Post un po’ lungo, ma ci vuole. E partiamo dall’assalto. Armato, naturalmente.
Domande ancora senza risposta sull’assalto al Congresso: la narrazione falsa e divisiva della sinistra
Washington, la prima notizia è una non notizia: il 4 marzo avrebbe dovuto esserci un golpe della setta Qanon, perché il 4 marzo, secondo i siti dei complottisti più impresentabili della destra americana, avrebbe dovuto essere il “vero giorno dell’inaugurazione” dell’amministrazione, dunque il ritorno di Trump al potere. Migliaia di militari della Guardia Nazionale hanno pazientemente presidiato la sede del legislativo statunitense, ma la minaccia non si è neppure materializzata. Nessuna manifestazione, tanto meno un colpo di Stato, ha turbato il sonno degli americani e dei loro rappresentanti eletti.
L’incubo del 4 marzo è solo l’ultima tappa di un capitolo della storia americana aperto il 6 gennaio con l’assalto dei sostenitori di Trump (molti di Qanon) al Campidoglio. I fatti del 6 gennaio sono descritti come una “rivolta armata” contro il Congresso istigata da Donald Trump. Su questo si è basato il processo di impeachment, da cui Trump è poi uscito assolto. Sin dal discorso inaugurale di Biden, questo è ormai un “evento fondativo”. Il morale delle truppe democratiche e dei loro elettori è sostenuto dall’ira per un assalto dei barbari al tempio della democrazia, oltre che dalla paura che si possa ripetere.
Ma è stata una rivolta armata? Dove erano le armi da fuoco? Nelle immagini dell’irruzione al Campidoglio non si vedono. Non le abbiamo individuate neppure nei video delle telecamere di sicurezza mostrate dai Democratici durante il processo di impeachment a Trump. Non si è mai vista alcuna foto della polizia del Campidoglio con la schiera di armi sequestrate agli insorti, come usa dopo ogni operazione di polizia. I fact checkers se la sono presa con il senatore Ron Johnson, repubblicano, che ha definito la manifestazione del 6 gennaio come una protesta “disarmata”. Ma i fact checkers stessi, quelli di PolitiFact che commentano anche i nostri post su Facebook, hanno portato a loro volta prove insufficienti, affermando che, fuori dal Campidoglio a un manifestante è stata sequestrata una pistola (che però non ha evidentemente usato) e che in un furgoncino parcheggiato a Washington, neppure troppo in prossimità della sede del legislativo, sono stati sequestrati “materiali per costruire bombe molotov” e un taser. Vengono citate le due bombe artigianali trovate in prossimità delle sedi di entrambi i partiti, per altro mai rivendicate (ed è difficile anche indovinarne la matrice, considerando che i bersagli erano, appunto, entrambi i partiti, Democratico e Repubblicano). Infine i fact checker citano come “armi” anche tutti gli oggetti usati in modo aggressivo dai manifestanti, incluse le aste delle bandiere. Secondo questo criterio, però, praticamente tutte le manifestazioni di Black Lives Matter dovrebbero essere definite “rivolte armate”.
Questa seconda non-notizia, l’assenza di armi nella “rivolta armata” del 6 gennaio è stata confermata lo scorso mercoledì anche da Jill Sanborn, vicedirettrice dell’antiterrorismo dell’FBI, nel corso di un’audizione in Senato. Sempre Ron Johnson le ha chiesto se l’FBI avesse sequestrato armi da fuoco dopo l’assalto del Campidoglio e l’ufficiale ha risposto: “Per quanto ne sappia, non ne abbiamo sequestrata alcuna quel giorno, né abbiamo eseguito arresti per quel motivo”. Alla domanda se siano stati esplosi colpi di arma da fuoco nel Campidoglio, quel giorno, la Sanborn ha risposto: “Credo che gli unici colpi esplosi quel giorno siano stati quelli che hanno portato alla morte di quella donna”. Quella donna che si chiamava Ashli Babbitt, 35 anni, veterana dell’aviazione americana, manifestante disarmata, uccisa da colpi di pistola sparati da un poliziotto.
