LA STORIA DI STEFANO CUCCHI

Quella vera. Perché la disinformazione va combattuta sempre, in tutti i campi. Carlo Giovanardi non è una persona particolarmente simpatica, ma il punto della questione è se i fatti che afferma siano veri o falsi. E non mi sembra che tali fatti siano stati smentiti.

L’altro Cucchi
La disinformazione orchestrata intorno al caso
di Carlo Giovanardi, 12 Novembre 2014

Dopo la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Roma che ha assolto polizia penitenziaria e medici per la morte di Stefano Cucchi, il cosiddetto “Giornalista Collettivo”, battezzato così da Giuliano Ferrara, si è scatenato con una micidiale disinformazione, Tg1 in testa, che per giorni ha martellato gli italiani di immagini ed interviste suggestive guardandosi bene dall’offrire elementi di conoscenza del caso su cui maturare un’opinione. Andando con ordine.
Quanti italiani sanno che prima dell’arresto come spacciatore (a casa sua sono stati trovati durante la perquisizione due panetti di hashish del peso di 905 grammi, un involucro di cocaina di 103 grammi, tre bilancini di precisione, materiale da confezionamento, confezioni di mannite, cellophane e carta di alluminio, altri involucri con hashish sparso per casa) Stefano Cucchi era stato ricoverato ben 17 volte al pronto soccorso a causa di ferite, lesioni, fratture refertate negli anni da decine di medici, tutte subìte nel limaccioso mondo che frequentava? E’ mai possibile che nel 18esimo ricovero i responsabili di lesioni siano stati i tre agenti della polizia penitenziaria?
Sin dall’inizio del caso ho detto che le eventuali responsabilità dovevano essere accertate nel processo, nel quale più di 40 periti e consulenti della pubblica accusa e dei giudici (che a loro volta hanno voluto nominare altri consulenti) hanno concluso non esserci relazione fra le lesioni e la morte: in primo grado e in Appello pertanto magistrati e giuria popolare (cittadini estratti a sorte) hanno assolto da ogni addebito gli agenti. Consulenti, periti, giudici, giurati popolari, pubblici ministeri del processo sono tutti dunque collusi?
Ma il Senato della Repubblica, elemento forse sfuggito al presidente Grasso quando ha ricevuto la sorella di Cucchi e da una foto ha dedotto che Stefano è stato massacrato, proprio sul caso Cucchi ha votato il 17 marzo 2010 un documento XXII-bis n. 2 intitolato: “Relazione conclusiva dell’inchiesta sull’efficacia, l’efficienza e l’appropriatezza delle cure prestate al signor Stefano Cucchi”. Tale relazione, relatrice la senatrice Albertina Soliani del Pd, è stata il frutto di una inchiesta nell’ambito della commissione sul Servizio sanitario nazionale presieduta dal senatore Ignazio Marino.
A pagina 3 sul documento si legge testualmente: “Il signor Stefano Cucchi muore intorno alle ore 3 del 22 ottobre nel reparto protetto dell’ospedale Sandro Pertini per arresto cardiorespiratorio come evento finale di un grave squilibrio idroelettrolitico. La causa della morte è, infatti, secondo la relazione dei consulenti tecnici di cui si è avvalsa la commissione, l’instaurarsi di una sindrome metabolica iperosmolare di natura prerenale dovuta a una grave condizione di disidratazione. In particolare, secondo i consulenti, il decesso si deve allo squilibrio metabolico e soprattutto idroelettrolitico conseguente alla mancata assunzione di cibo e di liquidi in modo regolare e sufficiente. All’analisi medico-legale il paziente risulta portatore di due patologie: la sindrome traumatica e la sindrome metabolica. Non vi è alcuna relazione eziopatogenetica che collega il trauma alla sindrome metabolica. I consulenti tecnici ritengono si possa escludere, senza incertezza, che il decesso si debba alle conseguenze del trauma subìto. La sindrome dismetabolica e di squilibrio idroelettrolitico raggiunge un punto di non ritorno a partire dal quale non è più possibile correggere la sindrome attraverso la semplice assunzione di acqua, nella giornata del 21 ottobre”.
Il Senato è giunto pertanto alla stessa conclusione a cui è giunto il processo indicando nelle mancate cure e nella mancata somministrazione di acqua e cibo le cause della morte, come non mi sono mai stancato di sostenere in questi anni (la relazione del Senato spiega che al momento dell’arresto Stefano Cucchi pesava 52 kg e nel momento del decesso 42 kg). Per questo risulta davvero incomprensibile che la famiglia in cambio della liquidazione di un milione  e 340 mila euro da parte dell’ospedale Sandro Pertini, abbia revocato la costituzione di parte civile in Appello nei confronti dei medici confermandola soltanto nei confronti dei tre agenti che secondo la famiglia avrebbero “ammazzato di botte” il povero Stefano.
Se l’opinione pubblica fosse stata informata di queste circostanze certamente si sarebbe confermata nella convinzione che Stefano Cucchi sia una vittima della sua vita difficile segnata dalla droga, dalle sue patologie e dalle mancate cure a cui doveva essere obbligato dai medici: ma certamente non potrebbe condividere la decisione del Consiglio comunale di Roma di dedicargli una via o una piazza.

