LE MERDE

Il titolo non è mio: questa cosa mi è stata mandata da un’amica, che le ha dato questo titolo, e per pura pigrizia l’ho lasciato così com’è. Tengo tuttavia a precisare che lo ritengo un ingiustificato eufemismo.

E chissà poi se sarà davvero stata la bambina a dire questa mostruosità. E chissà, anche, se sarà una storia vera o l’abbia inventata per impartire la lezioncina “morale”

barbara

  1. Mi sa tanto di PCRAI (Fpost che racconta anedotti inventati).
    Per il resto mi chiedo quanto stia pesando nella narrazione di loro poveri oppressi perseguitati l’idiozia di equiparare i novax a Emmanuel Goldstein e scaricare su di loro, che di colpe innegabili ne hanno e idiozie mastodontiche ne compiono continuamente, anche le colpe non loro come una sanità massacrata dai tagli o governi che pensano solo a far facciata più che mettere in campo azioni serie di prevenzione.

    PS
    Dell’abuso di reductio ad Hitlerum non mi stupisco più di tanto, se ne abusava enormemente anche prima, CIE come lager e israeliani oggi con i palestinesi come i nazisti con gli ebrei nel 1943. Solo che allora chi ne abusava erano “i buoni” e non i cattivi. Però, imho, anche quell’abuso pesa tanto nella narrazione corrente…

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    • Se è per quello c’è – e ne ho sentiti diversi – chi è seriamente convinto che se continua a non volersi vaccinare prima o poi verranno a prenderlo per portarlo in campo di concentramento, oppure verrà legato a una sedia e vaccinato a forza, qualcuno arriva addirittura a prevedere le camere a gas. Che abbiamo un governo di merda che fa una politica di merda con risultati di merda, non ci piove, però diciamo che questi gli fanno una robusta concorrenza.

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        • Ne ho letto una parte (20 schermate sono decisamente troppe, per i miei gusti, per leggerle tutte insieme). Vero che molte teorie sono state smentite e rettificate, però la teoria di uno scienziato può essere corretta, o smantellata, unicamente da uno scienziato che è partito da dove l’altro era arrivato ed è andato oltre, non, giusto per fare un esempio a caso, da un vecchio rincoglionito e in piena demenza senile, che crede all’efficacia terapeutica dell’omeopatia, che crede alla memoria dell’acqua, che è profondamente convinto che i vaccini – tutti i vaccini – sono armi di distruzione di massa e che nella situazione attuale saranno i novax a salvare il mondo che i vaccinati stanno infettando, e che solo per il fatto di dire cose contrarie a quello che dicono gli scienziati veri si atteggia a eroe controcorrente e che per il fatto di avere vinto un premio Nobel per le ricerche fatte da Françoise Barré-Sinoussi sulla scoperta di Robert Gallo viene considerato da mandrie di gonzi come l’emanazione dello Spirito Santo.

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  2. Il trucco di frasi a effetto o comportamenti letterari attribuiti a bambini è vecchio come il cucco. Di recente, basta ricordare “petaloso” (“idea” della maestra) o la bimba costretta a sedersi in in banchetto in strada, e che in un’intervista si è lasciata scappare che era tutta un’idea della madre.
    In questo caso lo schifo è praticamente illimitato. Evocare i Giusti per ‘na tazzuriella de cafè dovrebbe gettare vergogna sulla famiglia di questa tizia. Per sette generazioni.

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  3. Già ne parlammo, più di una volta.
    E ancora una volta tengo a ribadire il mio pensiero in merito a queste faccende.
    Concordo sia sulla certa invenzione dell’ aneddoto ad effetto, sia sull’ inopportunità di accostare grandezze non paragonabili. Scomodare azioni che a quei tempi potevano costarti la buccia per raccontarne una che al massimo ti fa rischiare una contravvenzione è molto stupido.
    Chi allora aiutava un Ebreo a nascondersi spesso lo faceva fronteggiando la canna di uno Schmeisser (dalla parte sbagliata), non certo un lettore di QRCode brandito da un vigile urbano.
    Però, c’è il solito “però”: fatte tutte le debite proporzioni (non siamo in tempo di guerra, viviamo in una repubblica democratica, alcuni diritti fondamentali oggi dovrebbero essere consolidati ed intoccabili, eccetera), ritengo che il comportamento di un barista (o di un qualsiasi esercente) che pensa a fare il suo lavoro ed a servire il cliente invece di prestarsi alle seghe mentali di una manica di burocrati ipocondriaci e schizofrenici, sia semplicemente frutto di un pensiero logico e – a suo modo – “giusto”.
    Come “Giusto” era chi allora si rifiutava di togliere il saluto al vicino di casa solo perchè un’ altra manica di criminali (veri, non “wannabe”) aveva deciso che così doveva essere. Oggi è tutto all’ acqua di rose, ma il principio è lo stesso. Se fino a ieri ti ho servito il caffè in tazza – e sono un uomo degno di questo nome – non smetto oggi solo perchè un’ improbabile autorità ha decretato che sei diventato un parìa.

