MELONEIDE

Cominciamo intanto con questo, giusto per dare un’idea di come funziona la campagna elettorale della sinistra, di quelli che temono il ritorno del fascismo, di quelli che mettono su le commissioni contro l’odio, quelle belle commissioni che quando i sinistri devastano i banchetti della destra stanno sempre casualmente guardando da un’altra parte. E che queste cose naturalmente non le vedono.

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La lezione della Meloni agli odiatori: la risposta alla violenza è la democrazia

Contestazioni violente, cartelloni bruciati, banchetti ribaltati e minacce di morte: ora il Pd fa il pompiere ma per settimane è stato incendiario. Questi i risultati

Evviva la democrazia, che bella la democrazia. Che bella la libertà di espressione, che bella la libertà di parola. Già, peccato, che per l’attuale sinistra italiana un ordinamento democratico esista solo in caso di pensiero allineato. Ovviamente, allineato in base ai loro schemi. Fa riflettere il fatto che uno schieramento politico che di fregia dell’altissimo appellativo di “democratico” nel suo nome non sia un grado di accettare chi ha un pensiero diverso. Settimane di attacchi e di aggressioni verbali a Fratelli d’Italia, tacciato dalla sinistra di voler attentare alla democrazia, hanno portato a un’escalation di violenza contro Giorgia Meloni, che con tutt’altra eleganza e pacatezza replica al contestatore di Cagliari.
Fa riflettere il fatto che i tumulti più grossi di questo Paese degli ultimi anni nascano proprio in seno alla base dei partiti di sinistra, quelli che si ergono in difesa della protezione della democrazia e della libertà. Ma solo quando si tratta di difendere i loro interessi. Lo dimostra quanto sta accadendo in queste ultime ore nel Paese contro Fratelli d’Italia, primo partito nelle preferenze degli italiani a tre settimane dal voto, nel mirino dei contestatori rossi che sono arrivati fino alle aggressioni fisiche.

Assaltato il gazebo di Fratelli d’Italia in viale Papiniano

L’assalto al banchetto di FdI

A parti invertite si sarebbe parlato di squadrismo, evocando i Ventennio e il fascismo. Ma i fascisti sono sempre e solo gli altri, perché a sinistra esistono solamente i buoni. Anche quando devastano un democratico e pacifico banchetto di Fratelli d’Italia in viale Papiniano a Milano, vestiti con felpe scure, occhiali da sole, mascherine e cappucci per non essere riconoscibili. “Sono stati respinti dai nostri e non hanno potuto creare danni fisici per la reazione civile dei nostri presenti ma è grave che ci sia un episodio di questo tipo in campagna elettorale, ennesima dimostrazione del clima di chi non vuole un confronto civile”, ha denunciato Ignazio La Russa.

“Erano non meno di sette, li ho visti arrivare dall’altra parte della strada già con cappucci, occhiali da sole, volti semicoperti, e ho capito che sarebbe successo qualcosa di brutto erano già pronti all’azione”, ha raccontato il consigliere del Municipio 1 di Milano, Federico Sagramoso, presente al momento dell’aggressione,che ha poi aggiunto: “Ci hanno circondato hanno danneggiato il materiale, strappato i volantini dalle mani, gridato fascisti di merda andatevene via, dovete morire“. Il caso è nelle mani della Digos che sta lavorando per scoprire i responsabili.

Caos al comizio della Meloni. Ora indaga pure la Digos

Contestazioni e disordini in Sardegna

Se non è squadrismo, questo cosa è? Certo, la solidarietà del Pd a FdI in queste ore lava le coscienze ma, da settimane, Enrico Letta e i kompagni hanno impostato la propria campagna elettorale sulla demonizzazione e sulla denigrazione del partito di Giorgia Meloni e della stessa leader, con gravissime accuse di minaccia alla democrazia del Paese. E lo dimostra anche quanto accaduto a Cagliari, dove il rapido intervento delle forze dell’ordine ha evitato che i disordini generati da alcuni centri sociali durante il comizio della leader di Fratelli d’Italia sfociassero in qualcosa di più importante. Sono state 30 le persone identificate per quanto accaduto in piazza del Carmine e anche in questo caso la Digos sta continuando ad analizzare le immagini per verificare altre responsabilità. Prima ancora, un attivista è riuscito a raggiungere il palco, dove ha veementemente gesticolato contro Giorgia Meloni, cercando di toccarla. E tutto questo si aggiunge al calpestamento e al rogo di un manifesto elettorale a Olbia da parte di alcune attiviste.