La fonte dell’articolo non la posso dare perché l’articolo è sparito dalla rete, non so se sia un caso.

barbara

  1. Il terzo processo Cucchi dimostra la totale inaffidabilità della CD giustizia italiana. Abbiamo una sentenza passata in giudicato che accerta la responsabilità dei sanitari per la morte del santo. L’ospedale, perizie alla mano, si affrettò a versare un milione e mezzo di euro alla famiglia prima ancora che uscisse la sentenza. In cambio la cassazione ha dichiarato prescritti i resti, applicando, ai fini del calcolo, l’attenuante del risarcimento.
    A questo punto,in un sistema normale, tutto si sarebbe chiuso. In Italia no. È venuto fuori il solito pentito a orologeria che in cambio della denuncia contro o colleghi avrà ricevuto chissà cosa, ammesso che le accuse siano vere.

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  2. my2c Mi sembra uno di quei casi in cui viene scritta una sentenza solo per soddisfare il bobolo che la chiede a gran voce. Gli esempi che mi verrebbero in mente sono il caso del processo dell’Aquila ove gli esperti della CGR della protezione civile son stati trattati da capri espiatori ed è stata pronunciata, per fortuna in primo grado, una sentenza al solo scopo di soddifare chi chiedeva un “responsabile” cui scaricare tutte le colpe per autoassolversi lui.
    Facendo un paragone è come se io girassi in auto con le pastiglie usurate e le gomme lisce; se becco pioggia ed esco di strada la colpa non è la mia che guido un’automobile non adeguata ma del servizio meteo dell’aeronautica che non ha previsto la pioggia.

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  3. Quello che mi sono sempre chiesto io è il “perchè”.
    Perchè degli agenti di polizia penitenziaria o dei Carabinieri o chi diavolo eventualmente sia stato accusato di ciò (non mi ricordo e non mi va di andare a cercare) avrebbero dovuto gonfiare di mazzate (al punto di – asseritamente – causarne la morte) un fermato, peraltro già conciato abbastanza male di suo ?
    Mi sono sempre rifiutato di seguire questa storia, quindi non la conosco se non per ciò che ci hanno costretto a sapere volenti o nolenti attraverso la sua esposizione mediatica, ma mentre mi è molto facile credere ad un episodio di “malasanità”, ho vere difficoltà a seguire la logica del “pestaggio”. Certo, c’era l’occasione, c’erano i mezzi, ma il movente dove sarebbe stato ? Per come la vedo io siamo al cospetto dell’ epilogo della vita di un uomo che ha scelto di vivere pericolosamente, e come è vissuto è morto. Nulla di trascendentale.

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    • La “logica” del pestaggio è semplicissima. La frustrazione degli agenti delle forze dell’ordine. Costoro rischiano la vita per contrastare delinquenti spesso responsabili di decine di morti (gli spacciatori in primis), ma sanno anche che i magistrati non alzeranno un dito contro i delinquenti appena arrestati. La cronaca ci insegna che i gip si ricordano delle esigenze cautelari solo contro i politici indagati, ma che, invece, si scordano delle stesse esigenze in presenza di criminali recidivi e professionali. Certo mettere in galera in politico innocente fa conoscere il nome di pm e gip, con ricaschi favorevoli di carriera. Al contrario, mettere in galera un delinquente conclamato, ma non famoso, è troppo facile e non consente di accumulare punti carriera.

