SABATO 25 E DOMENICA 26 FEBBRAIO:

workshop di mosaico.
Avevo visto l’annuncio della presentazione sul giornale locale di notizie online. Non mi ero mai interessata di mosaico, ma la cosa mi ha incuriosita e sono andata a sentire questa presentazione. La signora che avrebbe condotto il workshop ha cominciato a parlare e immediatamente, dopo due parole, non c’era più una persona che parlava di mosaico, bensì il mosaico che parlava attraverso quella persona, in attesa di poterlo fare personalmente. Raramente avevo incontrato un simile entusiasmo, e talmente contagioso che ho deciso all’istante di iscrivermi. E questi sono i risultati.

PRIMO LAVORO

Il materiale (tutto di recupero)

Il supporto

Qualche prova (lei mi ha spiegato come usare gli strumenti, ma che cosa rappresentare e in quale forma l’ho scelto io)

E poi si comincia a lavorare sul serio: si stende la colla cementizia sul retro delle tessere e si comincia a posizionarle

Ora che il fiore è completato serve altro materiale per riempire tutto lo spazio vuoto: una grande mattonella bianca che la maestra taglia a strisce

e poi io a quadratini

e poi si procede

a volte in pose un po’ contorte

Ora tocca alla stuccatura delle fughe e il lavoro è completato

e fa bella mostra di sé nel mio studio

Poi fra un paio di giorni lo ripasso con acqua e aceto e sarà ancora più splendente.

SECONDO LAVORO

Questo è un lavoro su rete: al centro della rete a forma di cuore è fissato un cuore e io ho dovuto riempire la rete

TERZO LAVORO

Ho scelto il tema della libertà, e l’ho immaginata così: una gabbia con la porta aperta, un uccello che fugge, spicca il volo e va incontro a un cielo sconfinato sopra un mare altrettanto sconfinato. Poi, per la difficoltà di costruire una gabbia con le sbarre in uno spazio così piccolo, l’ho sostituita con una catena (suggerimento della maestra) con l’ultimo anello rotto

Manca la stuccatura delle fughe perché non c’era più tempo, e che farò alla prima occasione di incontro. Non sono molto sicura che sia un capolavoro, ma mi sono divertita tantissimo a farlo, e quindi ne valeva sicuramente la pena. Ora attendo con ansia che ne venga proposto un altro.

barbara

UN ARTISTA, UNA SIGNORA, E UN QUAQUARAQUÀ

In memoria di un grande artista che oggi avrebbe 72 anni compiuti da poco, e invece da 42 anni non c’è più.

E non posso non mettere questa, visto che è stata censurata per via dell’orrendissima parolaccia che contiene

(Col piccolo dettaglio che così sta prendendo per il culo il coglione – appunto – che vuole darsi un valore aggiunto col macchinone, mentre censurando la “parolaccia” la donna viene trattata da troia infoiata. Giusto per essere politicamente supercorrettissimi)

E concludo con la storia d’Italia in quattro minuti

Ciao Rino. Peccato che non ci sia stato uno scambio nelle date di morte.

barbara

MI RACCOMANDO, MANDIAMOGLI ARMI

ancora armi, sempre più armi, sempre più potenti: non vorremo mica lasciar vivi tutti quei civili! Non vorremo mica lasciargli le case intere! Le biblioteche! I negozi! Le chiese! Le palestre!

19 febbraio 2023

23 febbraio 2023

Una passeggiata per Lugansk

E poi ci sono le famose Convenzioni di Ginevra e dell’Aja sul trattamento dei prigionieri di guerra

(e a quanto pare devono anche avergli fatto saltare qualche dente

Aggiungo due piccole note amene

DIFFERENZE – Nel suo discorso a Varsavia, ieri, Joe Biden ha nominato 10 volte Vladimir Putin. Nel suo discorso a Mosca, invece Putin non ha nominato Biden nemmeno una volta. (Qui)

Radio Svoboda dice che Portogallo, Belgio, Paesi Bassi e Francia chiedono il ritiro delle sanzioni UE sui fertilizzanti prodotti dalla Bielorussia. E pare che a chiedere di non mettere troppa pressione sulla Bielorussia sia… l’Ucraina.(Qui)

E poi una considerazione, che ritengo condivisibile, di Marco Travaglio, sulle ultime vicende che riguardano anche casa nostra.