La replica di Giorgia Meloni

E mentre da sinistra ribaltano i banchetti, creano disordini e minacciano fisicamente, Giorgia Meloni risponde al contestatore sardo con pacatezza, replicando colpo su colpo alle affermazioni del giovane che, nel post pubblicato sui social, la ringrazia “per il confronto”. La leader di Fratelli d’Italia ha spiegato il suo punto di vista sulle unioni civili, che manterrà in caso di governo a sua guida, e sulla sua contrarietà all’adozione, sia per le coppie omosessuali che per i single, a prescindere dal loro orientamento. “Non siamo d’accordo su questo, io e te, ma non significa che io ti debba odiare o che tu debba odiare me. Rispetto e cerco di comprendere il tuo punto di vista: spero che prima o poi anche tu riesca a fare la stessa cosa”, ha scritto la Meloni rivolgendosi al contestatore. Poi conclude: “Spero che un giorno vorrai parlarne con calma, senza telecamere e senza sensazionalismi. Ti auguro tutto il meglio e mantieni il tuo coraggio”.
Certo, oggi a sinistra giocano a fare i pompieri dopo essere per stati per settimane degli implacabili incendiari, contribuendo a creare un clima d’odio attorno a Giorgia Meloni e al suo partito. Qualcuno dovrà pur assumersi la responsabilità di questa spirale di violenza che sta crescendo attorno alla leader di Fratelli d’Italia e agli esponenti del suo partito. Perché il rischio è che l’Italia collassi nuovamente sotto i colpi della lotta politica. E stavolta non sarebbe certo il fascismo sventolato dai sedicenti democratici il responsabile. Come ben si evince dagli ultimi casi.
Francesca Galici, 3 Settembre 2022, qui.

Poi, pensa un po’, ci sono anche i crucchi – I CRUCCHI! – che vorrebbero dare lezioni a noi, non so se mi spiego.

Il giornale tedesco Sz: l’amore per Meloni? Sarà “fugace come un peto” [occhio che non vi tocchi annusarvela per un bel po’, questa scorreggia]

In Italia “si perde la testa, poi ci si disinnamora rapidamente”

È questo il titolo di un articolo del giornale tedesco Sueddeutsche Zeitung sulla volatilità dell’amore degli italiani per i loro leader politici.
E in particolare sull’attuale innamoramento per Giorgia Meloni. “L’Italia si è innamorata di nuovo, questa volta della postfascista [è fascista o non è fascista? Postfascista non significa uncà] Giorgia Meloni – si legge nel sottotitolo -. La cosa positiva è che (gli italiani) si disinnamorano altrettanto velocemente. In un Paese che evidentemente tutti possono governare una volta” [ma anche tante volte.Soprattutto quando hanno perso le elezioni].
L’autore del testo, Oliver Meiler, analizza in un colloquio con due giornalisti italiani, Filippo Ceccarelli e Aldo Cazzullo, la rapidità con cui gli elettori cambiano gusti.
“Bisogna immaginarselo, da Mario Draghi, la superstar internazionale [quello che ha completato l’affossamento dell’Italia iniziato da Conte], il salvatore dell’euro e con questo dell’Europa [bene bravo 7+], a Giorgia Meloni, leader dei postfascisti [aridaje], ‘romana di Roma’, come dicono in Italia” [come dicono i sinistri, che sono minoranza. E poi cosa sarebbe, una vergogna? E questa roba si chiamerebbe “analizzare”?], aggiunge Meiler, quando dal “cliché” si finisce “nel grottesco” [cioè, cosa avrebbe esattamente di grottesco Giorgia Meloni? Qualche esempio concreto, o siete solo capaci di lanciare il sasso e nascondere la mano?]. “Questo è possibile solo da noi – commenta Ceccarelli – [e figuriamoci se non c’era l’utile idiota che aiuta a buttare fango]. Da Draghi a Meloni, con massima disinvoltura. Danzando” [aveste avuto voi una Meloni al posto della Merkel che vi ha fatti invadere da milioni di clandestini e adesso avete interi quartieri in cui non osa entrare neppure la polizia].
“Che succede agli italiani?”, si legge ancora nel testo. Perché “perdono la testa” per “clown, impostori, imbonitori, rottamatori”, e ora “per l’epigono dei fascisti? [Ari-aridaje] E perché si disinnamorano così facilmente?”, la questione posta dall’articolo. “L’estrema volatilità degli elettori italiani [a quale temperatura, esattamente, passiamo allo stato gassoso?], questa politica totalmente fluida, è un tema permanente, un fenomeno sociale” [ma che goduria buttare giù di queste ammucchiatine di parole facendo credere che vogliano anche dire qualcosa!], è il commento di Meiler, che trova riscontro nelle analisi dei due intervistati. “L’Italia non ha una cultura della stabilità politica. Mai avuta”[Andreotti è rimasto in carica quasi ininterrottamente per sette anni e poi per altri tre]. È Ceccarelli poi a sostenere: “Quando sarà stata cinque sei mesi a Palazzo Chigi con l’incarico di capo del governo, ci saranno i primi che diranno: che tortura questa Meloni [Uh, l’uomo con la sfera di cristallo! Ma vaccagare, va’]. Guarda, pensa solo a sé. Cosa pensa lei alla fine, chi è?” [Guarda che questo è quello che pensi tu, testadicà, non gli italiani che la votano], dice Filippo Ceccarelli. “E poi andrà probabilmente via. In una scorreggia”, conclude l’articolo [e quando si confonde la politica col proprio culo, questi sono i risultati].

