INTERESSANTE AFFERMAZIONE

Alla quale faccio seguire una domanda: e quale sarà mai, quale potrà mai essere il primo esercito più forte in Ucraina? Dato che neanche un’anguilla cieca ubriaca ritardata potrebbe immaginare che l’esercito ucraino possa essere più forte di quello russo, ed essendo assolutamente fuori discussione che NESSUNO sta conducendo una guerra per procura contro la Russia in Ucraina, io davvero navigo nel buio, non riesco proprio a farmi venire un’idea su quale sia questo esercito più forte di quello russo che sta combattendo in Ucraina (fermo restando che anche un’anguilla cieca ubriaca ritardata diventa un genio di fronte a chi si immagina che ci sia, almeno in questo momento, in Ucraina, qualcuno in grado di sconfiggere la Russia).

Interessante anche questa:

Fatto salvo che in tutte le guerre ci sono stati e sempre ci saranno, su entrambi i fronti, dei disertori, noi sappiamo per certo che fra i soldati dell’Azovstahl, che sapevano di avere davanti o la resa o la fine del sorcio, senza nessun’altra possibilità, qualcuno aveva provato a suggerire di arrendersi ed è stato immediatamente giustiziato; non legalmente deferito alla Corte Marziale e lì legalmente condannato a morte, no: assassinato. E sappiamo che nonostante tutto questo le diserzioni nell’esercito ucraino che “combatte per difendere le proprie città” le diserzioni sono abbastanza numerose. E direi che qui ci sta bene un commento lasciato da un visitatore in un post precedente

Il marito dell’ex badante di mia suocera, un signore ucraino di 55 anni, residente da oltre trenta anni in Italia, con due figli nati e diplomati in Italia, ha ricevuto la cartolina di richiamo alle armi. Se si arriva a richiamare gli emigrati ultacinquantenni, si è proprio alla canna del gas. Gli abbiamo detto: “ma chi te lo fa fare?” Ha risposto che ha molti parenti in Ucraina. Teme sia il loro disprezzo che quello che potrebbero subire come ritorsione. Peraltro ha sempre svolto lavori usuranti in varie aziende agricole e non è esattamente in piena forma fisica.

Il disprezzo non so, magari sarebbero anche comprensivi, ma il rischio di ritorsioni, in uso in tutte le dittature, non è sicuramente da sottovalutare.
Dall’altra parte leggo invece che

RUSSIA, L’ARMATA SI ALLARGA – Lo stato maggiore russo ha annunciato la formazione entro il 2023 di due nuovi corpi d’armata (uno di truppe di terra e uno di aviazione) e di due nuovi distretti militari (Mosca e San Pietroburgo) in risposta all’espansione della NATO. Lo ha comunicato il colonnello generale Evgeny Burdinsky, vice capo di stato maggiore. “Dato il desiderio della NATO di sviluppare il potenziale militare vicino ai confini russi, nonché di espandere l’Alleanza del Nord Atlantico a spese della Finlandia e della Svezia, sono necessarie misure di risposta per creare un adeguato raggruppamento di truppe nella Russia nordoccidentale”.

E ci si chiede, visto che le carceri le hanno già svuotate e le hanno dovute svuotare perché tutti quelli mandati al fronte in precedenza sono stati fatti fuori o feriti o fatti prigionieri, dove andranno mai a raccattarli su gli uomini per formare questi due nuovi corpi d’armata? Certo, c’è da dire, per onestà, che anche la Russia è stata alquanto sconsiderata

Poi c’è quest’altra cosa molto carina

Secondo Josep Borrell, responsabile UE per la politica estera e di difesa, le sanzioni contro la Russia sono costate all’Europa 700 miliardi di euro. Più di 10 volte il sostegno diretto all’Ucraina, che ammonta finora a 60 miliardi. (Qui)

E questa singolare iniziativa.

Infine, dopo Andrea Rocchelli, assassinato dall’esercito ucraino nel 2014 mentre ne documentava i crimini contro la popolazione civile, e il cui nome, nella lista Myrotvoretz, è stato accompagnato dalla dicitura liquidated, un altro giornalista italiano è stato inserito nella lista.

E per il consueto sboicottamento, vi regalo una bella Cleopatra (se può essere negra, perché non dovrebbe poter essere slava?)