A sovranismo limitato
Il Fatto Quotidiano23 Feb 2023» Marco Travaglio
Il nostro grado di simpatia per B. è noto da qualche annetto. Quindi spersonalizziamo. Immaginiamo che il presidente dell’ucraina, uno dei Paesi più corrotti e più poveri d’europa (due fattori tutt’altro che scollegati) da ben prima che fosse attaccato dalla Russia, inviti a casa sua la premier di un governo che contribuisce, con aiuti finanziari e militari, a mantenerlo artificialmente in vita. E poi, violando ogni dovere di ospitalità e ogni regola di buona creanza, approfitti della conferenza stampa congiunta per insolentire un alleato della premier che ha il grave torto di non pensarla come lui. Qualunque altro premier interromperebbe la conferenza stampa, la visita e forse le relazioni diplomatiche, non prima di avere spiegato all’insolente collega come vanno le cose in una vera democrazia: ogni leader politico, come ogni cittadino, è libero di esprimere il proprio pensiero su guerra, pace, negoziati e ogni altro argomento a sua scelta anche se nessuno gli ha bombardato la casa, e nessun governo estero, alleato e non (e l’ucraina è fra i non, visto che fortunatamente non fa ancora parte né dell’ue né della Nato), ha il diritto di ficcare il naso. La cosa potrà apparire bizzarra a Zelensky, che mette fuorilegge gli undici partiti di opposizione, arresta il leader di quello principale, unifica le tv in un solo canale di propaganda (la sua), impedisce a otto reporter italiani di raccontare la guerra senza il suo permesso. Ma, per fortuna, l’italia non è l’ucraina, anche se da un anno sta violando la sua Costituzione per inviare armi al suo Paese raccontando che vuole favorire il negoziato Kiev-mosca, che però Zelensky il 4 ottobre ha proibito per decreto.
Non che l’ingerenza zelenskiana negli affari interni italiani sia un caso isolato: le cancellerie Ue, Nato e Usa non fanno altro da tempo immemorabile. Ma almeno quelle ce le siamo scelte come alleate e ci tocca sopportarle. L’ucraina no. Ed è a Kiev che servono i soldi e le armi di Roma, non viceversa. Quindi l’idea che Zelensky distribuisca pagelle e patenti di affidabilità a questo o quel Paese che si svena per Kiev è già ridicola. Ma ancor più ridicolo è che in Italia la cosiddetta informazione accusi quel leader che non nominiamo di screditare l’italia nel mondo per aver espresso il suo pensiero, giusto o sbagliato non importa. In un Paese serio, a rimettere in riga l’ucraino, sarebbe già intervenuto il presidente della Repubblica, con le stesse parole con cui tappò la bocca alla ministra francese Boone che ci insegnava come votare il 25 settembre e minacciava di “vigilare” su di noi: “L’italia sa badare a se stessa”. Invece purtroppo Mattarella tace. E tace anche la Meloni, mostrando vieppiù com’è il suo “sovranismo”: a sovranità limitata.

E veniteci a raccontare che non siamo in guerra con la Russia.

Concludo con una riflessione mia: da tutte le parti si sente dire che non si crede che Putin abbia davvero intenzione di sganciare l’atomica, che è tutto solo un bluff per tentare di intimidire gli avversari (? Gli avversari? Ma non ci avete raccontato fino ad asfissiarci che non è vero niente che l’America sta combattendo una guerra per procura? Non ci avete ripetuto fino alla nausea che la Russia ha aggredito l’Ucraina e l’Ucraina si sta difendendo e noi le mandiamo armi difensive per poter resistere ma con tutta la faccenda non c’entriamo niente? Boh). Ora, non sarà che mentre ci e si raccontano questa favoletta continuano a spingersi sempre più avanti con le provocazioni e gli attacchi “perché tanto lui non la sgancia mica sul serio” fino al punto in cui per salvare la Russia non gli resterà più altra possibilità di lanciare una raffica di missili nucleari? E arrivato a questo punto non farà come quello che sa che per salvarsi deve sparare per primo, e sapendo che anche l’altro è armato e pronto a sparare, per minimizzare il rischio per se stesso gli scarica addosso tutto il caricatore?
Ho l’impressione che tutti noi ci troviamo nei panni di Margherita che assiste al ballo infernale durante la festa di Satana

Il primo minuto abbondante è di preparazione, potete tranquillamente saltarlo

barbara

SEMPRE PIÙ SULLE ORME DI HITLER

Eutanasia per malati mentali, stop del Canada a un passo dal baratro

Un coro trasversale di preoccupazioni induce il governo canadese a posticipare di un anno l’entrata in vigore dell’eutanasia per i pazienti psichiatrici. Ma Trudeau e compagni sono determinati ad attuare la misura. Intanto crescono i casi di chi ricorre alla Maid per povertà e le cure vengono tagliate. Ma per le élite è progresso.

