L’ATTENTATO A SALMAN RUSHDIE

Atteso da 23 33 anni, finalmente è arrivato, ponendo qualche inevitabile domanda – domande che a qualcuno suggeriscono risposte bizzarre assai, ma chissà se oltre che bizzarre saranno anche infondate – ma partiamo dalle domande. Preciso, per chi non lo sapesse, che il musulmano che uccide una persona colpita da fatwa (esattamente come chi uccide un ebreo, uno qualsiasi) ha il paradiso garantito, per cui su un miliardo e mezzo di musulmani, fra cui diciamo circa mezzo miliardo di molto molto religiosi e almeno un centinaio di milioni di fanatici, con l’aggiunta di oltre tre miliardi di dollari di taglia, non dovrebbe essere irragionevole aspettarsi che qualcuno ci provi, e altrettanto ragionevole sembrerebbe che si avesse l’accortezza di prevedere qualche misura di protezione, soprattutto considerando che finora non era ancora successo perché sempre sotto scorta – e i primi dieci anni rinunciando praticamente a vivere – e ricordando che un traduttore è stato ucciso e un altro traduttore e un editore sono sopravvissuti a un attentato, e invece no: nessunissima protezione. Come mai? Seconda domanda: l’attentatore, prima di essere fermato, ha avuto il tempo di infliggergli 15 coltellate, di cui alcune profonde, al punto di raggiungere, a quanto pare, il fegato: come mai così tanto tempo?

Le risposte bizzarre che ho trovato in un sito che non voglio nominare, sono che l’attentato sarebbe in relazione all’accordo con l’Iran sul nucleare che Obama era riuscito a concludere e che il malefico Trump aveva poi “stracciato”: adesso l’accordo era finalmente di nuovo in dirittura d’arrivo e allora qualcuno che non lo voleva avrebbe ordito l’attentato a Rushdie in modo da far ricadere la colpa sull’Iran e quindi aumentare l’odio anti iraniano e rendere impossibile a Biden approvare l’accordo. Cioè Rushdie sarebbe la vittima sacrificale di un affaire tutto interno al partito repubblicano degli Stati Uniti. Ipotesi piuttosto azzardata, di sapore discretamente complottista, ma che potrebbe anche rispondere alle domande sulla mancata sorveglianza – un po’ meno forse sul tempo eccessivo per fermare l’attentatore, dato che dubito che questo possa essere organizzato dall’alto. A screditare però almeno in parte l’articolo in questione sono alcune imprecisioni piuttosto gravi: innanzitutto la considerazione che il ragazzo è troppo giovane per sapere che la fatwa è stata annullata: primo, non solo non è vero che è stata annullata ma, al contrario, è stata ripetutamente confermata (qui diversi dettagli), secondo, se è troppo giovane per sapere che nel 1998 sarebbe stata annullata, tanto più dovrebbe essere troppo giovane per sapere che era stata pronunciata nove anni prima.
Decisamente controcorrente poi i mass media secondo cui sarebbe sconosciuto il movente dell’aggressione (come suggerisce l’amico myollnir, forse gli aveva rigato la fiancata dell’auto) e che presentano l’aggressore come un ragazzo del New Jersey senza altre precisazioni, ossia senza che niente rimandi all’Iran. E concludo con l’ennesima domanda: avremo mai delle risposte vere a tutte queste incongruenze?
A noi, non resta che augurare a Rushdie di farcela, se non altro per ricacciare in gola alle autorità iraniane i canti di gioia per il riuscito compimento della fatwa, documentati nell’articolo sopra linkato.