(mentre a me quello spruzzo di Lawrence d’Arabia ha scatenato una botta di nostalgia di Somalia – la volta che mi sono tolta le scarpe e ho proseguito a piedi nudi sulla calda sabbia rossa delle dune con in testa il tema del film).

barbara

DUM ROMAE CONSULITUR SAGUNTUM EXPUGNATUR

Traduzione: mentre la stampa allineata blatera di bombardamenti russi, i nazisti ucraini continuano a bombardare i civili (e ho appena letto anche dei continui bombardamenti russi sulle centrali nucleari ucraine)

https://t.me/letteradamosca/11192

Comunque tranquilli, l’Ucraina sta vincendo, anzi, sono almeno nove mesi che ha definitivamente vinto.

Situazione in Ucraina, stanno dando i numeri, ma sono fasulli, frutto di propaganda e disinformazione.

Diverse volte nei miei articoli precedenti ho cercato di fornire i numeri reali delle perdite subite dagli ucraini nel corso del conflitto, affidandomi a fonti esterne ai regimi coinvolti, meno che mai quello nazista ucraino che è totalmente inaffidabile, perché privo anche del senso del ridicolo, come dimostrato recentemente quando hanno corretto la dichiarazione pubblica della von der Leyen, che riferiva di oltre 100mila soldati morti, riducendo la cifra a soli 10mila.
A smentire quest’affermazione del regime di Kiev basterebbe segnalare che quasi tutte le fonti occidentali (non ucraine) concordano nell’attribuire 10mila perdite ucraine al solo fronte di Bachmut (Artemivs’k) negli ultimi due mesi, ai quali andrebbero aggiunti 20 o 30 mila feriti (come dimostrato dai ricoveri negli ospedali militari e civili di tutte le regioni circostanti, oltre a visionare i numerosi video in rete dove si vedono i corpi dei caduti accumulati nelle trincee). Considerando che vi erano circa 60mila soldati impegnati in quest’area del fronte, le perdite complessive si attestano attorno al 50% degli effettivi, per cui non riescono più a sopperire inviando rinforzi.
La situazione è gravissima, anche se negata dal regime e dai media occidentali asserviti.
Molti esponenti della cosiddetta controinformazione o informazione libera e indipendente, che prima fornivano cifre più credibili e gravi, per qualche strano improvviso motivo si sono adeguati alle dichiarazioni della von der Leyen e hanno ormai preso per buona la cifra di 100mila caduti ucraini nei circa 10 mesi di conflitto. Personalmente non ci credo minimamente.
Già in un mio articolo di un paio di mesi fa avevo riportato le stime che erano state diffuse da organizzazioni di tecnici e di studiosi che si erano dedicati al problema e avevano individuato alcune soluzioni per desumere/dedurre/estrapolare cifre più attendibili di quelle fornite dai media.
Con una pazienza certosina avevano esaminato i registri delle pompe funebri, dei funerali e dei cimiteri, degli obitori, ecc., e si erano accorti che già in autunno vi erano stati incrementi spaventosi di mortalità in Ucraina, stimati in circa 400mila unità rispetto agli stessi periodi precedenti, e quasi un 10% di questi erano stranieri. Dal che avevano dedotto che anche i mercenari inviati dalla NATO, in particolare dai paesi vicini, che combattono in divisa ucraina, avevano subito perdite elevate.
La stessa Polonia ha recentemente rivelato di aver perso circa 1200 soldati combattenti in Ucraina, e generalmente si tengono bassi per non allarmare le proprie popolazioni.
Risalire alle cifre reali delle perdite durante un conflitto bellico è impresa ardua se non impossibile, nessuno dei contendenti le fornisce, anzi in taluni casi, come questo, si arriva a porre addirittura il segreto militare (avvenuto recentemente in Ucraina, dopo la circolazione sui social di alcune cifre allarmanti), quindi si rischia di subire gravi ripercussioni solo a parlarne.
Oggi come oggi gli studiosi cui ho accennato prima, non potrebbero più fare le ricerche presso i cimiteri, obitori, pompe funebri, ecc., perché rischierebbero di venire arrestati e nessuno in ogni caso gli consentirebbe di accedere ai registri e gli fornirebbe informazioni, sapendo i pericoli cui incorrerebbero collaborando.
Si può ovviare ricorrendo alla logica, al buon senso, alle correlazioni, comparazioni, alle deduzioni, ecc..
Se all’inizio del conflitto l’esercito ucraino era composto da 300mila soldati perfettamente addestrati (dalla NATO, che si è dedicata a tale scopo fin dal colpo di stato del 2014 in previsione della guerra contro la Russia) e altri 300mila furono immediatamente mobilitati appena le truppe russe avevano varcato il confine, per un totale di 600mila uomini, se le perdite fossero quelle dichiarate dall’Ucraina o anche dalla von der Leyen (pur di dieci volte superiori), perché hanno richiamato in servizio addirittura gli ultrasessantacinquenni?  Perché li mandano al fronte dopo pochi giorni di addestramento, come fossero carne da macello? Perché hanno mandato al fronte anche le milizie territoriali che in teoria, e solo in caso di estrema necessità, dovevano limitarsi a difendere le proprie regioni di appartenenza?
Se le perdite fossero limitate a quanto dichiarato dalla von der Leyen, che rammento (repetita iuvant) essere dieci volte più di quanto ammette il regime di Kiev, dovrebbero esserci ancora centinaia di migliaia di soldati disponibili da inviare al fronte. Senza contare le altre centinaia di migliaia che sono stati richiamati durante gli ultimi mesi del conflitto, che secondo alcune fonti occidentali avrebbero fatto ammontare complessivamente le forze armate ucraine a circa 2milioni di unità (personalmente ci credo poco perché moltissimi ucraini ricorrendo alla corruzione si sono dileguati emigrando o nascondendosi, sottraendosi al reclutamento).
