Ci ritorna Deborah Fait con questo pezzo, forse un filino troppo retorico, ma tutto sommato ci può anche stare.
Io mi vergogno
Io mi vergogno di queste donne, di queste adolescenti cresciute che sanno sfilare soltanto per offendere, senza pudore e senza coscienza. Mi vergogno di queste “femministe” che non vanno in corteo per difendere le altre donne meno fortunate di loro. Mi vergogno di queste viziate ragazze che non sanno neppure immaginare quello che stanno passando le loro coetanee in Iran e in altri paesi islamici. E non gliene frega niente. Mi vergogno per loro e per quello che fanno, soprattutto per quello che non fanno, cioè vergognarsi di loro stesse. Mi vergogno perché in Iran sono state ammazzate quasi 500 persone che manifestavano per la libertà, mi vergogno per la loro indifferenza di fronte a questa tragedia. Mi vergogno perché dopo essersi tagliate qualche ciocca di capelli per far scena, hanno pensato di essere molto coraggiose e hanno voltato pagina mentre in Iran si continua a morire. Mi vergogno perché si dicono femministe e non sanno nemmeno cosa sia stato il Movimento femminista. Mi vergogno perché non sanno che, se oggi possono divorziare da chi non amano più, lo devono a quel Movimento e a noi vecchie che abbiamo combattuto anche per loro senza però augurare la morte a nessuno. Mi vergogno perché pensano che tutto sia loro dovuto, perché si sono ritrovate la pappa pronta e non sono capaci di usare i diritti che abbiamo conquistato per loro. Mi vergogno perché pensano che i loro diritti siano manifestare contro il nulla come il nulla che molte hanno dentro. Mi vergogno perché mentre in Ucraina ragazze e ragazzi fanno la fame e muoiono sotto le bombe, in Italia manifestano contro Giorgia Meloni, una donna, una premier, l’unica in Europa, che si è fatta da sola, con le proprie forze [io per la verità penserei piuttosto alle donne del Donbass che stanno venendo affamate maltrattate stuprate massacrate bombardate assassinate da quasi nove anni, ma si sa che non si può essere d’accordo su tutto, e so fin dal principio che su questo con Deborah siamo agli antipodi (certo che questa cosa degli ebrei che stanno dalla parte dei nazisti, neanche nelle mie più sfrenate fantasie sarei mai arrivata a immaginarla)]. Mi vergogno perché mentre ragazze e ragazzi, spesso bambini, muoiono sotto le bombe terroriste in Israele, loro manifestano non contro il terrorismo dei nazisti islamici ma contro Giorgia Meloni. Mi vergogno per i loro volti rabbiosi, per i loro vestiti firmati desiderati forse anche da Saman che per questo, per aver voluto, nella sua ingenuità, essere come loro, è stata uccisa dalla famiglia. Mi vergogno perché nessuna di loro si è inginocchiata per Saman. Mi vergogno per le cose che gridano, per gli slogan che scandiscono, per i cartelli che portano alti, con vergognoso orgoglio: “Meloni, fascista, sei la prima della lista”. Mi vergogno per quel “Ti mangiamo il cuore”. Mi vergogno perché urlano contro il fascismo inconsapevoli di esserlo loro, fasciste. Intolleranti e stupide. Mi vergogno per il loro odio. Mi vergogno perché noi vecchie femministe non siamo state capaci di trasmettere loro il messaggio di giustizia e libertà che non è violenza e minacce. Mi vergogno perché forse è colpa nostra, credevamo di aver dato loro tutto con i diritti civili in un’Italia patriarcale, dove una donna stuprata era solo un delitto contro la morale e non contro la persona! Mi vergogno perché le abbiamo viziate e oggi vanno in piazza, a muso duro, solo per urlare contro un’altra donna, sorde alle tante ingiustizie, ai tanti crimini che avvengono nel mondo. Mi vergogno perché loro, donne, non si battono per le altre donne ma solo a fare il casino che la democrazia, ottenuta da noi, oggi concede loro. Mi vergogno perché il loro movimento si chiama “Non una di meno” che significa solo ipocrisia e convenienza perché quelle veramente “di meno” loro non le considerano proprio. Mi vergogno perché si sentono autorizzate a urlare contro altre donne con una violenza verbale molto pericolosa. Mi vergogno perché quegli slogan vergognosi contro una donna, quel augurare la morte al premier eletto, non sono stati condannati da nessuno della sinistra. Mi vergogno di voi, pseudo femministe, perché tutta la vostra violenza è inspiegabile, stupida, inutile e dannosa.
