ANCORA DUE PAROLE SUL “CASO EITAN”

Riporto alcuni degli “argomenti” degli israelisti trovati in rete:

“è nato in Israele” – E dunque? Il luogo di nascita è forse una catena ancorata al muro?

 “parla ebraico” –  Falso: Eitan è bilingue, dote preziosa che quasi sicuramente perderebbe se si trasferisse in Israele,

“i suoi nonni sono lì” – E dunque? Sta scritto nella Carta Universale dei Diritti Umani il diritto dei nonni di avere i nipoti con sé? A parte questo, stiamo discutendo del benessere del bambino o di quello dei nonni?

“violando i diritti civili dell’intera famiglia materna” – Qualcuno potrebbe cortesemente citarmi l’articolo esatto della suddetta Carta Universale dei Diritti Umani, o della Costituzione italiana o della legislazione israeliana che sancisce i diritti civili delle famiglie materne? A parte questo, stiamo discutendo del benessere del bambino o dei diritti della famiglia materna?

“una zia che ha grado di parentela di 3° grado e non ai nonni che hanno parentela di 2° grado”  – Bambini smistati in base a un algoritmo? Se assomigliassi a quelli che amano fare certi paragoni, direi che l’esperimento di trasformare le persone in numeri lo ha già fatto qualcuno, e non è stata una bella esperienza. A parte questo, stiamo discutendo del benessere del bambino o dei diritti dei parenti?

“in Israele eitan ha una grande famiglia.in Italia due zii e due cuginetti” – Eh, ma che schifo quei due zii e quei due cuginetti! E poco importa che quelli siano stati per sei anni la sua frequentazione abituale  e gli altri no. La quantità, per qualcuno, vale più della qualità.

“Il futuro di Eitan è scritto, sfortunatamente, nei gamberetti conservati nel frigorifero della zia” – Di questo commento non saprei dire se sia più grande la volgarità o la meschinità.

“e nella scuola dalle suore scelta per lui dalla stessa zia” – Falso: scelta dai genitori che gli avevano fatto frequentare lì anche la scuola materna, probabilmente per lo stesso motivo per cui a Torino diversi genitori cattolici hanno iscritto i propri figli, quando ne hanno avuto la possibilità, alla scuola ebraica: perché le scuole religiose sono migliori, più serie, più affidabili (niente scioperi, niente occupazioni, niente “autogestioni” eccetera) e più severe.

“L’Italia gli ha portato via una figlia, un nipotino e i genitori, lasciategli almeno questo” – L’Italia chi? Io? Il presidente della repubblica? Il governo? I sessanta milioni di cittadini? A parte questo, stiamo discutendo del benessere del bambino o del diritto della famiglia materna ad avere Eitan come tappabuchi per compensare la perdita subita?

Di altri pseudo argomenti avevo parlato nel primo post. In pratica, gli unici due argomenti concreti (lingua e scuola) sono falsi, tutti gli altri sono unicamente ideologici, dell’ideologia degli adulti, che tentano di scaricarla su un bambino di sei anni che di ideologie sicuramente non ne ha, oppure attenti ai diritti e agli interessi delle famiglie, e il bambino si fotta. Quanto al nonno rapitore ben deciso a dare battaglia e a tutti quelli che lo incoraggiano a “resistere” e a fanno il tifo per lui, a me, lasciate che lo dica, sembrano tanti avvoltoi intenti a strappare pezzi di carne dal corpo del bambino.

barbara