L’Italia più bella sta scomparendo
L’Italia di cui ci si accorge quando viene devastata dagli incendi estivi, sconvolta da un terremoto, travolta da un fiume o quando ci si va in vacanza. L’Italia che si ritrova sotto i campanili a discutere di una strada da asfaltare, che sulla porta di casa partecipa alla vita di tutti i compaesani, che lascia le finestre aperte alle canzoni popolari e ai profumi di una cucina ancora piena di sapori. L’Italia in cui, sull’acciottolato delle viuzze, potresti veder camminare Petrarca con un fascio di codici antichi sotto il braccio o Caravaggio alla ricerca di volti segaligni da ritrarre.
L’Italia che sta scomparendo.
L’Anci suona l’allarme: “Rischiamo che nei prossimi anni cinquemila, tra borghi e piccoli comuni, spariscano nel nulla”. Rappresentano la metà del totale dei comuni in Italia ed occupano più del 50 per cento del territorio, con una popolazione totale di oltre 10 milioni.
Alla fine degli anni Ottanta, l’Italia ha iniziare a battere un record mai toccato prima da un paese in tempo di pace. Tanti comuni iniziarono a sparire dalle carte geografiche. A Maranzana, provincia di Asti, in dieci anni erano nati 17 bambini, ma i morti erano stati 118. A Fabbrica Curone, provincia di Alessandria, i nati furono 47 contro 259 morti¹. Nel 2019 in centinaia di comuni italiani non è nato nessuno. Nessuno.
La propaganda ecologista fa credere che il problema sia quello di avere troppi figli (vero soltanto nell’Africa subsahariana). Elon Musk, il fondatore di Tesla, da anni mette in guardia contro il pericolo opposto: “Sta per crollare tutto, non può stare in piedi”. Sul palco con Jack Ma a Shanghai, Musk ha detto: “La maggior parte delle persone pensa che abbiamo troppe persone sul pianeta, ma in realtà questa è una visione obsoleta. Il problema più grande che il mondo dovrà affrontare tra 20 anni sarà il crollo della popolazione. Non l’esplosione. Il crollo”. A dicembre, Musk ha usato le stesse parole al consiglio annuale dei ceo di Wall Street. “Per favore, guardate i numeri. Se le persone non hanno più bambini, la civiltà è destinata a sgretolarsi, ricordatelo”. Un rapporto dell’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington, di cui ha parlato il Telegraph la settimana scorsa, fornisce uno scenario simile a quello delineato da Musk: “Italia e Spagna perderanno metà della popolazione in due generazioni”.
Quei 5.000 comuni saranno i primi a essere spazzati via per primi dal grande inverno demografico. Diventeranno paesi fantasma. Le scuole si svuoteranno. Gli ultimi giovani si sposteranno nei centri urbani. S’innescherà un meccanismo perverso. In Spagna la chiamano “España vacía”, la Spagna vuota. “L’agonia demografica: quasi la metà delle città spagnole è a un passo dalla scomparsa”, racconta Publico. “L’aspettativa di vita di oltre il 40 per cento dei comuni spagnoli è già limitata a quella dei suoi attuali e probabilmente ultimi abitanti”.
Lo stesso accade in Francia, ma Eric Zemmour ieri ha proposto una soluzione da Sologne: “Per ogni nuovo bambino nato in una famiglia nella Francia rurale, istituiremo un assegno di nascita di 10.000 euro”. L’ex giornalista intende realizzare “una vera politica delle nascite” e “riconquista delle campagne”. “Affinché il mondo rurale possa rinascere, le nascite devono prima tornare”, ha detto Zemmour. “Con il mio provvedimento a favore della natalità, ci saranno più bambini nei comuni, quindi non chiuderemo più le classi! Le nostre campagne riprenderanno vita!”. Questa misura ha un costo di 2 miliardi di euro, ha stimato Zemmour. “È dieci volte inferiore al costo dell’assistenza sociale agli stranieri ed è più di trenta volte inferiore al costo dei piani suburbani degli ultimi quarant’anni”.
