ARTE SACRA E DINTORNI

Arte sacra dei secoli bui

Siracusa, IV secolo

Arte sacra dei secoli illuminati

Che poi il punto non è neanche quanto è brutta questa roba: il punto è che col Natale ha meno di niente a che fare: qualcuno riesce a vederci una natività? Qualcuno riesce a ritrovarci qualcosa che ricordi, anche solo vagamente, la narrazione evangelica? Qualcuno vede un neonato? Perché i casi sono due: o sei un cattolico credente, e allora fai il presepio, o non lo sei, e allora non lo fai; e questa roba non rientra in nessuna delle due casistiche (e che dire della biondona coi capelli arrotolati stile anni Sessanta, che mi hanno detto essere un angelo? Per non parlare del bue e l’asino che riscaldano amorosamente la pecora). Il commento comunque ve lo faccio fare da uno più bravo di me.

Giovanni Bernardini

Molti dicono che questo presepe è brutto. Però non è la bruttezza il problema. A me non piace, ma in fondo qualcuno lo può anche trovare bello.
Il fatto grave è che questo NON è un presepe. I cilindri che lo costituiscono possono essere qualsiasi cosa. Immagini stilizzate di Giuseppe, Maria e Gesù, ma anche di fedeli musulmani, o buddisti. Paracarri, astronauti marziani o venusiani, qualsiasi cosa.
Non si tratta di contrapporre l’arte figurativa a quella astratta, si tratta di stabilire se il presepe è ancora simbolo, richiamo ad una tradizione, una storia, una fede.
Il presunto presepe di piazza San Pietro è solo astrazione, simbolo separato da ciò che si vuole simbolizzare.
E’ simbolo, a ben vedere le cose, della Chiesa di Bergoglio. Una Chiesa interessata a ridurre al minimo, fino ad eliminare, ogni differenza fra se e gli altri. Una Chiesa che aborre il concetto stesso di identità e fa di tutto per non avere identità alcuna, ed esaltare le identità altrui. Sempre, comunque, anche quando c’è ben poco da esaltare.
E simboleggiano, questi cilindri e questi massi con la vaga forma di bue, asino e pecora, l’occidente della non differenza. Una grandissima civiltà che oggi si vergogna di se stessa e si vuole senza identità. E non a caso ha in Bergoglio uno dei suoi massimi esponenti.

Nel frattempo i nostri premurosi governanti hanno genialmente trovato il modo di farci passare un Natale praticamente normale

mentre, sempre grazie ai nostri premurosi e benevoli e paterni governanti, le file davanti alle mense dei poveri, a Milano

come a Napoli

e in ogni altra parte d’Italia si allungano sempre più.

barbara

Una risposta

  1. Una grandissima civiltà che oggi si vergogna di se stessa e si vuole senza identità.
    Concordo; paradossalmente l’occidente è andato talmente avanti che è finito al punto che riesce solo a vergonarsi dei propri errori passati ignorando volutamente tutte le conquiste di civilità che adesso lo spingono a vergognarsi.

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  2. ma poi, commento da iggnorante e analfabeta razzista sovranista e pure negazionista: il presepe è stato montato il 12 dicembre giusto?
    e se ho visto bene, al suo centro, dianzi la Madonna e san Giuseppe, ci sta un oggetto falloide con una faccia e dei capelli biondi che dovrebbe simboleggiare il bambin Gesù, giusto??

    e allora (eco la domanda): che cazzo ci fa lì un brutto bambinello il DODICI DICEMBRE? diciassette giorni prematuro? ma non gli l’ha detto nessuno all’oriundo di Portacomaro che il gagno nasce il 25, e che non è una data messa lì tanto per, ma proprio quella di nascita del verbo incarnato?

    ora, non pretendo che una persona così importante e impegnata nel sociale sia anche un esperto teologo, o un Paganini del catechismo, ma almeno le basi le dovrebbe conoscere, della dottrina di cui è depositario, e dei particolari (leggendari o reali poco importa) della biografia della persona di cui è il vicario in terra, o è chiedere troppo?

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      • La parte in cui Gesù spiega a Pietro: se ti danno uno schiaffo para in questo modo poi: subito un gancio al volto seguito da un diretto e da una ginocchiata mi manca. Deve essere nel vangelo 2.0 assieme alla parte in cui, al giovane ricco, viene detto per esser perfetto: “vai prendi il tuo arco e recati nella foresta di sherwood dagli allegri compagni per rubare ai ricchi e dare ai poveri”.

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        • a (parziale) rettifica del mio commento precedente, devo dire che a Roma hanno avuto il buon gusto (nell’impossibilità di muovere rapidamente un oggetto che credo pesi almeno un quintale ed è pure fragile) di coprire il bambinello brutto con un panno rosso, cosa che non si capiva dalle foto del presepe, che erano invece in gran parte riferite ad allestimenti precedenti e diversi dall’attuale in piazza San Pietro.

          la cosa mi ha anche permesso di scoprire che i pupi sgraziati hanno più di cinquant’anni, e che il presepe era nato tra il ’60 e il ’70 su iniziativa della città di Castelli e per far conoscere al mondo l’eccelsa qualità della locale arte della ceramica. cosa che non sapevo, e che mi fa anche rivedere i ciciu in ottica un pelo diversa (nel senso che un certo tipo di rappresentazione artistica all’epoca aveva il suo senso). e in effetti alcune delle figure mi erano già in qualche modo familiari, adesso so il perché. stupisce (?) che della sua storia non ne sapesse nulla Sgarbi, che come critico d’arte l’avrà già visto chissà quante volte….