Stavolta la logica mortifera del piano inclinato ha subìto uno stop, sebbene per ora solo temporaneo. Siamo in Canada. Qui, il 17 marzo di quest’anno, sarebbe dovuta entrare in vigore l’estensione, per i malati mentali, dell’eutanasia e del suicidio assistito. Una misura che era stata decisa a seguito dell’ampliamento, approvato nel marzo 2021, della normativa sulla ingannevolmente detta Medical assistance in dying («Assistenza medica nel morire», Maid nell’acronimo inglese [vedi come cambiano i tempi: una volta la Morte era un’orrenda vecchia con la falce, adesso è diventata una graziosa cameriera, magari in grembiulino bianco e crestina]), con cui è stato esteso l’accesso a eutanasia e suicidio assistito anche alle persone «la cui morte non è considerata ragionevolmente prevedibile». Dunque, non solo malati cosiddetti «terminali» (su cui pure permane una certa arbitrarietà). L’ultimo tassello di questo ampliamento riguardava appunto i pazienti con malattie psichiatriche.
Ma a seguito del coro di preoccupazioni che si è levato da più fronti della società, il governo guidato da Justin Trudeau ha deciso di ritardare di un anno l’entrata in vigore della Maid (posticipata quindi al 17 marzo 2024) per i pazienti che soffrono solo di una malattia mentale. Una decisione, insomma, presa obtorto collo. La determinazione dell’esecutivo a procedere lungo il baratro dell’eutanasia, del resto, trova conferma nelle parole del ministro della Giustizia, David Lametti, il quale, rispondendo a una domanda della Cbc Radio sulla possibilità che il governo cambi nel frattempo idea, ha detto in modo netto: «No, non torneremo indietro».
Le parole d’ordine dell’esecutivo sono sempre le stesse che sentiamo ripetere in tutto l’Occidente – dalla «libertà di scelta» alle presunte «tutele» a favore dei pazienti vulnerabili – ma gira e rigira si lavora sulla stesura e lo sviluppo di meri protocolli per dare la morte, il cui varo è previsto per il prossimo autunno. Per l’esattezza, si tratta di un curriculum in sette moduli per la «formazione» dei medici, informa lo stesso Dipartimento di Giustizia canadese, «incluso un modulo sulla Maid e i disturbi mentali». In parole semplici, la morte è sempre più ridotta a un “servizio”, una procedura da offrire quanto prima possibile (come anche da noi); e la missione del medico (curare) viene sempre più sfigurata e capovolta, nel suo esatto contrario (non curare e, infine, uccidere).
La nota positiva è che la gravità del piano inclinato sta portando alcuni ad aprire gli occhi. L’attivista pro vita Alex Schadenberg, fondatore di Euthanasia Prevention Coalition, fa il caso del Toronto Star, il quotidiano più diffuso del Canada, che è stato tra i più attivi promotori dell’eutanasia. Il 7 febbraio, il Toronto Star ha pubblicato un articolo, a firma dell’editorialista Andrew Phillips, in cui esorta il governo a «cambiare rotta», abbandonando del tutto il progetto di ammettere all’eutanasia anche i malati mentali. Sintetizzando le preoccupazioni emerse negli ultimi mesi, Phillips scrive che «le persone, dalla destra pro-vita alla sinistra per la giustizia sociale, hanno sollevato una serie di domande. Abbiamo sentito parlare di sempre più casi in cui i malati hanno scelto la Maid a causa della povertà, della mancanza di una casa e di altre “sofferenze sociali”». L’assunto – peraltro fallace sul piano morale – dell’eutanasia per pochi e gravi casi si sta in sostanza rivelando per quel che è: una bugia, per creare consenso.
Solo nel 2021 sono state 10.064 le persone uccise per eutanasia o suicidio assistito, un nuovo triste record per il Canada, i cui numeri di pazienti soppressi attraverso la Maid sono in crescita costante. Basti ricordare che il primo anno intero in cui la Maid (approvata nel giugno 2016) è stata in vigore, il 2017, le morti “assistite” erano state 2.838. Di recente è emerso il caso di una collaboratrice della lobby pro-eutanasia Dying With Dignity, la dottoressa Ellen Wiebe, che in un seminario nel 2020 si era vantata di aver aiutato a morire più di 400 persone e includeva tra le ragioni per praticare l’eutanasia anche i «bisogni insoddisfatti» di coloro che la richiedono: bisogni (rari, precisava lei) riguardanti «la solitudine e la povertà».
Di casi inquietanti ce ne sono diversi. Ricordiamo, tra tutti, quello della novantenne Nancy Russell che ha chiesto e ottenuto l’eutanasia in tempo di Covid perché non reggeva all’idea di dover affrontare un altro lockdown. E, ancora, il caso della disabile di appena 31 anni, conosciuta come Denise, che aveva ottenuto l’approvazione con riserva per il suicidio assistito perché non riusciva, a causa della sua povertà estrema, a trovare un alloggio adeguato ai suoi bisogni. Solo in seguito all’aiuto finanziario ottenuto da un migliaio di donatori venuti a conoscenza della sua vicenda attraverso i media, la giovane ha messo in pausa la sua richiesta di morte. Segno che la scelta dell’eutanasia (quando essa non è direttamente imposta dallo Stato) è figlia di una disperazione da cui si può uscire con il necessario sostegno medico, materiale e spirituale. Esattamente ciò che le élite che tengono le fila delle nostre società post-cristiane non intendono offrire.
Il declino morale del Canada è stato ben testimoniato dalla professoressa Leonie Herx, esperta di cure palliative, che ha raccontato quanto sia difficile svolgere bene il proprio lavoro da quando è entrata in vigore la legge sull’eutanasia, perché la Maid è divenuta per alcuni pazienti «una soluzione predefinita». Afferma la Herx: «In passato, quando le persone dicevano “non posso andare avanti così”, avremmo coinvolto la squadra di cure palliative per esaminare tutte le sfaccettature della sofferenza di quella persona». Adesso, denuncia la dottoressa, una simile affermazione è «troppo spesso capita e interpretata come una richiesta di eutanasia». La Herx ricorda come la Maid sia stata ampliata a seguito di una valutazione sui costi da parte dell’Ufficio parlamentare per il bilancio: nel budget per il 2021, infatti, si stimava di risparmiare 62 milioni di dollari addizionali (netti) estendendo la platea delle persone che possono richiedere l’eutanasia. Dunque: prima si curava, ora si uccide, per risparmiare e offrire – si dice – “dignità” e “libertà”.
Molti dei risparmi, è superfluo dirlo, sono stati fatti a danno delle cure palliative, ossia proprio di ciò che dovrebbe alleviare le sofferenze del paziente, secondo un approccio originario che mira a dare sollievo non solo al corpo ma anche allo spirito. «I medici – spiega ancora la Herx, da 16 anni impegnata in questo campo – sono bravi negli aspetti fisici delle cure palliative, ma abbiamo anche imparato che per alleviare la sofferenza devi davvero scavare in profondità e capire chi è quella persona; quello che hanno vissuto nella loro vita; […] quali ferite del passato non sono state curate […]». In breve: aiutare la persona nella sua interezza. Il resto è menzogna, spacciata per progresso.
Ermes Dovico, qui.