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      • Non lo so, non mi convince comunque. In Italia le forze dell’ ordine sono sempre state molto ma molto “benevole” e in aggiunta a partire dagli infausti episodi di Genova 2001 (di cui ho piena contezza personale) molto ma molto “caute”. Le intemperanze in questo senso sono ad esser buoni storia del passato e gli eventi ad esito fatale sono mosche bianche. La frustrazione è sempre presente (e non solo per i motivi da te illustrati), ma è tenuta a bada.

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        • Le forze dell’ordine benevole è una bella barzelletta.
          Detto questo, se il tizio è morto di sete in ospedale, la colpa è dei sanitari.

          Che non cambia di una virgola il fatto che sia responsabilità dello stato che lo aveva in custodia.

          Se privo una persona di un diritto fondamentale e ne assumo la custodia, quello che le accade è una mia responsabilità sempre.

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        • Felice di averti fatto fare una risata… 😉
          Battute a parte e fuor di polemica, io non so quanto tu abbia viaggiato e quanto ti sia trovato ad aver a che fare con autorità di altri paesi, ma l’ Italia è in assoluto uno dei posti dove in media gli abusi degli “sbirri” sono inconsistenti. Che poi esistano gruppi tipo il reparto mobile della polizia dove spesso vengono concentrati picchiatori esaltati è un dato di fatto, ma operano in situazioni dove un certo atteggiamento è quasi richiesto.
          Sulla responsabilità dello stato nel caso specifico, in senso lato, il ragionamento fila. Ma se prendiamo per valido questo principio e lo applichiamo (a titolo esemplificativo ma non esaustivo) a quello che stiamo subendo da due anni a questa parte, beh, ‘sto stato dovrebbe stare all’ ergastolo… e non che questo non sia auspicabile.

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        • In tempi non sospetti una mia compagna di classe, fidanzata con un carabiniere, raccontò a me e ad altri che il suo ragazzo ed altri CC, fuori servizio ed in borghese, erano soliti “corcare di botte” delinquenti del quartiere usciti indenni dalle udienze di convalida dell’arresto, con immediato rilascio “se non detenuto per altri reati”. Oggi, avendo accumulato una certa esperienza, trovo plausibile che da Via Arenula giungano istruzioni ben precise ai magistrati, per evitare di intasare le carceri. Se poi i criminali lasciati liberi continuano a delinquere, il problema è -per l’appunto- delle forze dell’ordine. Se poi questesi incavolano e reagiscono, di chi è la colpa?

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        • @Mantus: naturalmente io m riferisco a ciò che fanno ufficialmente nell ‘esercizio delle loro funzioni istituzionali, il resto non ci è dato sapere. Poi, che vi sia una certa “selettività” da parte dei magistrati è fuor di dubbio. Metti ai domiciliari un sottosegretario o anche un qualsiasi portaborse di questo o quel partito, ed avrai eterna riconoscenza da parte dello schieramento opposto (soprattutto se in campagna elettorale).
          Ma questo è un problema endemico del nostro paese (e non solo del nostro), c’è ben poco da fare.
          Sul campo, i nostri operatori di polizia restano comunque fra i più equilibrati.

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  4. Dato che vi siete incrociati bene tra di voi, aggiungo qui qualche mia considerazione. Che non lo abbiano trattato coi guanti non credo sia un’invenzione; detto questo, i segni che gli hanno trovato sul corpo erano il frutto di una quindicina d’anni di vita sbandata, documentati nei 17 ricoveri precedenti, non di ciò che ha portato al diciottesimo. Quanto al comportamento in generale delle forze dell’ordine, oggi come oggi rischiano un’incriminazione se si azzardano a dire stupidino a un criminale, rischiano la v ita per arrestarli e se li vedono uscire due ore dopo, che fuori ordinanza capiti che qualcuno si lasci andare a comportamenti non esattamente irreprensibili è tutt’altro che da escludere. Detto questo, sulle confidenze di una ragazzina che si dà arie vantandosi di conoscere i “dietro le quinte” del mondo delle forze dell’ordine, io tenderei a stendere un velo pietoso.

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