In serata arriva la precisazione di Ceccarelli: “Faccio il giornalista da più di 40 anni e so bene che una smentita, soprattutto se ridicola, è una notizia data due volte e mezza. Ma per evitare qualsiasi equivoco e sospetto di ulteriore volgarità ci tengo a chiarire che la frase su cui la Sueddeutsche Zeitung ha titolato non si riferiva a un partito, tantomeno a un leader, ma al tradizionale, colorito e italianissimo fenomeno del salto sul carro del presunto vincitore, ‘con inni, tamburi – questo nella traduzione – famiglie con la nonna che scoreggia, tutti cantano, tutti ballano, siamo fatti così, sempre chiassosi ed esaltatii'”, scrive Ceccarelli in una nota. “Tanto sento di precisare, anche per non aggiungere un personale sovrappiù di astio e scurrilità a un panorama che già ne contiene abbastanza”. (Qui) [E non si è neppure accorto di averne aggiunte altre due palate abbondanti. Giornalista da 40 anni. Pensa se era principiante]

E poi c’è ancora questa cosa qui.

Che lezione della Meloni al maleducato militante Lgbt

È successo a Cagliari, in occasione del comizio di Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni è appena salita sul palco, quando viene raggiunta da un giovane attivista Lgtb con in mano una bandiera arcobaleno. È chiaro che non è un fan della Meloni. Le punta il dito contro e rivendica il diritto al matrimonio gay e all’adozione. La security, che nel frattempo si è avvicinata, viene fermata dalla leader di Fratelli d’Italia: non vuol sottrarsi al confronto con il contestatore.
“Tu vuoi delle cose. No, non devi scappare all’estero… Io voglio il diritto di pensarla in maniera diversa. È la democrazia”, dice la Meloni. “Si può non essere d’accordo, ma ci rispettiamo. Grazie per essere stato qui”. L’attivista non ci sta e insiste, sempre con il dito puntato contro, sul suo fatto che “siamo tutti uguali”. La Meloni non si scompone e replica: “Hai già le unioni civili, quindi puoi fare quello che vuoi”. Poi conclude: “Gli facciamo un applauso? Rispetto il coraggio delle persone di difendere ciò in cui credono. È una vita che lo faccio. Lo ringrazio per essere salito sul palco per rivendicare quello che ritiene giusto”.

La presidente di Fratelli d’Italia ha pubblicato sui social l’accaduto commentandolo così: “Il confronto è sempre un bel momento, anche quando un contestatore scavalca le transenne per salire sul palco. Rispetto sempre il coraggio delle persone di difendere ciò in cui credono, e allo stesso tempo rivendico il mio diritto a pensarla diversamente“.
Finito il siparietto, il comizio è potuto riprendere. Tutto bene quel che finisce bene? Non proprio.
Va bene il coraggio di esprimere le proprie opinioni, ma bloccare un comizio di un partito democratico è anche un atto maleducato. Provate a immaginare cosa sarebbe successo se un attivista pro-life fosse saluto sul palco del Pd per chiedere ai dem di smetterla con “l’assassinio dei bambini con l’aborto”.
Oltre al blitz sul palco, altri manifestanti si sono fatti “sentire” in maniera meno tranquilla al grido di “siamo tutti antifascisti”, scontrandosi con alcuni agenti di polizia (a fine giornata sono state quattro le persone condotte in questura). A conferma che i più fascisti, i più intolleranti, sono proprio i sedicenti antifascisti. (Qui)

Che poi io mi domando: ma è una legge di natura che questi militanti sinistroidi debbano avere la faccia da ebete? Certo che se questa gente si immagina di sconfiggere questa donna con questo genere di politica, sono messi ancora peggio di quello che si pensava.

barbara

  1. come hai detto tu molte volte: “non esiste perfido più perfido di chi è convinto di avere un’attestato di bontà in tasca”.
    E molti sono convinti, siccome son dalla parte del bene, di poter fare le peggiori porcate e di venire sempre scusati quando non esaltati come partigiani duepuntozero.
    D’altronde quando a sinistra non possono dire niente perché in disaccordo su tutto allora si tira fuori il sempreverde: “allarme ritorno del fascismo” per compattare le truppe.