Quando era ancora un editorialista di Le Figaro, nel maggio scorso, Zemmour aveva parlato della “questione tabù per eccellenza, che le menti progressiste prendono solo con le pinze, per paura di essere visti come reazionari, o fondamentalisti cattolici, o addirittura cospiratori: la demografia”.
Senza figli, senza giovani, senza nuove generazioni, non c’è niente, tutto si esaurisce. Ma è molto più facile per i nostri politici, molto più politically correct, battersi per la periferia, occuparsi solo di città, amare il lontano piuttosto che il prossimo che vive dove, per dirla con Zemmour, “le donne sono donne e gli uomini sono uomini”. La nostra classe politica inetta, di quest’Italia che scompare, sembra volerne fare un museo o “modello Riace”, 20 per cento di stranieri su una popolazione di appena 2.400 abitanti.
Alternative a favore della sopravvivenza dell’Italia ne abbiamo?
1 Nascite in Italia: crescita sottozero, La Stampa, 12 ottobre 1986
Giulio Meotti
Un po’ come col clima: strillavano al riscaldamento globale e ci stavamo raffreddando, strillavano all’emergenza sovrappopolazione e ci stiamo spopolando: sempre acutissimi i nostri esperti, eh?
barbara
Lo sanno ma continuano e già siamo al punto di non ritorno, ma da un po’. In paesi come la Cina, dove è stato praticato l’aborto selettivo, gli uomini sono in misura maggiore rispetto alle donne e al momento non tutti riescono a sposarsi per mancanza di donne. Da noi, in piena pandemia, la preoccupazione era di poter abortire, mentre intorno morivano a migliaia. Speranza in TV si preoccupò di rassicurare che ciò non avrebbe avuto intralci.
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“La propaganda ecologista fa credere che il problema sia quello di avere troppi figli (vero soltanto nell’Africa subsahariana)”
A volere essere cinici, questo sarebe il risultato dell’unico vero “complotto di big pharma”. La diffusione dei vaccini e la distribuzione capillare di farmaci, inaccessibili fino a quaranta anni fa, ha drasticamente ridotto la mortalità infantile nel continente africano.
Per non parlare delle piantagioni OGM (a stelo basso e resistenti agli agenti atmosferici ed ai parassiti) che hanno ridotto l’allarme “fame nel mondo”, ma non si può dire…
Cambiate le condizioni, si dovrebbero cambiare le usanze. Prima in Africa si facevano tanti figli (la Kengie avrebbe 38 tra fratelli e sorelle), perchè morivano quasi tutti in tenera età. Ora, tale usanza non ha più senso.
In Italia, ad esempio, lo abbiamo capito: mia nonna, alla fine del XIX secolo è stata l’unica sopravvissuta di sei figli, di cui cinque morti in culla. Noi, suoi discententi, abbiamo preso atto della riduzione delle morti in tenera età ed abbiamo fatto in media due figli ciascuno.
In Africa non lo hanno capito. Agli osservatori spetta farsi le domande del caso.
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La natalità sta scendendo anche in Africa. Lentamente, ed è ancora molto alta, ma sta scendendo. D’altra parte la natalità è stata molto alta in Italia, e particolarmente nelle zone più rurali, sino agli anni ’70. Probabilmente anche l’Africa si darà una regolata.
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Come sempre accade la domanda è semplice ma la risposta non lo è affatto. Che la demografia dei paesi occidentali sia in decremento (in Italia in particolare) lo si sa da più di 40 anni, l’ultima volta che si è avuto un tasso di natalità sufficiente alla sostituzione è stato il 1976 https://it.wikipedia.org/wiki/Demografia_d%27Italia.
Globalmente e per ora il problema resta la sovrappopolazione, la stima è che si arrivi a 10 Miliardi di persone e poi ci sarà il calo.