Questo testo è accompagnato da due immagini: quella che ho già postato, col proposito di mangiare il cuore a Giorgia Meloni, emule dei terroristi palestinesi,
e quest’altra:
meno Meloni più coglioni, che mi induce a chiedermi e a chiedere loro: come più coglioni? ANCORA più coglioni volete? Ma veramente non vi bastano quelli che avete? Non vi bastano quelli che prima abbracciano il cinese e rifiutano la quarantena per chi torna dalla Cina e poi ci chiudono in casa per due mesi e mandano a picco l’economia? Non vi bastano quelli che mangiano decine di miliardi nostri per monopattini e banchi a rotelle e per far progettare i padiglioni a primula per le vaccinazioni? Non vi bastano quelli che si battono per mettere in parlamento lo zio Tom di turno per poi scaricarlo precipitosamente non appena si scopre (o meglio, non appena viene fuori, perché per saperlo l’avevano sempre saputo) che la moglie dello zio Tom veste Prada perché la moda è un diritto e il negro con gli stivali è fasullo? Non vi bastano quelli che invece di occuparsi dei drammatici problemi degli italiani si dedicano anima e corpo alla fantomatica emergenza climatica, a coccolare i clandestini che stanno devastando l’Italia, ai diritti delle ragazze col cazzo, a fare cambiare sesso ai bambini, perdendo così per strada tre quarti dei voti che avevano quando si occupavano di problemi veri? Veramente state chiedendo altri coglioni ancora? Ma sparatevi, va’ che è meglio, mastodontiche teste di cazzo.
Un consiglio a chi ci va: andateci di mattina, appena apre, e portatevi via qualche panino da mangiare a mezzogiorno, e poi tornateci il giorno dopo. Noi ci siamo andati di pomeriggio a circa un’ora e mezza dalla chiusura; per fortuna ci ero stata altre due volte e avevo visto altre cose, compreso l’emozionante santuario del Libro (qui l’elenco dei vari padiglioni). Comunque un po’ di cose abbiamo fatto in tempo a vederle e ho fatto un po’ di foto che adesso vi metto qui, senza troppe spiegazioni: le cose belle vanno soprattutto viste e godute. Comincio quindi con la stele all’esterno, sulla quale non so che cosa ci sia scritto ma ve la metto lo stesso perché è bella,
e proseguo con il ciclo di Ulisse
Un candelabro del Tempio
e il terribile Adriano,
un po’ di sarcofaghi
con questo buffo signore dalla bizzarra anatomia
che vediamo meglio qui in dettaglio
lo scheletro di una donna con cane
(come facciamo a sapere che è una donna? Semplice: dalle ossa del bacino. Perché se nasci donna non ci sono santi: puoi farti togliere pezzi, fartene costruire altri, bombardarti di ormoni fino a fare concorrenza di peli a Lucio Dalla, ma se nasci donna morirai donna. E se nasci uomo non ci sono santi: puoi farti tagliare, ricostruire, bombardarti di ormoni fino a fare concorrenza alla tabaccaia di Amarcord, ma se nasci uomo morirai uomo). E poi un po’ di maschere,
di cui una particolarmente ridanciana,
un po’ di vasi,
un mosaico,
qualche gingillo,
due statue,
una fontana
(come vedete, le fontane pisciatorie non sono un’esclusiva maschile) e un gioco di proiezioni
Per oggi col museo può bastare; in aggiunta vi metto la stazione di Gerusalemme, che coi suoi 100 metri sotto terra è la più profonda del mondo
Noi però abbiamo usato l’ascensore (di scale mobili abbiamo preso solo le ultime due) e non ci abbiamo messo tutto quel tempo.
Come quando da noi chiedevano il green pass per entrare al bar, preciso sputato. E magari mettiamoci anche questo
Orwell: “If you want a vision of the future, imagine a boot stamping on a human face – forever.” Brutal CCP crackdown against COVID protestors in China – Guangzhou. pic.twitter.com/H0TJLD9LKj
È una domanda seria: è un titolo adeguato o rischio di offendere delle oneste signore che hanno l’unico difetto, se così si può chiamare, di essere un po’ troppo prodighe dei propri beni naturali?
“Ti mangiamo il cuore”. L’odio dalle femministe contro la Meloni
26 Novembre 2022 – 18:09
“Meloni vattene”, si legge in uno dei tanti striscioni contro il premier durante la manifestazione delle femministe a Roma. Non mancano nemmeno le minacce: “Sei la prima della lista”
Francesca Galici
(cliccare sull’immagine per ingrandire e leggere meglio i manifesti)
L’Italia sta vivendo in un evidente cortocircuito. Lo dimostra l’ennesimo corteo delle ultra-femministe di “Non una di meno”, che hanno sfilato in piazza contro la violenza sulle donne. Intento nobile, non c’è che dire, peccato che il loro sia un femminismo di convenienza, non universale per tutte le donne. Il solito doppiopesismo di sinistra, che si sente autorizzata a scagliarsi contro le donne di destra, in base a non si capisce quale legittimazione. O forse sì, perché finché la sinistra politica del nostro Paese non si dissocerà dalle forme di violenza verbale e dalle minacce che vengono perpetrate contro Giorgia Meloni in quanto donna, e non politico, e contro tutte le donne del centrodestra, allora le associazioni legate a quella corrente politica si sentiranno in diritto di potersi scagliare con inaudita violenza verbale. Ed ecco che questo pomeriggio, durante il corteo di Roma, le femministe hanno scandito cori dal tenore inequivocabile: “Meloni fascista sei la prima della lista”. Inutile spiegare quello che hanno voluto dire le femministe inneggiando a una presunta lista di cui Giorgia Meloni sarebbe la prima. Anche perché il senso di questa frase è stato ben splicitato dai manifesti che alcune manifestati si sono incollate addosso in cui, senza giri di parole, si può leggere: “Ti mangiamo il cuore”. C’è poco da spiegare davanti a tutta questa violenza, contro la quale da sinistra si registra un colpevole silenzio.
