Lasciamoli cuocere nel loro brodo disgustoso. Tanto nessuno verrà a cercarli nelle loro case. Saranno loro a chiamare l’ambulanza, mentre soffoccano a causa dei polmoni compromessi dal virus. A volte il traffico congestionato delle nostre città può avere la sua utilità.
Sicuramente non avranno bisogno di murarsi dietro finte librerie o in fetide cantine o altro del genere pregando che alla persona che gli procura il cibo non capiti qualche accidente che se no gli tocca morire di fame.
Non c’è dubbio che sia in atto un processo di discriminazione. Quella attuale però è una discriminazione per “scelta”. Anche se la scelta è obbligata, rimane una scelta.
Come avemmo già modo di dire, ogni paragone è a dir poco idiota.
Quello che però mi rattrista e mi preoccupa è che l’ atteggiamento della “ggente” è immutato. E’ l’unica cosa che a mio avviso resta paragonabile fra le due situazioni: una volta stabilito che io sono diverso da te, e una volta arrivato il comando dall’ alto che questa mia diversità può tranquillamente espormi a soprusi e prevaricazioni in tuo vantaggio, non esiti a darmi addosso e denunciarmi ogni qual volta ti se ne presenti l’ occasione. (E’ un “tu” impersonale, eh ? Sia chiaro, solo per far filare il discorso).
Ma tanto non impariamo mai.
Questo vale in qualunque ambito: chiunque abbia mezza briciola di potere, se ha quel tipo di attitudine, non esita a sfruttarlo in tutti i modi possibili. Ricordo una preside che abbiamo avuto per ben due volte come presidente agli esami di terza media. Nel regolamento è scritto che gli insegnanti propongono i temi (o i test per matematica) e il presidente decide se approvarli o no. Nella pratica però tutti i presidenti danno per scontato che noi conosciamo le nostre classi, noi abbiamo lavorato con loro, e dunque noi sappiamo che cosa può o non può andare bene per loro. Lei no: lei prendeva il regolamento alla lettera e per mettere in chiaro che comandava lei, rifiutava sistematicamente i titoli presentati. Quelli del primo giorno sono finalmente entrati in classe con i titoli approvati con un’ora e un quarto di ritardo, e ti puoi immaginare lo stato d’animo dei ragazzi. Il secondo giorno toccava a noi di italiano ed eravamo già preparati e quindi più agguerriti – quelli del primo giorno si sono trovati del tutto indifesi perché non era mai successo niente del genere e non se l’aspettavano – e abbiamo dato battaglia, ma comunque più di mezz’ora ci è voluto. Mi ricordo ancora la scena, noi che facciamo presente che i titoli sono basati rigorosamente su ciò che abbiamo fatto, che noi sappiamo e lei no, e lei che esce di corsa e torna dopo due minuti col librone con tutte le norme e ci legge in tono stizzito il paragrafo in cui è detto che i docenti propongono e il presidente SCEGLIE. Addirittura ha trovato da ridire sul test che io e la collega di sostegno avevamo messo a punto per lo scolaro che stavamo seguendo da tre anni con programmi calibrati su misura per lui, relativamente alle sue capacità. Quando è venuta per la seconda volta, anni dopo, è stato stabilito che si sarebbe incontrata con gli insegnanti delle varie materie il pomeriggio prima delle rispettive prove scritte, in modo da evitare ritardi poi la mattina, e pretendeva che presentassimo quattro terne in modo che lei potesse sceglierne tre da mettere nelle buste. Noi abbiamo protestato, perché non si è mai fatto niente del genere, e lei si è lamentata: “Ma allora io cosa posso scegliere?” Poi, dopo un momento, con una sorta di ghigno: “No, in effetti io POSSO scegliere. Va bene, portatene tre.” Il pomeriggio si sono incontrati quelli di tedesco, hanno messo a punto tre terne che potessero andare bene per tutte le classi, hanno stampato i titoli e sono andati in presidenza a portare il foglio. Lei lo ha preso in mano e senza neanche guardarlo lo ha immediatamente restituito dicendo: “Non mi vanno bene, trovate altri titoli”.
Oggi sono in vena di citazioni. Un’ altra persona a me estremamente cara (mio padre) soleva dire: “i regolamenti servono a chi non si sa regolare da solo”.
Quando metti mano al “regolamento” stai ammettendo la tua sconfitta come essere pensante. Questa presidessa (o présida che dir si voglia) ne è l’esempio lampante.
La seconda volta che è venuta, alla riunione plenaria finale il vicepreside le ha, come di consueto, consegnato un mazzo di fiori dicendo “a nome dei colleghi” e io, che ero in seconda fila, ho detto a voce alta “not in my name”. Quasi tutti i miei presidi sono stati persone indecenti, ma questa li superava davvero tutti.
Beh, a chiamare in causa l’Olocausto, le deportazioni, Mengele, le camere a gas è da un pezzo che hanno cominciato. Ulteriore riprova del fatto che nelle situazioni difficili c’è chi dà il meglio di sé e chi ce la mette tutta a dare il peggio.
Lasciamoli cuocere nel loro brodo disgustoso. Tanto nessuno verrà a cercarli nelle loro case. Saranno loro a chiamare l’ambulanza, mentre soffoccano a causa dei polmoni compromessi dal virus. A volte il traffico congestionato delle nostre città può avere la sua utilità.
