O forse un po’ più di due ma, come dice quella deliziosa storiella ebraica, chi sta a contare?
- ANPI significa Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. PARTIGIANI. Non figli dei partigiani. Non eredi dei partigiani. Non amici dei partigiani. Non seguaci ideologici dei partigiani, no: Partigiani. Partigiani e basta. Ora, quanti saranno i partigiani ancora vivi? Mettendo in conto anche la più giovane staffetta, diciamo almeno tredici anni all’inizio del ’45, oggi ne ha 90. Se vogliamo considerare solo i combattenti, almeno un paio in più, dai 92-93 in su. E quanti di quelli ancora vivi sono in grado di partecipare alle manifestazioni? La concentrazione, mi sa, è più o meno pari a quella del principio attivo in un prodotto omeopatico. Quindi la domanda fondamentale è: che senso ha la persistenza dell’ANPI, e, a maggior ragione, la sua partecipazione a qualsivoglia manifestazione?
- I partigiani sono “nati” durante la guerra per combattere (anche) gli occupanti tedeschi [poi ci sarebbe, volendo, quella fastidiosa faccenda delle stragi di partigiani monarchici, di partigiani cattolici, insomma di tutti quelli che non stavano combattendo per instaurare la dittatura del proletariato conquistando la rossa primavera dove sorge il sol dell’avvenir
– che, per inciso, è questa la canzone dei partigiani, non Bella Ciao, che ha tutt’altra origine (canzone delle mondine), tutt’altra storia, e solo dopo la guerra è stata decretata honoris causa “canzone dei partigiani” – ma per il momento lasciamo stare. Fine della digressione]. A quel tempo erano “i partigiani”, non un’”Associazione partigiani”, la quale, già di per sé, non avrebbe avuto alcuna ragione di nascere: al massimo sarebbe potuta nascere una nostalgica “associazione ex partigiani”, più o meno come quelle degli “ex alunni della IIID, per riunirsi periodicamente a celebrare le antiche glorie e poi estinguersi una volta che gli ultimi superstiti fossero diventati troppo vecchi per partecipare. In realtà alcuni gruppi di partigiani (per la precisione quelli di cui alla digressione precedente) sono rimasti attivi per un certo periodo – vedi il famigerato “triangolo rosso dell’Emilia” (una nota importante anche nei commenti) e tutta la serie di vendette e regolamenti di conti personali – anche dopo la guerra, ma anche tutto questo è cessato dopo un deciso intervento di Togliatti. Da quel momento i partigiani hanno cessato di esistere, quindi un’associazione partigiani non sarebbe mai dovuta nascere, essendo cessata la funzione storica, militare, politica dei partigiani. Invece è nata, e sta continuando a esistere anche quando gli ex partigiani non ci sono più, e continua non solo a partecipare, ma anche a dettare legge, come per esempio imporre la presenza delle bandiere palestinesi, ossia di coloro che hanno combattuto dalla parte dei nazisti, vietare la presenza delle bandiere della Brigata Ebraica, ossia di coloro che hanno combattuto e sono morti per liberare l’Italia, e, immediatamente dopo l’11 settembre, raccomandare caldamente di non portare le bandiere americane perché sarebbero state sentite come una provocazione – le bandiere di quelli che hanno lasciato in Italia 32 mila tombe, e che dell’11 settembre erano stati unicamente vittime.