Che poi, se l’argomento è quello della scelta libera e consapevole, quale libertà e consapevolezza di scelta può avere un malato mentale? Tenendo presente che prima o poi si arriva anche a questo.

barbara

RISPONDO ALLA DOMANDA CON UN’ALTRA DOMANDA

Covid, variante Kraken: cosa sappiamo e perché fa più paura

E perché dovrebbe farmi non solo paura ma addirittura PIÙ paura? O meglio, perché ci venite a raccontare che dovrebbe farci paura? E perché ci raccontate che “è stata responsabile del 27,6% dei contagi” e non spendete mezza parola sui numeri di malati e morti? E perché ci dite che fra tutti i contagi il 27,6 sono stati provocati dalla variante Kraken ma non ci dite quanti sono stati in tutto i contagi in modo da poter sapere concretamente quanti ne ha provocati questa fantomatica Kraken?

E perché improvvisamente vi siete messi a raccontarci che stiamo subendo un’invasione da parte degli Ufo? Perché in siti di informazione che dovrebbero essere seri vengono intervistati gli ufologi (e già il nome dice tutto)? Perché siete addirittura arrivati a rispolverare la leggenda del triangolo delle Bermude? In realtà, se volete sapere che cosa sono davvero le cose che vedete nel cielo, dovete chiederlo a loro

E perché continuate a raccontarci di popoli che sostengono l’Ucraina e sono felicissimi di mandare sempre più armi e di spingere per la prosecuzione a oltranza della guerra incuranti del fatto che possa estendersi al mondo intero e diventare nucleare? Fra un po’ ci racconterete anche che i nostri giovani sono lì che smaniano per andare a combattere e non vedono l’ora che l’Italia dichiari anche ufficialmente guerra – perché di fatto è da un anno che ci è dentro fino al collo – alla Russia? Di italiani lì a combattere comunque ce ne sono già, non so se volontari o mercenari, ma in ogni caso con la bandiera giusta:

quella della repubblica di Salò, ossia nazista – casomai qualcuno avesse ancora qualche dubbio su chi sono i sostenitori di quegli altri nazisti.

Se poi qualcuno si stesse chiedendo come sia possibile che un deragliamento nell’Ohio abbia potuto provocare un disastro di questo genere,

guardate un po’ qui

Quanto a me, continuo a chiedermi come sia possibile che a qualcuno venga in mente di boicottare la bellezza, l’arte, la quintessenza del sublime in terra

Nota: il primo brano è un pezzo klezmer (Bai mir bist du sheyn, Per me sei bella), il secondo è il celeberrimo 16 tons, il terzo non lo so.

barbara

LA GRAN PUTTANATA DELL’EMERGENZA CLIMATICA, PARTE QUARTA

Questo è un articolo rigorosamente tecnico, ma mi sembra che possa essere sostanzialmente seguito anche dai non addetti ai lavori, visto che io non lo sono e ci sono riuscita.
NOTA: la lettera che precede “in”, “out” eccetera non è una L bensì una I maiuscola che sta per intensità.

Effetto serra, tutti gli errori dell’Ipcc

Affinché vi sia equilibrio termico è necessario che l’intensità Iin della radiazione solare in ingresso nella Terra uguagli l’intensità Iout della radiazione da essa in uscita nello spazio: Iin= out . Della radiazione solare che giunge all’orbita terrestre, Isole , una parte – proporzionale ad un coefficiente, a, che si chiama coefficiente di albedo – viene riflessa, e una parte viene assorbita. Quest’ultima risulta essere Iin = (1 — a)Isole ∕4. In definitiva:

Iout = (1 — a)Isole ∕4

che, come si vede, dipende da due parametri: l’irradianza solare, sole , e l’albedo, a . L’effetto serra è quindi un numero, G , ed è dato dalla differenza tra la radiazione emessa dalla superficie della Terra e la parte di questa radiazione che attraversa l’atmosfera e va oltre nello spazio. Siccome la radiazione emessa dalla superficie della Terra è proporzionale [costante di proporzionalità σ = 5.67 x 10-8 watt/(secondi ∙ kelvin)] alla quarta potenza della sua temperatura (legge di Stefan-Boltzmann), allora l’effetto serra è

