Quanto costa comprare un “bambino perfetto”? 90.000 euro
A Parigi la fiera della maternità surrogata. C’è un prezzo per tutto, anche la scelta del sesso. Nel nostro Mondo Nuovo è meno rischioso vendere un bebé che entrare in un ristorante senza green pass
“Una fiera per la vendita dei bambini”. Così su Marianne la definisce Olivia Sarton, che fa parte dell’associazione “Juristes pour enfance”. Si è tenuta il 4 e 5 settembre all’Espace Champerret di Parigi con la benedizione delle autorità. “Chiunque può accordarsi con una azienda straniera per acquistare gli ovociti di una donna scelta da catalogo, per farli fecondare in un laboratorio con lo sperma del cliente, prima di farli impiantare nel grembo di un altro donna che metterà in pericolo la sua salute e la sua vita per aspettare un bambino che consegnerà alla nascita agli sponsor che pagano bene. Ciò che è noto come maternità surrogata è in realtà un moderno sfruttamento delle donne e una vendita di bambini”.
Solo poche settimane fa, celebrità francesi hanno pubblicato su Le Monde un appello a vietare la vendita di animali domestici sostenendo che “questo commercio porta all’oggettivazione dell’animale”. Ma nella stessa Parigi da due anni c’è un vero e proprio mercato della carne.
Rabbrividiamo all’idea del traffico di esseri umani e di animali, ma indulgiamo in questo “traffico riproduttivo”. E così, nel cuore di Parigi, società commerciali possono vendere tutto, dalla selezione del sesso del futuro bambino al suo possibile quoziente intellettivo. Video girati in incognito alla fiera dello scorso anno mostrano i costi e le contrattazioni fra aziende e clienti.
Diverse associazioni hanno manifestato sabato contro la fiera, racconta Le Figaro. “Abolizione internazionale della maternità surrogata!”. “La gravidanza non è un business”. “Gli esseri umani non sono una merce”. “I corpi delle donne non sono in vendita”. C’erano anche le femministe che indossavano l’abito dell’ancella dell’omonimo romanzo distopico di Margaret Atwood, in cui le donne vengono sfruttate dai ricchi per le loro capacità riproduttive.

Sempre su Le Figaro Céline Revel-Dumas, autrice del libro GPA, Le Grand Bluff, che uscirà il 16 settembre per le Éditions du Cerf, scrive: “Gli ovociti di una studentessa alta un metro e ottanta ad Harvard vengono acquistati per 50.000 dollari, rispetto ai 6.000 per quelli di una donna che non soddisfa i criteri più alti dei clienti”. A Parigi si sono date appuntamento molte cliniche della fertilità, dalla Ivf di Barcellona alla Dunya di Cipro o la Fairfax Cryobank. Sul sito di quest’ultima si può scegliere tutto del donatore: gruppo etnico, colore dei capelli e degli occhi. Tante le compagnie ucraine presenti. Come Feskov, che annunciano la maternità surrogata “deluxe” a partire da 70.000 euro. Il prezzo aumenta a seconda delle “opzioni”. “Ci adattiamo anche ai nostri clienti che non vogliono viaggiare in Ucraina. Possono scegliere se le consegne avvengono in Belgio o in Grecia”, afferma da Parigi la responsabile marketing Tetiana Prykhodko. Un bambino senza macchia, senza futuri problemi di salute o disturbi genetici, “sarà tuo per 90 mila euro”.
Conclude la giurista Olivia Sarton, “oggi è meno rischioso violare la legge vendendo la maternità surrogata che per un bistrot servire il caffè senza controllare il greenpass”. Così va nel nostro Mondo Nuovo. Oltre ogni immaginazione anche per Aldous Huxley…
Giulio Meotti
Per il prossimo mese di maggio la fiera del mercato di carne umana è prevista a Milano. È possibile firmare una petizione per chiedere di impedirne lo svolgimento. Io l’ho fatto.
barbara
*** Un bambino senza macchia, senza futuri problemi di salute o disturbi genetici, “sarà tuo per 90 mila euro”.***
disturbi fisici perché non so quanto possa accettare una persona, e un bambino prima o poi lo diventerà, di essere stato “costruito a tavolino” neanche fosse un incrocio di qualche razza pregiata e non accettato e amato per quello che è.
Penso che quando molti “figli della provetta” giungeranno all’età della ragione ci saranno un bel po’ di crisi.
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La promessa di un bambino “senza futuri problemi di salute” mi assomiglia tanto a una promessa di vita eterna fatta a un ateo. Un bambino Lego: basta che accosti i mattoncini giusti e non avrai mai note cromatiche sbagliate.
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Non ci crederai ma lo trovo uno scempio.
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È uno scempio. Perché mai non dovrei crederci?
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Hai ragione
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L’ha ripubblicato su Cavolate in liberta'e ha commentato:
Solo una parola, agghiacciante. Mostra impietosamente come le peggiori porcate, compravendita di esseri umani, riduzione in schiavitù vengano coperte da una coltre di ottimi sentimenti zuccherosi: “ma lo fanno per ammmore”.
Quello che a me fa paura sono tutti i soldi che ci girano dietro e che temo, potranno smuovere molte cose.
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Un orrore. Non credo ci sia altro da dire.
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Mi correggo: qualcos’altro da dire c’è, ed è a proposito delle condizioni delle titolarti dell’utero in affitto. Non solo non possono neppure avvicinarsi ad una birra o ad una sigaretta, ma spesso vengono imposti anche regimi dietetici a capriccio del committente; in India, per maggiore sicurezza, vengono tenute, diciamo così, “in collegio” per tutta la durata della gravidanza, senza poter uscire. E i contratti che firmano sono così rigidi e svantaggiosi che, se cambiano idea e vogliono tenere il bambino, non possono farlo; mentre se il committente ci ripensa, ad esempio perché il prodotto presenta qualche difetto di fabbricazione, se lo devono tenere loro, con nessun obbligo di contributo al mantenimento da parte del “cliente”.
Sui danni delle “ovaie in affitto”, invece, non so molto, ma una superstimolazione ormonale, necessaria a produrre ovociti multipli, non è certo esente da rischio a lungo termine, oltre al fatto che il prelievo viene fatto in laparoscopia.
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E so di un caso in cui, oltretutto a uno stadio di gravidanza piuttosto avanzato, i committenti hanno cambiato idea e hanno deciso che doveva abortire, e lei non voleva farlo ed era disposta a tenersi il bambino senza niente in cambio, ma è stata legalmente costretta ad abortire.
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Hai riferimenti? perché io ho trovato il caso di Melissa Cook che invece ha potuto portare a termine la gravidanza anche se poi i tre gemelli son stati dati al committente, che le aveva chiesto di abortire uno dei tre.
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No, ricordo solo che ho letto questa cosa, lei era contraria all’aborto e quindi era pronta a tenersi il bambino, ma il contratto stabiliva che se i committenti avessero deciso in quel senso lei era tenuta a farlo e quindi è stata fatta abortire a forza.
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Temo che non serva neppure la fiera.
Basta digitare “utero in affitto” su Google per visualizzare diverse offerte in italiano con riferimento a numeri fissi italiani (alcuni anche con numero verde).
E con prezzi decisamente inferiori a quelli citati nell’articolo.
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Lo so, ma non è una buona ragione per permetterla. Sarebbe come mettere la pornografia nei programmi per i bambini perché tanto se vogliono la trovano lo stesso.
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