Allora perché scarseggiano i soldati da inviare al fronte? Perché hanno decuplicato l’apporto dei mercenari stranieri? Perché la NATO insiste tanto per intervenire direttamente sul fronte di guerra?
Forse perché quegli studiosi cui ho fatto cenno avevano ragione, si erano quantomeno avvicinati alle cifre reali dei caduti e quei 400mila morti che avevano estrapolato dalle loro ricerche, erano probabilmente in parte preponderante militari morti al fronte, alcune decine di migliaia tra di loro potrebbero essere vittime civili, non dei russi ma dei nazisti ucraini che dall’inizio del conflitto bellico hanno fatto strage di tutti quelli ritenuti collaborazionisti dei russi, e per essere considerati tali occorre veramente poco, anche solo una delazione di un vicino rancoroso, aver accettato aiuti materiali dai russi, aver famigliarizzato con loro, essersi rifiutati di obbedire agli ordini dei militari o anche solo essere russofoni.
Ai 400mila indicati da quella ricerca di un paio di mesi fa, di cui abbiamo dedotto una cospicua parte essere militari, occorre aggiungere i feriti, che di solito sono tre o quattro volte superiori ai morti, come dimostra il fronte “bollente” di Bachmut. Poniamo anche il caso ottimistico che solo la metà siano feriti leggeri e possano tornare prima o poi al fronte, ma gli altri? Quelli che hanno subito amputazioni? I feriti gravi che richiedono mesi e mesi di cure e riabilitazione? Quelli che rimangono invalidi? E’ forse azzardato sospettare che almeno la metà delle forze armate mobilitate dal regime di Kiev siano decedute o impossibilitate a combattere? Forse è questo il motivo per cui hanno posto il segreto militare, è vietato parlarne, scriverne, anche solo accennarvi.
Il regime conta sul fatto che l’Ucraina è grande, ha una superficie doppia rispetto all’Italia, gli insediamenti sono dispersi e spesso sono solo villaggi con poche decine di case, non esistono più mezzi di comunicazione, i media sono censurati e riportano solo le veline della propaganda, e in quasi tutto il paese manca la corrente elettrica. Non è per nulla facile per la popolazione informarsi.
Le famiglie ucraine possono capire la gravità della situazione solo incontrandosi tra loro, per rendersi conto che quasi ognuna ha avuto parenti e conoscenti uccisi o feriti, solo in questo caso possono percepire le dimensioni reali della distruzione in corso del loro paese. Del resto cosa altro potrebbero fare, se protestassero per strada finirebbero in carcere o verrebbero uccisi, perché il potere è in mano ai nazisti, armati fino ai denti, privi di scrupoli se non addirittura psicopatici, forti coi deboli e deboli coi forti, che anziché andare a combattere al fronte, preferiscono svolgere funzioni di polizia militare e polizia segreta, per tenere sotto controllo e intimidazione costante la popolazione civile inerme.
Occorre precisare che non tutta la popolazione civile è inerme, decine di migliaia di armi da fuoco sono state distribuite dal regime di Kiev ai cittadini all’inizio del conflitto e altre pervenute dalla NATO sono finite nel mercato nero, favorito da numerosi ufficiali e funzionari corrotti che si stanno arricchendo grazie alla guerra, alimentando anche gruppi e bande di malavitosi e paramilitari che girano per il paese a saccheggiare i civili, provocando spesso conflitti a fuoco tra di loro.
E’ un paese totalmente allo sbando, e la situazione aggravatasi per i bombardamenti russi alle infrastrutture energetiche del paese, non potrà che portare al collasso sociale, economico e politico, della serie tutti contro tutti e si salvi chi può.
Già da alcune settimane pervengano notizie di scontri armati tra polacchi e ucraini per divergenze sulle modalità di condurre le operazioni militari e probabilmente per incompatibilità reciproca. Consideriamo che la Polonia cova risentimento (altroché amicizia e alleanza) verso l’Ucraina fin dai tempi della II Guerra Mondiale e mira ad annettersi la Galizia, regione nordoccidentale dell’Ucraina. Potrebbe cogliere l’opportunità della disfatta ucraina per espandere il suo territorio, avendo già truppe dislocate in esso.
Sono numerose anche le esecuzioni, alcune anche filmate, di militari ucraini che hanno disertato o semplicemente hanno abbandonato il posto assegnato o non hanno ubbidito agli ordini.
Queste brevi note sono già più che sufficienti per dubitare che le perdite ucraine nel conflitto in corso, intendendo sia morti che feriti gravi, siano quelle indicate dalle fonti ufficiali e neppure quelli reperibili dalle fonti dell’informazione alternativa che gira in rete, anche quest’ultime a mio avviso sono molto sottostimate. Personalmente alla luce di quanto letto e visionato finora (e vi assicuro che non è poco) mi sono convinto che siano gravissime, almeno 300mila morti e altrettanti feriti gravi non più in grado di tornare a combattere, pertanto considero l’esercito ucraino ormai al collasso, non solo demotivato e non più in grado di reggere a eventuali incisive offensive russe, ma addirittura in inferiorità numerica rispetto ai russi, mentre all’inizio del conflitto il rapporto era di 6 a 1. Tenendo conto dei rinforzi russi già pervenuti e di quelli che arriveranno nelle prossime settimane, gli ucraini si troveranno in una situazione insostenibile che potrebbe preludere a una totale débâcle, ecco perché la NATO preme per intervenire direttamente sul campo, perché sa che la disfatta è imminente.
Claudio Martinotti Doria, qui.

