DALLA PARTE DEI NAZISTI

Che a quelli svegli – quelli che non si bevono la propaganda russa, quelli che per i russi invocano “la soluzione finale”, esattamente come gli arabi e i nazisti per gli ebrei, quelli per cui “la Russia è il più grande pericolo per la pace mondiale”, esattamente come Israele per gli arabi e i nazisti – piacciono da morire.
Qualche giorno fa ho letto di un soldato ucraino dell’acciaieria assediata torturato e giustiziato perché aveva detto di volersi arrendere. Adesso ne abbiamo le prove: prove, non “propaganda russa”, bensì il video in cui si sono ripresi durante lo spettacolo, esattamente come certi teppistelli si fanno riprendere mentre seviziano o stuprano qualche handicappato (non si preoccupino gli stomaci delicati: del video viene qui riprodotto solo un frammento non relativo alle torture)

Choc in Ucraina: il battaglione Azov giustizia un soldato “amico”?

Immagini strazianti, quelle riportate nelle foto e nei video che arrivano da fonti separatiste russe, precisamente da Troika, gruppo di esperti di approfondite ricerche sui crimini commessi dai nazionalisti ucraini. Immagini figlie della guerra dove – da sempre e per sempre – i buoni non sono sempre buoni e i cattivi non sono sempre cattivi.
La notizia è quella della morte, dopo varie torture, di un combattente dell’esercito ucraino per mano – come riferisce il canale sopracitato – di uno dei noti ufficiali del battaglione Azov, David Georgievic, che adesso si trova ancora nell’acciaieria Azovstal. “Il tatuaggio sul dito che è apparso per un secondo ci ha detto tutto sulla persona: questo è il nostro vecchio amico Kasatkin David Georgievich, 96gr, istruzione secondaria, presta servizio a contratto ad Azov, vive a Mariupol. Durante l’inizio dell’operazione, David sparò al colonnello delle forze armate ucraine impegnato nella difesa della costa. E dopo ha lavorato sui prigionieri. Al momento, siede come un topo in Azovstal e sta aspettando lo “sblocco””, questo il testo che Troika ha deciso di divulgare.
Stando sempre alle fonti separatiste il video è stato trovato sul telefono all’interno dei pantaloni di un combattente Azov caduto – a dimostrazione che chi filmava, e quindi interrogava, il soldato ucraino era del battaglione – dopo che i nazionalisti hanno cercato di uscire dalla zona industriale di Ilicic a nord dell’acciaieria, dove erano presenti insieme all’esercito ucraino.

Prima interrogato, poi torturato e infine giustiziato: questa sembrerebbe la drammatica sequenza. L’uomo è stato infatti ritrovato cadavere in un bidone della spazzatura intorno al complesso industriale. Come mostrano le foto, e come spiega Troika, il soldato ucraino è ancora con le manette ai polsi, ha ancora stessa giacca, gli stessi pantaloni, la solita barba e gli stessi baffi di quando, poco prima, veniva interrogato e lasciato fumare – probabilmente – l’ultima sigaretta.
Il nome del responsabile è stato rivelato proprio dal canale Troika che, attraverso la comparazione del tatuaggio sul dito di chi fa l’interrogatorio – come si vede nel video – e ad altri contatti stretti degli esperti che lavorano mediante accurate indagini al fine di scoprire questi tipi di crimini, hanno confermato che la morte del soldato ucraino è da imputare all’Azov.
Il motivo dell’uccisione e ancor prima dell’interrogatorio, secondo i prigionieri che erano insieme al soldato ucciso, ricadrebbe sul fatto che voleva arrendersi.
Il fatto in sé, in un clima di guerra purtroppo è all’ordine del giorno, e – anche se brutale da dire – non ci sorprende. Ogni giorno sotto le bombe delle guerre di tutto il mondo muoiono migliaia di persone. La brutalità di questa morte però, in questo specifico conflitto, dove i confini e le convinzioni sono sempre apparse – almeno in Occidente – molto nette e inequivocabili, può sicuramente portarci alla riflessione che il conflitto russo-ucraino non è una partita tra pecore e leoni, e non rappresenta una precisa divisione tra vittime e carnefici. È un conflitto duro, troppo vicino a noi probabilmente per renderci conto davvero, ma resta una lotta alla sopravvivenza fatta di orrore, strategia, disumanità.
Parole e fatti orribili che, come questa tragica parentesi ci dimostra, avvengono da entrambi le fazioni: anche gli ucraini uccidono gli ucraini. Questo non significa né giustificare un’invasione, né sminuire le morti per mano dei russi, né dimenticare i bambini costretti a fuggire dall’ira delle esplosioni. Significa però provare ad avere una visione neutra del conflitto o, quantomeno, condannare ad “armi pari” i crimini di guerra che – come è normale che sia – vengono effettuati da entrambe le parti.
La brutalità di questo nazionalista Azov che ha condotto alla morte di un suo compaesano ci fa capire che in guerra vale tutto e che i preconcetti confezionati come cioccolatini sono solo un’altra estrema e pericolosa fonte di caos. Contano i fatti e oggi il fatto è questo, anche se a molti probabilmente non piacerà.
Bianca Leonardi, 22 aprile 2022, qui.

