SABATO 25 E DOMENICA 26 FEBBRAIO:

workshop di mosaico.
Avevo visto l’annuncio della presentazione sul giornale locale di notizie online. Non mi ero mai interessata di mosaico, ma la cosa mi ha incuriosita e sono andata a sentire questa presentazione. La signora che avrebbe condotto il workshop ha cominciato a parlare e immediatamente, dopo due parole, non c’era più una persona che parlava di mosaico, bensì il mosaico che parlava attraverso quella persona, in attesa di poterlo fare personalmente. Raramente avevo incontrato un simile entusiasmo, e talmente contagioso che ho deciso all’istante di iscrivermi. E questi sono i risultati.

PRIMO LAVORO

Il materiale (tutto di recupero)

Il supporto

Qualche prova (lei mi ha spiegato come usare gli strumenti, ma che cosa rappresentare e in quale forma l’ho scelto io)

E poi si comincia a lavorare sul serio: si stende la colla cementizia sul retro delle tessere e si comincia a posizionarle

Ora che il fiore è completato serve altro materiale per riempire tutto lo spazio vuoto: una grande mattonella bianca che la maestra taglia a strisce

e poi io a quadratini

e poi si procede

a volte in pose un po’ contorte

Ora tocca alla stuccatura delle fughe e il lavoro è completato

e fa bella mostra di sé nel mio studio

Poi fra un paio di giorni lo ripasso con acqua e aceto e sarà ancora più splendente.

SECONDO LAVORO

Questo è un lavoro su rete: al centro della rete a forma di cuore è fissato un cuore e io ho dovuto riempire la rete

TERZO LAVORO

Ho scelto il tema della libertà, e l’ho immaginata così: una gabbia con la porta aperta, un uccello che fugge, spicca il volo e va incontro a un cielo sconfinato sopra un mare altrettanto sconfinato. Poi, per la difficoltà di costruire una gabbia con le sbarre in uno spazio così piccolo, l’ho sostituita con una catena (suggerimento della maestra) con l’ultimo anello rotto

Manca la stuccatura delle fughe perché non c’era più tempo, e che farò alla prima occasione di incontro. Non sono molto sicura che sia un capolavoro, ma mi sono divertita tantissimo a farlo, e quindi ne valeva sicuramente la pena. Ora attendo con ansia che ne venga proposto un altro.

barbara

  1. Bisogna guardarli da lontano, come i quadri. Una foto mette in risalto ogni minima imperfezione. Esperienza da [ormai ex] modellista.

    C’è un gruppo di… mosaicisti di strada (?) che fa lavoretti simili come protesta per le buche dei marciapiedi. Te ne hanno parlato? Pensavo fossero casi isolati ma ho visto la scorsa settimana una buca riempita in quel modo vicino a dove avevamo fatto un intervento.

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      • Eppure qualcuno l’ha fatto: erano semplici schegge di piastrella, ma l’hanno fatto, dovrebbe essere una forma di protesta contro il degrado urbano. Pare siano venuti di notte con cemento rapido per piastrelle e i frammenti e hanno rattoppato la buca a modo loro riempiendo dove l’asfalto era saltato. Questo dove ho potuto vedere di persona.
        Il terrore delle imperfezioni viene ai perfezionisti.
        Se sei troppo vicino, potresti non capire neppure cosa raffiguri, se non l’hai fatto tu. Lo stesso per i quadri. Sì, certi quadri non riesco a capire cosa raffigurino, a qualunque distanza…
        ciaociao

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        • Mah, qui delle imperfezioni hai parlato solo tu… E comunque dipende da cosa devi fare: un motore che perde olio è un’imperfezione decisamente incompatibile col suo funzionamento, e una cornice che non sia perfetta al millesimo di millimetro non è una cornice, ma in una rappresentazione visiva il concetto di perfezione non esiste proprio.
          I mosaici sulle buche sì, ho visto, ce ne sono di veramente molto belli.

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