https://t.me/letteradamosca/11196

La rovina dell’Ucraina e i profitti stratosferici delle industrie delle armi

Media e politici d’Occidente “insistono fino alla nausea sul fatto che l’Ucraina stia vincendo contro la Russia. Ma i fatti sul campo non si adattano a tale narrazione e l’amministrazione e i media lo sanno. I falchi della guerra sanno che la loro cinica politica ucraina non è riuscita a cacciare la Russia dall’Ucraina. Tragicamente, sono gli ucraini a pagare l’immenso costo di questo fallimento di politica estera. La loro nazione è rovinata […] su istigazione dell’impero globalista americano”. Così  George O’Neill jr. su American Conservative. Alquanto duro, il suo articolo riporta però dati significativi. Ne riportiamo ampi stralci.

Una nazione prostrata

“L’Ucraina – prosegue OìNeill – ha perso circa il 20% del suo territorio. Almeno il 22% dei terreni agricoli ucraini è sotto il controllo russo. […]  A maggio 2022, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati ha riferito che quasi otto milioni di ucraini sono sfollati interni e altri sei milioni sono registrati come rifugiati. Ed è probabile che quel numero aumenti in questo inverno.
“A seguito dei recenti attacchi missilistici russi alla rete elettrica ucraina, stanno fuggendo dal Paese molte più persone”, che l’Europa è chiamata ad accogliere. “Il sindaco di Kiev Vitali Klitschko potrebbe sollecitare l’evacuazione della sua città a causa dell’impossibilità di fornire alla popolazione i servizi di base “.
“La CNN ha riferito un mese fa che almeno il 30% delle centrali elettriche ucraine è stato distrutto. La BBC che sei milioni di ucraini sono senza elettricità. EuroNews ha recentemente riferito che i due terzi di Kiev sono senza elettricità. Si stima che l’ 80% di Kiev sia senza acqua. I notiziari affermano che Kiev si sta preparando a sopravvivere senza elettricità, acqua e riscaldamento. L’Ucraina ha già evacuato alcune cittadine diventate inabitabili, senza riscaldamento o elettricità. L’Organizzazione mondiale della sanità avverte che milioni di vite sono “minacciate ” questo inverno”.
“[…] La Banca centrale ucraina stima che il PIL della nazione nel 2022 diminuirà del 32%, l’inflazione raggiungerà il 30% e la disoccupazione raggiungerà il 30%. Il New York Times ha spiegato che l’industria agricola ucraina ha perso circa 23 miliardi di dollari a causa della guerra. Il Fondo monetario internazionale che la guerra in Ucraina ha portato alla peggiore carenza di cibo dal 2008. La CNN ha riportato che le comunicazioni dell’Ucraina dipendono interamente dal sistema Starlink di Elon Musk . Se ci sono problemi con il sistema, il paese si oscura”.
“Brookings riporta: ‘La guerra ha distrutto almeno 127 miliardi di dollari in edifici e altre infrastrutture della nazione, secondo la Kyiv School of Economics’. Il Washington Post che gli ucraini chiedono 700 miliardi di dollari in aggiunta agli oltre 100 miliardi di dollari che abbiamo già previsto”.

Le difficoltà della guerra e la pace scippata

“Sul campo di battaglia, l’Ucraina ha avuto difficoltà a riconquistare uno qualsiasi dei territori attivamente difesi dalla Russia. La recente ‘vittoria’ dell’Ucraina, che ha ripreso il controllo di Kherson è svaporata. L’Ucraina sta evacuando Kherson a causa dei bombardamenti russi. La macchina militare ucraina non è in grado di mantenere il controllo di una città che abbandonata dal loro avversario. Tutte le offensive ucraine di settembre e ottobre sono state bloccate e sembra che i russi stiano consolidando le loro linee di difesa e aumentando drasticamente le loro forze sul campo mentre l’ Ucraina sta arruolando uomini di sessant’anni”.