Quindi è più chiaro, adesso, il quadro di quel che è successo il 6 gennaio? Una manifestazione disarmata a cui la polizia locale ha risposto uccidendo una manifestante. Altri tre manifestanti sono morti nella stessa occasione, per cause che vanno dal malore alla caduta nel corso di un’arrampicata su un muro di cinta, ma non nel corso di uno scontro armato. E poi c’è ancora il mistero dell’unico poliziotto morto, Brian Sicknick, sepolto con tutti gli onori, da eroe, ma di cui non si conosce la causa del decesso.
Non si tratta di un dettaglio da poco, sulla morte di Brian Sicknick è stato costruito tutto il processo di impeachment a Trump ed è alla base della narrazione della “rivolta armata” del 6 gennaio. Sicknick, dopo i fatti del Campidoglio, era vivo e aveva telefonato al fratello, affermando di stare bene e di aver subito per due volte spruzzi di spray urticante. La sua morte sopraggiunge la sera del giorno dopo, prima smentita, poi confermata. La causa non è, appunto, mai stata rivelata. Era con tutta probabilità una bufala quella diffusa dal New York Times, secondo cui Sicknick era stato ucciso a colpi di estintore: era basata solo su testimonianze anonime, poi non corroborate da prove mediche. A domanda sulla causa della morte dell’agente, in un’audizione al Senato martedì, il direttore dell’FBI non ha risposto.
Per una volta poniamoci un po’ di domande retoriche: cosa sarebbe successo a parti invertite? Se in una manifestazione disarmata antifascista e antirazzista un poliziotto avesse ucciso a sangue freddo una dimostrante di sinistra? Se un poliziotto fosse morto, per cause ignote, più di un giorno dopo una protesta di Black Lives Matter, lo avrebbero considerato comunque una vittima della violenza dei manifestanti? I giornalisti dei grandi media liberal si sarebbero accontentati della versione data da un direttore dell’FBI, che per altro non risponde? La narrazione contro la sinistra verrebbe bollata immediatamente come “divisiva” e “incendiaria”. Siamo, per altro, abituati a veder descritte come “manifestazioni prevalentemente pacifiche” quelle di Black Lives Matter e degli Antifa, dove interi quartieri vengono messi a ferro e fuoco. Al contrario, da due mesi, sia i media che la politica stanno ingigantendo un evento che non ha provocato morti, dove l’unica vittima è una manifestante disarmata. E lo presenta come un tentativo di golpe, un assalto alla democrazia. Che cosa è questa, se non una narrazione incendiaria e divisiva?
Stefano Magni, 6 Mar 2021, qui.
E passiamo al prossimo capitolo. Vi ricordate lo slogan di quel partito islamista? “Votate per noi: non dovrete farlo mai più”. I dem americani ne hanno un altro: “Votate per chi vi pare: vinceremo comunque noi [come già stavolta era stato preannunciato sia dalla Pelosi (“Vinceremo noi, qualunque sia il conteggio finale”) che da Biden (“Abbiamo messo in piedi la più colossale macchina di brogli elettorali di tutti i tempi”) e sarà sicuramente per questo che adesso non gli fanno più fare un passo senza badante,

per non rischiare altri inopportuni smarronamenti] ora e sempre nei secoli dei secoli”.
I Democratici si preparano a rubare tutte le prossime elezioni ai Repubblicani
Dopo aver ricompensato i Progressisti, ora i Democratici premiano i politici, ovviamente a spese dei contribuenti.
Abbiamo visto nelle prime settimane dell’amministrazione Biden che – nonostante la sua retorica – l’attenzione della Casa Bianca e dei Democratici della Camera è più sul fornire il catering alla propria base elettorale che sul fare delle cose utili per il popolo americano nel suo complesso.
Questo era evidente nel disegno di legge con il (pessimo) pacchetto di stimoli di Joe Biden da 1.9 trilioni di dollari, dove solo il 9% del suo valore si concentrava effettivamente sulla spesa sanitaria per il contrasto al COVID-19, mentre il resto era distribuito a pioggia per progetti politici, sia che si trattasse dell’aumento del salario minimo che distrugge i posti di lavoro, o il finanziamento di un tunnel della metropolitana nel distretto della Speaker Nancy Pelosi, o gli aborti finanziati dai contribuenti, ed altro.
In queste settimane, i Democratici stanno dando seguito a questa politica di privilegiare la propria base elettorale con un nuovo disegno di legge liberal-radicale per la “riforma elettorale“. L’HR-1 dà potere ai burocrati e deruba i governi statali e locali del potere che dovrebbe spettare loro.
