Di chi è davvero la colpa dei 35 mila morti?
1. Nessuna buona azione rimane impunita. 2. Il metodo scientifico non è il solo strumento di conoscenza, però è il più potente. 3. La più grande invenzione della medicina non è la vaccinazione contro i virus, né gli antibiotici contro i batteri, né la tecnica dei trapianti, ma il metodo in doppio cieco, che altro non è che l’applicazione del metodo scientifico per decidere la bontà di una qualche pratica medica. Per esempio, se si desidera sapere se un farmaco funziona contro una malattia, si somministra il farmaco a un gruppo di malati e un placebo ad un secondo gruppo di malati, in modo che né il medico né il paziente (doppio cieco, appunto) sa chi riceve il farmaco e chi il placebo, e si vede cosa succede. Il collegamento fra queste tre affermazioni è presto detto.
Il 4 giugno, ospite di Bianca Berlinguer, l’On. Pierluigi Bersani affermava: «Se avessero governato loro [cioè il centro destra, NdR), non sarebbero bastati i cimiteri.» Un giorno di fine agosto, credo a una qualche festa dell’Unità, l’On. Nicola Zingaretti avrebbe affermato: «Noi non siamo il Paese di Bolsonaro, che ha fatto le fosse comuni nelle spiagge». Naturalmente la frase di Bersani vale tanto quanto ogni valutazione di fatti storici che cominciasse con un “se”, cioè vale nulla. Quanto a quella di Zingaretti, la verità è che a oggi, per milione d’abitanti, il Brasile ha pianto meno morti dell’Italia: Zingaretti se ne faccia una ragione. I due mammasantissima del Pd non devono essere così cretini da ignorare entrambe le cose e allora il vero messaggio che essi vorrebbero veicolare con le loro affermazioni è: «le misure del governo Pd-5s per fronteggiare la pandemia hanno salvato decine di migliaia, se non centinaia di migliaia, di vite umane». Attenzione: non semplicemente “migliaia”, perché i morti finora sono quasi 36 mila, e qualche semplice migliaio non farebbe la differenza.
Allora perché i due Cric&Croc non l’hanno detto chiaramente: «Con le misure adottate, il governo Pd-5s ha salvato decine di migliaia di vite». I cretini – che non sono pochi – ci avrebbero creduto. Ma i nostri cretini non sono e, anche se non sprizzano certo intelligenza, di furbizia ne hanno da vendere, a cominciare dalla consapevolezza della pletora di cretini tra i loro elettori, in crescita esponenziale se si aggiungono anche gli estimatori di Conte.
I due sanno benissimo che l’attuale governo, lungi dal salvare alcuno, ha la responsabilità morale dei quasi 36 mila morti reali, che pesano sulla coscienza di Conte [“coscienza” di “Conte” non è un ossimoro?] e di Speranza come macigni. E che le cose siano così sta scritto sui dati. Naturalmente mi rapporto a quelli ufficiali, i soli degni di essere considerati. Riporto cifre tonde, le uniche necessarie per valutazioni di stima. Non vogliamo, non possiamo, non dobbiamo dimenticare che alla fine di gennaio, ospite da Fabio Fazio, Speranza assicurava che l’Italia non era a rischio e che il lockdown adottato allora dalla Cina era dettato dalle multinazionali.
Cominciamo col dire che nel mondo vi sono stati 25 milioni di casi, il 4% dei quali (1 milione) sono morti. In Italia vi sono stati 273 mila casi con 36 mila morti, cioè il 13% dei casi: non è un buon inizio per il governo Conte II. Ma continuiamo. Dopo il Belgio che ha pianto 850 morti per milione d’abitanti, i Paesi europei che hanno avuto più decessi per milione d’abitanti sono stati, nell’ordine, Spagna, Regno Unito, Italia, Svezia (tutti con circa 600 morti per milione d’abitanti) e Francia (con 500 morti per milione d’abitanti). Affermare che le misure del governo italiano abbiano salvato qualcuno è un colossale azzardo, già così.
