo a loro e alla gente che gira loro intorno. In effetti non sono stato chiaro 🙂

          Dici che ” non mi sembra che ci siano masse di italiani che aspirano ad andare a vivere lì”, ma stando alle statistiche ci sono più di 700.000 italiani in Germania e più di 400.000 italiani in Francia, quindi in realtà ci sono grosse masse di italiani che aspirano a vivere in questi posti. E questi sono solo i numeri degli iscritti all’AIRE che (per statistiche che ho fatto io basandomi sui miei contatti, quindi senza valore e da prendere con le pinze) sono almeno la metà rispetto ai numeri reali.

          È vero che tra gli italiani che espatriano c’è stato un forte aumento del numero di laureati, ma non esportiamo solo cervelli e purtroppo nei gruppi di italiani che ho avuto modo di incontrare in Germania ed in Francia ci sono anche tante persone che non fanno proprio onore al nostro paese..

          Dici: “non sta né in cielo né in terra che uno abbia il diritto di stabilirsi dove gli pare”. Perché no? Io l’ho fatto. Sono d’accordo con tutti i vostri commenti che ad oggi la situazione è quella che descrivete voi ed andare dove si vuole è per molti un reato. Quello che intendo io però è che mi piacerebbe che il mondo si muovesse verso una maggiore unità, una globalizzazione non solo nel commercio, ma a tuttotondo. Non mi aspetto certo che succeda dall’oggi al domani e magari non succederà mai. Dico solo che sarebbe bello vedere che si tende a questo orizzonte con tutto quello che comporta, cioè tanto lavoro diplomatico, contratti bilaterali e multilaterali con diritti e doveri per gli stati aderenti perché questo contribuirebbe a dare le stesse possibilità di partenza a tutti e quindi a costruire una società più meritocratica. Forse è su questo punto che la pensiamo in maniera radicalmente diversa.

          Le similitudini con l’invitarsi a casa di altri reggono fino ad un certo punto perché quando parlo di favorire la libera circolazione tra stati non intendo minimamente di abolire la proprietà privata.
          E comunque se mi promettete di farmi trovare il pranzo pronto vi invio subito le chiavi di casa mia 😉