“Un corteo di violenza contro una donna non è accettabile. La frase ‘fascista prima della lista’ dedicata a Giorgia Meloni è di una brutalità inaudita che fa gettare la vera maschera di chi vi partecipa”, ha dichiarato Augusta Montaruli, sottosegretario all’Università e Ricerca. In questa manifestazione, l’ipocrisia della sinistra e delle sue associazioni si è espresso in tutta la sua contraddizione: “Ecco come vogliono contrastare la violenza contro le donne: insultando e attaccando le altre donne”. Nel suo intervento, Augusta Montaruli conclude: “Siamo di fronte alle femministe più antifemministe di sempre. Altro che ‘Non una di meno’, è studiato, per avere una sola di meno, il premier Meloni, con toni vergognosi e pericolosi che ci auguriamo tutti vogliano condannare scongiurando ulteriori derive”. Manlio Messina, vicecapogruppo vicario FdI alla Camera, ha condannato l’aggressione e la violenza verbale, rivolgendosi alle forze di opposizione: “Questi ripetuti attacchi devono far scattare la condanna di ogni schieramento politico, soprattutto di quegli esponenti che si battono ogni giorno per la difesa dei diritti delle donne. Ci auguriamo che non lo facciano solo a parole e censurino l’ultima grave minaccia nei confronti del premier”. Il deputato Massimo Ruspandini, invece, si è rivolto direttamente all’ex presidente della Camera, che ha fatto del femminismo la sua bandiera ma troppo spesso, davanti agli attacchi alla Meloni, tace: “Sarebbe interessante conoscere il pensiero di Laura Boldrini, del Pd e delle femministe dopo l’ennesimo messaggio di odio arrivato oggi dal corteo di Roma. Singolare che in una manifestazione contro la violenza alle donne si inneggi alla violenza contro il primo premier donna dell’Italia”. (Qui)
Mi raccomando: impariamo bene a memoria tutti quei bellissimi slogan da scandire nei cortei: GIÙ LE MANI DALLE DONNE, BASTA VIOLENZA SULLE DONNE, ANCHE LA VIOLENZA VERBALE È VIOLENZA, CONTRASTO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE, ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE, NON UNA DI MENO, A MORTE IL PATRIARCATO, PER OGNI DONNA STUPRATA E OFFESA SIAMO TUTTE PARTE LESA: tutte capito? Proprio tutte tutte tuttissime.
Alla fine comunque ho deciso di no: baldracche non va bene, anche perché ho la netta impressione che queste sedicenti donne, per essere così istericamente incattivite e incarognite (“incavarìe” si direbbe dalle mie ex parti) siano delle povere frigide, insensibili e anaffettive, a cui essere almeno un po’ zoccole non potrebbe che fare un gran bene. Certo che devono fare una gran brutta vita – consapevoli, come sicuramente sono, di essere delle creature del tutto inutili sotto tutti gli aspetti – che d’altra parte è la vita che si meritano. Peccato però, con tutta la gente per bene che muore ogni giorno.
POST SCRIPTUM: vi ricordate quella volta – una delle rarissime volte – che una giornalista ha posto a Conte una domanda vera e lui ha risposto: “Ho già querelato una sua collega per la stessa domanda: veda un po’ lei”? Vi ricordate quella volta – una delle rarissime volte – che una giornalista ha posto a Conte una domanda vera e lui l’ha guardata, ha girato le spalle e se n’è andato? Questo invece è il modo in cui le domande vengono poste a Giorgia Meloni
Poi dice che uno sbrocca.
POST POST SCRIPTUM: Buona notte signora Segre, faccia dei bei sogno d’oro.
che fa eco al coraggio mostrato dai brasiliani rimasti in patria
E poi ci sono gli iraniani, che da due mesi stanno eroicamente sfidando uno dei regimi più oppressivi del mondo dopo l’uccisione di Mahsa Amini, assassinata dai “guardiani della virtù” a causa del velo portato in maniera non corretta. Anche i calciatori presenti in Qatar hanno deciso di fare la loro parte, rifiutandosi di cantare l’inno nazionale.