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    • Posso concordare sul fatto che il controllo del green pass al bar ed al ristorante sia oramai una sciocchezza, visto che probabilmente la maggioranza della popolazione è positiva al COVID e non sa neanche di esserlo, oppure non vuole saperlo. Alla fine è solo una seccatura. Sul piano sociologico dimostra che quando si conferisce un briciolo di potere a degli italiani, la maggior parte di loro cercherà il modo di abusarne.
      Per esperienza recentissima so per certo che un moratoria nella riapertura delle scuole in presenza sarebbe stata una misura precauzionale molto più utile del green pass per ridurre i contagi.
      Trovo comunque “fuori scala” il raccontino che ha ispirato il post.

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    • Giusto, in questo contesto, ha un significato solo: chi ha rischiato la vita per salvare la vita a un ebreo. Tutto il resto sono chiacchiere da bar, giusto per restare in tema. Chi ha continuato a salutare il vicino di casa ebreo dopo le leggi razziali è una brava persona, non un giusto.Così come non lo è, ovviamente, la barista che serve il caffè in tazzina.

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      • Del rischiare la vita avevo detto più in alto. La storia del saluto era per ammorbidire un po’ la cosa e non ripetermi.
        Io lo so che queste cose ti fanno incazzare, e non c’è un motivo al mondo per cui non dovrebbero. E’ come lamentarsi di un’ unghia incarnita davanti a qualcuno con un tumore terminale. Semplicemente non ha senso, ed è offensivo.
        Ci sono anche le cose che fanno incazzare me, e non le vedo tanto chiacchiere.
        A me fa incazzare che le mie (e non solo le mie) libertà vengano sistematicamente e incrementalmente limitate da oltre due anni, da “leggi” idiote scritte da gente idiota, senza un motivo logico e valido.
        A me fa incazzare che tutto questo succeda con il consenso muto e passivo della maggior parte della popolazione, che nella migliore delle ipotesi si caca sotto se sente uno starnuto.
        A me fa incazzare che tutto questo (sempre con consenso generale) non accenni a fermarsi, ne’ a diminuire. E mi fa ancora più incazzare che mentre tanti tanti anni fa, la gente non poteva opporsi nemmeno agli embrioni di quello che avrebbe portato allo sfacelo, pena la vita, oggi potrebbe tranquillamente farlo e non lo fa. Perchè ha paura di una multarella da due spicci.
        Come già dissi, la mentalità è rimasta la stessa, non abbiamo imparato un cazzo.
        E questo, al di là delle chiacchiere da bar (o da blog), è qualcosa che fa veramente girare le palle.

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        • Se è per quello io è da 22 mesi che sto invocando la rivolta armata. E recentemente da un’amica ultra-novax mi sono sentita rispondere no no, la rivolta armata no! Beh ma allora, scusate, di che cosa stiamo parlando? Facciamo la guerra al terrorismo coi gessetti colorati? Coi proclami “non avrete il mio odio”? Con l’oscena canzone “non mi avete fatto niente non mi avete tolto niente”? Presa dalla frase di un padre a cui hanno ammazzato un figlio, al Bataclan se non ricordo male. Che è oscena anche quella (la vita infatti l’hanno tolta a tuo figlio, non a te) ma a una persona stravolta dal dolore si possono perdonare molte cose, a chi per fare un disco di successo ne ruba gli sproloqui no. Inutile lamentarsi dei soprusi che si subiscono se poi per i propri diritti non si è pronti a combattere, ma combattere sul serio, non con post cretini su FB o twitter, a suon di sfilate con le casacche a righe e la stella di David e post di bambine cretine figlie di mamme cretine.