Visto da dentro da persona che non desidera figli vedo che lo scoglio più grande per averne è avere abbastanza denaro (e tempo) per sostenerlo senza far perdere qualità alla propria vita. Chi ne fa attorno a me vedo che ha alle spalle una buona famiglia dotata di mezzi, due buoni lavori (meglio se da dipendenti) che gli permettono con eccessiva fatica di portare avanti il menàge familiare.
Quindi, ovviamente rimane una MIA impressione, i bonus, qualsiasi bonus in qualsiasi settore non avranno mai un impatto duraturo ma forse solo puntuale e per poco (pochissimo) tempo per puntellare la natalità. Ciò che fa la differenza, da sempre, è avere a disposizione un tetto sulla testa, un lavoro con un buono stipendio (e se lo si perde un mercato del lavoro che ti assorba in fretta, eventualmente riqualificandoti), energia a basso costo per qualsiasi esigenza, una propensione da parte anche delle aziende al poter fare figli e non sentirsi “scartati” negli scatti di carriera (per chi è dipendente) e, qui si che serve un sostegno da parte dello stato, assegni di mantenimento per chi è libero professionista ma vuole diventare genitore altrimenti, con questa proliferazione di finte partite IVA, lo sgretolamento della natalità continuerà imperterrita.
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Era un NON eccessiva fatica nella parte degli stipendi.
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Non conosco a fondo la situazione in Italia, fatto salvo il fatto che so che non poche coppie scelgono di non avere figli o averne uno solo.
Ma abitando in Israele posso dire che secondo me si tratta più di una questione di mentalità. Qui non hanno certamente figli solo persone che hanno una famiglia dotata di mezzi. Sono molto poche le coppie che non hanno figli o ne hanno uno solo per libera scelta (e non perché non ci riescono), e molte coppie che hanno problemi di fertilità fanno cure per risolverli. E in Israele è inevitabile o quasi che entrambi i genitori lavorino per mantenere la famiglia.
Quanto a “abbastanza tempo” – non credo di capire. Se intendi poter lavorare 3 ore al giorno per poter allevare i figli – torniamo al punto che ho detto prima, entrambi i genitori in genere lavorano. Quanto alla qualità della vita è composta da mille fattori, e dipende cosa uno intende con qualità della vita. Se per una persona significa andare tutti i giorni al risporante per esempio, fare lunghi viaggio ecc. avere fgli limita la possibilità per vari anni anche solo per motivi tecnici, non solo finanaziari. Se vuol dire avere persone da amare e una casa viva – la qualità della vita aumenta. Notevolmente. Potrei citare una frase che ho letto molti anni fa. “Se non avessi figli la mia casa sarebbe ordinata e il mio portafogli sarebbe pieno, ma il mio cuore sarebbe vuoto”. Personalmente non potrei assolutamente concepire la mia vita senza i miei figli.
A tutto questo aggiungo che in Israele per ogni figlio si ricevono circa 150 NIS al mese – meno di 40 euro. Non un aiuto significativo.
E che non è necessario essere lavoratori dipendenti. Nella nostra famiglia, mio marito lo è sempre stato, ma io sono diventata libera professionista dopo la nascita del mio secondo figlio. Con un notevole beneficio della mia “genitorialità”, poiché potendo gestire le mie ore di lavoro potevo anche essere più disponibile quando necessario. Anche se mi rendo conto che non tutte le professioni lo consentono.
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Non conosco minimamente la situazione in Israele quindi non so se posso equipararlo alla situazione in Italia (che poi in verità è solo di quel che vedo attorno a me, non conosco il problema nella sua globalità) o se le dinamiche siano diverse (avevo letto che c’è, o c’era, una certa spinta da parte del governo (?) a far si che la natalità dalle vostre parti non fosse soverchiata da quella palestinese, ma questo potrebbe essere semplicemente un mio pregiudizio basato su conoscenze di seconda mano).
In ogni caso, ho certamente dimenticato il lato culturale nel volere figli, spesso legato ad una certa religiosità (sempre parlando di quanto conosco vicino a me), più si è liberi da queste idee e meno figli si fanno (ma anche questo può benissimo essere un MIO pregiudizio).
