Certo che ve li ricordate: sono passate ore, mica anni! I novax, dico, quelli che esibiscono la stella gialla perché sono trattati allo stesso identico modo degli ebrei durante il nazismo. Quelli sulla soglia del campo di concentramento. Quelli che noi discriminiamo loro. State a sentire che spettacolare rivoluzione copernicana sono riusciti a imbastire su. Prima però procuratevi qualche litro di maalox. E notate il lessico immaginifico, oltre all’interessante accostamento fra le sinapsi (sue), che stanno nel cervello, e i coglioni, che è forse la cosa più giusta che ha scritto.
IL NEMICO
Mi si rivoltano tanto le sinapsi quanto i coglioni a pensare a quelli che – nella contronarrazione – parlano a stracci del “divide et impera”. Non bisognerebbe – secondo costoro – prendersela col poveraccio prossimo tuo perché anch’egli è vittima. Vittima di cosa, precisamente? Vittima che si è sierificata in silenzio senza farsi domande. Vittima che ha indossato la pezza per tutto il tempo che le è stato imposto. Vittima che si è ficcata due dita negli occhi e una nel cuore per tacitare lo schifo di mandare i propri figli in lager per sub-umani.
Io al “divide et impera” metto davanti un bel “unisci e silenzia”. Unisciti, lotta, e silenzia il Potere. Non dargli brecce. Silenzialo sul nascere. Altroché.
Perché mai non me la dovrei prendere con le persone che invece– per vigliaccheria, ingenuità, malafede, buonafede, conformismo, e tuttelebuoneragionidelmondo – con i loro comportamenti, gesti, adesioni aprioristiche, avvallano e pompano e ingrassano e danno benzina a quella narrazione le cui conseguenze mi entrano in casa? Mi-entrano-in-casa.
“Eh ma non fare il superiore”, dicono dalla loro sgretolazione morale.
È proprio perché non mi sento un “super-uomo” che mi domando: come diavolo è che io ci sono arrivato, e di conseguenza ho agito, e invece loro no?
Come ho avuto coraggio io, la necessità io, il cuore io, debbono avercelo loro. Dico io.
E invece no. Succede che quelli continuano a lavorare, mandare i figli a scuola, tengono il piede molle nel “basso profilo”., prendono stipendi, abbozzano e tergiversano.
Io invece – ogni giorno – faccio della mia libertà e di quella dei miei bimbi una ferita dolorosa. È una questione di coerenza ontologica. Sono un poveraccio. Ma morirò pieno di amore.
E quindi no: non li perdono. Se non hanno voluto, saputo, potuto fermare insieme a me – che li ho avvertiti rendendomi perfin ridicolo – insieme a tutti noi, questa orribile deriva, restano colpevoli.
Ci sono capi d’accusa per questo.
Io divido eccome. Io divido e giudico. Non me ne vogliate. Mai stato PolCor. Se quelli lassù operano nel “divide et impera”, quaggiù la soluzione migliore non è quella di perdonare e giustificare chi si fa dividere e governare. No. La soluzione è stigmatizzare chi lo fa, perché pericoloso per la nostra sopravvivenza esattamente come un cancro.
Il collaborazionismo è una colpa. Punto.
E a capo.
Il cancro da estirpare per la salvezza dell’umanità erano gli ebrei. Il cancro da estirpare per il bene dell’umanità adesso siamo noi vaccinati, condannati all’estirpazione da quelli che portano la stella gialla perché noi trattiamo loro come gli ebrei, così parlò il Cavaliere dell’Apocalisse. E, notare bene, devono estirparci perché loro sono pieni d’amore, al contrario di noi infami. E nei lager per sub-umani, curiosamente, adesso non ci stiamo più mandando loro bensì i nostri figli, anche se non mi è molto chiaro quali siano esattamente questi lager in cui abbiamo ficcato i nostri bambini. E loro lo hanno capito – loro che sanno esattamente che cosa pensa ognuno di noi, che cosa ci muove, che cosa vogliamo, che cosa facciamo, con quale spirito, con quale sentimento, con quale motivazione – e ci hanno anche avvertiti, e quindi, sentenzia il Giudice Supremo che orribilmente ringhia, essamina le colpe ne l’intrata, giudica e manda secondo ch’avvinghia, non meritiamo perdono noi, contemporaneamente cancro della società come gli ebrei e collaborazionisti dei nazisti come i fascisti antisemiti. Anche se non si capisce troppo bene, tra una giravolta e l’altra, se ce l’abbia di più con noi o col governo. Il problema è che loro hanno la mente aperta. Talmente aperta che gli è caduto fuori il cervello. I fatti, nel frattempo, continuano testardi a non lasciarsi addomesticare dalle ideologie.
I FATTI SEPARATI DALLE PERCEZIONI
L’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità, commentato da Massimo Ciccozzi dice questo:
1 Con il ciclo completo della vaccinazione la protezione dal decesso è del 96,6 per cento. Tra l’11 giugno e l’11 luglio di 180 morti per Covid presi in considerazione, i vaccinati erano solo 34. «E di questi – ricorda Ciccozzi – 29 erano over 80 con varie patologie».
2 Per la prima volta oltre il 50% delle vittime era under 60 e tra loro non c’era nemmeno un vaccinato.
3 Sempre nel medesimo periodo temporale in un reparto di terapia intensiva, 9 pazienti Covid su 10 non sono vaccinati.
*il Prof. Massimo Ciccozzi è il direttore dell’unità di ricerca in statistica medica ed Epidemiologia molecolare università campus biomedico di Roma, autore di più di 270 pubblicazioni internazionali.
È professore ordinario dal settembre 2017 epidemiologo e biostatistico, con specializzazione in epidemiologia molecolare e analisi genetica delle patologie infettive.
E

E poi c’è questa buffissima tabella coi dati “elaborati” da tale Francesco che non ha neppure il coraggio di metterci il cognome e pubblicata da una novax, tale Giulia Castaldo,

in cui, tanto per cominciare, il periodo dal 5 maggio al 21 luglio fa parte sia del durante che del dopo, che prende in considerazione unicamente gli ultraottantenni, che non ci dice quanti di quei positivi e quanti di quei morti fossero vaccinati e quanti no, non ci dice di quante e quali patologie soffrissero, e con questa mastodontica ciofeca vorrebbe dimostrare che dopo i “sieri” le percentuali dei morti fra i positivi sono aumentate a dismisura. Difficile dire se sia più grande la malafede o la stupidità. Immenso, in ogni caso, il ridicolo. Vabbè. Concludo con un utile consiglio per conservarci tutti in buona salute.

barbara