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        • La risposta sulla chiave non potrebbe essere più perfetta! Perfetta dal mio punto di vista, intendo: la tua casa ha una chiave, la chiave di casa tua decidi tu a chi darla, accetti di darla a me perché ti ho fatto una proposta che tu ritieni conveniente per te.
          Sull’altra faccenda sì, siamo proprio agli antipodi. E ora per favore seguimi nei due discorsi (o forse tre) semiparalleli (in geometria non esiste, ma nella vita quotidiana sì) che ti propongo. Hai parlato di “parte giusta” del mondo, con grande scandalo dell’amico Cullà, ma non senza qualche ragione. Indubbiamente abbiamo molti più diritti di altre parti del mondo, molte più libertà, e viviamo molto più a lungo e molto meglio. Ma dimmi: è perché siamo più fortunati che ci ritroviamo tutte queste cose che altri non hanno? Io direi proprio di no: le abbiamo perché ce le siamo conquistate, con decenni e secoli di battaglie e di sacrifici e tanto sangue. Abbiamo abolito la schiavitù, che in altre parti del mondo esiste ancora, non solo di fatto ma anche di diritto, abbiamo la parità legale fra uomo e donna e abbiamo fatto enormi passi in avanti anche in quella di fatto, mentre da altre parti la donna è formalmente proprietà di un uomo, che detiene ogni diritto su di lei, compreso quello di vita e di morte. Viviamo più a lungo e meglio perché milioni di uomini hanno studiato per curare le malattie, per costruire una società migliore, con un sistema politico migliore, con un sistema economico migliore. Siamo geneticamente più intelligenti? No, ovviamente; abbiamo semplicemente una civiltà più evoluta. Migliore. Si indigneranno coloro che ritengono tutte le civiltà equivalenti e meritevoli dello stesso rispetto, ma io non vedo alcuna equivalenza.
          Poi ad un certo momento siamo andati in Africa e in varie parti dell’Asia, le abbiamo colonizzate, sfruttate, depredate. Perché l’abbiamo fatto? Perché quei posti sono ricchissimi di ogni bendidio: miniere di oro, argento, rame, diamanti, petrolio, foreste di legno pregiato e tanto altro ancora. Perché abbiamo trovato tutto questo bendidio intatto? Semplice: perché le popolazioni locali non sapevano neppure di avere quelle immense ricchezze, per non parlare di essere in grado di sfruttarle. E ora dimmi: abbiamo fatto bene ad andarci a prendere tutta quella roba? Avevamo il diritto di farlo, con l’argomento che loro le avevano e noi no? Non credo che la tua risposta sarà affermativa. E allora ti chiedo: perché, con l’argomento che noi siamo più ricchi, che viviamo meglio eccetera, chiunque abbia di meno dovrebbe avere il diritto di venire qui e sistemarsi in qualche modo? Quando poi, oltretutto, abbiamo sotto gli occhi le conseguenze di tutto questo? Io davvero non ci vedo nessuna logica. Tu dici che non hai niente contro il mantenimento della proprietà privata, ma la nostra civiltà, quella cosa conquistata con secoli di lotte e sacrifici e sangue, in un certo senso è una nostra proprietà privata. Tu sogni un mondo aperto, globale, di amore e di pace, ma come trovi l’accordo con chi ritiene fondamentale tagliare mani e piedi a chi ruba? Condannare a morte chi cambia religione o smette di credere o di praticare? Lapidare le adultere – tenendo presente che per adultera, in quel contesto, si intende qualunque donna che abbia avuto rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, anche se il rapporto in questione è stato uno stupro, anche se la “donna” in questione ha dieci anni, o sette, o quattro? Stabilire che la donna vale giuridicamente la metà di un uomo? E come lo trovi con chi ha una religione-cultura che divide la società in caste rigidamente separate, caste basate rigorosamente sul colore (bramini bianchi come scandinavi, paria neri come senegalesi) senza possibilità di ascesa sociale? E non dirmi che vivendo tutti insieme imparerebbero ad apprezzare un modo migliore di vita: i terroristi degli attentati di Londra erano immigrati di seconda e terza generazione, senza contare che da diversi decenni l’intero mondo arabo-islamico sta avendo una involuzione e una regressione pazzesche. E dimmi, tu che stai dedicando la vita alla ricerca per trovare sempre nuovi modi per aggredire le cellule cancerose e dare alla gente una speranza di vita in più, come ti rapporteresti con una “cultura” per la quale la vita vale zero? Una delle cose che più mi hanno sconvolta in Somalia è stata quando ho detto a una mia studentessa qualcosa come “Tu che sei madre di due figli…” e lei, tutta giuliva: “No no, uno!” “? Come uno? Se ti ho incontrata la settimana scorsa con due bambini e hai detto che erano i tuoi figli?!” E lei, sempre giuliva: “Sì, ma uno è morto”. Non era una madre snaturata, era una normale madre inserita in quella società, che aveva assorbito quella cultura. E tutti trovavano assolutamente giusta la tortura (strappare unghie, strappare denti, strappare occhi) quando qualcuno, accusato per esempio – con o senza prove, a ragione o a torto – di avere rubato, non confessava. Alla fine, naturalmente, confessavano tutti. No, caro scienziatomatto, io la mia cultura, la mia civiltà, le mie libertà, i miei diritti non sono disposta a lasciarli annacquare in nome del globalismo e delle frontiere aperte, e me li tengo ben stretti.
          PS: la frase che ho più apprezzato nel tuo commento è stata “statistiche che ho fatto io basandomi sui miei contatti, quindi senza valore e da prendere con le pinze”. Sono giusto reduce da una discussione con qualcuno che ritiene “io conosco cinque persone che” un elemento oggettivo quanto, se non di più, la storia e la cronaca e le statistiche messe insieme. Per fortuna, fra quelli che hanno posizioni diverse dalle mie, non tutti sono uguali.