Non è invece per stomaci delicati il lavoro di bassa macelleria dei nazisti ucraini documentato in quest’altro video – io sono riuscita a reggere un minuto e mezzo scarso, vedete un po’ voi se ve la sentite.

In questo vediamo gli abitanti di Mariupol e il loro incontro con gli uomini di Kadyrov, il comandante delle truppe cecene a sostegno della Russia in Ucraina che li hanno liberati

E qui la vita che timidamente prova a riprendere a Mariupol, ormai quasi completamente liberata

Come tante volte ripetuto, la verità è un animale ostinato, e per quanto si insista a nasconderla, a negarla, a capovolgerla, prima o poi riesce sempre (quasi) a mettere fuori il naso.

Fabio Mini – “Bombe di verità”: così gli Usa hanno messo le mani sull’Ucraina

di Fabio Mini – Fatto Quotidiano, 17 aprile 2022

Un paio di settimane fa, in un’apparizione su una televisione statunitense, la celebre giornalista Lara Logan (una che sicuramente non ha paura) ha lanciato tante e tali “bombe di verità” su uno spaesato pubblico da costringere i conduttori della trasmissione a implorare (sui telefoni interni) l’interruzione pubblicitaria. Le bombe in realtà erano cose che i cosiddetti complottisti dicono da tempo a tutto il mondo, salvo agli americani evidentemente.
A prescindere dalla retorica putiniana, speculare a quella antiputiniana, ciò che meraviglia è la reazione del pubblico: un tripudio di complimenti per le verità taciute, un paio di obiezioni, molti attestati di ammirazione per il coraggio e altrettante preghiere di chi teme per la sua vita.
Anche nella terra della libertà di espressione, se dici qualcosa che infastidisce il potere sei morto. La filippica della Logan è qualcosa di più: è una chiara chiamata in correità della leadership Usa in ciò che sta accadendo in Ucraina. Lì la retorica dei buoni e dei cattivi è saltata, com’era saltata sul Vietnam, l’Iraq, l’Afghanistan, ma per gli americani ormai assuefatti all’idea di essere i buoni, è sempre una “scoperta” salutare ma traumatica.
Cercare le tracce del coinvolgimento diretto degli Stati Uniti in questa guerra che viene presentata come una questioncina tra Russia e Ucraina e al massimo tra Ue o Nato e Russia è meno difficile di quanto possa sembrare.
Gli Usa sono in Ucraina dal 1991 e non se ne sono mai andati. All’atto della disintegrazione dell’Urss, l’Ucraina si trovò con il terzo più potente arsenale nucleare al mondo, dopo Stati Uniti e Russia. Ben 176 missili intercontinentali con 1240 testate nucleari.
Diverse dozzine di bombardieri nucleari strategici con 600 missili e bombe a gravità e 3000 ordigni nucleari tattici. Stati Uniti e Russia concordarono una riduzione degli armamenti nucleari e nell’idea che l’Ucraina sarebbe stata comunque nella sfera d’influenza della Russia, decisero di eliminare tutti gli armamenti nucleari esistenti in Ucraina.
Dal 1992 l’Ucraina sfruttò la sensibilità occidentale alla questione nucleare e fino al 1994 l’Ucraina continuò a temporeggiare e mercanteggiare sulla propria adesione al trattato di non-proliferazione e sulla ratifica degli Start. Lo smantellamento di ogni silo missilistico costava 1 milione di dollari (di allora) e gli Stati Uniti stanziarono 399,2 milioni per pagare la Bechtel Corp. che prese l’appalto dei lavori.