Poi, evidentemente, le minacce si sono fatte più pesanti, più concrete (ognuno di loro, non va dimenticato, ha una famiglia in Iran, che sarebbe la prima a pagare il prezzo della sfida: chiunque ha il diritto di mettere in gioco la propria vita in nome di un principio che ritiene valido – e in questo caso sicuramente lo è -; un po’ meno ha il diritto di mettere in mano al carnefice quella degli altri) e alla partita successiva hanno cantato
E tuttavia non considero questo un cedimento, né un fallimento: il mondo intero ha avuto modo di vedere il coraggio da una parte, la fierezza, la dignità, l’idealismo, la solidarietà, e dall’altra la barbarie, l’intimidazione, la violenza, la forza bruta. Che prima o poi sarà sconfitta. E per l’occasione sono disposta anche ad ascoltare e postare una canzone che detesto per l’uso strumentale e fazioso che ne è stato fatto da più parti: in questa versione in farsi registrata due mesi fa in onore di Mahsa
e quest’altra in italiano di 13 anni fa, in occasione di una delle tante ondate di proteste iraniane, regolarmente soffocate nel sangue nella cinica indifferenza di un mondo sempre pronto a inginocchiarsi per i peggiori criminali, purché del colore giusto e supportati dai regimi giusti.
Ve la ricordate quella geniale magistrale acuta profonda etica sensibile e soprattutto GIUSTA copertina di quattro anni e mezzo fa?
Questo è il post che le avevo dedicato all’epoca: grande invenzione il pettine, destinato a catturare, prima o poi, tutti i nodi in circolazione. Se poi sono anche sporchi di fango, ci si incastrano anche meglio.
Il presidente della Fifa Infantino ha affermato, difendendo il mondiale in Qatar, che l’occidente dovrebbe chiedere scusa per 3.000 anni per ciò che ha fatto negli ultimi 3.000 anni. Negli ultimi 3.000 l’occidente ha “prodotto” Platone ed Aristotele, Newton e Kant, Dante e Shakespeare, Leonardo e Michelangelo, Mozart e Beethoven [Louis Jenner e Albert Sabin, Christian Barnard e Pincus-Rock-Garcia]… si potrebbe continuare per ore. Ed ha “inventato” i diritti umani, la democrazia politica, le libertà personali, la tolleranza, lo stato di diritto, la razionalità scientifica, l’emancipazione della donna, l’economia di mercato, di nuovo, si potrebbe continuare per ore. In occidente c’è stato anche lo schiavismo, ma solo in occidente è sorto il movimento abolizionista della schiavitù. Siamo stati imperialisti, ma anche critici nei confronti dell’imperialismo. In occidente sono sorti i grandi totalitarismi, ma anche chi li ha saputi affrontare, combattere ed alla fine sconfiggere. Purtroppo non è stato ovunque così fuori dall’occidente. Nel mondo ci sono ancora oggi, OGGI, NON 3000 ANNI FA, paesi in cui i fondamentali diritti umani vengono calpestati. In cui nei tribunali la testimonianza di una donna vale la metà di quella di un uomo, vige la pena della fustigazione, esiste la polizia morale, l’adulterio è un reato, non un semplice peccato, a volte punito con la lapidazione. Ancora una volta, si potrebbe continuare per ore. Il Qatar è uno di questi paesi. Ma per il presidente della FIFA tutto questo non conta. Il Sud Africa è stato tenuto fuori da tutte le competizioni sportive per decenni a causa della apartheid e della conseguente violazione dei diritti umani. Di certo le violazioni dei diritti umani non sono in Qatar meno gravi che nel Sudafrica della apartheid. Eppure proprio in Qatar viene organizzato questo assurdo mondiale invernale, ampliato a dismisura, pieno di squadrette il cui tasso tecnico non supera quello di squadre italiane di serie B o C. Posso anche capire le ragioni finanziarie che stanno dietro a questo affare colossale, ma, per piacere, evitateci almeno i discorsetti politicamente corretti. Tenetevi i miliardi, risparmiateci almeno l’ipocrisia.
Che poi, fosse anche vero che per 3000 anni abbiamo perpetrato unicamente nefandezze, sarebbe una buona ragione per suonare la fanfara a chi ne commette di almeno altrettanto gravi? Risolleviamoci un po’ col ricordo di un mondiale vero.
(PS: Maradona mi ha sempre provocato il più profondo disgusto, e ancora me lo provoca al solo vedere quelle brevi inquadrature tanti decenni dopo) (PPS: Maqquanto maqquanto maqquanto era bello Beckenbauer! E ancora gradevole da guardare oggi, a 77 anni suonati)
Donbass, missile esploso vicino alla pizzeria “Celentano” di Donetsk, vittime tra i civili.