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        • Sfondi una porta aperta.
          Ma l’assurdo di tutto questo (detto da una persona che gira armata da trent’ anni e che è sempre riuscita ad evitare lo scontro) è che non ce ne sarebbe nemmeno il bisogno.
          L’ anormalità si combatte con la normalità. Se una “legge” non ha senso, va infranta sensatamente. Il buon senso non è morto, è solo addormentato…
          La mia battaglia la combatto tutti i giorni, semplicemente cercando di vivere come ho sempre vissuto. Se qualcuno mi porge il “pugnetto”, io apro la mano per stringere la sua e nell’ 80 per cento dei casi il pugnetto si apre e ci si saluta come si deve. Nel rimanente 20% risolvo con un accenno di saluto romano e finisce lì. Ci sono bar dove il caffè me lo servono, in altri sono riuscito a prenderlo dopo quattro minuti di interlocuzione con il titolare (in un caso mi è stato addirittura offerto).
          Non è difficile, la lotta non è contro qualcosa di più grosso o più forte di noi. Basta non avere paura. Nessuna delle sanzioni previste da queste pseudo norme ha conseguenze penali (tranne se uno è così scemo da andare in giro con un lasciapassare falso), quindi di cosa ci preoccupiamo ? La difesa deve essere proporzionata all’ offesa, quindi visto che ci stanno offendendo con delle cazzate, difendiamoci con cazzate uguali e contrarie. Questa storia ha da finire, ma finirà solo quando lo vorremo noi. Finchè stiamo qui a cacarci sotto dei contagi e delle multe, la vedo dura.

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  4. Le lezioncine morali da parte del bobbolo di Facebook e Twitter sono a questo punto un topos letterario. Ricordiamo tutti i bimbi di due anni scandalizzati dai discorsi di Trump e tutta la manfrina.

    Chi si presta a questa idiozia del green pass resta un pavido comunque, e non c’è nessun bisogno di tirare in mezzo gli ebrei, i nazisti o chissà chi altro.

    Io accompagno ogni settimana un adulto con ASD a fare merenda al bar prima di un’attività che svolge, anche come esercizio di autonomia (ordinare, pagare, controllare il resto…). È successo questo mese che gli si è rotto il cellulare proprio il giorno in questione, e non aveva copia cartacea del GP.

    Abbiamo dovuto girare 3 bar diversi (in cui siamo noti ormai da 3 anni) prima di trovarne uno che mostrasse un minimo di buon senso. Ribadisco che il ragazzo è conosciuto e gli controllano il GP ogni settimana da quando è stato istituito.
    È facile immaginare quanto questa persona apparisse in difficoltà e a disagio, ma nessuno si è minimamente preoccupato o scomposto.

    Io tutto questo lo trovo degradante e inumano, non per astrusi paragoni storici ma perché una persona che ragiona in questo modo burocratico da impiegato dell’INPS è rivoltante.

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    • Video e testi con lezioncine morali mi fanno venire voglia di procurarmi un bazooka. Ricordo un video in cui una serie di bambini venivano messi ciascuno di fronte a una bambina, poi veniva suggerito loro di chiederle il nome, di dire altre cose, di farle una carezza, di darle un bacio sulla guancia (quest’ultimo ne imbarazzava parecchi, però di solito, magari solo sfiorato, lo davano) e infine “dalle uno schiaffo”, e ovviamente tutti rispondevano no, perché mai dovrei darle uno schiaffo? Conclusione: i bambini sono meglio degli adulti perché loro non picchiano le donne. Ora, tu prendi un qualsiasi marito manesco, convintissimo del suo buon diritto di menare la moglie quando “se lo merita”, mettigli davanti una donna sconosciuta e invitalo a darle uno schiaffo: quanti pensi che lo farebbero? Oltretutto questo è sfruttamento e abuso di minore per scopi ignobili.
      Quanto al tuo paziente, anche indipendentemente dal suo particolare problema e dallo stato di disagio, il solo fatto di sapere in precedenza che lo ha dovrebbe equivalere automaticamente a una luce verde, quindi doppiamente colpevole chi non l’ha lasciato entrare.

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      • Concordo in pieno sulle lezioncine e anche sul discorso conoscenza pregressa=luce verde.
        Per questo parlavo di mancanza di buon senso.
        Il fatto che il buon senso non arrivi nemmeno di fronte ad una situazione di sofferenza lo ritengo però più grave.