La denuclearizzazione si completò, almeno sulla carta, nel ’96, ma solo nel 2000 i bombardieri strategici furono ceduti alla Russia in cambio dell’abbuono dei debiti accumulati con le forniture di gas. L’Ucraina ha ereditato circa il 30% dell’industria militare sovietica, che comprendeva il 50-60% di tutte le imprese ucraine, impiegando il 40% della sua popolazione attiva. L’esercito ucraino commerciava armi convenzionali e firmava contratti con imprese commerciali. I primi contratti sulle consegne di armi all’Iran, firmati a metà ’92, causarono una reazione negativa in Occidente (specie negli Usa). Da allora l’Ucraina non ha cessato di produrre armamenti e di cederli anche sul mercato nero a vari Paesi, sempre sotto l’occhio vigile di Usa, Russia e relativi trafficanti e oligarchi.
A partire dalla Rivoluzione arancione del 2004, gli Stati Uniti intervengono in Ucraina per destabilizzarne i rapporti con la Russia. I vari tentativi si concretizzano dieci anni dopo con gli incidenti di Maidan. L’ingerenza è plateale ed è la telefonata di Victoria Nuland – che “l’Ue si fotta!” – a rivelare che non si tratta di semplice monitoraggio degli eventi, ma di regia politica e operativa. Dal 2014 al ’22, con sanzioni e interventi di assistenza militare Usa e Nato, viene ristrutturato l’esercito, vengono armate e addestrate le milizie paramilitari e installati laboratori di ricerca biologica a cura di compagnie statunitensi. In un tentativo grottesco di spacciare per fake news la questione dei laboratori, il Vox Check Team scrive: “Biolaboratori segreti americani in Ucraina? Un mito della propaganda russa. Non ci sono prove che ci siano… Tuttavia c’è una cooperazione tra istituzioni ucraine e americane. Dal 2005 gli Stati Uniti hanno aiutato a modernizzare i laboratori ucraini, a condurre ricerche e a migliorare la cultura della sicurezza per prevenire focolai di pericolose malattie infettive attraverso il programma di riduzione della minaccia biologica. Durante l’intero periodo di cooperazione, gli Stati Uniti hanno investito circa 200 milioni di dollari per lo sviluppo di 46 laboratori e istituzioni mediche in Ucraina. Queste istituzioni non sono coinvolte nello sviluppo di armi chimiche o biologiche”.
E infatti, siccome la mutua ucraina non tratta vaccini ma elementi patogeni ad alto rischio, l’11 marzo (fonte Reuters) l’Organizzazione mondiale della sanità ha consigliato all’Ucraina di distruggere tali agenti ospitati nei laboratori di sanità pubblica del paese per prevenire “qualsiasi potenziale fuoriuscita” che diffonderebbe malattie tra la popolazione.
Ma la questione è che “al contrario, gli Stati Uniti hanno avviato un programma per prevenire lo sviluppo di tali armi. L’Unione Sovietica aveva il suo programma di armi biologiche. Dopo il crollo, i materiali biologici pericolosi sono rimasti sul territorio dell’Ucraina. Il programma degli Stati Uniti mira a garantire che questi materiali non vengano rubati o utilizzati per scopi non di ricerca. Fino al 2014, il programma si estendeva anche ai laboratori russi”.
Questi materiali lasciati dall’Urss sollevano però l’interrogativo degli altri materiali sovietici in Ucraina. L’Urss aveva uno stock di quasi 40mila tonnellate di agenti chimici nervini, vescicanti e soffocanti. Secondo alcuni rapporti, la scorta totale superava le 50mila tonnellate, con un’ulteriore scorta di 32.300 tonnellate di agenti al fosforo. Quante di queste scorte sono rimaste in Ucraina?