“Inoltre, l’Ucraina sta perdendo l’accesso alle risorse di cui necessita per continuare la guerra. Gli Stati Uniti e l’Europa stanno finendo le armi da inviare in Ucraina.
Anche la CNN ha comunicato che le forniture di armi per l’Ucraina si stanno esaurendo. L’equipaggiamento militare dell’Ucraina, in particolare la sua artiglieria, si sta sgretolando e l’Occidente non può sostituirla”.
Foreign Policy spiega che i funzionari della NATO sono molto preoccupati per le carenze. Anche il neocon Frederick Kagan ammette che la NATO non è preparata per un conflitto come quello ucraino. ‘La NATO non ha nessuna intenzione di combattere guerre come questa, e con questo intendo guerre con un uso super intensivo di sistemi di artiglieria prodotto da carri armati e cannoni. Non abbiamo rifornimenti adatti a questo tipo di guerra.” Secondo il CEO di Raytheon, l’Ucraina ha utilizzato tredici anni di produzione di Javelin in dieci mesi”.
“Non doveva essere così. L’Ucraina e la Russia avrebbero potuto concludere un accordo di pace duraturo se non fosse stato per l’ingerenza dell’Impero globalista americano. Nel marzo del 2022, le due parti sembravano essere vicine a concordare i termini per una risoluzione del conflitto”.
“L’accordo doveva assicurare che l’Ucraina non avrebbe mai aderito alla NATO. La questione della NATO è la più importante in tutta questa vicenda. Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno ostacolato l’intesa e la guerra è proseguita, uccidendo decine di migliaia di ucraini, russi e altri. Il loro sangue è nelle mani dei leader statunitensi e britannici”.
L’invito dell’ambasciatore
Purtroppo sono troppi gli interessi in gioco perché questa mattanza abbia termine. L’apparato militar industriale sta lucrando profitti stratosferici, come dimostra la cifra monstre stanziata dagli Stati Uniti per la Difesa per l’anno 2023: 850 miliardi di dollari. Nel riferirlo, William Hartung, in un articolo apparso sul Ron Paul Institute, spiega che neanche durante la guerra Fredda si era mai toccata una simile cifra e dettaglia i profitti milionari degli amministratori delegati delle industrie delle armi (rimandiamo alla sua nota).
Non solo lo stanziamento monstre, il Congresso Usa ha appena votato una legge che elimina i già scarsi controlli su tali finanziamenti, cosa che alimenterà la possibilità di guadagni indebiti da parte dell’apparato militar industriale, come spiega un articolo di Julia Gledhill su Responsibile Statecraft.
A evidenziare il ruolo ormai dominante dell’apparato militar industriale nella guerra ucraina, un ricevimento organizzato dall’ambasciata ucraina presso gli Stati Uniti. Ne riferisce su Vox Jonathan Guyer che racconta così l’invito diramato dalla sede diplomatica: “Nell’invito erano stampigliati con grande evidenza i loghi delle industrie militari Northrop Grumman, Raytheon, Pratt & Whitney e Lockheed Martin, in qualità di sponsor dell’evento, sotto gli stemmi ufficiali dell’Ucraina e l’elegante scritta blu nella quale si leggeva che l’ambasciatore ucraino e l’addetto alla difesa “gradirebbero la presenza della tua azienda”.
Tutto alla luce del sole. Va tenuto presente, oltretutto, che in America la corruzione dei politici è lecita quando può essere inscritta nell’ambito delle attività di lobbyng.  Un circolo perverso, che rende più impervia la via della pace. (Qui)