L’HR-1 prevede il finanziamento pubblico delle campagne elettorali, arma la FEC (la Commissione elettorale federale, l’agenzia che regola la legislazione dei finanziamenti delle campagne elettorali statunitensi, n.d.r.), attacca il Primo Emendamento, dà nuova autorità all’IRS (l’Internal Revenue Service, l’agenzia governativa deputata alla riscossione dei tributi all’interno del sistema tributario degli Stati Uniti, n.d.r.), e mette fuori gioco le leggi statali sull’identificazione degli elettori.
Per le dieci disposizioni più eclatanti di questo nuovo eccesso di faziosità, si prega di vedere il seguente documento per gentile concessione dell’House Administration Committee (segue traduzione).

Di seguito trovate la traduzione integrale del documento.
Riassunto: Ancora una volta, i Democratici hanno introdotto l’H.R.1, For the People Act, un’esagerazione faziosa e grossolana proveniente dal Congresso e progettata per mantenere la loro maggioranza democratica nazionalizzando le nostre elezioni. Questa legge prende alcuni dei peggiori cambiamenti nell’amministrazione delle elezioni “stile pandemia” del 2020 e li rende permanenti.
LE DIECI DISPOSIZIONI PIÙ ECLATANTI DELL’H.R. 1
Finanzia pubblicamente le campagne con le multe federali alle aziende. Crea un finanziamento 6 a 1 per qualsiasi contributo dei piccoli donatori fino ai 200 dollari o anche meno in una campagna congressuale o presidenziale – il che significa che per ogni 200 dollari, il governo federale corrisponderà 1.200 dollari. Questo finanziamento verrebbe da una maggiorazione sulle transazioni aziendali e dei grandi contribuenti con il governo federale. L’H.R. 1 stabilisce anche un nuovo programma pilota di voucher che garantisce agli elettori idonei un voucher di 25 dollari da donare a qualsiasi campagna a loro scelta.
Nazionalizza le elezioni e centralizza l’amministrazione a Washington, D.C. Supera i limiti stabiliti dalla Costituzione limitando la capacità degli Stati di determinare le loro procedure di registrazione e di voto, come protetto dall’articolo 1, sezione 4, della Costituzione, e rendendo obbligatori gli standard etici per la Corte Suprema, violando la separazione dei poteri.
Rende permanenti i cambiamenti elettorali “stile pandemia”. Nel 2020, gli Stati si sono affrettati ad apportare cambiamenti a causa del COVID-19, come l’espansione del voto per corrispondenza senza garanzie per proteggere l’integrità del voto, che ha creato il caos, aumentato le irregolarità, e minato la fiducia del pubblico nel nostro processo elettorale. L’H.R. 1 rende permanenti molti di questi cambiamenti.
Impone i metodi di voto liberal della California ad ogni Stato. L’H.R. 1 costringerebbe gli Stati ad espandere permanentemente il voto per corrispondenza, legalizzare la raccolta delle schede elettorali ed ignorare le leggi sull’identificazione degli elettori.
Arma la Commissione Federale per le Elezioni (FEC). Altera l’attuale composizione bipartisan della commissione di sei membri in una commissione faziosa di cinque membri e stabilisce lo “Speech Czar“, limitando la libertà di parola e creando una commissione non indipendente.
Aumenta la vulnerabilità all’interferenza straniera nelle elezioni. Indebolisce il sistema di voto del popolo americano centralizzando il sistema elettorale, aumentando così la sua vulnerabilità alle interferenze straniere, non riuscendo ad implementare i necessari pesi e contrappesi riguardo a chi possa registrarsi per votare. L’H.R. 1 costringerà gli stati ad implementare la registrazione degli elettori online, la registrazione automatica degli elettori e la registrazione degli elettori nello stesso giorno senza alcuna salvaguardia.
Distrugge il Primo Emendamento. L’H.R. 1 limiterebbe drasticamente la libertà di parola e imporrebbe standard vaghi che svantaggiano tutti i gruppi d’interesse che desiderano sostenere una proposta legislativa, in particolare richiedendo loro di rivelare i nomi dei donatori che versano denaro oltre una certa soglia.