"Mi piace""Mi piace"
Sicuramente non avranno bisogno di murarsi dietro finte librerie o in fetide cantine o altro del genere pregando che alla persona che gli procura il cibo non capiti qualche accidente che se no gli tocca morire di fame.
"Mi piace""Mi piace"
Si scende così in basso perché non si hanno altri argomenti.
"Mi piace""Mi piace"
Difficile averne, oggettivamente.
"Mi piace""Mi piace"
C’è anche una pandemia di natura psichiatrica
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ed è quella che fa più disastri di tutte.
"Mi piace""Mi piace"
Sì
"Mi piace""Mi piace"
Non c’è dubbio che sia in atto un processo di discriminazione. Quella attuale però è una discriminazione per “scelta”. Anche se la scelta è obbligata, rimane una scelta.
Come avemmo già modo di dire, ogni paragone è a dir poco idiota.
Quello che però mi rattrista e mi preoccupa è che l’ atteggiamento della “ggente” è immutato. E’ l’unica cosa che a mio avviso resta paragonabile fra le due situazioni: una volta stabilito che io sono diverso da te, e una volta arrivato il comando dall’ alto che questa mia diversità può tranquillamente espormi a soprusi e prevaricazioni in tuo vantaggio, non esiti a darmi addosso e denunciarmi ogni qual volta ti se ne presenti l’ occasione. (E’ un “tu” impersonale, eh ? Sia chiaro, solo per far filare il discorso).
Ma tanto non impariamo mai.
"Mi piace""Mi piace"
Questo vale in qualunque ambito: chiunque abbia mezza briciola di potere, se ha quel tipo di attitudine, non esita a sfruttarlo in tutti i modi possibili. Ricordo una preside che abbiamo avuto per ben due volte come presidente agli esami di terza media. Nel regolamento è scritto che gli insegnanti propongono i temi (o i test per matematica) e il presidente decide se approvarli o no. Nella pratica però tutti i presidenti danno per scontato che noi conosciamo le nostre classi, noi abbiamo lavorato con loro, e dunque noi sappiamo che cosa può o non può andare bene per loro. Lei no: lei prendeva il regolamento alla lettera e per mettere in chiaro che comandava lei, rifiutava sistematicamente i titoli presentati. Quelli del primo giorno sono finalmente entrati in classe con i titoli approvati con un’ora e un quarto di ritardo, e ti puoi immaginare lo stato d’animo dei ragazzi. Il secondo giorno toccava a noi di italiano ed eravamo già preparati e quindi più agguerriti – quelli del primo giorno si sono trovati del tutto indifesi perché non era mai successo niente del genere e non se l’aspettavano – e abbiamo dato battaglia, ma comunque più di mezz’ora ci è voluto. Mi ricordo ancora la scena, noi che facciamo presente che i titoli sono basati rigorosamente su ciò che abbiamo fatto, che noi sappiamo e lei no, e lei che esce di corsa e torna dopo due minuti col librone con tutte le norme e ci legge in tono stizzito il paragrafo in cui è detto che i docenti propongono e il presidente SCEGLIE. Addirittura ha trovato da ridire sul test che io e la collega di sostegno avevamo messo a punto per lo scolaro che stavamo seguendo da tre anni con programmi calibrati su misura per lui, relativamente alle sue capacità. Quando è venuta per la seconda volta, anni dopo, è stato stabilito che si sarebbe incontrata con gli insegnanti delle varie materie il pomeriggio prima delle rispettive prove scritte, in modo da evitare ritardi poi la mattina, e pretendeva che presentassimo quattro terne in modo che lei potesse sceglierne tre da mettere nelle buste. Noi abbiamo protestato, perché non si è mai fatto niente del genere, e lei si è lamentata: “Ma allora io cosa posso scegliere?” Poi, dopo un momento, con una sorta di ghigno: “No, in effetti io POSSO scegliere. Va bene, portatene tre.” Il pomeriggio si sono incontrati quelli di tedesco, hanno messo a punto tre terne che potessero andare bene per tutte le classi, hanno stampato i titoli e sono andati in presidenza a portare il foglio. Lei lo ha preso in mano e senza neanche guardarlo lo ha immediatamente restituito dicendo: “Non mi vanno bene, trovate altri titoli”.
"Mi piace""Mi piace"
Oggi sono in vena di citazioni. Un’ altra persona a me estremamente cara (mio padre) soleva dire: “i regolamenti servono a chi non si sa regolare da solo”.
Quando metti mano al “regolamento” stai ammettendo la tua sconfitta come essere pensante. Questa presidessa (o présida che dir si voglia) ne è l’esempio lampante.
"Mi piace""Mi piace"
La seconda volta che è venuta, alla riunione plenaria finale il vicepreside le ha, come di consueto, consegnato un mazzo di fiori dicendo “a nome dei colleghi” e io, che ero in seconda fila, ho detto a voce alta “not in my name”. Quasi tutti i miei presidi sono stati persone indecenti, ma questa li superava davvero tutti.
"Mi piace""Mi piace"
Siamo arrivati a questo punto? Che c’entra Anna Frank? Non ho parole.
"Mi piace""Mi piace"
Beh, a chiamare in causa l’Olocausto, le deportazioni, Mengele, le camere a gas è da un pezzo che hanno cominciato. Ulteriore riprova del fatto che nelle situazioni difficili c’è chi dà il meglio di sé e chi ce la mette tutta a dare il peggio.
"Mi piace""Mi piace"