I VERI PROBLEMI DELL’UMANITÀ

Qui l’articolo e il drammatico video che non ho trovato modo di scaricare separatamente.

La cipria chiara! Vi rendete conto?! A questa povera influencer sedicente nera – in realtà di un meraviglioso color ambra, più o meno quello che prendo io quando sono abbronzata, ma siccome, a differenza di lei, io non divido l’umanità in base ai colori, non ne faccio una questione di stato – mandano le ciprie con sole sei sfumature di colore e nessuna abbastanza scura per lei! E c’è addirittura gente che tenta di minimizzare!

NOTA 1: trattandosi di una influencer, questo genere di cose le arriva gratis dalle ditte che vogliono farsi pubblicizzare. Di ciprie scure, anche più scure della sua pelle, ne vediamo dappertutto: basta andarle a comprare. Non è che non esistano in commercio e chi ha la pelle scura sia costretta a farne a meno no: esistono, ma non sono fra quelle che le mandano gratis, e per questo la signorina frigna a favore di telecamera.

NOTA 2: ma se voi aveste una pelle così, di quel colore, con quella grana compatta (nelle pelli scure, ossia di gente originaria da posti in cui l’acqua scarseggia, la selezione naturale ha favorito dei pori piccolissimi, in modo da ridurre al minimo la sudorazione, che comporta la necessità di bere per compensare la perdita d’acqua), vi verrebbe voglia di schiaffarci sopra qualche schifezza? No, vero? Mi sembra chiaro che la cipria non adeguata che le arriva in regalo è solo un pretesto per frignare, che sembra essere la sua attitudine più spiccata, a meno che non sia proprio l’unica, come potete vedere in questo video, che è il primo che mi è capitato sottomano cercando il suo nome

Alzasse il culo e andasse a lavorare, di sicuro avrebbe molto meno tempo per frignare contro noi caucasici (sì, dice esattamente così, caucasici. Evidentemente la parola “bianchi” fa troppo schifo, di questi tempi, magari fra un po’ parleremo di capelli caucasici, monte Caucasico, l’ansia della pagina caucasica, Caucasicaneve e i sette… oddio, come li posso chiamare quei sette lì? O forse è solo perché noi, effettivamente, non siamo precisamente bianchi, ma se il motivo fosse questo, ossia il desiderio di non cadere in approssimazioni cromatiche, com’è che lei si definisce nera?

Così, giusto per pignoleggiare) che siamo razzisti, che rendiamo la vita difficile ai “neri” che sono minoranza, sapete, sono minoranza, non dimentichiamo che sono minoranza, e anche se sono tutti uniti restano sempre minoranza e per loro tutto è più difficile, e naturalmente lei è l’esempio più emblematico di quanto la vita sia dura in Italia ber i boveri negri. No, non per quelli che si ammazzano sui campi di pomodori per dieci euro al giorno e guai se si azzardano a lamentarsi: per una povera influencer, una che si guadagna la vita mostrando e indossando davanti a una telecamera le cose che le regalano, a cui hanno regalato una cipria troppo chiara. Mavaccagare, stronzetta frignolante chiagniefotti, va’.

barbara

Una risposta

    • Il primo breve l’ho visto tutto, l’altro no perché dopo qualche minuto ti viene proprio la nausea, tutto un frignare, tutto un “noi neri” che se infarcissimo noi i nostri discorsi con un continuo “noi bianchi” ci avrebbero già lapidati.

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  1. Ti ricordi il gioco che facevamo da bambini? Io almeno lo facevo: ci si fissava negli occhi, preferibilmente con coetaneo dell’altro sesso. Perdeva il primo che scoppiava a ridere.
    Ti sfido a non ridere.
    Una delegazione ufficiale di 50 diplomatici USA, all’arrivo in Cina, è stata sottoposta al famoso tampone rettale (ti infilano un lungo bastoncino, e da quello che ho visto lo fanno in pubblico).
    STAI GIÀ RIDENDO? Aspetta, non è mica finita.
    I cinesi dicono: ma per i diplomatici non era mica obbligatorio.
    TI HO DETTO CHE NON È ANCORA ORA.
    Le Feluche di Biden spiegano: abbiamo accettato perché se avessimo rifiutato avevamo paura che ci prendessero per omofobi.
    https://mobile.twitter.com/amuse/status/1365020442784792578?ref_src=twsrc%5Etfw

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  2. NOTA 2.
    -Se per te è un lavoro, ti trucchi anche se normalmente ne faresti a meno: io non sono certo un patito di giacca e cravatta, ma quando il lavoro le richiede le metto, anche se sarei figo lo stesso.
    -Se fai spettacolo, il trucco serve, anche solo per apparire normale; altrimenti le luci “sparano” sulla pelle e anche gli occhi, senza contorno, si vedono male.

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    • Su un palcoscenico col pubblico da 5 a 25 metri sì, senza trucco la faccia sparisce. Ma non è questo il suo caso. Se tu mi mandi i tuoi prodotti perché io, da influencer, convinca la gente a usarli, e mi mandi uno sciampo per districare i capelli crespi quando sai che li ho dritti come spaghetti, mi metto davanti alla webcam e dico guardate che razza di deficienti, vedete un po’ voi se è il caso di comprare la loro roba: critico, non piango. Non ci faccio un video di oltre un quarto d’ora per frignare su un popolo razzista e sprezzante nei confronti delle mie necessità.
      Davanti a una webcam comunque, una faccia come quella non ha bisogno di accorgimenti per comparire nel modo giusto.

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