     G = σT4 − (1 − a)Isole ∕4    (1)

[NOTA aggiunta dall’autore nei commenti: “Nelle unità della costante di Stefan-Boltzmann c’è un refuso: K (kelvin) deve essere elevato alla potenza 4. Un attento lettore (Mario T.) me l’ha segnalato e lo ringrazio.”]

un’equazione sufficientemente generale da applicarsi a qualunque pianeta, luna o asteroide.
Per la Terra, i valori delle quantità dette sono: T = 289, a = 0.3, Isole = 1370 W∕m2, cosicché

G = 160 W∕m2

è l’effetto serra naturale, di cui 30 W∕m2 sono attribuiti alla presenza naturale della CO2. Questo effetto serra naturale fa sì che la Terra è più calda di 33 gradi: una Terra senza atmosfera sarebbe 33 gradi più fredda.
Dall’equazione (1), la variazione in effetto serra è

ΔG = 4σT3 ΔT + IsoleΔa/4  (2)

dove,  come s’usa di solito, la variazione di una quantità è stata indicata premettendo al suo simbolo la lettera greca delta maiuscola. Per chi non è familiare con la matematica accetti sulla fiducia il passaggio dalla (1) alla (2), ove si è assunto ΔIsole = 0, perché secondo l’Ipcc il valore dell’intensità della radiazione solare sull’orbita terrestre è costante. 

Inserendo i valori σ = 5.67 x 10-8W∕(s ∙ K), T  = 289 K e Isole = 1370 W∕m2, la relazione (2) diventa

  ΔG = 5.67ΔT  + 342Δa   (3)

Ora:

Secondo l’Ipcc, la variazione di effetto serra dovuto ad un raddoppio della concentrazione atmosferica della CO2 vale

ΔG = 3.7 W∕m2

Si noti che questo è un aumento del 2.3% rispetto all’effetto serra naturale. Orbene, posto che l’effetto serra naturale (G = 160 W∕m2) comporta un aumento della temperatura di 33 gradi, se l’effetto serra diventa G + 3.7 = 163.7 W∕m2, quale sarà la corrispondente variazione di temperatura?

2) Secondo l’Ipcc la corrispondente variazione di temperatura è un aumento di 3 gradi:

ΔT = 3K

3) Inoltre, sempre secondo l’Ipcc – e secondo tutti i modelli climatici –  un aumento della concentrazione atmosferica di CO2 comporta un AUMENTO dell’albedo, cioè  Δa > 0.

Ma con ΔG = 3.7  e ΔT = 3  la relazione (3) diventa (in W/m2)

3.7 = 16.4 + 342Δa (4)

che può essere soddisfatta solo se Δa = – 0.037 , cioè la variazione di albedo è negativa. Ma come detto, secondo l’Ipcc – e secondo tutti i modelli climatici – un aumento della concentrazione atmosferica di CO2 comporta un aumento dell’albedo, cioè comporta un Δa  positivo, ma in questo caso la (4) non verrebbe in nessun caso soddisfatta. Detto diversamente:

Sembra che all’Ipcc abbiano seri problemi con la fisica elementare!

Per cercare di mettere le cose a posto, all’Ipcc si sono inventati i cosiddetti meccanismi di feedack positivi. Dicono quelli dell’Ipcc: più CO2 significa più riscaldamento, ma più riscaldamento significa 1) più CO2 emessa dagli oceani, cioè più riscaldamento; 2) maggiore evaporazione d’acqua, cioè più riscaldamento (l’acqua è il principale gas-serra); 3) maggiore scioglimento dei ghiacci, cioè minore radiazione solare riflessa nello spazio, cioè più riscaldamento; 4) scioglimento del permafrost con immissione in atmosfera di metano, cioè riscaldamento (il metano è un altro gas serra).  E più riscaldamento significa: etc., etc.
Si noti che qui a innescare la reazione a valanga non è la CO2 in sé, ma il riscaldamento. Cioè, qualunque riscaldamento dovrebbe causare questa presunta reazione a valanga. Ma la cosa, come detto, è un’invenzione, perché è contraddetta dai fatti: i fatti sono che nell’ultimo mezzo milione d’anni la temperatura del pianeta ha oscillato con variazioni dell’ordine di 10 gradi attorno a temperature dell’ordine di 300 kelvin, cioè la temperatura ha oscillato con variazioni di appena il 3% intorno al suo valore medio; ma quando ci sono stati riscaldamenti naturali il pianeta ha reagito, di tutta evidenza, con feedback negativi e non con feedback positivi, altrimenti sarebbe entrato in ebollizione. Per usare le parole di Greta: non è andata in fiamme la nostra casa nel passato, e non andrà in fiamme nel futuro.
Franco Battaglia, 12 gennaio 2023, qui.

Aggiungo una citazione carina:

Giorgio Bianchi

Cuoci la pasta sul fornello, hai la macchina diesel, non consumi insetti, non hai la bandiera ucraina sul profilo… ti ammali, muori.

E un’altra dal libro di Antonio Polito “Riprendiamoci i nostri figli”:

i «negazionisti». Potremmo chiamare così coloro che […] in genere negano qualsiasi emergenza, perfino le ondate di caldo estive.