Ufficialmente nessuna, ma se sono rimaste le armi biologiche perché non lasciare anche quelle chimiche di cui dispongono ancora Russia e Usa?
Le tracce degli Stati Uniti in Ucraina sono anche qui, se non altro perché sanno esattamente dove sono finite. Se poi si dovesse misurare il coinvolgimento statunitense dal numero di soldati Usa presenti sul territorio, ci si può limitare a contare i cosiddetti volontari tra i foreign fighter e i contractor . Il presidente Zelensky ha parlato di circa 20mila volontari da ogni parte del mondo (Usa compresi).
La “legione internazionale” è stata incorporata nelle forze di difesa dell’Ucraina, così da non cadere nel vuoto giuridico sullo status di mercenari. In effetti molti di essi sono pagati con i fondi elargiti da Usa ed Europa oltre che da “privati”. Il comandante della Legione Georgiana Mamulashvili conduce reclutamento e addestramento di battaglioni formati da professioni, in maggioranza statunitensi e britannici, fin dall’aprile 2014. E anche ha personalmente condotto i suoi battaglioni contro i russi all’aeroporto di Hostomel, nella regione di Kiev. Se poi si vuole esaminare il ruolo statunitense nella questione ucraina a pochi passi dal confine si può dedurre che la “difesa” Nato è poco difensiva e molto provocatoria. Il Pentagono ha riposizionato le sue truppe prima dell’invasione russa. I 160 uomini della Guardia nazionale della Florida (istruttori) sono stati ritirati dall’Ucraina. Dei circa 40mila soldati Usa presenti in Germania, alcune migliaia sono stati schierati nei Paesi Nato confinanti. La Nato ha schierato 5mila uomini fin dal 2014 nei Paesi baltici e gli Usa ne hanno inviati altri 5mila in Germania.
Anche la presenza Usa nella cyberguerra è di lunga data. L’ultimo attacco russo alla rete ucraina di controllo dell’energia elettrica (8 aprile) è stato miracolosamente evitato grazie a Microsoft e alla slovacca Eset. Il collettivo Anonymous ha più volte attaccato la Russia e si è schierata totalmente con l’Ucraina. La provenienza dei membri transitori del collettivo è la più varia e offre varie possibilità ad agenti di cyberwar di mascherarsi dietro quel brand. La stessa opportunità è offerta a siti anti-russi come RURansom Wiper e decine di altre piattaforme formali e informali. Le grandi aziende Usa sono tutte presenti in Ucraina e boicottano e censurano qualsiasi comunicazione “non gradita”. Sono attività collaterali, ma importanti.
Tuttavia il coinvolgimento più significativo è quello che sta con e dietro l’invio di fondi e armi. Il presidente Biden ha portato a 1 miliardo di dollari il contributo Usa in una settimana e a 2 miliardi dall’inizio del suo mandato. Le nuove armi inviate includono i missili Stinger (800), Javelin (2mila), sistemi anticarro (6mila). La cessione all’Ucraina di veicoli corazzati, tecnologia e droni da parte di altri Paesi è stata autorizzata. Molti di tali sistemi hanno bisogno anche dei relativi operatori e questi sono normalmente forniti tramite le compagnie militari private che continuano a reclutare personale specializzato.
Con tutto questo, soltanto un Paese volutamente lasciato nell’ignoranza può ancora pensare di non essere coinvolto e di poter trascorrere una serena Pasqua. (Qui)