• Adesso stiamo assistendo a una commedia grottesca nella commedia grottesca: l’ANPI, quella cosa che non dovrebbe esistere e che, una volta venuta a esistere, dovrebbe però avere cessato da un pezzo di esistere, che nella guerra in corso, di cui la NATO è indiscutibilmente il primo responsabile, si è schierata dalla parte della Russia, dice che non si devono portare bandiere della NATO, e magari sarò io che con l’età sto cominciando ad avere qualche problema con la memoria ma mi chiedo, e chiedo a chi mi legge: ma quando mai alle cerimonie e alle parate del 25 aprile ci sono state le bandiere della NATO? E perché mai avrebbe dovuto partecipare un’istituzione che con la seconda guerra mondiale e la liberazione dell’Italia non ha avuto niente a che fare per la buona ragione che è nata quattro anni dopo la fine della guerra? E a questo punto intervengono gli altri, quelli dall’altra parte della barricata da tutti i punti di vista, a dire: e perché le bandiere palestinesi sì? Ma care grandissime teste di calicantus del bengala, che razza di ragionamento sarebbe? Certo, non c’è da meravigliarsi che facciate il tifo per i nazisti, se questo è il vostro modo di ragionare? Cioè, siccome non siete capaci di far restare fuori delle bandiere che con la ricorrenza non hanno niente da spartire, pretendete di farci entrare delle bandiere che parimenti non hanno niente da spartire con la ricorrenza e che in più a nessuno è mai passato per la testa, in questi 77 anni, di far partecipare, solo perché il vostro nemico storico cazzone ha detto che non vuole che partecipino?! Io veramente non ho parole (sì, lo so, adesso state correndo a stappare la vostra migliore bottiglia per brindare al lieto evento).
Nel frattempo, in quel di Bologna:
Bologna, organizzano festa Liberazione: aggrediti, minacce da ucraini…
I pacifici ucraini della porta accanto. Bologna, festa per celebrare la Liberazione parla dei massacri in Donbass. Vengono aggrediti da ucraini
di Antonio Amorosi
Bologna, celebrano la Resistenza antifascista parlando del Donbass. Aggrediti da ucraini con simboli neonazisti
Per ricordare la Battaglia della Bolognina del 15 novembre 1944 , dove si trova una delle sedi storiche della sinistra italiana (chi non ricorda “la svolta della Bolognina” del 1989), evento simbolico in cui persero la vita una decina di partigiani uccisi da nazisti tedeschi “Oltre il Ponte”, associazione di sinistra, organizza un festival antifascista a Bologna il 23 aprile scorso. Una giornata di festa popolare per aspettare la Liberazione che gli organizzatori arricchiscono con incontri, musica, dibattiti, stand gastronomici, bancarelle in tutta l’area della zona Bolognina.
Alla festa è presente un banchetto di un gruppo “Comitato Ucraina Antifascista” che fa informazione su quanto stia accadendo nelle zone di guerra o almeno dà la sua legittima versione di cosa stia accadendo in quei territori. Il Comitato ha partecipato anche alle altre edizioni della festa per sensibilizzare sui massacri in Donbass, ma allora quasi a nessuno fregava niente di cosa stesse accadendo in Ucraina e quindi il loro lavoro restava pressoché nell’anonimato. Sul banchetto capeggia la bandiera della Repubblica di Lugansk. Sono circa le 19.00 e un giovane ucraino, passante di lì, comincia a discutere animatamente con una delle organizzatrici. La situazione degenera in fretta, fino a che la donna è costretta a chiudere lo stand del Comitato per evitare il peggio. Il ragazzo viene allontanato dagli organizzatori ma passa alle telefonate.
Dopo poco piombano alla festa una ventina ucraini che parlano perfettamente italiano. Vero o falso che sia, due di loro con abbigliamento da motociclisti, si dicono esponenti di Pravyj Sektor, organizzazione paramilitare ucraina di estrema destra. A loro si aggiunge un terzo che si presenta con i simboli del Battaglione Azov, associato ai neonazisti. C’è tra i presenti anche chi dice di ispirarsi al collaborazionista dei nazisti tedeschi Stepan Andrijovič Bandera. L’alterco rischia di degenerare in qualcosa di più grave. Alla fine, dopo oltre un’ora di urla, aggressività, insulti, minacce e provocazioni i gestori della festa allontano gli ucraini, evitando una degenerazione dello scontro verbale.
L’evento sembra aver colto di sorpresa i partecipanti. In rete, negli ambienti della sinistra bolognese se ne discute: “Tutto questo è successo a Bologna nel 2022 in una festa il cui intento era celebrare la Resistenza antifascista in vista del 25 aprile. Cioè… avete capito?”, si chiede Giuseppe che racconta di essere stato testimone oculare dell’accaduto, “nazifascisti che entrano di prepotenza per dettare le regole ad una celebrazione per la Liberazione contro il nazifascismo. C’è bisogno di dire altro?”.