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        • @baron litron: sì, ho letto che è una sorta di esercitazioni della scuola dell’arte della ceramica degli anni settanta, ma questo non cambia di una virgola tutta la faccenda: QUESTA roba è stata specificamente scelta per allestire il presepio in QUESTO Natale.

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  3. Tornando al Pregiato Manufatto, a me ricorda una pompa di benzina. Una brutta pompa di benzina, per l’esattezza, con pensilina e tutto. Le due cose che mi colpiscono sono che il papa ha scelto di chiamarsi Francesco, quindi un minimo di rispetto per il presepe sarebbe doveroso – c’è più rispetto nei presepi artigianali di Napoli con la statuetta di Maradona, almeno quelli sono antropomorfi; e il fatto che dopo la figura di merda degli idoli di Pachamama qualcosa dovrebbe avere imparato: ma non impara mai nulla, questo imbecille.

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    • Sì. Però se ti faccio un ritratto, prima guardi se si capisce che sei tu, poi – una frazione di secondo, ma poi – guardi anche se è bello o brutto. E se faccio un presepio ci si aspetta che assomigli a un presepio, con un neonato in una culla con due persone curve su di lui ai lati, in uno spazio che contiene loro tre, e tutti gli altri fuori. Puoi farlo in un guscio di noce

      o di sabbia enorme

      ma gli elementi fondamentali non possono mancare o essere deformati.

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      • Ad esempio, da ateo non do al presepe alcun valore di verità, lo vedo nel suo simbolismo e mi interessa l’aspetto artistico, nel senso che mi piace vedere come l’uomo realizza un’opera, qualunque sia il motivo per cui la realizza; un paio d’anni fa ho visto una bella mostra di presepi dalle mie parti e quando sono in giro scatto sempre foto di chiese e quasi sempre le visito all’interno. Quello è l’aspetto artistico e poi, appunto, c’è l’aspetto simbolico.
        Però, proprio perché non sono religioso, non mi sognerei mai di prendere i concetti di presepe, chiesa, croce, ecc., che non fanno parte integrante del mio mondo, e di rivisitarli a mio modo. Quelle cose ci sono, sono intorno a me, sono dappertutto e non mi creano alcun problema; anzi, il mondo è bello perché è vario, se giusto vogliamo banalizzare. Chi invece lo fa, e lo fa per storpiare qualcosa che evidentemente non gradisce, rivela i suoi limiti, i suoi problemi, la sua immaturità e il suo infantilismo. Il presepe non è il tuo mondo, lascialo stare. Altrimenti c’è comunque una sensazione di qualcosa che stride; un po’ come se un bambino di 7 anni facesse delle battute (fare battute e raccontare barzellette sono due cose diverse) sul logorio della vita matrimoniale; stonerebbe; che ne sa un bambino di 7 anni di cose che non può aver provato?

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        • Appunto: se sei ateo, o credente non cristiano, lo vedi come potresti vedere un libro illustrato di Biancaneve o Cenerentola, e se ti chiedono di illustrare il libro ci metti quello che la storia racconta, non ci metti un nano cieco o una regina che porge un mango.
          Quanto alla seconda parte, c’è stato chi ha fatto, chiamandola arte, un cesso d’oro, un barattolo di merda, o un crocefisso immerso in un vaso contenente il proprio piscio, e gliene riconosco il sacrosanto diritto, anche se concordo pienamente sul fatto che roba di questo genere riveli – in particolare l’ultimo – immaturità e infantilismo, una specie di provocazione adolescenziale per vedere come reagiscono i “grandi” -. Non mi aspetterei però che il papa esponga il “Piss Christ” sull’altare di una chiesa.

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        • “immaturità e infantilismo, una specie di provocazione adolescenziale per vedere come reagiscono i “grandi” -”

          Ecco, hai spiegato perfettamente. Molte delle idiozie che si vedono in questi ultimi anni sono dovute all’enormità di spazio che abbiamo (non certo io, non certo tu, non certo noi, ma in generale) concesso a della gente che – quando va bene – è immatura, e – quando va male – necessita di trattamenti psichiatrici.

          Quanto al Piss Christ mi ero imbattuto nel genio che ha concepito quella roba lì un paio di anni fa, d’estate, mentre ero in Lituania. Qualche giorno dopo avevo letto un’intervista a un regista porno di quelli che vengono considerati un po’ “oltre”. Il tizio è specializzato in quei film (ridicoli) in cui alle ragazze viene pompato nel c**o del latte e che poi le stesse si divertono a spruzzare fuori. Non ricordo la domanda, ma ricordo la risposta: la mia non è una provocazione, la mia è una forma d’arte. OK, e allora vale tutto: domani prendo tre vecchietti a caso, li impicco sotto il primo ponte che trovo, li dipingo con una vernice a pois e… voillà, arte!

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      • Al di là degli aspetti meramente iconografici e dell’estetica dei singoli soggetti sulla scena, ciò che è anche assente nell’attuale presepe – per quello che ho potuto vedere dalle foto – è lo scheletro compositivo, l’elemento fondamentale che, se concepito in modo efficace, suggerisce al nostro cervello senso e bellezza prima ancora di essere affascinati dai particolari.
        A questo proposito, penso che il confronto tra le suddette ceramiche e il presepe di sabbia sia illuminante anche per l’osservatore più sprovveduto e distratto.

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      • Nautilus, avrei qualche idea per i tre vecchietti.
        Però, non metterei nello stesso mazzo la “merda d’artista” di Piero Manzoni: quella era una provocazione diretta contro i mercanti, e ha funzionato alla grande. Personalmente non sono neanche sicuro che le scatolette contengano veramente merda, chi è che ha voglia di spendere centomila euro, se bastano, per scoprirlo?

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