Ignora le leggi statali sull’identificazione degli elettori e le regole sui voti provvisori. Costringe gli Stati a permettere l’uso di dichiarazioni giurate o autocertificazioni al posto dell’identificazione e a permettere la verifica della firma, che può essere presentata attraverso una foto se l’elettore si registra online. Costringe gli Stati a contare i voti provvisori espressi al di fuori del distretto di appartenenza dell’elettore.
Rimuove la capacità degli Stati di decidere come i loro distretti debbano essere disegnati. Obbliga il ricorso a commissioni indipendenti di redistricting per la creazione dei distretti congressuali, eliminando la flessibilità degli Stati nel scegliere i sistemi migliori per i bisogni dei loro cittadini.
Arma l’IRS di Biden. L’H.R. 1 permette all’agenzia di indagare e valutare le convinzioni ideologiche e di policy delle organizzazioni prima di concedere l’esenzione fiscale.
Oltre a questi punti, il comitato editoriale del Wall Street Journal ha pubblicato un pezzo che delinea i problemi dell’H.R.1. Questo pezzo arriva settimane dopo che un editoriale aveva spiegato che la vera motivazione della presidente della Camera Nancy Pelosi dietro il passaggio di questa legislazione fosse quella di “usare la risicata maggioranza democratica per consolidarne una permanente”.
Dall’editoriale del Wall Street Journal: “Rendere ogni elezione come quella del 2020“
Iniziamo con regole permanenti per il contrasto alla pandemia. L’H.R.1 creerebbe un diritto federale al voto per posta, senza bisogno di giustificazioni. Gli elettori registrati non potranno essere obbligati a presentare “qualsiasi forma di identificazione come condizione per ottenere il voto per corrispondenza”, tranne una firma o una “auto-certificazione”. Le leggi statali che richiedono che i voti per posta siano autenticati o firmati da testimoni verrebbero superate. I voti pervenuti in ritardo, se il timbro postale è stato apposto in tempo, sarebbero validi a livello nazionale per 10 giorni dopo il giorno delle elezioni.
L’H.R.1 scavalcherebbe le leggi statali contro la raccolta delle schede elettorali, permettendo agli americani, su scala nazionale, di “designare qualsiasi persona” per restituire il voto, a condizione che il portatore “non riceva alcuna forma di compensazione basata sul numero di schede”. Inoltre, gli Stati “non possono porre alcun limite al numero di schede elettorali per corrispondenza votate e sigillate che una persona designata possa restituire”. Sì, gli operatori elettorali di partito potranno dunque andare porta a porta, accumulando migliaia di voti, a patto che si facciano pagare all’ora.
Con l’H.R.1 la registrazione degli elettori nello stesso giorno dell’elezione ed il periodo di 15 giorni del voto anticipato diventerebbero entrambi obbligatori. Le burocrazie statali verrebbero arruolate per registrare le persone che appaiono nei registri governativi. È davvero una buona idea che sia “l’agenzia principalmente responsabile del mantenimento delle informazioni di identificazione degli studenti iscritti alle scuole secondarie pubbliche”, che il disegno di legge farebbe entrare in gioco? Allo stesso tempo, l’H.R.1 renderebbe più difficile cancellare le registrazioni errate dalle liste degli elettori.
L’H.R.1 dice che ai criminali non possa essere negato il voto, con l’eccezione di quelli incarcerati. Ma il potere del Congresso non è illimitato, quindi quella disposizione dice che si applica solo alle elezioni di livello federale (dunque, anche alle presidenziali). Con l’H.R.1 alcuni criminali diventerebbero idonei a votare nelle elezioni federali, ma non in quelle statali. I funzionari di contea dovrebbero tenere due serie di liste di elettori e due serie di schede elettorali?
Altre disposizioni dormienti: l’H.R.1 creerebbe un sistema di fondi pubblici da abbinare alle piccole donazioni politiche ad un tasso di 6 a 1. Date al vostro candidato 200 dollari, e potrebbe ottenerne 1.200 dal governo. I fondi verrebbero da una maggiorazione del 4,75% sulle multe e le sanzioni staccate alle imprese o ai dirigenti aziendali.
L’H.R.1 richiederebbe alla magistratura di creare un codice di condotta per i giudici della Corte Suprema. Sembra un altro modo per i Democratici di arrivare all’Alta Corte con la loro solita tattica di far uscire denunce etiche o richieste pretestuose di ricusazione dei giudici.