E poi commenta: “Mi ha colpito l’arroganza con cui si mostravano padroni in un contesto che non era il loro ed anche quel mix di vittimismo e violenza che istituzioni e media mainstream stanno avallando”. Un quadro non proprio rassicurante.
“Se quello che è accaduto ieri sera in Bolognina fosse successo anche solo pochi anni fa”, si chiede Daniele, “sono certa che tutti lo avrebbero considerato come qualcosa di assolutamente inaccettabile ed inaudito. Oggi invece forse la reazione non è esattamente la stessa e su questo ci si dovrebbe interrogare”.
Tra gli altri si interroga l’attore e attivista Riccardo Paccosi, preoccupato dell’acritica versione dei fatti ucraini avallati dai media e partiti italiani e del possibile trasferimento sul nostro territorio della “logica di conflitto” in stile ucraino, fondata sulla violenza. Paccosi: “La storia ci ha insegnato che lo squadrismo diviene forza inarrestabile quando ha l’appoggio dei poteri economici e quando lo si sottovaluta all’inizio”.
C’è chi in rete racconta di altre aggressioni avvenute in Italia, principalmente ai danni di cittadini russi, chi si chiede come possa accadere un fatto del genere nell’indifferenza generale e chi, come Anna, pone un interrogativo sulla superficialità di far passare per martiri dei sedicenti neonazisti: “E cosa vedremo dopo aver sdoganato e fatti passare per eroi quelli del battaglione Azov?”. (Qui)
Nel frattempo al di là dell’Atlantico, a pochi giorni dall’episodio precedente
Nel frattempo in Ucraina il dittatore nazista sedicente ebreo… (mi raccomando: leggete bene il testo del discorso. E, oltre a tutto il resto, mi chiedo: ma come ha fatto a fare l’attore con una voce così schifosa, così monocorde e mal impostata, così inespressiva?)
Nel frattempo in Russia (prevedibilmente e comprensibilmente – per non dire giustamente)
Rosalba Diana
L’ambasciatore russo Serghey Razov, da grande professionista della diplomazia – altro che quel venditore ambulante di Di Maio – spiega pacatamente ai giornalisti come le 450 imprese italiane che attualmente lavorano in Russia verranno a breve sostituite da imprese di altri paesi. Naturalmente imprese, impiegati e operai al loro rientro in Italia potranno sempre fare domanda per il reddito di cittadinanza….
Dalla pagina di Alberto G.
Nel frattempo nel mio blog
barbara
dall’era berlusconi l’anpi era diventata l’associazione che dava patenti di antifascismo e veniva usata come bastone per la reductio ad hitlerum del novello duce pro tempore, giova ricordare le puntuali polemiche per la partecipazione di personalità del cdx alle manifestazioni. E come rafforzativo si è rivolta all’area centri sociali&anticontroboicottari assortiti lasciando loro sempre più spazio. Una fazione antiamericana fino al midollo. E israele è sempre stato alleato USA, inoltre con Israele d’altronde c’è sempre stato un abuso di narrativa nazistificante, scusa se rischio di scatenarti una gastrite, alla luce di ciò la presenza delle bandiere palestinesi etc. etc. si capisce subito.
Adesso c’è uno scontro interno per vedere chi deve suonare la melodia e chi l’accompagnamento. Il PD, e i suoi nuovi padroni, si vorrebbero smarcare mentre altri vorrebbero tenere stretto il ruolo che si ritagliarono da berlusconi in poi, quello di “guide morali” che lasciano agli scagnozzi PD il doversi sporcare le mani e venire ai compromessi che la politica richiede.
Comunque che vada ci sarà un ridimensionamento pesante dell’antifascismo militante e si smetterà di cantare bella ciao contro qualsiasi cosa venga tacitata di essere fascista.
