IERI, LASCIATEMELO DIRE,

è stata scritta una pagina di storia della repubblica italiana.

Fascista, razzista, xenofoba, pesciaiola, vacca, scrofa, da brividi, rantoli rancorosi, buffona, ridicola, spassosa ma inquietante, regina di Coattonia, la versione burina del Ku Klux Klan, la parodia macho dell’Alice disneyana, cantilena da suburra, la lingua dell’ozio romano che dubita di quel che dice mentre lo dice, io spero vivamente che sta bambina (la figlia di Giorgia Meloni) venga bullizzata nelle peggiori scuole romane e che cresca come una deviata che ha bisogno di fare sport per guarire (ma perché sua madre dovrebbe mandarla proprio nelle scuole peggiori?), peracottara, poraccia, meschina, lurida, puzzolente, bertuccia, pazza urlatrice, luridissima schifosissima fascista, e chiudo con questo poema che va citato tutto intero: «Più i pensieri sono bassi, volgari, inadeguati, non all’altezza, tristi, morbosi, infelici, privi di eleganza, di amore, di buon senso, indegni, ingiusti, aspri, acidi, vomitevoli, piccoli, inutili, stupidi, idioti, pericolosi, malformati, kitch, sbiaditi, inesatti, errati, carichi di odio, disumani, più la persona che li esprime diventa… volgare, inadeguata, non all’altezza, triste, morbosa, infelice, priva di eleganza, di amore, di buon senso, indegna, ingiusta, aspra, acida, vomitevole, piccola, inutile, stupida, idiota, kitch, sbiadita, inesatta, errata, carica di odio, disumana». Mi fermo perché ad un certo punto bisogna fermarsi, ma ci sarebbe materiale per continuare ancora a lungo.

(Sarà perché anche a lei è venuto in mente tutto questo, che ad un certo momento le scappa da ridere?)

E si prega di notare: “Onori AL PRESIDENTE del Consiglio dei Ministri”, su sua (di Giorgia Meloni) precisa richiesta.

barbara

  1. Il fatto è che molte delle balle sulla destra misogina che disprezza le donne (invece di darle contentini e concedere paternalisticamente quote e quotine) son semplicemente andate in frantumi. Se una donna non poteva presiedere il consiglio dei ministri è perché non esisteva il termine presidentA mica perché nessun partito di quelli attenti alle donne l’aveva proposta e/o candidata.

    C’è da dire che a molti il paternalismo peloso della sinistra sta sulle balle; come aveva detto una mia amica commentando una legge della regione sardegna che imponeva l’uso dei termini sindaca, assessora etc. spacciata come grosso avanzamento di civiltà “preferisco un asilo nido funzionante all’essere chiamata ingegnera”…

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  2. Io aspetto a vedere se la mia convivenza con la mia fidanzata sarà accettata o vedremo la visita di qualche figùro in divisa nera (o blu). Visti i personaggi di cui la premier si è circondata. Se arriveranno a questo, il doppiopesismo sarebbe palese: GM è nella stessa situazione mia e della mia fidanzata.
    Io e la mia fidanzata conviviamo anche perchè mantenere una sola casa di questi tempi è molto più conveniente che mantenerne due!
    Io aspetto a vedere se la mia Sas potrà mantenere attivi tutti i sei soci che vanno a fare manutenzioni notturne e diurne o se ci cacceranno via il socio sloveno e tratteranno a TSO e sorveglianze di PS il socio riformato perchè psichicamente inadatto a portare una divisa e stare chiuso in una caserma. (sono riformato anch’io, anche se per il visus: devo temere anch’io da un governo che promette di essere non solo nazionalista ma anche militarista?).
    Per ora sospendo il terzo “Io aspetto a vedere”, quello sulla religione, visto che io sono protestante di nascita ma la mia fidanzata l’ho fatta diventare io. Con nell’entourage del governo degli ultracattolici che pensano ancora di vivere ai tempi di Pacelli qualche timore c’è.

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      • GM ha detto di voler “lottare contro le devianze”, già questo sa un po’ di stato totalitario.
        Secondo “alcuni”, io e la mia fidanzata saremmo dei “devianti”. Il socio riformato sarebbe un deviante per (tanti) altri…
        Direi che doveva dire quali devianze vuol combattere.
        Se vuol combattere comportamenti criminali è una cosa, poteva usare il termine giusto, non “devianze” ma “crimine”. Se vuol uniformare il modo di pensare della popolazione (come Baffone, Baffetto o Testalustra) è un altro.