Questo è un disegno di legge di 800 pagine, quindi potremmo continuare…
GOP.gov (qui, dove puoi vedere anche tutti i link che non mi è stato possibile riportare qui)
E vediamo ora come si sta costruendo la dittatura militare.
Come i Democratici stanno giustificando una presa di controllo militare nella capitale della nazione.
Questo articolo è adattato dal commento di apertura di Tucker Carlson dell’edizione del 5 marzo 2021 di “Tucker Carlson Tonight”.
I liberal sono un gruppo spaventato. La lista delle cose di cui i liberal americani hanno paura può riempire un intero scaffale di volumi. Sarebbe un set di riferimento divertente: “L’enciclopedia delle nevrosi liberal integrale”.
Assolutamente tutto sconvolge i liberal, li agita ed infiamma le loro allergie. La Natura stessa è un’esperienza terrificante per i liberal perché non possono controllarla. La Natura ha tutte queste differenze di sesso e fluttuazioni climatiche. Ti passeranno davanti in bicicletta, sfoggiando le loro piccole mascherine chirurgiche ligi all’obbedienza, lottando per respirare per la mancanza di ossigeno, ma sentendosi virtuosi e protetti. E, naturalmente, ti giudicano perché non indossi l’uniforme.
Non c’è niente di razionale in questo comportamento, ma non dovreste esserne sorpresi. Il liberal-ismo moderno non è una visione del mondo coerente, è un tipo di personalità profondamente infelice e incostante. L’umorismo è quello che si ottiene quando le persone sono infelici dentro.
Quando sei un liberal, il mondo è un posto molto spaventoso, ma c’è una paura che si eleva sopra tutte le altre paure nella mente del liberal: La paura dell’”altro“. Come tutte le culture primitive, il liberal-ismo moderno è tribale. I liberal vedono la maggior parte del continente americano come un misterioso spazio oscuro, come una cartina medievale popolata da sbavanti elettori di Trump e violenti analfabeti con qualche cromosoma di troppo.
I liberal disprezzano persone come queste, naturalmente, e ad un certo livello, sanno di essere odiati a loro volta. Si preoccupano che un giorno ci sarà una reazione contro le persone al comando, che, ovviamente, sono loro. Questa è la loro più grande paura, una “rivolta dei contadini“.
Sono terrorizzati dal fatto che un giorno un esercito di liceali tatuati e con la maglietta della bandiera confederata si alzerà dai parcheggi per roulotte della West Virginia e prenderà il controllo del paese – prendendo d’assalto le città con le loro mitragliatrici d’assalto AR-15 calibro 75 con tromboncino, ognuna delle quali può sparare più di un milione di proiettili al minuto se montata sul retro di un pickup F-150 tappezzato di adesivi razzisti.
Questo è il loro incubo. È il “mostro sotto il letto” di ogni liberal.
Molti liberal erano certi che il 4 marzo fosse il giorno in cui la rivoluzione di destra sarebbe finalmente iniziata. Il 4 marzo, credevano, con qualcosa chiamato “QAnon Inauguration Day“. Cos’è il QAnon Inauguration Day? Non ne abbiamo idea, e non conosciamo nessuno che lo sappia. Scommetteremmo dei soldi che neanche un elettore di Trump su un milione ne aveva sentito parlare fino a questa settimana, quando i “mercanti di isteria” hanno iniziato a parlarne in televisione.
Ne avevano sentito parlare da Nancy Pelosi, che ha detto alle sue guardie del corpo di scrivere un rapporto sulla minaccia del “QAnon Inauguration Day“. Ed è quello che hanno fatto. Non abbiamo mai appreso alcun dettaglio, ma i membri del Congresso non stavano correndo rischi. Ma molti di loro sono fuggiti lo stesso dal Campidoglio. I leader della Camera hanno riprogrammato le votazioni in aula in modo che i parlamentari potessero fuggire per salvare le proprie vite, ma di sicuro non la loro dignità.
Questa non è stata una semplice isteria di parte. Democratici e Repubblicani sembravano uniti nel loro comune terrore.