Ricapitolando: l’Ucraina è mezza distrutta, il Donbass è mezzo distrutto, un sacco di Ucraini morti, un sacco di russi del Donbass morti, una discreta botta di russi di Russia morti, un bel po’ di mercenari o volontari o comandati di vari Paesi morti, noi dissanguati. Il tutto per fare piacere a una manica di criminali. E mezzo mondo a fare il tifo per loro.
Io invece faccio il tifo per Alina Zagitova, qui diciassettenne

barbara

DARYA DUGINA MERITAVA DI MORIRE

E di morire esattamente in quel modo, perché seminava odio, una belva assatanata

Tutti morti li voleva gli ucraini, quel mostro imbottito di odio con delle idee degne di Hitler

Poi c’è questo:

Intervista a Oksana Soshenko, cugina di Natalia Vovk, la donna accusata di aver assassinato Darya Dugina. Secondo la Soshenko, le forze armate ucraine avrebbero minacciato di mandare Daniil, figlio della Vovk, in prima linea, costringendola così a realizzare l’attentato. Il figlio della Vovk ha studiato in una accademia militare e, dall’inizio dell’invasione russa, non gli è stato permesso di tornare a casa.
“Natalia piangeva, ha cercato di portarlo via ma non le è stato permesso”. (Qui)

Poi c’è il buffone cocainomane che celebra i soldati indovinate come, e poi c’è la spettacolare barzelletta della Mata Hari di Napoli. Non so, vedete un po’ voi.

E poi abbiamo il cigno

(Se solo quel coglione in vena di blaterare spegnesse il microfono!)

barbara

OGGI COMINCIO PORTANDOVI AL CINEMA

a vedere un po’ di cose che avrete qualche difficoltà a trovare sui mass media venduti, e ancora di più sui social isterici. Tappatevi le orecchie nei trenta secondi in cui Vauro straparla di Gaza (no, non c’entra niente, ma lui lo sapete com’è), ma guardate e ascoltate anche lui: ovviamente è filo russo ad oltranza in quanto comunista, però le cose che è andato a vedere e documentare prescindono da qualunque ideologia, e vanno viste, perché tutti noi abbiamo un buco di otto anni su quanto successo da quelle parti, e che è alla base di quanto sta succedendo adesso, ed è ora che cominciamo a riempire qualche lacuna.

Poi c’è anche quest’altra giornalista, da vedere e ascoltare in questo spezzone del 2015 (chi ha tempo e interesse può vedere il video lungo attuale qui – ne vale la pena – e magari leggere anche il suo libro, Donbass, la guerra fantasma nel cuore d’Europa).