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      • Un infame fascista mi ha pestato! Come fai a sapere che era un fascista? Se mi ha menato cos’altro doveva essere?! Se poi non era fascista e non mi ha neppure pestato e magari neanche c’era, chi sta a badare a queste sciocchezzuole. Di questi casi comunque siamo già pieni adesso, da quella che ha incontrato in una piazza il barista che aveva pubblicato un annuncio per cercare un aiuto (in piazza, non nel suo bar con nome, via e numero) e lui le ha detto non ti assumo perché sei negra, a quella pestata al bancomat e poi le videocamere di sorveglianza hanno mostrato che era stata lei ad aggredire gli altri in coda, e via via con tutti gli altri ottocentomila casi.
        PS (tanto per cambiare): viste le ultime mail? Fatto tutto comunque, denuncia eccetera.

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  3. Ho letto che l’USIGRAI (il sindacato dei dipendenti più coccolati del mondo, quelli della RAI) vigilerà sull’applicazione del protocollo di Venezia. Delle linee guida, scritte da un gruppo di sinistri che voleva farsi una villeggiatura in laguna a spese degli iscritti, che impongono ai giornalisti la declinazione femminile di tutti i termini indicanti ruoli o professioni. In conclusione la Meloni vuole essere chiamata “il presidente del consiglio”, ma i giornalisti RAI dovrebbero descriverla come la presidente; altrimenti rischiano di essere denunciati all’ordine.
    Bella l’uscita della Boldrini: l’ uso di “Il Preseidente”, invece che “la Presidente” è espressione di una cultura patriarcale, sminuente della donna.
    Ah la Boldrini! Se non ci fosse bisognerebbe inventarla. Non si è neanche accorta che la Meloni è una donna.

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      • Già tempo fa avevo chiesto ad un mio ex vicino che è stato professore di italiano alle medie di chiarirmi la questione del genere in questi casi (genere inteso in senso grammaticale, se qualche bolda ci legge), viste le disquisizioni che impazzano in TV e online.
        Secondo lui dire “il” o “la” presidente dovrebbe dipendere dal sesso della persona che ricopre la carica, è una questione di grammatica, non di politicamente corretto. Come “il” o “la” preside di una scuola.
        Altra cosa sarebbe con certi termini declinabili ma che cambiano senso nell’altro genere: ad esempio “ambasciatore” è il nome della carica e di chi materialmente la possiede, mentre “ambasciatrice” è normalmente titolo della coniuge di un ambasciatore uomo! Questo mi aveva sorpreso, ma il professore è lui…
        (da tecnico aggiungo che mi è capitato un cambio di significato sul genere anche con due strumenti: il saldatore è quello a stagno, la saldatrice è tipo quella ad arco)

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        • A proposito del genere, direi che il prof ha abbastanza ragione, anche se le regole non sono poi così definite/definitive. Certamente sono orrende le parole femminilizzate a forza, come “ministra” o “avvocata”, e ci sono esempi anche peggiori; nel caso specifico di “presidente”, andrebbe anche ricordato che, a rigore, si tratta di un participio presente, e perciò di suo sarebbe indeclinabile. Peraltro, altri nomi sono da sempre convertiti, come “dottoressa”, “professoressa” ed altri che ormai, per il lungo uso, all’orecchio non danno alcun fastidio, se mai lo diedero.
          Sul saldatore un piccolo aneddoto personale: magnificavo con un mio amico che ha un’impresa edile le virtù della tassellatrice che mi ero finalmente comprato, e che a differenza del così simile trapano bucave il cemento del garage come fosse di emmenthal.
          “Tassellatore”, mi ha corretto l’amico.
          “La mia ha la passera”, ho risposto.