E adesso la pubblicità

E per finire, naturalmente

barbara

COSE VARIE

I paragoni
Vanno molto di moda, di questi tempi: Putin come Hitler, Putin come Stalin, Zelensky come Churchill (scusate, mi scappa da ridere), Zelensky come Pericle (ebbene sì, è stato detto anche questo), Ucraina come la Palestina (cioè con un bordello di terroristi? Beh, questo effettivamente…), Israele uguale alla Cina comunista, ucraini che lasciano il Paese per andare a fare per un po’ i rifugiati uguali agli ebrei deportati nei campi di sterminio… Quindi, visto che è di moda, ne voglio fare qualcuno anch’io. Del Vietnam ho già parlato: l’America ha cominciato inviando soldi, poi armi, poi soldati. È andata a finire così

In Afghanistan l’America ha cominciato inviando soldi, poi armi, poi soldati. È andata a finire così

In Ucraina l’America ha cominciato inviando soldi, poi armi, adesso pare che voglia mandare anche soldati. Ho un fiume a 500 metri giusti da casa: io mi siedo e aspetto.
Sempre in tema di confronti

E a proposito di rifugiati ucraini, guardate un po’ questa:

Ma tornartene a casina tua, bella, visto che qua siamo così cattivi?

Quelli che smontano le bufale
L’articolo è questo, e non essendo copiabile, se il tema vi interessa dovrete andare a leggerlo lì. Si tratta di “Open”, il sito di Mentana che ha il sublime compito di informarci su che cosa è vero e che cosa è falso tra le cose che vengono pubblicate, e che ha pubblicato quattro cose false in tre giorni.

Le schedature
Ieri ho parlato delle proscrizioni, oggi invece vi parlo delle schedature; guardate per esempio qui

e, per chi ha un po’ di tempo in più, anche qui

Dedicato agli amanti dei martiri ucraini belli buoni bravi santi
Questo video è dell’aprile 2021

E ricordiamo, ricordiamo sempre: in Donbass, in questi ultimi otto anni, non è successo niente. Se sentite dire che è successo qualcosa, è tutta e solo volgare propaganda russa: non dovete credere una sola parola.

Un uomo saggio tutto da ascoltare

Mariupol e la modella incinta

Michele Ferretti

Chi odia davvero l’occidente? 300 morti al teatro di Mariupol’, poi in realtà no (forse uno solo); sempre a Mariupol’, distrutta la moschea, solo che poi non era vero; annientato il Babi Yar di Kiev, poi un giornalista israeliano si reca sul posto e lo trova intatto; parla la ragazza evacuata dall’ospedale di Mariupol’ e smentisce la versione diffusa dai media ucraini e rilanciata dai nostri giornali [come ha dichiarato in un video che ho precedentemente postato, dell’ospedale era agibile solo una piccolissima parte perché tutto il resto era stato occupato dai miliziani ucraini; quel giorno nessuno ha sentito aerei arrivare, non c’è stato nessun bombardamento, solo uno (o forse due, adesso non sono sicura di ricordare bene) colpi sparati da terra – e lì NON c’erano russi ma unicamente le milizie ucraine]: reagiscono subito le maggiori testate italiane, deducendone il rapimento per mano dei russi. Poi succede che un giornalista vero, Giorgio Bianchi, attualmente in Donbass e che segue sul posto le vicende da otto anni, prova a intervistarla. Tranquillamente, lei, col figlio neonato e il marito, lo raggiunge in taxi e spiega inequivocabilmente come stanno le cose.

Con gli elementi che abbiamo, è sensato continuare a credere ciecamente a quelli del massacro di Timisoara, della testimonianza di Nayirah, delle provette all’ONU e dei forni di Saydnaya, oppure vale la pena porsi qualche domanda? Odia di più l’occidente chi si pone qualche domanda o chi arma i nazisti col rischio incombente di un’escalation nucleare?

E ancora Orsini e le sue frasi incriminate

Ma naturalmente chi ha deciso che Orsini è il male assoluto, un servo di Putin, un assassino del popolo ucraino, continuerà a tirare fuori dal discorso tre parole utili alla propria narrativa e inchiodare Orsini a queste perché si sa: quando mai potrebbe essere Francesca?