Oggi sono stati colpiti diversi distretti della città, facendo registrare nuove vittime tra la popolazione civile (almeno un morto e nove feriti). Pochi minuti fa ho raggiunto la pizzeria “Celentano” di via Panfilova, dove un uomo ha perso la vita e diverse persone sono rimaste ferite. Video su Telegram: https://t.me/vn_rangeloni/1230
Donbass, nel pomeriggio il centro di Donetsk è stato colpito da diversi colpi di artiglieria. Diversi appartamenti di una palazzina sono stati distrutti dalle fiamme. Miracolosamente, in seguito ai primi aggiornamenti, non risultano vittime. Video dai luoghi colpiti: https://t.me/vn_rangeloni/1247
Donetsk, come ogni giorno la mattinata comincia dal caffè e dalla ricerca di notizie riguardanti le novità sui campi di battaglia, nelle retrovie e nel mondo. Nel bollettino di guerra mattutino figura ripetutamente Gorlovka dove ieri, a causa dei bombardamenti, è rimasto ucciso un ennesimo civile, mentre altri due, tra cui una ragazzina, sono rimasti feriti. Gorlovka è una città martire abituata a questa routine, tanto che tutto ciò fa poca notizia anche a Donetsk, alle prese con altrettanti problemi. Oggi l’artiglieria ucraina ha iniziato a colpire Gorlovka verso le 8:10 impiegando mortai e obici. Dopo due ore, alle 10:40, sempre in quella zona, sono esplosi 5 proiettili da 155mm, calibro NATO. Anche qui, nulla di nuovo. Continuo a scorrere tra le notizie e, a proposito di calibri NATO, mi imbatto in un articolo (di un paio di giorni fa) sul nuovo lotto di armi diretto dall’Italia verso l’Ucraina. Gli ucraini combattono con armi italiane da diverso tempo, eppure tanti hanno minimizzato questi aiuti affermando che si tratta di “ferrivecchi”, roba poco efficiente, simbolica, giusto per accontentare la NATO e Zelensky. Oggi, come rivelato da Repubblica, il nostro Paese ha provveduto a donare armi “hi-tech” e si può constatare come molti giornalisti e politici, nascondendo temporaneamente nel cassetto il proprio spirito (falso)pacifista, si spendono per elencare le qualità dei sistemi d’arma più potenti e brillanti al mondo con cui l’Italia sostiene la “resistenza” ucraina. Con le nuove armi verranno spediti a Kiev anche diverse decine di obici semoventi M109 da 155mm, già in viaggio lungo le strade italiane. Le foto degli spostamenti di questi cannoni sono apparse anche su diversi quotidiani italiani tra cui Rep, che ha posto attenzione al tridente ucraino sulla fiancata dei mezzi, “che in realtà è lo stemma del reggimento Torino, ricordo della campagna nel Dnepr durante la seconda guerra mondiale”. Tra il 1941 ed il 1942 il reggimento Torino prese parte al forzamento del Dnepr e alla conquista di Gorlovka (un anno dopo arrivò la disfatta: su circa 2300 artiglieri solo un centinaio tornarono in Patria). Interessante il corso della storia che, dopo 81 anni, porta nuovamente l’artiglieria del Torino nelle steppe del Donbass. Nel frattempo, mentre qualcuno si ostina a continuare a dar lezioni sul concetto di “aggredito/aggressore”, sia a Gorlovka che non lontano da me i boati dei colpi di artiglieria continuano a imporsi nella quotidianità. seguimi su Telegram: https://t.me/vn_rangeloni/1248
Donetsk, ancora sangue e bombe sui civili Questa mattina i colpi dell’artiglieria ucraina sono caduti sulla via Universitetskaya, a pochi metri da un ospedale. È stata centrata una palazzina ma le schegge hanno colpito anche il viale antistante e le auto che transitavano. Tre passeggeri di un autobus sono rimasti feriti e prontamente trasportati in ospedale.