Ma v’è ben più di così. Tra i Paesi citati v’è un intruso: la Svezia. A differenza di tutti gli altri, che hanno adottato misure simili a quelle italiane, cioè lockdown indiscriminato e totale, in Svezia non v’è stato alcun lockdown e, a parte chiusura delle scuole superiori e suggerimenti di distanziamento, la vita s’è svolta normalmente. La politica è stata: ognuno sia poliziotto di sé stesso. Hanno fatto male, non perché avrebbero dovuto fare quel che abbiamo fatto noi e gli altri Paesi citati, ma perché avrebbero dovuto fare quel che neanche noi abbiamo fatto, ma altri hanno fatto, come vedremo.
In buona sostanza è come se, tra Svezia da un lato e gli altri Paesi citati dall’altro, si fosse fatto un esperimento del tipo di quelli del metodo in doppio cieco: una coorte – Spagna, Regno Unito, Italia, Francia – ha avuto la cura (lockdown indiscriminato e totale); l’altra coorte – la Svezia – ha avuto il placebo (cioè niente). L’evoluzione virale è stata la stessa nelle due coorti: tutti hanno avuto il loro primo caso positivo tra l’ultima settimana di febbraio e la prima di marzo, la curva dei decessi è, per tutti, la classica curva a campana con un massimo tra l’ultima settimana di marzo e la prima d’aprile e, per tutti, i decessi giornalieri sono ora ridotti a poche unità. Siccome entrambe le coorti hanno registrato 600 morti per milione d’abitanti, è evidente che la presunta cura non ha funzionato.
Ma cosa non ha funzionato? Per saperlo, basta notare che molti Paesi asiatici ne sono usciti, in proporzione, quasi indenni. La Sud Corea, per esempio, all’8 di marzo aveva circa 7000 casi, tanti quanti ne aveva, quel giorno, l’Italia. Ma a oggi la Sud Corea piange 300 morti, l’Italia 35 mila! Come mai? Primo perché la Sud Corea (e altri Paesi asiatici) chiudevano alla Cina già dall’8 febbraio, giorno in cui i politici del Pd lanciavano su Twitter l’hashtag #ioabbracciouncinese. Poi perché la Sud Corea effettuava 20 mila tamponi al giorno mentre il governo italiano aveva sospeso i tamponi alla fine di marzo. Infine, perché la Sud Corea ha effettuato il tracciamento dei contatti in modo capillare, con un lockdown mirato agli infetti e ai loro contatti, e non indiscriminato e totale.
La Sud Corea ha agito rapidamente sui due fronti (isolamento e tracciamento), il governo italiano (e gli altri citati, compresi Brasile e Stati Uniti) brancolava nel buio, temporeggiando, sostanzialmente chiudendo le porte della stalla dopo la fuga delle vacche.
In definitiva, la verità è che per somma inettitudine è stato il governo Pd-5s ad aver fatto morire, abbandonati e soli, migliaia di italiani, onorevoli del Pd. I politici del centrodestra sono stati sufficientemente signori e cortesi da evitare di farglielo notare. Ma, come detto all’inizio, nessuna buona azione resta impunita, e ora gli tocca sentirsi accusati di colpe che non hanno, e proprio da chi ne porta il fardello.
Franco Battaglia, 5 settembre 2020, qui.
Io lo sto dicendo da mesi, ma dato che io sono solo una pincapallina che sa fare due più due mentre lui è uno scienziato, ve lo faccio dire anche da lui. E poi ancora i soliti giochini coi numeri (6 settembre su La Repubblica)
Nuovo calo oggi del numero di casi positivi di coronavirus in Italia: sono 1.297 contro i 1695 di ieri, quindi meno 398. Il totale di casi dall’inizio dell’epidemia è ora di 277.634. Nelle ultime 24 ore si sono registrati 7 decessi (ieri erano stati 16). Il totale delle vittime sale così a 35.541. Ma si registra anche un consistente calo di tamponi effettuati: sono stati 76.856, più di 30mila in meno di ieri.
