LEZIONE DI LOGICA

Essendo uscita subito dopo aver fatto colazione, anche se molto tardi rispetto alla gente normale, e non potendo rientrare prima di sera, a metà giornata mi sono fermata alla gelateria. La quale non è un locale con sedie e tavolini: è uno spazio chiuso, gelataia dentro, clienti fuori, con una finestra attraverso la quale passano soldi, gelati e scontrini, una cosa così, per intenderci

– Buon giorno. Un cono picc
– No.
– No?
– Solo coppette: sono autorizzata solo all’asporto.

Perché, se prendo un cono cosa faccio, volo al di là della finestra tipo superman e me lo mangio seduta in braccio alla gelataia?

– Ok, una coppetta piccola, questo, questo e panna montata.

Ho sempre detestato il gelato in coppetta, perché per mangiarlo devo usare tutte e due le mani, perché il cono mi piace, e perché non mi piace incrementare il carico di spazzatura senza necessità. Ma a quanto pare non ho scelta. La gelataia prende la coppetta, ci mette dentro i due gusti, mette sopra la panna montata, infila dentro il cucchiaino di plastica (com’era quella storia della guerra totale contro la plastica?), io allungo la mano per prenderla ma lei non mi porge la coppetta: prende un sacchetto di carta, ci infila dentro la coppetta di gelato, lo chiude bene arricciando il bordo superiore e finalmente mi porge il sacchetto. Perché per essere “asportato”, e quindi venduto legittimamente senza rischiare contravvenzioni tali da azzerare, se non di più, l’intero guadagno della giornata, il prodotto deve essere incartato. Naturalmente appena avuto in mano il sacchetto l’ho riaperto e ho tirato fuori la coppetta, naturalmente nonostante tutta l’attenzione prodigata mi sono sporcata la mano, naturalmente subito dopo ho accartocciato il sacchetto e l’ho buttato nel raccoglitore di rifiuti lì accanto, naturalmente il sacchetto è caduto fuori ed è finito per terra perché il raccoglitore era già traboccante di tutti i sacchetti di tutti quelli che avevano preso il gelato prima di me. E naturalmente, dovendo contenere un prodotto alimentare, il sacchetto non poteva essere fatto di carta riciclata e io mi sono chiesta quanti alberi saranno finiti dentro quel raccoglitore e quanti ancora ne finiranno prima che questa follia si esaurisca.

Poi chiediamoci perché nella guerra fra il covid e lo stato italiano, il covid sta vincendo alla grande, e datene la colpa alla mancanza di senso di responsabilità degli italiani, alla nostra congenita incapacità di rispettare le regole, al nostro rifiuto di mantenere le distanze, a quello che solo in mezzo a una piazza deserta abbassa la mascherina. L’altro giorno ho chiesto al mio anestesista: ma tu pensi che ci sia qualcuno al mondo che si sia contagiato dando la mano o abbracciando un amico? Mi ha riso in faccia (lui, esattamente come me, gli amici li ha sempre abbracciati).
Qualche interessante riflessione qui, e una piccola ma significativa testimonianza in questo commento.
E per concludere, questa sconsolata constatazione

barbara