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        • Cambia il significato anche con mitragliatore-mitragliatrice, calcolatore-calcolatrice, taglierino-taglierina, banco-banca (che in tedesco, dal lessico drammaticamente povero, sono identici), il bilancio-la bilancia, il peso-la pesa, il pozzo-la pozza, il pizzo-la pizza, il pezzo-la pezza, il patto-la patta… Quanto al saldatore, può essere anche la persona che svolge questo lavoro, nel quale non so se siano presenti donne (una volta però ho visto una carpentiera, che qui mi viene sottolineata in rosso come errore, però a me suona bene.
          (@myollnir: inviata nuova mail)

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        • Personalmente i participi sostantivati li ho sempre usati così anche io.
          Però, nel caso di titoli, non sono sicurissimo che vada applicata la regola dei participi.

          Mi viene in mente ad esempio “la Signoria Vostra Tizio Caio” che non diventa mai “il Signoria Vostra”.

          Però, istintivamente, prima di questa polemica io avevo sempre detto “la Premier britannica Margaret Thatcher”.

          Sono molto curioso di leggere il post di Barbara sull’argomento. Come sempre, il francese risolve con maggiore cortesia ed eleganza: Madame le Président Giorgia Meloni.

          Che anche in italiano a me suona benissimo, il signor Presidente del Consiglio, la signora Presidente del Consiglio.

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        • Sicuramente sei troppo giovane per ricordare Le (maschile) Premier (maschile) Ministre (maschile) Madame Cresson. In inglese non c’è articolo distinto e avevamo the Prime Minister Mrs Thatcher. Nel post ci sono anche loro.

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        • Caro Cullà, moltissimi anni fa andai a vedere una spettacolare commedia a Parigi, al Théatre Molière, puro vaudeville con uno sfavillante Michel Galabru, gli altri non li conoscevo. Probabilmente mi persi una battuta su due, erano veramente a mitraglia. Il titolo era “La Présidente”. Col senno di poi mi viene il dubbio che fosse una battuta anche il titolo.

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        • a rigore:
          il participio presente (presidente, reggente, delinquente, istante, gerente, deficiente) è indeclinabile ma con l’articolo appropriato si può o si deve definire il genere della cosa o il sesso della persona che svolge l’azione/ricopre la funzione (anche di deficiente ovviamente)

          il nome della professione derivata dal verbo (pittore, scultore, scrittore, suonatore, mungitore, livellatore – suffisso -tor/-trix in latino) è invece declinabile secondo genere. in alcuni casi s’è scelto per ragioni eufoniche il suffisso greco in /issa (professoressa, dottoressa, ché l’equivalente “corretto” professrice e dottrice sarebbe davvero orribile)

          almeno, così m’insegnò alle elementari la maestra, unica e sferica che ho avuto per cinque anni

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  4. Spero di riuscire a darti ancora uno spunto per la questione linguistica maschile / femminile del tuo prossimo post, sempre che tu riesca a completarlo prima della partenza.
    Dunque, l’ultima genialata, dell’Università di Cambridge nientemeno, è di rendere “gender free” anche il tedesco, con risultati francamente ridicoli.
    Credo si tratti della Cambridge inglese, non di quella americana, il che è ancora più surreale, se possibile.

    Mi torna alla mente una remota intervista di Raffaella Carrà (!!!) a Henry Kissinger (!!!), cui si rivolgeva rispettosamente dandogli del Lei. In Inglese. Cioè gli si rivolgeva con “she” (anche nella lingua madre di Kissinger si dà del Lei, ma il Nostro ci ha messo un po’ a capire a chi si stesse rivolgendo).
    https://legalinsurrection.com/2022/10/cambridge-university-under-fire-for-teaching-woke-gender-neutral-german/

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    • In realtà in tedesco la forma di cortesia non è Lei bensì Loro: il pronome è effettivamente uguale al femminile singolare, ma il verbo viene coniugato al plurale, il che tra l’altro, se il contesto non è sufficientemente chiaro, non ti permette di capire se l’interlocutore si sta rivolgendo a una o più persone. Ennesimo esempio dell’estrema povertà della lingua tedesca, pari alla povertà della cucina, e faccio l’esempio che già ho fatto altre volte: purè italiano: patate, latte, sale, burro, parmigiano, noce moscata; purè tedesco: patate, latte, sale. La prima volta, ospite in una casa tirolese, che mi sono trovata a mangiarlo, aspettandomi di trovarmi in bocca un sapore conosciuto, ho fatto una fatica tremenda a non sputarlo: è una cosa semplicemente priva di sapore, come se avessi in bocca del cartone.

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