Mariupol, nuove case e nuove speranze Un paio di giorni fa sono tornato nella città dei contrasti. A distanza dalla mia ultima visita di un mese e mezzo fa sono cambiate molte cose. I cantieri si sono moltiplicati, molte palazzine pericolanti e semi-distrutte non ci sono più, laddove c’erano ancora operai ed impalcature ora ci vivono centinaia di famiglie. Nel cuore di uno dei quartieri più impressionanti a causa degli intensi combattimenti è spuntato un nuovo complesso residenziale e il 4 novembre le prime 15 famiglie hanno ricevuto le chiavi dei loro nuovi appartamenti. Si tratta di persone che erano rimaste senza un tetto sopra la testa. Questi nuovi appartamenti si aggiungono alle centinaia già consegnati. Il percorso per riportare la città ad una totale normalità è ancora lungo e difficile, ma la volontà non manca. Per più notizie ed altri approfondimenti seguimi su telegram: https://t.me/vn_rangeloni
Donetsk, centro città nuovamente colpito dai razzi americani sparati dai sistemi HIMARS Questa notte diversi razzi sparati dai militari ucraini hanno colpito e parzialmente distrutto il palazzo della Direzione della Ferroviaria di Donetsk, nel cuore della città. https://t.me/vn_rangeloni/1263
Donetsk, negli ultimi mesi a causa dei bombardamenti ucraini sulla città numerosissimi autobus sono rimasti colpiti. Altrettanto numerosi sono gli autisti ed i passeggeri che sono rimasti uccisi o feriti. Anche questa mattina sulla via Artyoma, non lontano dalla stazione ferroviaria, due colpi di artiglieria sono esplosi a poca distanza di un autobus. L’autista ha riportato gravi ferite. Mi sono diretto al vicinissimo capolinea per raccogliere qualche opinione tra gli autisti, questi eroi silenziosi che ogni giorno rischiano la propria vita sul posto di lavoro, in una città dove non esistono strade sicure. Video su YouTube:
Donetsk, il parco della Donbass Arena in questi giorni. Non lontano dal centro, era considerato uno dei luoghi preferiti degli abitanti della città, dove passeggiare, fare una corsetta, portare i bambini a giocare. Ora è raro incontrare qualcuno da queste parti. Pochi mesi fa, oltre ad essere stato colpito da diversi bombardamenti, su questo parco sono state disseminate numerosissime mine antiuomo PFM-1 (contenute nei razzi ucraini sparati sulla città). L’area è stata bonificata, ma molti cartelli ricordano di fare attenzione, perché è possibile che non tutte siano state individuate e neutralizzate. A partire da luglio (quando Kiev ha cominciato a impiegare massicciamente queste armi) nella sola Repubblica Popolare di Donetsk a causa di queste mine sono rimasti feriti più di 80 civili. https://t.me/vn_rangeloni/1271
14 novembre alle ore 08:25
Kherson, l’esercito ucraino torna in città ed iniziano le repressioni Anche qui i “liberatori” – come avvenuto negli altri luoghi dai quali si è ritirato l’esercito russo – hanno da subito dato il via alla caccia ai “collaborazionisti”. https://t.me/vn_rangeloni/1275
Qui, con tutte le immagini. Sì, ogni tanto usano le nostre armi anche contro l’esercito russo, ma soprattutto per assassinare gli ucraini del Donbass, siano stramaledetti tutti i nazisti discendenti dei nazisti che stanno continuando a fare quello che facevano i loro nonni e bisnonni. Poi suggerirei di leggere questo
PRIMA TREMATE E POI STRILLATE
16 NOVEMBRE 2022
Tremate tremate ecc. ecc. Ieri, dopo nove mesi della guerra crudele seguita all’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio, sono successe le seguenti cose. 1. La Russia ha lanciato il più massiccio attacco missilistico del conflitto, sparando un centinaio di missili su decine di obiettivi (in larga parte infrastrutture energetiche) in quasi tutte le regioni dell’Ucraina, da Khar’kiv a Kiev a L’viv 2. Nel tentativo di intercettare i missili, la contraerea ucraina ha ottenuto qualche buon risultato ma anche pesanti effetti collaterali: a Kiev, un missile russo danneggiato dai colpi si è abbattuto su un condominio, facendo morti; un altro missile ucraino, invece, è caduto in territorio polacco uccidendo due civili[ma che sia stato un incidente non ci credo neanche morta. E non solo io] 3. Essendo la Polonia un Paese Nato, e prima che la realtà dei fatti saltasse fuori, mentre tutti davano per scontato che si fosse trattato di un errore o di un atto deliberato di Mosca (tutte le prime pagine dei giornali inglesi, tutte, nessuna esclusa, oggi riportano questa tesi), il mondo ha vissuto ore di panico: i meccanismi della Nato sono entrati in azione, le guarnigioni sono state messe in stato di allerta, l’allargamento del conflitto Russia-Ucraina a una vera guerra mondiale è sembrato ormai prossimo. 