POST INTERAMENTE DEDICATO AD ANDREA MARCENARO

Di cui riprendo alcuni post recenti – e micidiali – che condivido totalmente.

Ce lo ricordiamo bene Gramellini fustigatore di costumi
Me lo ricordo benissimo Massimo Gramellini, editorialista del Corriere della Sera di Urbano Cairo, gran signore senz’altro, ma dalla sobrietà quel nonnulla diversa da quella di Cesare Pavese. Me lo ricordo benissimo, dicevo, questo Gramellini cairista fustigatore di costumi il quale oggi prende per il culo il giovane Roman Pastore a causa del Rolex, o di quel che l’era, poiché: “È un problema mio e di chi come me è cresciuto a Torino, dove il lusso ostentato è stato sempre considerato un po’ cafone… d’altra parte che possiamo farci: alla vita pubblica si accostano soltanto ormai i ricchi di famiglia”.
Ricordo perfettamente il giorno in cui volevano assumerlo alla Stampa di Gianni Agnelli. “Di quel cafone, avvocato per finta, figlio di papà e nipote di nonno, col Rolex addirittura sopra il polsino della camicia?”, esplose il torinese Gramellini, “Di quel cialtrone similcalabrese ricco di famiglia, che piazza pure fratello e sorella al Parlamento?”. Ma Dio me ne guardi. E se ne andò, corse al giornale dei parchi Francescani, il nostro Massimo. Povertà e penitenza. Non ostentò. Finché un torinese, un torinese di adeguata signorilità, però, non lo convinse un giorno a fare marcia indietro. Leone Ginzburg si chiamava, mi pare. Oppure no, chiedo scusa: Luca Rolex Cordero Della Valle Audemars di Montezemolo. Detto Piguet.
07/09/21

C’è stato un periodo in cui parecchi blogger riportavano in continuazione citazioni di Gramellini, e ogni volta alla terza riga al massimo ero costretta a fermarmi dicendo: “Ma che cagata”. Non dico proprio come Alda Merini, ma insomma siamo quasi lì.

Mai più nomi spettacolari appiccicati alle inchieste
La giustizia non è una fiction: verso l’addio perciò, grazie alla meritoria decisione della ministra Cartabia, ai nomi spettacolari appiccicati come luminarie a tutte le inchieste delle Procure. Mai più Mani Pulite, Why not, Aemilia, Poseidone, Vallettopoli, Vipgate, Savoiagate o Mafia Capitale. L’Associazione nazionale magistrati e le direzioni dei giornali hanno peraltro già concordato che un solo titolo, e sopra tutto asettico, verrà utilizzato d’ora in poi per qualsivoglia inchiesta: “A ‘sto giro se inculamo questo/i”.
09/09/21

Perché è bello sapere a chi dobbiamo dedicare i nostri due minuti di odio quotidiano – poi magari per qualcuno sono due ore, o magari anche ventiquattro, ma d’altra parte bisogna pure dare un senso alla propria vita.

Anche Dante climatologo no!
Grazie a Piero Vietti il quale ha notato, su Tempi.it, il modo singolare con cui la Stampa di Torino ha celebrato nella sezione detta culturale il settecentesimo anniversario della morte di Dante AlighieriRiferendo, cioè, di un convegno organizzato dall’Istituto italiano di Cultura a Parigi in cui è stato autorevolmente dibattuto su come “dal castigo divino alle inondazioni di oggi, il ‘climatologo’ Dante avesse già capito tutto… Era infatti una persona sensibilissima alle variazioni climatiche”: nell’Inferno della Commedia c’era infatti non a caso un caldo tremendo, in Paradiso proprio no e in Purgatorio così così; ma aggiungendo di seguito, buon peso, “che se Shoah e Gulag sono stati l’inferno del Novecento, un’estate come quest’ultima, con trombe d’aria improvvise, inondazioni e temperature vicine ai 50 gradi, prospetta un futuro prossimo abbastanza infernale”. Bene. E’ per merito di concetti tanto elevati che questa stupida rubrichetta, saltata ieri nel cordoglio del paese, può recuperare oggi proponendosi in double face: se ne può ridere, oppure si può piangere.
16/09/21

Un mio compagno di liceo, in pensione da poco e fino all’altro ieri presidente della Dante Alighieri (e in precedenza addetto culturale) a Oslo, ha fatto festa grande l’anno scorso quando è riuscito a portare lì una nutrita squadra di sardine. Evidentemente di questi tempi requisito imprescindibile per ricoprire quel genere di ruoli è non superare il 55 di IQ.

Ancora con questa storia della Gerusalemme araba?
Ieri un’altra volta, l’ennesima. Con una persona brillante e mediamente informata: Gerusalemme è sempre stata araba. Gli ebrei? Quattro gatti. Ma prepotenti. Allora proviamo di nuovo.
Nel 1876, prima del sionismo, (prima, ok? prima), vivevano a Gerusalemme 25 mila persone 12 mila delle quali ebree, 7.500 musulmane e 5.500 cristiane. Nel 1905 erano 60 mila, 40 mila ebrei, 7 mila musulmani, 13 mila cristiani. 1931, Gerusalemme ha 90 mila abitanti, 51 mila ebrei, 20 mila musulmani, 19 mila cristiani. 1948, vigilia della nascita dello Stato ebraico, gli abitanti di Gerusalemme diventano 165 mila: 100 mila ebrei, 45 mila musulmani, 20 mila cristiani.
L’Onu, che da sempre lo sa e da sempre lo tace, vada a quel paese. Quelli che invece: “Gli ebrei assenti da Gerusalemme da 20 secoli”, senza saperne una sega, la pensino come preferiscono ma facciano il favore di muovere il sedere per documentarsi l’indispensabile. Non è difficile, lo sa pure l’amico di sotto che fa i kebab.
17/09/21

Con questa marmaglia combatto da oltre vent’anni (minacce di morte comprese): niente che possa stupirmi, dunque.

Palombelli linciata
Ammesso e non concesso che Barbara Palombelli in tivù fosse completamente “obnubilata e fuori di testa” sulle cause di alcuni femminicidi (di alcuni, non in generale), che dire del “comportamento esasperante e aggressivo” delle migliaia di maschi potenzialmente omicidi e delle migliaia di femmine (oltreché “sorelle”) potenzialmente vittime che hanno messo in onda questo gradevole linciaggio unitario nei suoi confronti?
18/09/21

Nel testo per l’esame di antropologia criminale c’è un interessantissimo capitolo (in realtà è tutto interessantissimo) dedicato alla vittimologia. Esistono persone che, probabilmente a causa di nodi non risolti dell’esperienza famigliare, mettono sistematicamente in atto comportamenti atti a farle diventare vittime di violenza, o comunque di soprusi. Uno, che vediamo quotidianamente sotto i nostri occhi, è quello di innamorarsi – prevalentemente ma non esclusivamente donne – di persone violente. A volte queste persone assumono atteggiamenti sottomessi, che inducono il partner a ritenere che va bene così e quindi andare oltre nei comportamenti violenti, in un crescendo senza fine (o meglio, con un’unica fine possibile), altre volte provocano il partner che, già violento di suo, ci mette poco a reagire in modo pesante. Quello che ha detto la Palombelli – che non amo e non ho mai amato – è puro e semplice buon senso. E se qualcuno crede che abbia detto che le donne che vengono uccise se la sono cercata, si iscriva alla prima elementare e riparta da lì.

barbara