E concludiamo, ancora una volta, con qualcosa di bello. E russo.

barbara

MEMORIA CORTA

Memoria corta 1
Germania 1918. La prima guerra mondiale è finita, e chi si è trovato dalla parte sbagliata devo pagare un prezzo molto alto: l’impero asburgico viene smembrato e cessa di esistere, l’impero ottomano viene smembrato e cessa di esistere, ma il prezzo più alto lo paga la Germania: la Germania, oltre che per la guerra voluta e persa, deve pagare anche per un’altra “colpa”: quella di essere lo stato contro cui nel 1870 la Francia era partita al grido di “A Berlino! A Berlino!” e una settimana dopo i tedeschi erano a Parigi. E alla Francia non bastava la punizione per i danni provocati dalla prima guerra mondiale, e non bastava neppure la vendetta: la Francia ha preteso, e ottenuto, l’umiliazione totale, la perdita totale della faccia, la perdita di ogni dignità. Il nazismo è figlio di quell’umiliazione. Hitler è figlio di quell’umiliazione. La Germania pressoché compatta intorno a lui è figlia di quell’umiliazione perché nessuno stato, e nessun cittadino di uno stato, può convivere con una simile umiliazione. Farebbe bene a ricordarlo chi non si accontenta di fermare Putin (anzi, a fermarlo non ci pensa neppure: al contrario, non fa altro che buttare benzina sul fuoco, a secchiate, per far divampare la guerra nel modo più virulento, e farla durare il più a lungo possibile, e renderla il più cruenta e sanguinosa possibile), non si accontenta di punirlo, non si accontenta di vendicarsene, ma cerca ogni modo possibile per umiliarlo. Con la riscossa della Germania non è andata a finire troppo bene.

Memoria corta 2
Unione Sovietica 1941. I lager disseminati in tutta la Siberia e le prigioni sparse in tutta l’Unione Sovietica traboccano di prigionieri. Molti sono innocenti arrestati e condannati con un pretesto, a volte senza neppure quello, ma non pochi sono dissidenti veri, odiano il comunismo, odiano Stalin, odiano tutta la baracca. Ma nel momento in cui Hitler sferra l’attacco, l’intero stato si compatta, non ci sono pacifisti a oltranza, non ci sono renitenti, molti prigionieri del Gulag chiedono di essere mandati al fronte a combattere per la Santa Madre Russia aggredita. Farebbe bene a ricordarsene chi si augura caldamente e insistentemente che qualcuno faccia fuori Putin in modo da risolvere il problema una volta per tutte: tolto di mezzo Putin, resta il popolo russo, quello di Stalingrado e Leningrado, quello che va a teatro vestito da lavoro, appena uscito dalla fabbrica, anche se provvisto unicamente di studi elementari, quello che nella metropolitana legge. Chi ha sfidato la Russia, sotto lo zar o sotto il Soviet Supremo, si è sempre trovato di fronte, oltre all’esercito, tutto il popolo russo compatto, dissidenti compresi.

Memoria corta 3
Israele 1967. Israele è accerchiato, tutto intorno ha nemici che lo odiano e vogliono distruggerlo. Nel Sinai ci sono i caschi blu dell’Onu per impedire scontri fra Egitto e Israele, ma Gamal Abdel Nasser, quando – dopo anni di guerriglia e scaramucce e attacchi terroristici e incursioni di ogni genere – si sente pronto per attaccare il vicino e dargli la botta finale, ordina all’Onu di rimuoverli e l’Onu, nella persona del Segretario Generale U’Thant, obbedisce immediatamente. Quando tutto è pronto per attaccare Israele, allo scopo dichiarato di distruggerlo e “ributtare i sionisti a mare”, quest’ultimo anticipa di qualche ora le mosse del nemico e attacca per primo, salvando così l’esistenza dello stato e la sopravvivenza degli ebrei che ci vivono. Da allora, da 55 anni, continuiamo a sentire il mantra che “Israele è l’unico colpevole della guerra perché ha sparato per primo”. La situazione non è identica, la Russia non stava correndo pericoli immediati (sono però identici i precedenti, di attacchi sistematici con molte migliaia di morti), ma credo che chi da una vita segue le vicende di Israele e combatte contro la sistematica disinformazione su di esso, dovrebbe almeno usare qualche cautela nei confronti di chi argomenta l’assoluta ed esclusiva colpevolezza della Russia col fatto che “ha sparato per prima”.