Quindi per aumentare il numero di figli bisogna rimanere ignoranti e molto religiosi (provocazione ma nemmeno troppo) 🙂 .
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“Quindi per aumentare il numero di figli bisogna rimanere ignoranti e molto religiosi (provocazione ma nemmeno troppo)”. In Israele il fatto di avere 2-3-4 figli non è minimamente legato a religiosità e a ignoranza. E’ vero che spesso gli ultrareligiosi hanno molti figli, ma 2, più spesso 3 o 4 li ha in genere anche chi non è minmimamente motivato dalla religione e ha un alto livello di cultura. Direi che è sì legato al lato culturale, ma nel senso che fa parte della cultura in Israele fare figli, non per motivi religiosi.
Quanto agli incentivi – in realtà, le informazioni che citi non corrispondono alla realtà. Ricordo di avere ricevuto qualcosina alla nascita, niente di veramente significativo) e come ho detto circa 40 NIS al mese per bambino fino ai 18 anni. Aggiungi che la vacanza per maternità è breve (12 settimane a suo tempo, adesso da quello che leggo il diritto è una maternità pagata di 15 settimane in tutto, anche se può prenderne 26 (così leggo nel sito). In genere salvo problemi si lavora fino al parto, e se si rimane a casa prima, questo fa parte delle 26 settimane (di nuovo, da quanto legge nel sito, io ho lavorato fino al parto, e inoltre sono passati molti anni).
Quando vengo in Italia spesso noto la differenza fra il numero dei bambini che vedo in giro (bassissimo) rispetto a Israele.
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No. Basta essere ostacolati sistematicamaticamente e scientemente dai governanti di turno. Ogni atto di governo, partendo da Dini/Scalfaro, passando per Prodi e poi per Monti/Napolitano ed ora per Draghi/Letta, è finalizzato alla riduzione del tasso di natalità italiano, in favore dell’immigrazionismo indisciplinato ed indiscirinato. Ad avviso della gestione sinistrorsa dell’ INPS, solo gli immigrati potrebbero versare i contributi per coprire la domanda pensionistica. I bambini italiani dovrebbero nascere, crescere, scolarizzarsi e trovare un lavoro, prima di cominciare a versare contributi.
Tutto molto bello.Peccato che le valutazoni sinistrorse non tengano conto dei costi sociali dell’immigrazionismo, a dir poco pari, se non superiori, al monte contributi degli immigrati. Per non parlare della causa del vero dissesto dell INPS: l’incorporazione dell’ INPDAP. Per decenni il governo ha versato contributi figurativi (cioè inesistenti) per creare l’apparenza di una base pensionabile dei dipendenti pubbici, che -sia chiaro- in questa vicenda sono vittime. Ogni anno, nella legge finanziaria, veniva imposto al ministero del tesoro di coprire le perdite dell’ INPDAP, ossia i finti contributi risultanti nelle buste paga dei dipendenti pubblici. Per non parlare, poi, delle false ritenute IRPEF nelle buste paga dei dipendenti pubblici. Ai dipendenti quei soldi vengono negati -i dipendenti pubblici sono vittime, lo ripeto-, ma nelle casse dello stato quei soldi non entrano, perchè non esistono.
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Si era una polemica piuttosto sterile la mia, credo quindi da questi brevi scambi che i “pilastri” per un eventuale cambio di tendenza in Italia sia per prima cosa culturale (rendere appetibile l’idea di farne) e che sia materialmente abbordabile (stipendi adeguati, servizi alla persona e al bambino disponibili in buona quantità, mercato del lavoro accogliente alla genitorialità).
Io comunque ho fatto un piccolo calcolo per stabilire che, se si mantenesse lo stesso numero di persone per kmq dell’Italia odierno, 119, estendendolo per tutte le terre emerse avremmo la stupefacente quantità di 29,204 Miliardi di persone, decisamente inavvicinabile.