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  2. Più che di fascismo dell’antifascismo, io parlerei di problemi pisichiatrici, a giudicare dai toni dei messaggi minatori mandati alla Meloni. Non credo che si stia parlando di pochi esemplari da sottoporre a TSO, ma anche di persone che -fino a qualche anno fa- sarebbero stati ritenuti parte della “società civile”: insegnanti, impiegati pubblici ed imprenditori (questi un po’ meno…).
    Siamo di fronte alle conseguenze della frustrazione che colpisce chi ritiene l’adesione ad un’ideologia la panacea assoluta. Spesso senza conoscere nemmeno in dettaglio l’ideologia a cui si ritiene di aderire.
    Quando il mondo dimostra di conisderare l’ideologia di elezione una paccottiglia intellettuale completamente slegata dalla realtà, questi individui squilibrati perdono completamente la testa e risultano molto più pericolosi degli ultimi fascisti di cui si ha notizia, quelli del 1945.

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    • Beh, ricorderai – io l’ho documentato – un paio d’anni fa i vari manifesti “non sparate a salve, sparate a Salvini” i richiami a piazzale Loreto,, le foto di lui a testa in giù… Poi lei lo ha superato nei sondaggi, quindi il nemico da abbattere adesso è lei, e hanno rispolverato tutta la consueta paccottiglia.

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  3. Uno squallido teatrino in vista del fatto che si sta consegnando la patata bollente (il paese in rovina) alla “fascista”. Così si mettono le mani avanti per la futura falsa opposizione che metteranno in scena. Si organizzeranno manifestazioni per il “caro bolletta” che, guarda caso, è il risultato della politica di merda del Migliore. Si manifesterà contro la partecipazione alla guerra, anche questa opera di loro stessi. Si manifesterà contro le nuove restrizioni per covid, sebbene saranno di sicuro meno demenziali delle precedenti messe in atto sempre da loro.
    Fanno vomitare, sono esseri immondi. Giorgia Meloni mi sta sul cazzo, ma mi fa proprio piacere se un domani dovesse dare una bella lezione ai “democratici”.

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    • A me fa paura perchè potremmo perdere gli incarichi manutentivi in Slovenia (siamo “transfrontalieri”, abbiamo anche un socio da là) e perchè un nostro socio ha “l’articolo” e potrebbe finire male per quello, visto la politica securitaria, militarista e ipernazionalista di FdI.
      Io non vado a votare anche per motivi che qualcuno direbbe religiosi ma tali non sono: io sono protestante e questa vuol (ri)dare eccessivi privilegi ai soli cattolici se non tornare al concordato del 1929 (non occorre costituzionalizzare la religione di stato, basta metterla nel concordato, che è sopra-costituzionale).

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      • Cioè dici che se la Meloni va al governo ti chiude le chiese e ti impedisce di manifestare e professare la tua religione? E mette in galera il riformato? E ti impedisce di lavorare con la Slovenia? Ma lo sai che a volte sei proprio strano forte?