4. Tutto questo è finito, la tensione è calata. Ma la guerra prosegue feroce come prima. Tremate, tremate. Dopo una giornata così, una persona di normale buon senso che cosa si aspetterebbe dalla politica? Come minimo, la presa d’atto che non si può andare avanti così. Che il rischio di un disastro ancora più ampio è grandissimo e imprevedibile. Perché le guerre si sa come cominciano ma non come finiscono. E i missili si sa da dove partono ma non sempre dove arrivano. Le conseguenze del conflitto sono ormai drammatiche, anche se cerchiamo di mettere la testa sotto la sabbia. Per la Russia, che è ormai diventata il secondo Paese al mondo, dopo la Corea del Nord, per dipendenza dalle relazioni economiche con la Cina. Per l’Europa, ridotta a pietire gas liquido presso gli Stati Uniti che intanto ce lo fanno pagare quattro volte il prezzo del loro mercato interno. Per l’Ucraina che, come ha detto il generale Mark Milley(capo degli stati maggiori riuniti delle forze armate Usa), ha tra 15 e 30 milioni di profughi e rifugiati, danni strutturali enormi e ha perso, tra morti e feriti, almeno 100 mila uomini. In più, come l’attacco missilistico ha dimostrato, la Russia non ha intenzione di cedere e ha ancora molti strumenti per prolungare la guerra e far del male all’Ucraina. E invece? In Italia, ci sono politici che ancora si fanno beffe della necessità di immaginare una proposta per fermare il conflitto. Che propugnano la guerra come unico strumento, e parlano di una vittoria che, come il generale Milley ha spiegato dopo che lo avevano già spiegato molti “pacifisti”, è impossibile per l’Ucraina come per la Russia. Che sottovalutano la torsione cui è sottoposto il continente Europa, tra un’Europa dell’Ovest sempre più succube degli Usa e una Russia che va alla deriva verso un Oriente solo fintamente accogliente. Stiamo vivendo un dramma epocale e questi giocano ai soldatini. E sono gli stessi che un giorno sì e uno no sottolineano il “pericolo Russia”, un Paese a loro dire capace di affamare l’Africa con il blocco dei prodotti agricoli, opprimere i popoli più diversi con la dittatura e la guerra, minacciare l’Europa con il ricatto energetico e il mondo con l’incubo di un conflitto nucleare. Tremano, ma appena hanno finito di tremare strillano che bisogna impugnare le armi. Come ieri: per una notte hanno tremato all’idea che si potesse scatenare una guerra tra Russia e Nato per interposta Polonia, poi hanno ricominciato a fare i gradassi. L’unica cosa chiara, invece, è che l’Occidente e la Cina dovrebbero mettere tutto il loro peso non scommettendo su una vittoria che per chiunque, nella migliore delle ipotesi, sarebbe una vittoria di Pirro ma puntando a un cessate il fuoco. Per poi cominciare a discutere di un’ipotesi di pace, ben sapendo che si dovrà comunque partire da questa base: Crimea, Dinetsk e Lugansk alla Russia, tutto il resto all’Ucraina. Partire da lì per finire chissà dove, ma intanto smettendo di sparare. Lettera da Mosca, qui.
E poi volendo ci sarebbe anche questa cosetta qui:
ESECUZIONI – Faran Haq, portavoce del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, commentando il video dell’esecuzione di soldati russi disarmati da parte di soldati ucraini ha detto che “l’ONU esorta a indagare sulle denunce di violazioni dei diritti umani e ad assicurare i responsabili alla giustizia”. (Qui)
E meno male che qualcuno finalmente comincia ad accorgersene.
E visto che stiamo parlando di tragedie, sboicottiamo con una bella tragedia artistica
Il primo sospetto mi era venuto vedendo la posizione della chiusura della cerniera diversa da quella che avevo lasciato io, poi quando l’ho aperta, ho trovato il foglietto. Sicuramente Israele non è l’unico stato al mondo ad aprire e ispezionare le valigie, ma a quanto pare è l’unico che lo dichiara e lo documenta, offrendo inoltre la possibilità di chiedere spiegazioni. E credo che questa sia la prima volta che me la aprono, perché è la prima volta che trovo il contenuto disposto in modo diverso da come l’avevo sistemato io – ma comunque in maniera accettabilmente ordinata.
E visto che ho iniziato col post-arrivo, proseguo con il pre-partenza.
In questi viaggi mi faccio sempre un’assicurazione sanitaria, data la mia veneranda età, i molti acciacchi e la mia disposizione compulsiva agli infortuni; per Israele poi è obbligatoria una clausola aggiuntiva per il covid, quindi anche se non lo facessi di mia iniziativa, sarei stata comunque costretta a farla. Due agenzie che avevo contattato mi chiedevano un bel po’ oltre i 100 euro, per cui ho provato a cercare in rete per farne una online. Naturalmente so benissimo che ci sono un sacco di offerte truffa, per cui per prima cosa sono andata in cerca di siti di informazione sulle agenzie di assicurazioni sanitarie online, che indicano quali siano le più affidabili, quelle col migliore rapporto qualità-prezzo eccetera. E trovo indicata come la migliore una certa AXA, e quindi mi rivolgo a quella. Riempio il modulo con tutti i dati richiesti, destinazione, durata del viaggio eccetera, carta di credito, scadenza, pin, codice che mi viene inviato dalla banca per pagamenti con carta di credito e… non succede niente. Non mi arriva la conferma dell’agenzia per l’avvenuto acquisto, non mi arriva la notifica della carta di credito dell’avvenuto pagamento, niente. Sono perplessa, ma dico vabbè, arriverà, e procedo