Vi raccontano invece, i nostri ineffabili mass media, del devastante bombardamento del memoriale del massacro di Babij Jar con titoli urlati su tutti i giornali e drammatica denuncia del comico presidente fantoccio della NATO, ma era una balla. A essere colpita, come del resto mostrano inequivocabilmente le immagini, è stata la torre della televisione

(come quella ripetutamente colpita dalle forze buone della NATO in Serbia: e dato che in mezzo mondo è zittita la voce della Russia, non vedo perché la Russia non dovrebbe zittire quella del nemico). Vi raccontano anche che quel pazzo scatenato e pericoloso di Putin ha addirittura fatto bombardare una centrale nucleare, e questa non è solo una balla, ma è anche una colossale stronzata: la centrale è in mano ai russi, perché diavolo dovrebbero andarsela a bombardare? Ma chi è che può essere così ritardato da bersi una scemenza come questa? E propongo, in merito, una breve ma interessante riflessione:

Maja Mann
Il presunto bombardamento alla centrale nucleare di Zaporizhzhia era di nuovo infowar, non è la prima volta. Gli Ucraini sperano che ci spaventiamo abbastanza da far entrare la Nato nel conflitto. Adesso c’è nervosismo anche negli USA perché Putin non è caduto e hanno messo sul piatto le vite di 45 milioni di Ucraini per ottenere questo obiettivo. Chiamiamo Putin nei peggiori modi. Perfetto e corretto, anzi forse è pure peggio di come noi lo immaginiamo. Ma i c.d. buoni che usano 45 milioni di persone per far cadere Putin e mettono a repentaglio la sicurezza e la sopravvivenza di centinaia di milioni di Europei come dovremmo definirli? cominciamo a guardare le cose sul piano della razionalità anziché del tifo!

Tornano invece a tacere sul Matteotti ucraino

e sui sobri festeggiamenti (in stile palestinese, oserei dire) per l’uccisione di 9000 soldati russi:

certo, il sangue non è acqua, come si suol dire (ma li avranno contati uno per uno?).

E ora torniamo un momento indietro, per esaminare un altro dei passi che hanno reso inevitabile la guerra.

“Un’altra conferenza di Monaco che ci ha dato la guerra”

Così l’ex presidente dell’Assemblea parlamentare della Nato: “Gli Americani volevano solo umiliare i Russi. Hanno ottenuto la guerra all’Ucraina, lasciata sola, e la fine dell’allargamento della Nato”

 Joe Biden era così deciso a evitare la possibilità di un scontro militare tra Stati Uniti e Russia che ha ritirato dall’Ucraina le truppe americane che avevano addestrato il suo esercito. Ha poi avvertito che non avrebbe inviato truppe a evacuare gli americani bloccati in Ucraina. “È una guerra mondiale quando gli americani e la Russia iniziano a spararsi l’un l’altro”, ha spiegato Biden. “Non abbiamo intenzione di combattere la Russia”. Allora perché far precipitare l’Europa orientale nel caos? In queste ore il presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, ha ordinato alle forze armate dell’isola di rafforzare le difese. “Il risultato dell’Ucraina è davanti ai nostri occhi”, ha detto Chao Chien-min, ex viceministro di Taiwan. La Cina nelle stesse ore minacciava l’isola. Dopo il ritorno dei Talebani al potere e la guerra in Ucraina, sotto Joe Biden vedremo anche un Iran nuclearizzato e una Taiwan cinesizzata?

Pierre Lellouche è stato il presidente dell’Assemblea Parlamentare della Nato. Questo è il suo intervento pubblicato oggi su Le Figaro che ben descrive il fallimento occidentale.