A margine, se tutto questo pasticcio fosse capitato con Mr T. invece che con Biden probabilmente questo 25 aprile sarebbe stato più rosso della sfilata nella piazza rossa ai tempi di peppe baffone…
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Temo però che quello che auspichi verso la fine del commento sia destinato a restare un pio desiderio.
PS: “guida morale” è quasi sempre un ossimoro (il “quasi” è puramente prudenziale. Diciamo una figura retorica). In questo caso lo è più che mai.
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Non credo sia un pio desiderio, penso ci saranno un bel po’ di lotte fratricide fra gli antifascisti per decidere chi sia il puro più puro (che epura). Lo stesso capitato nel 2006 con il risultato di far evaporare la sinistra arcobaleno due anni dopo.
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Speriamo.
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Si tratta sostanzialmente di mitomani, sia perchè ingigantiscono una serie di azioni di cui i liberatori angloamericani si accorsero a stento; sia perchè associano la figura del partigiano solo al comunista (con qualche concessione ai socialisti, destinati comunque allo sterminio se l’Italia fosse entrata nel patto di Varsavia, come da ordini di Stalin).
Fanno tenerezza i ragazzini iscritti loro malgrado all’ANPI che ripetono a memoria i racconti della resistenza. Viene voglia di metterli su un trespolo, come un pappagallo ammaestrato.
Per poi tacere di tutte le stragi di Italiani di cui si sono resi corresponsabili con i tedeschi, che in ogni zona occupata appendevano manifesti con la legge di guerra, compresa la norma sulla ritorsione di di dieci italiani giustiziati per ogni nemico ucciso, salva la costituzione dei responsabili delle uccisioni. A memoria, ricordo solo il caso di Salvo d’Acquisto, che si fece fucilare dopo avere confessato un reato non commesso. Non a caso, il vicebrigadiere non era un partigiano, ma un servitore dello Stato.
Ben diversi gli autori della strage di Via Rasella a Roma, che agirono sapendo di condannare a morte centinaia di concittadini. Inutili le polemiche su presunti manifesti affissi dopo la strage con l’invito a costituirsi, quelli che contano sono i manifesti affissi prima della strage con l’avvertimento delle ritorsioni, L’infamità dei soggetti è emersa quando i parenti di due degli stragisti, Capponi e Bentivegna chiesero che le spoglie dei due venissero sepolte nel cimitero degli acattolici di Roma. L’allora responsabile invitò spoglie e parentame a guadagnare l’uscita. Ben più illustri sepolti in loco si sarebbero rivoltati nella tomba.
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Ti rettifico un po’ di leggende metropolitane che a quanto pare consideri realtà storica. Non è mai esistita nessuna “norma sulla ritorsione di di dieci italiani giustiziati per ogni nemico ucciso”, e prima di via Rasella non era mai successo. E sono leggenda i cartelli con l’invito ai responsabili a costituirsi; ci sono state diverse persone che hanno “testimoniato” di avere visto quei cartelli appesi per giorni e giorni: mai successo niente del genere, mai stato nessun cartello. Immediatamente dopo l’esplosione, prima ancora di cominciare a raccogliere i morti da terra hanno cominciato a raccogliere vivi per strada per la rappresaglia, e l’eccidio delle Ardeatine è avvenuto meno di 24 ore dopo l’attentato. La leggenda dei cartelli appesi per invitare i responsabili a costituirsi è probabilmente di origine fascista, allo scopo di scagionare i nazisti e scaricare tutta la responsabilità sui partigiani. Quanto alla faccenda che “in ogni zona occupata appendevano manifesti con la legge di guerra, compresa la norma sulla ritorsione” ecc., questa non so davvero dove tu l’abbia pescata, perché non l’ho mai sentita (per inciso, la legge di guerra consente l’uccisione di ostaggi per rappresaglia, purché siano soddisfatte 5 condizioni, che nelle rappresaglie tedesche in Italia non sono mai state soddisfatte, quindi non ha niente a che vedere con le pur spietate leggi di guerra).