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        • Visto che l’OM di Udine denunciava come “pericoloso per sè stesso e per gli altri” (art. 153 TULPS) chiunque fosse riformato presso di loro per motivi psichici: basta chiedere a qualche questurino in servizio fino al 1991 o poco dopo cosa volessero dire gli articoli 39 o 40 o 41 o 42 e loro credo risponderebbero ancora oggi “pericoloso per sè stesso e per gli altri”, trincerandosi poi dietro a un “non so, non siamo militari” se si chiedesse perchè mai la stessa nozione stesse con quattro articoli diversi. L’unico articolo dei quattro citati che possa far sospettare la pericolosità (mai nominata nel testo) è il 40.
          Il nostro socio ha l’art.41, prova a cercare cosa volesse dire davvero (DPR 1008 del 1985, ma pubblicato in GU appena il 26/4/1986) e scoprirai che quelle persone di pericoloso non avevano nulla!
          Eppure, forse solo per questo, Salvini, ma anche la Meloni, non lo metterebbero in galera, peggio: gli darebbero quella morte civile che fino al 1978 era l’internamento in manicomio e che Meloni e Salvini hanno mostrato più volte di voler riattivare. Il fatto che il precedente psichiatrico lo abbiano creato i militari per il militarista Salvini sarebbe perfino un’aggravante, probabilmente. Ed è da questa riforma che al nostro socio è discesa anche la scomunica.
          Sai quanti erano i detenuti manicomiali prima del 1978? circa 55000, quanti circa oggi i carcerati. Quanti erano quelli in OPG (quindi almeno colpevoli di un reato)? circa 1500, di cui un terzo circa avevano “dato di matto” dopo un periodo in galera senza aver per questo fatto del male a nessuno, ma erano mentalmente sani alla commissione del reato. Questa quindi è la vera percentuale di “pazzi pericolosi”: 36 a 1, meno del 3% e potrebbe essere molto meno per la questione di cui sopra.
          Direi che la “pericolosità del malato di mente” sia parecchio rara e sia difficile presumerla, specie con due visite in OM per cinque minuti l’una…

          Sulle chiese: qui in regione la Lega è già riuscita a silurare dei docenti di materie alternative al IRC perchè protestanti, direi che qualche preoccupazione è legittimo che ce l’abbiamo. Ricordiamo che sotto il fascismo i Pastori dovevano fornire copia del sermone alla questura, non potevano quindi fare come oggi che in gran parte improvvisano, spesso un questurino partecipava ai culti in incognito per vedere se il Pastore faceva… delle aggiunte o variazioni, ecco.
          Se GM vuole tornare al concordato del 1929, reintrodurrebbe anche l’interdizione dai pubblici uffici per chi incorre in censura ecclesiastica (abrogata, perchè legge ordinaria e non norma concordataria, già nel 1944, insieme all’obbligo per i CC di essere cattolici)? Almeno allora però c’era una sorta di “salvaguardia”: non si applicava a chi passava ad un altro culto ammesso.
          La mia fidanzata era in situazione irregolare a sua volta da quando ci siamo messi insieme, ma siccome un parroco “le ha rotto” e pare gli sia lecito farlo, l’ho fatta diventare metodista (meglio: il Pastore mi ha detto che lo era diventata da sola!), cosa che col socio purtroppo non sono riuscito a fare, ci siamo conosciuti troppo tardi.

          La chiusura delle frontiere è una specie di mantra missino-leghista da sempre. Dato che lavoriamo da ambo i lati del confine è una preoccupazione più che legittima. Se si avverasse il peggio non so se la nostra Sas potrebbe nemmeno sopravvivere, perdendo due soci operativi su sei, lo sloveno e il riformato. P. es. io mi sono fatto male sul lavoro (non è stato peggio perchè siamo rigorosi sul proteggerci) e adesso sono fermo qualche giorno con un braccio fra il blu e il viola: se fossimo solo quattro, dovremmo rifiutare qualche incarico, che già molti non sono, visto la scriteriata politica di Conte e la chiusura di molte aziende clienti. Per cui no, l’intera Sas non va a votare.

          Sono stato assolutamente prolisso, e dopo un sermone che farebbe impallidire diversi Pastori… amen. E anche awomen, se volete farvi qualche risatina (in comunità con l’originale lo abbiamo fatto, l’abbiamo presa per una forma di scherzo).

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        • @Cullà
          Dunque:
          -la sorveglianza di pubblica sicurezza sui culti non cattolici è stata dichiarata incostituzionale solo nel 1957.
          -la legge 180 non ha abolito la schedatura di polizia dei “mattI”, tanto che tre ospedali militari hanno continuato a denunciare alle questure chi era riformato per qualunque problema psichico fino al marzo 1991
          Questo solo per due aspetti che

          Sapendo che sta per tornare al potere gente che rimpiange quei tempi, sono preoccupato io come è preoccupato il mio socio.

          Inoltre pure io sono stato riformato; non ero stato mai chiamato alle armi, non ho mai saputo perchè, e siccome avevo visus scarso e già per questo patente B-S (per cui non posso guidare i due automezzi della anche mia Sas), è stata la commissione a dirmi che era cambiato l’elenco di condizioni di non idoneità e che di fatto chi aveva patente B-S dal 1995 coincideva con chi era inidoneo al servizio militare. Per cui ho qualche sospetto che tornino anche degli effetti per chi non avesse fatto il militare…

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