Si sottolinea con forza che il calo dei positivi – che, non mi stancherò mai di ripeterlo, non sono persone che in questo giorno sono diventate positive mentre prima non lo erano, bensì persone che in un qualche momento (un giorno prima, una settimana prima, due mesi prima…) sono diventate positive e oggi, che sono state controllate, la cosa è emersa – è dovuto unicamente al consistente calo dei tamponi effettuati, ma se si va a fare il calcolo si trova che l’altro ieri i positivi erano stati l’1,58% dei controllati e ieri l’1,68%, ossia sono aumentati dell’0,1%. E si mette in una incisiva tra parentesi il fatto che i morti sono stati meno della metà; variazione che di per sé, con numeri così bassi, non ha alcun significato, ma quando avviene il contrario l’aumento viene messo nella massima evidenza.
Quelli che continuano a essere terrorizzati da questo fantasma che si aggira per l’Europa e per il mondo tutto, e non fanno un passo senza la loro brava mascherina ben incollata alla faccia, convinti che i virus danzino leggiadramente nell’aria come tante lanterne cinesi (HAHAHAHAHA, cinesi! 😀 ), comunque, si rassicurino: adesso ci sono gli alpaca che provvedono.
E infine godiamoci questo spettacolare signor Giuseppe Conte, che riesce a dare i numeri come nessun altro era ancora riuscito
La cosa più spettacolare in questo spettacolare numero da circo è il tizio che corregge “trentacinque”, lui ripete “Centotrentacinque centotrentaquattro centotrentacinque” e il tizio fa sì sì con la testina, come quei cagnolini che una volta qualcuno metteva sul lunotto posteriore dell’auto.
barbara
Un unico appunto. In Corea del Sud e a Taiwan, le mascherine si usano e come, per cui mettere in ridicolo chi le indossa mi sembra fuori luogo. Peraltro, la mascherina chirurgica non protegge tanto chi la indossa ma le persone circostanti. Indossarla in prossimità degli altri o nei luoghi chiusi è un atto di riguardo verso il prossimo (personalmente direi di educazione), più che di autodifesa.
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Lo so che la chirurgica serve per proteggere gli altri, e infatti si chiama così perché la indossano appunto i chirurghi che lavorano per ore a pochi centimetri da corpi aperti. Che non è esattamente la stessa cosa. Meno che mai è la stessa cosa quando la vedi addosso a gente che passeggia sulla spiaggia o sta in macchina da solo o gira in bicicletta. Quelle carine vezzose di stoffa invece non servono assolutamente a niente.
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È Padellaro che l’ha corretto! 🙂
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Ambè, se scrive per Il fatto quotidiano capisco perché, pur avendolo corretto, poi fa sì sì con la testolina (ho guglato, perché non guardando la televisione da quarant’anni non avevo la minima idea di chi fosse).
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“In buona sostanza è come se, tra Svezia da un lato e gli altri Paesi citati dall’altro, si fosse fatto un esperimento del tipo di quelli del metodo in doppio cieco”
Vero, ma è importante non trarre conclusioni errate da ciò, perché un po’ ovunque qui in Europa siamo stati almeno due mesi con il virus in circolazione senza saperlo. Quindi, quello che possiamo dire, è che: stanti circa due mesi iniziali di libera circolazione del virus in cui non si è fatto nulla, in data odierna non si hanno differenze significative sui parametri del contagio (e sopratutto sugli indici costruiti a partire da essi) tra i Paesi che, dopo i primi due mesi, hanno attivato misure di lockdown e la Svezia.
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Scusa, ma non vedo la differenza rispetto a quello che dice lui: noi abbiamo avuto due mesi di chiusura, la Svezia no, e tutti i parametri alla fine risultano uguali, ossia la chiusura non ha modificato l’andamento dell’epidemia.
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La differenza invece c’è.
Possiamo ipotizzare che il virus sia arrivato in Svezia e nell’altro gruppo di Paesi in momenti simili, questo perché in tutti quei Paesi ci sono relazioni commerciali con la Cina molto sviluppate.
Quando è arrivato il virus? Sappiamo che i primi contagi vanno retrodatati a Dicembre 2019, ma è possibile che sia arrivato persino tra la fine di Ottobre e l’inizio di Novembre. Consideriamo però Dicembre.