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  5. Ho letto tutti i commenti e vorrei ricordarvi, visto che sono del settore (bar e ristorante) che la multa ce la fanno anche se non ha il Green pass con sé. Ora. Mi è capitato di fare delle eccezioni (poche, in realtà, perché io sono una dipendente) , ma solo in casi di un caffè e via a persone di cui ero certa del Green pass e mettendomi d’accordo preventivamente (se viene un controllo dici che il telefono ti si è scaricato ora etc). Si dà addosso a chi è obbligato a controllare? Sul serio? Non siamo noi al banco a dover essere giusti o sbagliati, lo è la norma che prevede che chi dovrebbe fare un caffè deve invece perdere tempo con un telefono è un’applicazione. Quindi toccherebbe a noi, i baristi, ribellarci? Rischiando multe e chiusura? Dopo 2 anni durante i quali il settore è stato messo in ginocchio? Non vedo la logica. Certo che è più facile pensare che chi controlla sia il cattivo… e inventare storielle sulla bambina che definisce giusto chi non lo fa. Trovo aberrante che in un negozio qualsiasi non ci sia l’obbligo di controllare a tutti ma solo a campione. Mentre io mi smazzo ogni mattina con quella stupidata del controllo per ogni caffè. Il fatto che sia costretta a farlo non significa che lo voglia fare. Ma l’alternativa è rimanere senza lavoro. Non capisco davvero l’accanimento…

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    • >Sì dà addosso a chi è obbligato a controllare?

      Nessuno ha il diritto di obbedire.

      >Il fatto che sia costretta a farlo non significa che lo voglia fare

      Io il GP non lo chiedo a chi viene nel mio studio, in quelle occasioni in cui è previsto, così come non chiedo di mettere la mascherina (figuriamoci se sto a sindacare sul *tipo* di mascherina): ognuno è responsabile di sé stesso.

      Ovviamente, un dipendente non si può prendere queste libertà sul proprio luogo di lavoro. Ma il titolare sì. Ed è con quello che ce la si prende.

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      • Quella che “nessuno ha il diritto di obbedire”, scusa, non l’ho capita. Così a naso direi che ha la stessa valenza morale del suo contrario, ossia che nessuno ha il diritto di disobbedire. E il tuo caso personale non vale: il tuo studio, anche se non è uno studio medico in senso stretto, ne è però l’esatto equivalente, quindi l’obbligo del GP non c’è.

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    • Credo fosse l’intento originale di Cullà, ma non sono uso a parlare per gli altri, quindi lo dico direttamente io:

      Nessuno ha il DOVERE di obbedire, se l’ ordine è irragionevole e contrario al bon senso comune.

      Ovviamente, per dire, io non me la prendo mai con gli esercenti (dipendenti e/o titolari, uguale). So che non è con loro che si può/deve discutere. Da sempre, non ho MAI indossato la pezza in faccia se non – appunto – nei pubblici esercizi, e l’ho fatto solo ed esclusivamente per rispetto verso l’esercente. Non certo per improbabili fini profilattici.

      Se è per questo, non me la sono mai presa nemmeno con le forze dell’ ordine: quando è capitato che mi fermassero per strada dove (secondo le “norme” del momento) non avrei dovuto essere, o senza mascherina per strada quando avrei dovuto averla non mi sono messo a discutere. Ho fornito i miei documenti, ho preso copia del verbale e sempre a viso scoperto (perchè per me vale più il TULPS che un qualsiasi DL o DPCM), appena girato l’angolo l’ ho stracciato e infilato nel primo cestino disponibile.

      C’è da dire che con l’esercente bisogna “capirsi”: chi mi conosce non fa storie (anche perchè sa che in caso di controllo mi faccio carico io di tutto) e con chi non mi conosce semplicemente ci parlo un attimo. Se capisco che è in buona fede e ha veramente solo paura di vedersi chiudere il negozio, lo saluto e tornerò a trovarlo quando tutto questo sarà finito. Se capisco che invece ci crede sul serio e si è messo in testa di fare lo sceriffo, lo saluto e non mi rivedrà mai più. Senza discutere, io campo senza di lui, lui senza di me. Nessun rancore.

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        • Beh, questo è decisamente “altro”, non ci piove.
          Ma per me, anche su temi molto più leggeri ed imparagonabili, i princìpi restano i medesimi e restano validi. Per dire, io da martedi prossimo avrò l’ obbligo di verificare il lasciapassare di chiunque venga da me. Secondo te lo farò ? Deve essere una questione di DNA, chissà. Mia nonna vendeva libri a tutti. Magari di nascosto, ma a tutti.

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        • Intendevo proprio diritto, dice bene Barbara.

          Certo, il concetto è stato sancito in ambito militare in diverse occasioni (non conoscevo l’episodio che hai linkato dal canocchio, ma ne ho in mente altri simili).

          Io penso che si applichi però anche al vivere civile e sia generalizzabile come “nessuno può farsi scudo di un ordine, un precetto o una legge, per compiere atti immorali e ingiusti”.

          Ovviamente è un’opinione e mi si può dire che mi sbaglio, che “rules are rules”, però non credo che non c’entri nulla con quanto diceva Moon.

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