STEFANO PREGLIASCO, IL RITORNO

Ma il titolo potrebbe anche essere “Stefano Pregliasco, la vendetta” oppure “Stefano Pregliasco, la belva umana” – anche se sull’aggettivo avrei qualche perplessità – ma insomma, in poche parole, un mona coa facia da mona

che dise monàde. Ve lo avevo già presentato in tutta la sua sfolgorante bellezza nonché intelligenza nonché sapienza nonché saggezza nonché abissale acume qui. Adesso è tornato con l’ennesima genialata

per cui gli dico: “Ciò, tòco de mona, bùtate in canàe e cópate”.

barbara

  1. In tutta sincerità è da un bel pezzo che la misura della mia tolleranza per menagrami, censori e scassàcazzi vari è colma.
    Io ho ripreso a comportarmi normalmente è se squallidi figuri come il tizio di cui sopra preferiscono starsene nascosti sotto il letto a farsi le teleseghe via Skype affari loro.

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  2. my2c. come hanno dimostrato i reality divntare di botto un divo rischia di darti alla testa, aggingi la gara ad essere più realisti del re, a mettere il bollino: “lo dice la SSSIENZA” a tutte le stronzate partorite dal governo e capisci il comportamento di molti televirologi che da due anni a questa parte impestano i vari talk show.

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    • Certo, ma il fatto di capire non è che li faccia digerire meglio, né che diminuisca i danni. E comunque c’è sempre una predisposizione naturale che li porta a presentarsi lì e farsi ascoltare, altrimenti uno dice scusate, quello che avevo da dire l’ho detto nell’altra intervista, adesso lasciatemi fare il mio lavoro.

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  3. Una delle mie nonne era (pace all’ anima sua) una donna molto premurosa e patologicamente ipocondriaca. Vedeva sciagure, malanni e malattie dietro ogni più piccola cosa. Una virologa “ante litteram”, per intenderci. In famiglia (salvo una figlia, una mia zia, che aveva ereditato la sua forma mentis) eravamo tutti coscienti e consapevoli di questa cosa e pur senza mai contraddirla apertamente – guai a farlo – assecondavamo le sue piccole manie con la massima benevolenza. D’altra parte si trattava di una donna coi controcoglioni che aveva tirato su sei figli in tempo di guerra, totale rispetto e gratitudine.

    Adesso mi chiedo quanti figli abbiano cresciuto in tempo di pace Pregliasco e i suoi colleghi per meritarsi addirittura che le loro paranoie vengano convertite in decreti legge atti a modificare radicalmente la vita dei Cittadini di un intero Paese. Che è quel che è successo e che continua a succedere.

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      • Appunto, dico… lei almeno qualcosa di buono l’ha fatto, ipocondria o no.
        Quanto al terrore (che è il motore di tutta questa storia), capita spesso anche a me che la gente si tiri su la mascherina quando mi incrocia: adesso faccio finta di non vedere, perchè ne ho piene le scatole e non mi diverto più ma all’ inizio quando succedeva cominciavo deliberatamente a tossire come un cane in direzione del malcapitato. Giuro che ho visto gente girare sui tacchi e tornare indietro. Risate da lockdown.

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        • Ma io penso a quella bambina che una compagna di scuola in un impulso di affetto ha abbracciato e quella si è messa a urlare selvaggiamente e l’altra poverina pensava di averle fatto male e invece no, urlava per il terrore di dover morire a causa di quell’abbraccio. Per non parlare di quella – che è già comparsa in un post precedente e comparirà, per motivi diversi, nel prossimo – che arrivata a casa ha trovato l’ascensore in riparazione o manutenzione, non ricordo, comunque non funzionante, e quindi ha preso la scala. Al secondo piano ha cominciato a sentirsi un po’ affaticata. Al terzo ha cominciato a mancarle il respiro. Al quarto ha cominciato a fare proprio fatica a respirare. Al quinto si sentiva svenire ma ha fatto un ultimo sforzo e al sesto piano, arrivata finalmente al suo appartamento, si è tolta la mascherina ma a questo punto era troppo tardi e ha avuto un malore da dover chiamare il dottore.

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      • La paura. La chiave di tutto dall’ inizio di questa storia. Quanti comportamenti sono radicalmente e (temo) irreversibilmente cambiati ? Solo per paura ? Quello che più mi fa disperare (letteralmente) è che vedo ragazzi, giovani di 15, 20 anni (quelli che meno avrebbero da patire anche in caso di malattia, qualunque essa sia) che perseverano nel coprirsi la faccia anche da soli, per strada, o in motorino. Questi ormai li abbiamo fatti storcere, non si raddrizzeranno più… e tutto per ottenere cosa ? Io è dall’ inizio che me ne sbatto, 52 anni, ex fumatore da 60 sigarette al giorno, (confesso pubblicamente) ex alcolizzato, fortunatamente mai tossicodipendente ma comunque con apparato cardiocircolatorio a rischio, mai una mascherina se non nei pubblici esercizi per rispetto all’ esercente che rischia il multone, sempre lavorato, mai stato un giorno a casa e sono due inverni che non mi prendo nemmeno un raffreddore. Cosa c’è da aver paura ?

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        • Io di anni ne ho molti di più, ex fumatrice (molte più di te) eccetera. Mascherina dove senza non mi fanno entrare, punto. Il problema più grosso è che con quello stile di vita, mascherina, “igienizzarsi” le mani ogni dodici secondi e tutto il resto, chi si è adeguato ha letteralmente distrutto il proprio sistema immunitario. L’ho già detto in altra occasione: io sono totalmente refrattaria alle infezioni cutanee. Graffi tagli abrasioni squarci, sulla terra, sull’asfalto, con chiodi arrugginiti: mai un’infezione. Sai perché? Perché in tutta la mia vita non mi sono mai disinfettata. E spesso neanche lavata, tranne quando mi sono ritrovata con mezzo etto di asfalto sotto la pelle o roba del genere. Mi sono fatta un tale esercito di anticorpi che quando arriva il plotoncino di microbetti raccattati su da terra, quelli gli fanno un culo così. E non ho cambiato di una virgola le mie abitudini col covid, perché alla mia pelle e alla mia salute ci tengo.

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        • Si, me lo hai detto. Però se ti ricordi quando ho cominciato a leggerti le nostre posizioni erano conflittuali poi (un po’ perchè ho capito meglio le tue idee, un po’ perchè ho spiegato meglio le mie), le cose sono andate meglio. E così via in un crescendo. Se tanto mi dà tanto, ci sono buone prospettive…

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