Cioè, avete capito? Se in estate capitano delle ondate di caldo, siamo di fronte a un’emergenza, un’emergenza talmente emergenziale che merita di essere accompagnata da un “perfino”: serve aggiungere altro?

barbara

LA PAROLA AI RIFUGIATI, PARTE PRIMA

Nel frattempo

https://t.me/letteradamosca/12844

Poi, se qualcuno fosse interessato

https://t.me/letteradamosca/12841

E infine una buona notizia

https://t.me/letteradamosca/12833

che fa seguito a quest’altra di qualche giorno fa.

Concludo con un omaggio al nostro Ludovico Einaudi

barbara

SOTTO IL GOVERNO DELLA CHIESA SI CHIAMAVA INDICE

Per il bene dei fedeli, beninteso, che da soli non sarebbero mai stati in grado di discernere il bene dal male, e avrebbero facilmente potuto lasciarsi traviare.
Sotto il governo di Stalin (e dei successori, anche se in misura leggermente minore) si chiamava censura. Per il bene del popolo, beninteso, che da solo non sarebbe mai stato in grado di discernere la verità dalla subdola propaganda borghese.
Adesso si chiama progresso, e se consideriamo che i danni, anche in questo ambito, del comunismo, sono stati incomparabilmente maggiori di quelli provocati dalla Chiesa, non oso neppure immaginare la portata dei danni che riuscirà a produrre il terzo atto della saga.

Dopo falce e martello, razza e genere. E l’ideologia conquista anche la scienza

Non basta essere esperti di Dna, ora fanno fuori i biologi che non giurano fedeltà al “nuovo lysenkoismo”. Inchieste illuminanti e da brivido. Una propaganda che sta penetrando anche in Italia