Il Rappresentante Michael McCaul, Repubblicano del Texas: “Questa minaccia è credibile ed è reale. Si tratta di un gruppo della milizia di destra che crede che, poiché la data inaugurale in passato era il 4 di marzo fino a quando è passato il XX° emendamento, pensano che questo sia il vero Inauguration Day e che il Presidente Trump debba avere la sua inaugurazione”.
Quindi cosa è successo? Non abbiamo visto una sola persona insorgere al Campidoglio o altrove negli Stati Uniti come era stato preannunciato.
Era solo un’altra bugia, non molto diversa da quando ci hanno detto che avremmo avuto bisogno dei soldati per proteggere l’inaugurazione di Joe Biden. Poi, hanno detto che avremmo avuto bisogno dei soldati per tenere QAnon lontano dal processo di impeachment. Poi, c’è stata quest’ultima isteria. Ora ci sarà qualcos’altro. La polizia del Campidoglio ora dice che avranno bisogno dei soldati a Washington per almeno altri due mesi.
Le truppe non se ne andranno mai. Come probabilmente avrete già capito, i soldati sono al Campidoglio per ragioni politiche. Sono lì per sostenere il regime. Se questo stesse accadendo in Camerun, il nostro Dipartimento di Stato se ne lamenterebbe, lo chiamerebbe “un’offesa alla democrazia“. Ma siccome sta accadendo qui in America, siamo stati lenti ad accorgercene.

Giovedì, l’hanno detto ad alta voce. Fox News ha appreso che il generale in pensione Russel Honoré ha completato la sua “revisione della sicurezza” sulla rivolta del 6 gennaio al Campidoglio. Honoré è uno squilibrato estremista fazioso, più pazzo di chiunque sia affiliato a QAnon. È stato scelto da Nancy Pelosi proprio per questo. Sapeva che Honoré avrebbe giustificato una presa di potere militare di Washington, e aveva ragione.
Nel suo memorandum ai leader della Camera, che Fox News ha ottenuto, Honoré chiede una “QRF [forza di reazione rapida] stabilmente permanente nei ranghi della Guardia [Nazionale] di Washington D.C., ristabilendo un battaglione di polizia militare e dotandolo di truppe della Riserva della Guardia Attiva che vivono in città o nelle sue vicinanze tutto l’anno, perennemente in servizio attivo“.
Questo è un comportamento molto strano per una democrazia. In una democrazia, i politici dovrebbero governare con il consenso dei governati. Si potrebbe pensare che questo possa essere venuto in mente a qualcuno al Campidoglio. Se abbiamo questa paura degli elettori americani, forse c’è qualcosa che non va. Forse non stiamo facendo un buon lavoro. Forse dovremmo stare zitti per un secondo e ascoltare le lamentele delle persone che controlliamo a vista. Forse allora non avremmo bisogno del filo spinato intorno al Campidoglio.
A quanto pare, nessuno a Washington ci ha pensato. Invece, si sono convinti che gli unici americani che hanno un problema con il modo in cui stanno andando le cose oggigiorno devono aver subito il “lavaggio del cervello” da QAnon.
Pochi giorni fa, “60 Minutes” ha deciso di dare uno sguardo più profondo a questo pericoloso culto che sta dicendo cose non approvate sui nostri leader. Gli intrepidi corrispondenti della CBS si sono seduti con il “leader spirituale” di QAnon – il famoso Sciamano Jake Angeli, n.d.r. – non in una grotta in Afghanistan, ma su Zoom, da una sala conferenze nella prigione dove è ora detenuto senza cauzione.
Potreste riconoscerlo dai video come “Chewbacca Guy“. Gli è stato chiesto se ha capito che le sue “azioni del 6 gennaio sono state un attacco a questo paese”.
Jake Angeli: “Signora, le mie azioni non erano un attacco a questo paese. Questo non è corretto. Questo è impreciso, completamente… Ho cantato una canzone, e questo fa parte dello sciamanesimo. Si tratta di creare vibrazioni positive in un’aula sacra. Ho anche impedito alle persone di rubare e vandalizzare quello spazio sacro, il Senato. Ho anche impedito a qualcuno di rubare i muffin dalla sala ristoro. Ho anche detto una preghiera in quella camera sacra perché era mia intenzione portare la divinità e riportare Dio al Senato”.