Cento anni fa eravamo sui 35 milioni di abitanti (quasi la metà) e ampliando questo calo alla globalità della Terra male non sarebbe (saremmo sempre sui 4-5 Miiardi di persone che poche non sono certo). Il problema sta tutto nella forma della piramide demografica, che piramide da noi non è più da molto. Se si riuscirà a sopportare l’uscita di scena delle coorti più anziane senza avere troppi contraccolpi per quelle più giovani uno snellimento non sarebbe del tutto malvagio, questo rimane sempre un mio pensiero.
In ogni caso il calo è in atto e la demografia è una scienza “piuttosto” esatta e che agisce nei decenni, per invertire un andamento servono ugualmente decenni di sforzi uguali e contrari, non politiche di corto respiro.
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@Meriggio: sì, c’è un’inerzia che dura decenni. Infatti i baby-boomers hanno fatto pochissimi figli, ma fino agli anni ’90 si nasceva ancora parecchio perché la generazione in età fertile era molto popolosa; quando le baby-boomers hanno iniziato ad andare in menopausa c’è stato il vero crollo.
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Ho un’amica carissima, di Milano. Laureata in economia alla Bocconi, master in economia, per parecchi anni docente alla Bocconi, anche in inglese. Sette figli. Lì si è dovuta fermare perché il settimo figlio è coinciso col terzo cesareo, e le è stato fortemente sconsigliato di averne altri, altrimenti avrebbe proseguito. Ebrea ortodossa, religiosissima. Ma ignorante decisamente no. L’idea della religione come nemica della scienza e del rapporto direttamente proporzionale di religiosità e ignoranza è cattolico (e islamico, dato che l’ortodossia islamica esclude proprio il concetto di scienza), ma assolutamente non ebraico, che l’ignoranza proprio non la ammette, in nessun campo.
Per inciso, a quarant’anni la mia amica aveva un fisico da modella e neanche le rughe di espressione.
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“Nel 2019 in centinaia di comuni italiani non è nato nessuno”. Qui serve un appunto: che in Italia si nasca pochissimo è verissimo, anzi la cosa inaspettata e che facciano pochi figli anche gli immigrati (rispetto alle abitudini di provenienza). Però da decenni si nasce quasi solo negli Ospedali, ed anche questi stanno scomparendo: solo in provincia di Vercelli negli ultimi anni hanno chiuso Varallo, Gattinara, Santhià, Livorno Ferraris e Cigliano. Per forza nascono tutti in città! I miei tre figli sono tutti nati in casa a Salussola, credo siano gli unici nati in quel paese in questo secolo.
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C’è però da vedere se intenda quelli nati materialmente nell’ospedale della città più vicina ma in realtà appartenenti a qualche paese dei dintorni, che quindi ha avuto dei nuovi nati, o che, letteralmente quei paesi non abbiano bambini nuovi.
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Sono convinto da tempo ormai che la “fine del mondo” sarà causata non da una delle tante calamità paventate da questo o quel profeta di sventura, bensì proprio dall’ inversione della curva demografica, fino alle sue estreme conseguenze.
Molto più realistica e plausibile dello scioglimento dei ghiacciai, della CO2, delle pandemie, delle guerre nucleari, delle invasioni aliene.
Qualche luogo del mondo resisterà di più, qualcun altro cadrà prima, ma la via è quella.
Possiamo fare qualcosa per evitarlo ?
Non credo.
Possiamo aspettarci che “qualcuno” faccia “qualcosa” per evitarlo ?
Idem. Non credo.
Procreare è da sempre (in fondo) il modo di sfuggire a ciò che ci è stato chiaramente ed indiscutibilmente spiegato (Genesi, 3:19). Un tempo era anche materialmente “utile” (i figli erano una ricchezza, vedi “proletariato”), oggi nemmeno quello. Il declino e la caduta della specie umana sono inevitabili: il “se” è fuori discussione, bisogna solo aspettare il “quando”.
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Il fatto che i figli non siano una ricchezza è questione di punti di vista e di cultura.
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