Memoria corta 4
Onu 1967-giorni nostri. La pioggia, la raffica, la grandine di risoluzioni di condanna da parte dell’Onu, compatta come un sol uomo, contro Israele, è iniziata più o meno con la guerra dei Sei giorni, e a ogni nuova risoluzione di condanna noi, amici e amanti di Israele, mostriamo indignati e inorriditi i tabelloni delle votazioni con quei numeri scandalosi, la quasi totalità a favore della condanna, le decine di astenuti e le unità di contrari, inveendo contro l’osceno baraccone. È passata qualche manciata di mesi dall’ultima di queste vergognose risoluzioni, e vediamo ostentare, trionfalmente, il tabellone che riporta che “141 Paesi a favore, 5 contrari e 35 astenuti: L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato per condannare la Russia”: e dunque l’Onu non è più un osceno baraccone? Le stesse, identiche, percentuali bulgare, sono diventate motivo di vanto? Il voto dell’Onu pilastro portante della giustezza della propria posizione come prima lo era per Paesi islamici e comunisti odiatori di Israele? Occhio ragazzi, che l’amnesia è una malattia pericolosa.

Aggiungo – e poi per oggi mi fermo (quasi) – il discorso del ministro degli esteri della Federazione Russa, Sergej Viktorovič Lavrov pubblicato sul sito dell’Ambasciata russa in Italia

“Per molti anni l’Unione europea, mascheratasi da “pacificatore”, ha generosamente finanziato il regime di Kiev, che è salito al potere come risultato di un colpo di stato anticostituzionale. Ha osservato in silenzio lo sterminio della popolazione nel Donbass e lo strangolamento dei russofoni in Ucraina. L’UE ha ignorato i nostri continui appelli per attirare l’attenzione sul dominio nazista sui vertici dell’Ucraina, sul blocco socio-economico e sull’uccisione di civili nel sud-est del paese. Avendo legato tutte le prospettive delle relazioni con la Russia all’attuazione del pacchetto di misure di Minsk, non ha fatto nulla per incoraggiare Kiev a iniziare ad attuarne i suoi elementi chiave. Allo stesso tempo, ha concesso denari ai vertici di Kiev e l’eliminazione del regime dei visti. Hanno esteso le sanzioni anti-russe con pretesti dubbi. Ha partecipato alle rappresentazioni organizzate da Kiev mettendo in discussione l’integrità territoriale della Federazione Russa.
Ora, però la maschera è caduta. La decisione dell’UE del 27 febbraio di iniziare a fornire armi letali all’esercito ucraino è un’autodenuncia. Segna la fine dell’integrazione europea come progetto “pacifista” per riconciliare i popoli europei dopo la Seconda guerra mondiale. L’UE si è definitivamente schierata con il regime di Kiev, che ha scatenato una politica di genocidio contro parte della sua stessa popolazione.
Nelle sue azioni antirusse Bruxelles è arrivata, senza nemmeno accorgersene, a usare la “neolingua” orwelliana. Ha annunciato che “investiranno” nella guerra scatenata in Ucraina nel 2014 attraverso un meccanismo chiamato Fondo Europeo per la Pace”. La leadership dell’UE non ha esitato a includere missili e armi leggere, munizioni e persino aerei da combattimento tra i mezzi “difensivi”.
L’UE ha mostrato quanto vale veramente la supremazia del diritto in Europa ignorando tutti gli otto criteri della propria “Posizione comune” del Consiglio UE 2008/944/CFSP dell’8 dicembre 2008 “Sulla definizione di regole comuni per controllare l’esportazione di tecnologia e attrezzature militari”, che vieta espressamente l’esportazione di armi e attrezzature militari dall’UE nelle seguenti situazioni:
1. inosservanza degli obblighi internazionali da parte del paese di destinazione (Kiev ha ignorato i suoi obblighi derivanti dal pacchetto di misure di Minsk, approvato dalla risoluzione 2202 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite);
2. mancato rispetto dei diritti umani, compreso il rischio che le armi siano usate per la repressione interna (nel Donbass, Kiev stava commettendo un genocidio);
3. conflitto armato nel paese di destinazione e rischi di sua escalation a seguito del trasferimento di armi;
4. minaccia alla pace, alla sicurezza e alla stabilità regionali, compresa la possibilità di un conflitto armato con un paese terzo;
5. rischio per la sicurezza nazionale dei paesi dell’UE (le armi fornite possono essere utilizzate contro gli interessi dei paesi dell’UE);
6. la politica del paese ricevente, compreso il rispetto del principio di non impiego della forza, del diritto internazionale umanitario, così come del regime di non proliferazione nell’ambito del controllo delle armi (non crediamo che Kiev sia stata esemplare nell’adempimento di questi obblighi, anche in considerazione dei noti casi di commercio in nero di armi dall’Ucraina);
7. Il rischio che le armi cadano nelle mani sbagliate, comprese le organizzazioni terroristiche (data la distribuzione incontrollata di armi in Ucraina alla popolazione, è quasi certo che alcune di esse finiranno sul mercato illegale);
8. equilibrio tra militarizzazione e sviluppo economico del paese acquirente (crediamo che Kiev dovrebbe preoccuparsi più dell’economia ucraina che della repressione dei dissidenti con la forza).
I cittadini e le strutture della UE coinvolti nella fornitura di armi letali e di carburante e lubrificanti alle Forze Armate Ucraine saranno ritenuti responsabili di qualsiasi conseguenza di tali azioni nel contesto dell’operazione militare speciale in corso. Non possono non capire il grado di pericolo delle conseguenze.
È stato finalmente sfatato un altro mito che era stato propagato dall’UE in passato e cioè che le restrizioni unilaterali della UE, illegittime secondo il diritto internazionale, non fossero dirette contro il popolo russo. I funzionari di Bruxelles, che fino a poco tempo fa si dipingevano come “partner strategico” del nostro paese, ora non si fanno più scrupoli a dire che intendono infliggere “il massimo danno” alla Russia, “colpire i suoi punti deboli”, “distruggere la sua economia sul serio” e “impedire la sua crescita economica”.
Vogliamo assicurarvi che non sarà così. Le azioni dell’Unione Europea non resteranno senza risposta. La Russia continuerà a perseguire i suoi interessi nazionali vitali a prescindere dalle sanzioni e dalle loro minacce. È ora che i paesi occidentali capiscano che il loro dominio indiviso nell’economia globale è da tempo cosa del passato. (Qui)