Solo il nome incuteva paura: Trofim Lysenko, il “biologo di Stalin”. Mistificatore, sicofante e inquisitore, Lysenko negava l’ereditarietà e le “cosiddette leggi di natura”, che accusò di essere una “scienza borghese e malvagia”, sostenendo l’adattamento dei vegetali all’ambiente. “I sabotatori non si trovano solo fra i kulaki, ma anche nella scienza”, gridò Lysenko a un congresso. Stalin, in prima fila, applaudì. Gli avversari di Lysenko finirono in carcere o, nel migliore dei casi, emarginati. Il “lysenkoismo” divenne sinonimo di dittatura ideologica. Voleva modificare la natura con la forza di volontà per far trionfare il marxismo. Prometteva di far nascere cento spighe là dove a stento ne cresceva una. Ovviamente le steppe sovietiche non si trasformarono in giardini rigogliosi, ma in cimiteri dove seppellire l’uomo nuovo. E gli avversari di Lysenko.
Fra le fonti di ispirazione di George Orwell per 1984 ci fu proprio Lysenko, come testimonia una lettera di Orwell a C. D. Darlington, biologo inglese, datata 19 marzo 1947: “Dottor Darlington, non sono uno scienziato, ma la persecuzione degli scienziati e la falsificazione dei risultati per me segue naturalmente la persecuzione degli scrittori”. E ancora: “Cercherò una copia del suo scritto su Vavilov”. Orwell era ossessionato da questo nome: Nikolai Vavilov, il grande scienziato accusato da Lysenko di difendere le leggi di Mendel e deportato nel gulag di Saratov, dove morirà di fame, sepolto in una fossa comune.
Assunto il controllo delle humanities, dove censurano e manipolano i capolavori della letteratura e dell’arte, e dichiarata la nuova guerra della storia con l’estromissione di chi non si adegua alla doxa, due inchieste sensazionali raccontano che l’ideologia progressista sta ora conquistando anche le scienze. E come scrive il giornalista scientifico del New York Times Nicholas Wade, è nato un “nuovo lysenkoismo”.
Alla Texas Tech University un ricercatore in lizza per un incarico nel dipartimento di biologica è stato segnalato dal comitato per non saper distinguere tra “uguaglianza” ed “equità”. Un altro per il suo uso del pronome “he” quando si riferiva ai colleghi, anziché il neutro “they”. Il dipartimento di biologia del Texas Tech ha deciso di “richiedere una dichiarazione sulla diversità da parte di tutti i candidati”. Lo rivela il Wall Street Journal. Il comitato ha penalizzato un candidato per aver sposato la “neutralità razziale”, ovvero non essere abbastanza antirazzista. Un candidato di immunologia è elogiato per la consapevolezza dei problemi di “pregiudizio inconscio”. La fatidica “inclusività in laboratorio” è il punto di forza di un candidato di virologia: “Il suo tema sarà la diversità…”. 
Il fisico americano Lawrence Krauss sul Wall Street Journal racconta: “Negli anni ’80, quando ero un giovane professore di fisica a Yale, il decostruzionismo era in voga nel dipartimento di inglese. Noi dei dipartimenti di scienze deridevamo la mancanza di standard intellettuali nelle discipline umanistiche, incarnata da un movimento che si opponeva all’esistenza della stessa verità oggettiva, sostenendo che tutte queste pretese di conoscenza erano contaminate da pregiudizi ideologici dovuti a razza e sesso. ‘Non potrebbe mai accadere nelle scienze, pensavamo, tranne sotto le dittature, come la condanna nazista della scienza ‘ebraica’ o la campagna stalinista contro la genetica guidata da Lysenko’, pensavamo…”. Krauss ovviamente si sbagliava.
Per rabbrividire ancora di più c’è l’ultimo numero dell’Economist. “Le università americane assumono sulla base della devozione all’ideologia”, il titolo del grande settimanale inglese. Si legge: “L’Università della California, Berkeley, sta facendo pubblicità per un ‘direttore della coltura cellulare…’. I candidati hanno bisogno di una laurea avanzata e di un decennio di esperienza nella ricerca e devono presentare un CV, una lettera di accompagnamento e una dichiarazione di ricerca, nonché una sui loro contributi alla promozione della diversità, dell’equità e dell’inclusione. Apparentemente tutti devono presentare una dichiarazione che illustri la loro comprensione della diversità, i loro contributi passati ad essa e i loro piani ‘per promuovere l’equità e l’inclusione’ se assunti. Non molto tempo fa, tali affermazioni erano esotiche e di importanza marginale. Ora sono di rigore nella maggior parte delle decisioni di assunzione. Studi affermano che almeno uno su cinque lavori di facoltà in tutta l’America li richiedono. E le agenzie governative che finanziano la ricerca scientifica stanno iniziando a concedere sovvenzioni ai laboratori in base ai loro piani di diversità. ‘Ci sono molte somiglianze tra queste affermazioni sulla diversità e come funzionavano i giuramenti di lealtà che una volta richiedevano ai docenti di attestare che non erano comunisti’, afferma Keith Whittington, politologo alla Princeton University. Berkeley ha lanciato un bando per cinque docenti per insegnare scienze biologiche. Su 894 domande, ha creato una lista basata solo sulle dichiarazioni di diversità, eliminando 680 candidati senza esaminare le loro ricerche o altre credenziali. A partire da questo anno, il Dipartimento dell’Energia, che finanzia la ricerca sulla fisica nucleare e del plasma, richiederà a tutte le domande di sovvenzione di presentare piani sulla ‘promozione della ricerca inclusiva ed equa’. ‘Le persone non sono disposte a respingere questo sistema perché hanno paura di perdere i fondi e nessuno vuole diventare un martire per difendere la ragione’, afferma Anna Krylov, professoressa di chimica all’Università della California, che ha studiato nell’ex Unione Sovietica e vede dei parallelismi ‘un po’ troppo vicini’. Piuttosto che il marxismo-leninismo, ‘devi davvero impegnarti per la giustizia sociale critica’. L’Harvard Law Review incoraggia i potenziali redattori a presentare, insieme alla loro domanda, una dichiarazione di 200 parole ‘per identificare e descrivere aspetti della tua identità’”.
Chi segue la mia newsletter forse ricorderà che di Anna Krylov avevo parlato già due anni fa, quando la scienziata scrisse un saggio illuminante.
Il geofisico dell’Università di Chicago, Dorian Abbot, su Newsweek descrive così il clima in America: “Il nuovo regime è intitolato ‘Diversità, equità e inclusione’ ed è imposto da una burocrazia di amministratori. Ogni decisione presa nei campus, dalle ammissioni all’assunzione, dai contenuti dei corsi ai metodi di insegnamento, passa attraverso la lente del regime. Nel clima attuale non si può discutere: l’autocensura è totale”. Al premiato scienziato canadese Patanjali Kambhampati sono stati negati fondi di ricerca perché si rifiuta di assumere in base al colore della pelle e si concentra solo sul merito. Kambhampati, chimico della McGill University, ha detto: “Non mi interessa il colore della pelle. Sono interessato ad assumere qualcuno che voglia lavorare al progetto ed è bravo a farlo”.