A questo punto in tutti i Paesi citati ci sono stati almeno due mesi e mezzo di libera circolazione del virus in cui non si è fatto nulla e poi c’è chi ha continuato a non fare quasi nulla (la Svezia) e chi ha fatto il lockdown (gli altri Paesi).
Un’ipotesi è che in quei due mesi e mezzo la diffusione del contagio sia stata tale da rendere quasi nulle le differenze tra chi, poi, ha adottato il lockdown e chi no. Questa ipotesi mica si può buttare via.
Si può dimostrare? Certamente non in modo diretto, però possiamo andare a vedere quel che è successo in Paesi che non hanno relazioni strette con la Cina, distinguendo tra chi ha adottato il lockdown e chi no. Per esempio due di questi Paesi sono l’Islanda e la Lettonia. L’Islanda ha fatto quasi come la Svezia, la Lettonia ha invece adottato un lockdown, scontrandosi con la popolazione che non ne capiva il motivo. I risultati sono gli stessi? Per nulla. La Lettonia è messa molto meglio dell’Islanda.
Quindi, quanto sopra, suggerisce che l’effetto della libera circolazione del virus nei primi mesi può aver fortemente condizionato gli interventi successivi.
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Se in quei due mesi ci fosse stato un numero anomalo di malati, di ricoverati in terapia intensiva e di morti, l’allarme sarebbe scattato allora. Non è invece scattato da nessuna parte perché evidentemente il virus girava in misura talmente modesta da non risultare evidente. E mi sembra ragionevole ipotizzare che sia circolato più meno allo stesso modo in tutti i Paesi presi in esame nel confronto. Quindi all’inizio di marzo erano più o meno tutti nella stessa situazione. Situazione che è rimasta sostanzialmente identica dove c’è stato il blocco e dove non c’è stato.
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@ blogdibarbara
“E mi sembra ragionevole ipotizzare che sia circolato più meno allo stesso modo in tutti i Paesi presi in esame nel confronto.”
Non ho capito quali sono i Paesi del confronto. Includono anche i due che ti ho citato io? L’inefficacia del lockdown, se è un’ipotesi, deve valere sempre. Oppure se in un Paese con lockdown (scandinavi senza Svezia, baltici, Finlandia) le cose sono andate meglio rispetto ad altri senza lockdown (Islanda) ci dovrà pur essere una spiegazione diversa dal lockdown. Tu che spiegazione dai?
Gli esami retroattivi sul sangue donato e certi articoli giornalistici tra fine Dicembre e inizio Gennaio su numeri anomali di polmoniti in Lombardia (forse li hai riportati anche in un tuo post, adesso non ricordo) indicano che il virus c’era già e si è diffuso in ospedali e residenze per anziani.
Non ti dico come la penso io (perché non ha senso sposare un’idea senza avere una dimostrazione della sua validità), ma suggerisco che potrebbe esserci una spiegazione diversa, ed è quella che ho già scritto, cioè il fatto che la circolazione del virus prima che potessimo identificarlo ha avuto effetti tali da rendere quasi inutile il successivo lockdown.
Ribadisco che non sto dicendo che io ho una posizione che è diversa dalla tua, perché io non ho una posizione. Sto dicendo che la tua spiegazione non è l’unica possibile.
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Sì, ne ho parlato: a inizio gennaio diversi medici di famiglia hanno segnalato un numero anomalo di polmoniti interstiziali, e il servizio sanitario nazionale non ha neppure risposto.
Quello che rispondo alla tua ipotesi, e ai diversi risultati in Islanda e Lettonia, è che su numeri molto piccoli non si può fare statistica: la Lettonia ha poco più di due milioni di abitanti e l’Islanda addirittura poco più di trecentosessantamila, e anche il numero di morti, rispettivamente 35 e 10, non può essere preso in considerazione per un confronto statisticamente valido. San Marino, per dire, coi suoi 42 morti avrebbe 1240 morti per milione, ma è un calcolo del tutto privo di senso.
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