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    • il visto, che viene concesso dallo stato di destinazione, non di provenienza, ha una sua ragione; serve a certificare che la persona che arriva può essere accolta e trattata da essere umano. Per questo si chiede o un contratto oppure una cauzione o una lettera d’invito dell’università, proprio per evitare che chi arriva finisca preda di farabutti oppure diventi farabutto a sua volta.
      Molti vogliono i migranti clandestini perché possono essere sfruttati nei campi come braccianti in nero. Se i padroni fossero costretti a pagarli con i contratti regolari previsti per gli italiani, i migranti perderebbero molta delle loro attrattiva.
      Come ho detto altre volte far venire qui e girare la faccia quando chi arriva diventa preda di farabutti non è accogliere è verniciare di una sottile mano di bontà lo schiavismo.

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    • Il visto in uscita è una roba da dittatura comunista: automaticamente vivere in un posto del genere dà diritto all’asilo politico (cosa buona e giusta). Questo non è il caso di Nigeria, Algeria, Bangladesh, Marocco, Tunisia, Egitto e Senegal.
      Trasferirsi a casa d’altri richiede un permesso (il visto in ingresso) che è insindacabile diritto concedere o rifiutare. In caso contrario domani sera ceno da te con la famiglia.
      Infine, spostarsi in un altro Paese per lavoro non è un diritto, è un beneficio subordinato alle necessità di quel Paese.
      A me piacerebbe abitare in Svizzera, hanno un migliore sistema fiscale ed il posto mi piace assai. Ma non hanno bisogno di me, quindi mi accontento di andarci in ferie quando riesco. Se dovessero ritenere che gli italiani sono persone non grate, hanno tutto il diritto di rimbalzarmi al Sempione (e io non ne ho nessuno di scavallare dal colle dei contrabbandieri).

      La Francia e la Germania non hanno *più* un numero massimo di italiani che possono emirgrare. A costo di 70 anni di politiche bilaterali e multilaterali di ordine economico, diplomatico e militare. A costo della fondazione di un unione tra Stati con obblighi e privilegi reciproci, cosa che non mi risulta sia in essere tra l’Italia e il Bangladesh. In caso contrario, pregasi depositare gli spettanti 15 miliardi di euro annui.

      Postilla: ritenere che ci sia un “lato giusto del mondo” è una forma mentis colonialista e razzista, chiedere a F. Fanon lumi in proposito.

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      • Non credo davvero che il nostro amico meriti l’etichetta di “mentalità razzista e colonialista”, ed è anche un fatto che noi abbiamo un sacco di diritti che altri non hanno, e in particolare le donne. Concordo però sul fatto che non tutti quelli che vivono da altre parti ritengano il nostro modo di vivere migliore e più desiderabile del loro, e il fatto che noi lo diamo per scontato è, quello sì, frutto di pregiudizio.
        Totalmente d’accordo sul resto.

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        • Mi riferivo più che altro al fatto che ci sono persone in ogni parte del mondo che credono in una società libera e di diritto e che cercano di ottenerla se non ce l’hanno. E che non ritengono il loro Paese “dalla parte sbagliata del mondo”, semmai il loro governo dalla parte sbagliata della storia.
          Non era mia intenzione etichettare la persona, ma lo slogan, che trovo ripugnante. Sono fermamente convinto che non ci siano patrie sbagliate, semmai rovinate da str**i.

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  2. Parlando della composizione delle “navi dei profughi”, comprese quelle in fuga dalla sanguinaria guerra franco-algerina e dirette verso le coste della sardegna, si nota che in ognuna ci sono sempre un paio di donne e magari qualche bambino.
    Il mix giusto per poter far urlare “ci sono donne e pampini” e voi non volete accoglierli.
    Sarò malfindente ma penso che i bambini siano ostaggi messi lì per pietire, un poco come i bambini usati da … per chiedere l’elemosina.
    E credere alla storiella del povero bambino vittima che giustifica l’accoglimento di tutta la barca significa incentivare quelle brave persone che soccorrono i poveri profughi a mettere, in ogni barca, il quantitativo giusto di bambini,,,

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