barbara

  1. Gli anni, in effetti, sono 33: gli Ayatollah hanno la memoria lunga.
    Delle dietrologie che si leggono, quella del complotto per far fallire l’accordo nucleare con gli Iraniani è la più stupida: questa amministrazione ha già ampiamente dimostrato di voler procedere comunque ad ogni costo, sopportando già più volte di essere sbeffeggiata pubblicamente dall’Iran e perfino accettando la mediazione degli odiati Russi. E non si capisce il motivo, perché non solo i vantaggi sono tutti per l’Iran e gli svantaggi tutti per L’America ed i suoi alleati, non solo verranno sborsati miliari di dollari all’Iran per compensarli dello stress psicologico patito, ma sta facendo anche incazzare, e molto, gli alleati nel Golfo, prima fra tutti l’Arabia Saudita, cui nondimeno ha chiesto in ginocchio di aprire i rubinetti del petrolio; e senza neppure la prospettiva di un tornaconto elettorale, perché questo accordo non piace neppure agli elettori di Biden, salvo le frange più estreme alla Ilhan Omar. Si pensava che volessero, dopo il disastro Afghano, mettere in mostra almeno un successo in politica estera, ma non esiste modo di metterlo in bacheca come una vittoria. Forse l’unica spiegazione è che l’accordo l’aveva firmato Obama, probabilmente uno dei burattinai del vegetale alla Casa Bianca, e l’aveva demolito Trump, quindi era obbligatorio ripristinarlo perché tutto quello che ha fatto il primo è per definizione meraviglioso, e tutto quello che ha fatto il secondo mostruoso. E meno male che non hanno ancora trovato il modo di affossare gli accordi di Abramo, perché ormai procedono da soli senza bisogno dell’avallo USA, e di riportare la Ambasciata a Tel Aviv, se non a Gaza, perché ormai altri Paesi l’hanno fatto.
    Tieni presente che l’attentatore di Rushdie è un libanese con forti simpatie per l’estremismo sciita e per gli Ayatollah, probabilmente quindi un Hezbollah nel cuore, quindi che sia stato ingaggiato direttamente dall’Iran è tutt’altro che impossibile.
    Qualche anno fa Rushdie si rallegrava di essere tornato ad una vita quasi normale, pensava che lo avessero dimenticato. Errore: nel 2012 l’Iran aveva alzato la taglia da 300 a 350 mila dollari. Poi è chiaro le guardie del corpo non lo possono seguire anche al cesso, ma non capisco perché non si sia procurato un porto d’armi ed una Glock, e preso lezioni di tiro rapido. Io lo avrei fatto.

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    • Il primo argomento contro l’accordo è che del precedente l’Iran non ha mai rispettato una virgola per cui non si capisce come si possa immaginare che rispetterebbe questo. Quanto al complotto c’è che qualche giorno fa Bolton, repubblicano, ha detto che è stato arrestato un tizio che sarebbe stato incaricato dall’Iran di assoldare un killer per ucciderlo (lui, Bolton), cosa che non sembra stare molto in piedi (l’Iran, quando decide di eliminare qualche nemico, non appalta l’incarico di trovare il killer adatto) ma lui ha insistito che è proprio così, e in questo quadro l’attacco a Rushdie cadrebbe proprio a fagiolo, ma c’è ovviamente anche da dire che non di rado le coincidenze troppo perfette sono proprio coincidenze vere.
      Il tizio libanese del New Jersey , ho letto, aveva nel telefonino foto di Khomeini e di Kamenei.
      Sì, 33, li ho contati per bene, novantanove, nove, diciannove, ventidue. E ho scritto 23.
      Al cesso sì, se hai la scorta ti ci seguono proprio, visto di persona con Magdi Allam: è andato in bagno e la scorta è andata con lui, contemporaneamente ci sono andata anch’io e quando ho aperto la porta per uscire uno dei carabinieri, nonostante mi ci avesse vista entrare, si è voltato di scatto. Il punto è che lì a quanto pare di scorta non c’era l’ombra, altrimenti gli si sarebbero buttati addosso appena tirato fuori il coltello, oltre a non esserci nessun controllo e nessun tipo di barriera fra lui e il pubblico.

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      • Può darsi che lui sia così fesso da avere rinunciato alla scorta, specie se gli tocca pagarsela, ma la sicurezza in questo caso è di responsabilità dell’organizzatore dell’evento (tra l’altro anche l’organizzatore è stato accoltellato al volto).
        La cosa ironica è che l’evento aveva come titolo qualcosa tipo: “L’America come rifugio sicuro per i perseguitati dall’intolleranza”, o qualcosa di molto simile (ora non ho voglia di guglare).
        E comunque, insisto: porto d’armi, Glock, corso di tiro rapido, e mano mai troppo lontana dalla fondina.

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      • Dalla CNN: “The institution’s leadership had rejected recommendations for basic security measures, including bag checks and metal detectors, fearing that would create a divide between speakers and the audience, according to two sources who spoke with CNN. The leadership also feared that it would change the culture at the institution, the sources said”.
        Bisogna essere coglioni, ma proprio tanto.

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        • Certo, non bisogna dire che i musulmani sono terroristi perché questo potrebbe creare divisioni, non bisogna controllarli perché questo potrebbe creare divisioni, non bisogna indicare nomi o nazionalità degli autori di atti di terrorismo, perché questo potrebbe creare divisioni, non bisogna difendersi perché se no quelli si incazzano e magari diventano irrequieti. Fanculo.

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  2. Si chiama principio di precauzione. La sua base è la stessa che ha imposto, solo in Italia, un lockdown senza pari nel resto del mondo sedicente democratico. Se vuoi evitare guai basta circoscrivere il raggio d’azione dei muslim dove sono minoranza. Avrai la certezza che nessuna persona per bene subirà danni.

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