Il corrispondente della CBS gli ha poi ricordato che, legalmente, non gli è stato “permesso di essere in quella che [lui] chiama un’aula sacra” e gli ha chiesto se si considera un patriota.
Jake Angeli: “Questo è l’unico rimpianto molto serio che ho, è stato credere che quando siamo stati salutati dagli agenti di polizia, che fosse accettabile… Mi considero un amante del mio paese. Mi considero un sostenitore della Costituzione. Mi considero un credente nella verità e nei nostri principi fondativi. Mi considero un credente in Dio.”
Così, lo Sciamano di QAnon ha cantato una canzone, poi ha diffuso delle buone vibrazioni, poi ha salutato gli ufficiali in Campidoglio e loro hanno ricambiato il saluto. Queste sono cose che possono accadere in un paese dove gli sciamani di QAnon sono autorizzati a girare per le strade.
Ma non è solo questo tizio che minaccia la democrazia. A febbraio, i federali hanno incriminato diversi membri di un gruppo chiamato “Oath Keepers“. Gli imputati includevano una donna di 60 anni e suo marito di 70 anni. Anche loro sono terroristi. Geriatrici, ma micidiali.
La rappresentante Sheila Jackson Lee, Democratica del Texas, capisce tutto questo, naturalmente. Siede nel Comitato per la Sicurezza Nazionale della Camera, quindi sa una cosa o due sull’applicazione della legge e sul mantenere questa nazione al sicuro dalle minacce, straniere ed interne.
Per vivere “senza paura” in America, ha annunciato Sheila Jackson Lee, avremo bisogno di arrestare molte persone. Come ha detto su Twitter:

“A Washington, DC [sic] il 6 gennaio, dove si presume che 40.000 manifestanti fossero a DC [sic] con l’intenzione di rovesciare un’elezione legittima e di uccidere la Speaker, il Vice Presidente ed i membri del Congresso, in quel caso, solo 300 persone sono state arrestate e sono state perseguite. Che razza di giustizia è questa?”.
Quindi, se siete andati ad un raduno di Trump a gennaio, dovete essere messi in custodia cautelare. Il gen. Honoré ha dei piani per voi.
Sulla MSNBC Joe Scarborough ha detto: “Ci allontaneremo sempre di più da questo evento, ma non cambierà mai il fatto che Josh Hawley è stato il responsabile di queste morti avvenute a Capitol Hill, di questo atto di insurrezione, la peggiore insurrezione di terroristi interni nella storia degli Stati Uniti“.
Cosa ha fatto Josh Hawley (Senatore repubblicano del Missouri)? Beh, ha votato, come fanno a volte i senatori. Ed è divertente che questo pensiero venga, tra le tante persone possibili, proprio da Joe Scarborough. Ma è un’epoca di ironia. Ormai ci siamo abituati.
Per tutta questa preoccupazione per la sicurezza dei nostri leader eletti, non sembra esserci altrettanta preoccupazione per la sicurezza delle persone che li hanno eletti. Capitol Hill sembra la “zona verde” di Baghdad, ma il resto della città sembra l’area fuori dalla “zona verde”. I quartieri residenziali a Washington D.C. e nelle città in tutto il paese non sono mai stati così pericolosi. Gli americani stanno morendo in gran numero a causa della criminalità di strada, ma nessuno al Congresso se ne preoccupa. Sono troppo occupati a spendere i dollari delle tasse per proteggersi dallo Sciamano di QAnon e dai suoi complici settantenni.

Secondo un’analisi di The Intercept, l’anno scorso, l’anno del BLM, ha visto il più grande aumento di omicidi registrato in un anno nella storia americana. Quindici persone sono state assassinate a Oakland, California, solo a gennaio. Nove persone sono state uccise a Toledo dall’inizio di quest’anno, il doppio dell’anno scorso.
Ma i residenti di Toledo non stanno ricevendo alcuna “forza di reazione rapida” da Nancy Pelosi o dalla sua guardia del corpo, il generale Honoré. Forse, se affermano che sia QAnon che sta uccidendo, lo faranno. (qui)
E se sei arrivato fino a qui, vai a leggere qui cosa sta combinando quello che si sta dedicando anima e corpo a combattere il razzismo e la divisione e la disuguaglianza razziale coltivati dal suo predecessore.
Bella l’America finalmente liberata dall’uomo arancione cattivo, eh?
barbara