Luana Maroja, biologa al Williams College, sulla newsletter della giornalista Bari Weiss ha raccontato cosa sta succedendo anche nel mondo scientifico: “In alcune classi di biologia, gli insegnanti dicono agli studenti che i sessi, non il genere, sono su un continuum. Almeno un college che conosco insegna che è bigotto pensare che gli esseri umani siano in due sessi distinti”. Anche le scuole di medicina e la Society for the Study of Evolution hanno rilasciato dichiarazioni che suggeriscono che i sessi sono su un “continuum”. “Se ciò fosse vero, l’intero campo della selezione sessuale sarebbe privo di fondamento. In psicologia e salute pubblica, molti insegnanti non dicono più maschio e femmina, ma usano invece la contorta ‘persona con un utero’. Ho avuto un collega che, durante una conferenza, è stato criticato per aver studiato la selezione sessuale femminile negli insetti perché era un maschio”.
Basta andare sui siti delle facoltà di medicina d’America per leggere che ogni dipendente deve sottoporsi a quattro ore di “corsi sulla diversità e l’inclusione”. Il 20 per cento di tutti gli incarichi accademici negli Stati Uniti richiedono una dichiarazione di fedeltà al regime. Una professoressa alla Brown University, Lisa Littman, ha criticato il transgender, ipotizzando una sorta di contagio sociale. La scienziata, la rivista che l’ha pubblicata e la Brown University sono stati accusati di transfobia. Il saggio è stato cancellato e la carriera di Littman è stata distrutta.
Ma questa assurda ideologia sta penetrando rapidamente anche in Italia. Basta andare sul sito dell’Università di Bologna, dell’Università di Venezia, della Bocconi, dell’Università di Ferrara, della Sapienza e altri atenei. Si trova già tutto nero su bianco e in linea. In America si chiama “DEI” (Diversità, equità e inclusione), in Italia “EDI” (Equità, diversità e inclusione). Un giorno (sempre se avremo una stampa libera a informarci) leggeremo anche da noi di scienziati e ricercatori esclusi per non aver dimostrato abbastanza fervore ideologico. Non potremo meravigliarci. Perché sapevamo.
Nazionalista anticomunista e studioso del più grande degli imperatori tedeschi, Federico II di Svevia, lo storico Ernst Kantorowicz non ebbe altra scelta che lasciare la Germania nel 1939. Non bastava che la sua biografia dell’imperatore fosse piaciuta al ministro Goebbels. Kantorowicz era ebreo. Arrivò negli Stati Uniti, dove ottenne la cattedra di Storia medievale a Berkeley. Dieci anni dopo iniziò il maccartismo e l’amministrazione universitaria impose ai docenti giuramento di anticomunismo. Kantorowicz si rifiutò di sottoscriverlo, non perché non fosse anticomunista, ma perché aveva in orrore il giogo intellettuale. Fu licenziato e trovò lavoro a Princeton grazie all’intercessione del grande fisico Robert Oppenheimer, quello della bomba atomica. Settant’anni dopo, i docenti di Berkeley si trovano alle prese con un altro tipo di giuramento. Per spiegare il suo rifiuto di firmare a costo di perdere il lavoro, lo storico Kantorowicz disse: “Ci sono tre professioni che hanno il diritto di portare la toga e sono il giudice, il prete e il professore. Quest’abito attesta la maturità mentale di chi lo porta, la sua indipendenza di giudizio e la sua diretta responsabilità verso la sua coscienza e il suo dio. Sono le ultime professioni che dovrebbero accettare di agire sotto costrizione”.
A Berkeley oggi un gruppo di 894 candidati è ridotto a 214 in base unicamente a quanto siano stati convincenti nella propria domanda di lavoro sulla “diversità”. In pratica, se chi fa domanda di un posto non fa cenno alla diversità viene automaticamente scartato, per quanto brillante possa essere il suo curriculum. “Berkeley ha respinto il 76 per cento dei candidati qualificati senza nemmeno considerare le loro capacità, le loro pubblicazioni, il loro potenziale accademico”, scrive Reason. “Questi candidati avrebbero potuto essere il prossimo Albert Einstein o Jonas Salk, oppure educatori eccezionali e innovativi”. Non importa, “diversità” prima di tutto.
Nel 1981, quando tutto questo ancora non c’era, apparve un piccolo libro di filosofia, Dopo la virtù. L’autore, Alasdair MacIntyre, osservava l’Occidente e non vedeva nient’altro che confusione. La moralità in quanto tale era svanita e il crollo del discorso razionale aveva segnato una grave “degenerazione” e “perdita culturale”. Una “nuova èra oscura” era davanti a noi. Il libro iniziava immaginando il crollo della cultura occidentale: “Immaginate che le scienze naturali debbano subire le conseguenze di una catastrofe. L’opinione pubblica incolpa gli scienziati di una serie di disastri ambientali. Accadono sommosse su vasta scala. Laboratori vengono incendiati, fisici linciati, libri e strumenti distrutti. Un movimento politico a favore dell’Ignoranza prende il potere, e riesce ad abolire l’insegnamento scientifico nelle scuole e nelle università, imprigionando e giustiziando gli scienziati superstiti”. Si tenta una ripresa culturale, ma si possiedono solo dei frammenti, “parti di teorie senza legami né con gli altri pezzetti di teoria, mezzi capitoli di libri, singole pagine di articoli, non sempre del tutto leggibili perché stracciate e bruciacchiate”. I bambini imparano a memoria le parti superstiti. Ma i filosofi non riescono più a comprendere di essere affondati in un caos culturale. “L’ipotesi che voglio sostenere è che nel mondo in cui viviamo il linguaggio della morale si trova nel mondo immaginario che ho descritto”.
MacIntyre concludeva che soltanto “un nuovo Benedetto” avrebbe potuto salvare l’Occidente. Prima la scienza è stata conquistata dall’ideologia, poi la scienza è diventata essa stessa ideologia. Hanno così abolito la realtà e infine si è suicidata la civiltà. E il Benedetto che ha denunciato il crollo della ragione è stato appena sepolto.
Giulio Meotti

Esattamente come in tutte le dittature: prima viene la fedeltà al partito, poi, eventualmente (molto eventualmente) i meriti. Sempre che i meriti non diventino essi stessi motivo di condanna e di perdita della propria posizione, quando non della libertà, quando non della vita. E quanto più si tace e ci si adegua, tanto più la belva diventa aggressiva e assetata di sangue. Il nostro.

barbara