Chi dovesse trovare eccessivo l’utilizzo del termine “genocidio”, ascolti queste parole del giornalista Bogdan Butkevich, a una televisione nazionale Ucraina, il 31 luglio 2014

Per chi, oltre che con l’ucraino, avesse problemi anche con lo spagnolo, traduco qui il testo in sovraimpressione:
“Lei mi ha chiesto come è possibile. È possibile perché il Donbass, in generale, non è solo una regione depressiva. Ha un insieme di problemi molto grandi, e il più grande di questi problemi è la brutale quantità di gente inutile. Mi creda, so di che cosa sto parlando. Parlando della regione del Donetsk, la sua popolazione conta approssimativamente 4 milioni di abitanti. Almeno un milione e mezzo di essi sono persone assolutamente inutili. Quello che voglio dire è che non dobbiamo cercare di capire il Donbass. Dobbiamo occuparci degli interessi nazionali dell’Ucraina,e il Donbass dobbiamo utilizzarlo come una risorsa… Quanto alla comprensione del Donbass, io non ho una ricetta di ciò che si può fare lì a breve termine, ma la cosa principale che bisogna fare, per quanto possa suonare crudele, è che esiste una certa categoria di persone che, semplicemente, devono essere assassinate”.

Buon divertimento, amici dell’Ucraina.
E ora, visto che non li fanno più gareggiare (sì, lo so, è solo per una questione di principio, non fatevi la strana idea che sia anche – almeno anche – perché tre quarti delle medaglie le vincono loro), li ospito io.

barbara