Per quanto riguarda Salvo D’Acquisto, il suo caso non ha niente a che fare con tutto questo. Innanzitutto non è esatto dire che “si è fatto fucilare”, in secondo luogo non ha confessato un reato non commesso, bensì un reato mai esistito. C’era stata un’esplosione in una caserma, che inizialmente era stata presa per un attentato, e hanno cominciato a fermare passanti per una rappresaglia, fra cui Salvo D’Acquisto, ma quasi subito si sono resi conto che era stata un’esplosione accidentale. Sarà che fossero meno incarogniti di altri, sarà che fossero stufi di sangue, insomma non avevano voglia di fare una strage senza motivo, ma non potevano neanche perdere la faccia dicendo scusate ci siamo sbagliati, così hanno inventato la scappatoia di offrire salva la vita a tutti quelli catturati se si fosse presentato il “responsabile” Sapevano che non c’era nessun responsabile, e che se qualcuno si fosse fatto avanti avrebbero ucciso un innocente, ma almeno avrebbero evitato la strage. E per quanto ne so quella è stata l’unica volta che prima della rappresaglia c’è stata una ricerca dei responsabili, senza cartelli di sorta peraltro. A questo punto si è fatto avanti Salvo D’Acquisto, e dunque è vero che col suo gesto ha salvato la vita agli altri ostaggi, ma è totalmente falso che per salvarli abbia sacrificato la vita, perché fra gli ostaggi c’era anche lui, e se non avesse “confessato” sarebbe stato comunque ucciso insieme a tutti gli altri.
A chi volesse approfondire consiglio un’attenta lettura di L’ordine è già stato eseguito, di Alessandro Portelli, Donzelli.
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Che la rtorsione fosse legittima e prevista dalle leggi di guerra non lo dico io, ma la Cassazione in più occasioni.
Kappler e Priebke sono stati condannati per plurimo omicidio limitato a 4 vittime in eccesso: 337, invece che 333, come previsto dalla norma sulla ritorsione. Nono sono stati condannati per l’eccidio, in quanto comforme alla Convenzione dell’ Aja.
Anche io ho detto che i manifesti che qualcuno dice essere stati affissi DOPO la strage sono una notizia improbabile: creata ad arte per essere smentita. Classico esempio di false flag.
Sui manifesti appesi in occasione dell’occupazione tedesca a Roma è stata raggiunta la prova processuale sino in Cassazione. L’oggetto della discussione degli ermellini è sempre stato l’individuazione della data esatta in cui Roma venne dichiarata città aperta. Le conclusioni unanimi sono state che Roma è stata dichiarata città aperta DOPO la strage di Via Rasella. Per il diritto internazionale la potenza che occupa un territorio ne ha la responsabilità, ivi compresa quella di fissare ed applicare le norme che regolano l’occupazione.
Ad esempio dopo la battaglia di Porta San Paolo non furono effetturate ritorsioni, in quanto si trattò di uno scontro tra truppe regolari:i granatieri italiani da una parte i militari della Wehrmacht dall’altro. Non fu insomma un atto da considerarsi terroristico (definizione tanto cara agli USA) o di resistenza e, in tali casi non può essere applicata una ritorsione contro i prigionieri.
Per questo motivo, ad esempio, Sharon venne condannato per la strage di sabra e shatila, pur essendone estraneo: come capo delle forse armate occupanti avrebbe avuto il dovere di controllare il terriorio ed evitare l’assalto dei maroniti.
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Come ho scritto (sì sì, l’ho scritto!) la rappresaglia È RICONOSCIUTA COME LEGITTIMA (l’ho scritto, guarda bene!) a patto che rispetti 5 condizioni.
Il fatto che Kappler e Priebke abbiano avuto quella sentenza significa che faceva comodo quella sentenza, nient’altro che questo. Fino a Falcone TUTTI i processi di mafia si sono conclusi con assoluzioni per insufficienza di prove: questo significa che non c’erano delitti di mafia? O che non ci fossero prove sufficienti? Dai per favore, cerchiamo di essere seri.
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