prenotando un monolocale per tre giorni a Tel Aviv. Stupidamente, perché sapevo benissimo che dovevo in ogni caso pagare prima dell’arrivo, seleziono “paga più tardi”. In serata mi arriva al cellulare un codice che mi invia la banca quando voglio fare un pagamento online, solo che io non sto facendo nessun pagamento, e naturalmente il pensiero va a questa AXA a cui ho fornito i dati per un’assicurazione che non mi è arrivata: mi hanno clonato la carta? Per la spesa che stanno tentando di fare comunque posso stare tranquilla: il codice è stato mandato a me, loro non ce l’hanno e quindi non possono completare l’acquisto (verifico poi in internet che si tratta di un sito per acquisti online di vario genere). Poco dopo mi arriva una notifica da VISA di una spesa in dollari effettuata dagli Stati Uniti, e quella è chiaramente andata a buon fine. Ovviamente blocco subito la carta e poi vado a vedere in internet di che cosa si tratta, e trovo una cosa semplicemente diabolica: con quella cifra, di una cinquantina abbondante di euro, “avevo” acquistato un’iscrizione, o abbonamento, a non so che cosa, per il quale la pagina che mi si apriva mi offriva la possibilità di disdirlo. Naturalmente per farlo avrei dovuto fornire tutti i miei dati: nella pagina di apertura la mia identità e il numero di telefono, col quale avrebbero potuto clonarmi il cellulare e ricevere loro il codice della banca, poi c’era un “prosegui” in cui, immagino, avrei dovuto fornire anche i miei dati bancari. E se lo fanno, significa evidentemente che di gente che ci casca ne trovano. Comunque, questo è stato di sabato; il lunedì chiamo la banca, chiamo la VISA, vado dai carabinieri a fare la denuncia (con un carabinierino veneto, che si è emozionato quando ha visto che sono nata a Padova, di uno strafigo che non vi dico), e poi contatto l’amministrazione del monolocale per avvertire che avevo dovuto bloccare la carta e che quindi se avessero provato a incassare il pagamento la cosa sarebbe risultata impossibile. Da lì è seguito un allucinante scambio di oltre un centinaio di mail proseguito per sei giorni: mi viene fornito un link dal quale procedere per effettuare direttamente il pagamento tranne bonifico, ma a quanto pare il mio nome è associato a quel numero di carta di credito che risulta non operativa e quindi il sistema mi blocca indicando “firma non valida”, mi vengono proposte altre opzioni ma inutilmente, il sistema continua a bloccarmi. Alla fine mi viene dato un numero di telefono da chiamare e il sabato, alla vigilia della partenza, con una lunghissima (e un bel po’ costosa) telefonata – ovviamente in inglese, che non ho problemi a leggere, ma ho qualche difficoltà a capire il parlato – si riesce finalmente a sbloccare la situazione fornendo tutti gli estremi del bancomat che la tizia inserisce direttamente dandomi così la possibilità di accedere al mio alloggio.
Con tutti questi casini che mi hanno provocato un bel po’ di ansia, oltre a portarmi via un’enorme quantità di tempo, è successo che al momento di partire ho dimenticato a casa un sacco di cose, fra cui le medicine. Alla cosa comunque, lo so perché era successo già una volta, c’è rimedio: vado al pronto soccorso di Malpensa e mi faccio fare tutte le ricette necessarie. Vado, spiego la cosa alla dottora di guardia che mi chiede: “Ha le prescrizioni del suo medico?” Ma razza di cretina idiota imbecille deficiente testa di cazzo ritardata, se ho le prescrizioni del mio medico, secondo te vengo qui per farmele ricopiare da te? “Ha almeno le confezioni?” Eccerto, come no, siccome so che potrei dimenticarmi di prendere le medicine, provvedo a infilarmi nella borsetta tutte le confezioni delle medicine che ho bisogno di portarmi dietro, ma a te ti hanno fatta assemblando pezzi di cadaveri portati fuori mentre diluviava per dimostrare che può sempre andare peggio? Continuando oltretutto a chiedere e questo a che cosa le serve? E quest’altro a che cosa le serve? E a te pezzo di merda che cazzo ti serve chiedermelo dal momento che non hai intenzione di farmi la ricetta per nessuna di queste cose? Alla fine me ne sono andata con un sonoro (molto sonoro) vaffanculo, e mi sono decisa a fare quello che il mio compagno di viaggio (d’ora in avanti cdv) mi aveva suggerito fin dall’inizio: chiamare la mia dottoressa, spiegare la situazione e farle mandare le ricette alla mail di cdv e poi finalmente andare con quelle in farmacia. Qualcuno evidentemente ignora, anche se vi presta servizio, che un pronto soccorso serve per le emergenze, per gli imprevisti, per le cose che capitano tra capo e collo, e che tu sei pagato esattamente per porvi rimedio. E rivaffanculo.
Ma poi, non dei remi bensì di ali vere facemmo ali al folle volo che ci condusse a riveder la magica Terra d’Israele
Tutte e quattro le foto sono di cdv.
E poi beccatevi questo
e questo
e poi anche questo
perché tutti gli Amalek della terra – se ne facciano una ragione i nemici di Israele – prima o poi saranno sconfitti, come sempre sono stati sconfitti in passato.