***

Nubi oscure della storia europea sono scese ancora una volta sul destino dell’Ucraina.
Il 29 settembre 1938, Adolf Hitler annunciò l’intenzione di “liberare” le popolazioni tedesche dei Sudeti dall'”oppressione cecoslovacca”. Pochi giorni dopo, quei territori, concessi 20 anni prima alla Cecoslovacchia dal Trattato di Saint-Germain-en-Laye, furono annessi al Reich, con il fatale consenso di Édouard Daladier e Neville Chamberlain, alla conferenza a Monaco.
Il 21 febbraio 2022, Vladimir Putin, dopo tre mesi di braccio di ferro con gli occidentali, ha deciso di porre fine alle “leggi discriminatorie contro i russofoni in Ucraina”. Le enclave separatiste del Donbass, controllate dal Cremlino dalla prima guerra del 2014, sono ora ufficialmente riconosciute come “Repubbliche Popolari” indipendenti, e la sera stessa l’esercito russo vi è entrato per una cosiddetta missione di “mantenere la pace”. In caso di reazione delle autorità di Kiev si troverà il pretesto per un’invasione dell’intera Ucraina.
Ironia della sorte, proprio alla vigilia del colpo di forza di Vladimir Putin, i capi della Nato con il vicepresidente degli Stati Uniti si erano incontrati a Monaco per proclamare solennemente la loro unità di fronte a una Russia accusata di invadere la giovane democrazia ucraina.
L’Ucraina, si affermava, conservava pienamente il suo diritto di aderire alla Nato. Ma, con una strana gesticolazione, gli americani, mentre isterizzavano l’imminenza della guerra, annunciavano in anticipo che non vi avrebbero preso parte – se non con possibili sanzioni economiche… Nonostante l’appassionata supplica del presidente ucraino Zelensky, presente a Monaco, e salutato con una standing ovation, la cruda verità è che al suo paese è stato chiesto dall’augusta udienza di combattere da solo e di prepararsi a morire per un principio, quello della “porta aperta”.
Un principio peraltro notoriamente impraticabile, visto il rischio della guerra e questo da molto tempo. Nel 2008, a Bucarest, Nicolas Sarkozy e Angela Merkel si erano opposti, per questo motivo, all’adesione di Ucraina e Georgia alla Nato, che Barack Obama all’epoca spingeva. Ma il principio è rimasto.
Una via d’uscita diplomatica era possibile: unire una moratoria sui futuri allargamenti della Nato ai negoziati sugli armamenti convenzionali e nucleari in Europa. Ma Joe Biden e il suo Congresso uniti contro la Russia non volevano sentirne parlare.
Alla fine “Monaco II” avrà quindi prodotto il peggior risultato possibile. Ogni successivo allargamento della Nato è morto e sepolto. Nel 2014, durante la fase precedente di questa guerra durata otto anni, Barack Obama aveva reagito con disprezzo all’annessione della Crimea, definendo la Russia una “potenza regionale”. Vladimir Putin non ha mai digerito l’insulto [A parti invertite, Obama l’avrebbe digerito?].
Potevano scegliere tra trattare la Russia con disprezzo o coesistere pacificamente con essa, rispettando i suoi interessi di sicurezza. Ma non abbiamo voluto imparare le lezioni della storia: che non costruiamo la pace umiliando, né stabilendoci militarmente ai confini altrui, se rifiutiamo ogni confronto, e gli occidentali, e in primis gli americani, alla fine avranno consentito a Vladimir Putin di iniziare a realizzare il suo sogno più caro: ricostruire l’Impero.
Per favore, Sir Winston Churchill, torna!
Giulio Meotti

Ma dato che Churchill non c’è e la perfidissima Russia ha fatto scoppiare la guerra, che cosa si fa? Semplice: si castiga l’infame!

L’ipocrita mondo della cultura che vieta la Russia ma stende tappeti rossi a Iran e Turchia

Da Torino a Francoforte a Bologna si bandiscono libri e film russi (Andrej Tarkovskij oggi sarebbe persona non grata in Italia). Una demenza culturale che alimenta, anziché placare, la guerra

“Non ci sono più Russi ‘innocenti’ e ‘neutrali’”, ha scritto l’ex ambasciatore americano a Mosca, Michael McFaul, prima di cancellare il tweet. Qualcuno deve avergli detto che non era un gesto di grande distensione fra due potenze nucleari nel mezzo di una guerra in Europa.
Ma se le cose stanno come scrive McFaul, niente della cultura russa deve restare in piedi in Europa.
Il Festival del cinema di Glasgow ha cancellato la proiezione di due film russi. Russi, non “putiniani”, anche se ormai non fa differenza. Lo stesso ha fatto il Festival del cinema di Stoccolma. La Biennale di Venezia ha messo al bando i Russi, a meno che non siano oppositori politici. Nel mondo dei libri, Penguin Random House e Simon & Schuster (che hanno in mano praticamente tutta l’editoria mondiale) stanno interrompendo i rapporti con la Russia. La Fiera del Libro di Torino ha deciso di boicottare la Russia, nonostante nel 2020 abbia scelto l’Iran come paese ospite d’onore. Lo stesso ha fatto la Fiera del Libro di Francoforte, che ha messo al bando la Russia ma lascia che il Mein Kampf di Hitler campeggi allo stand ufficiale dell’Arabia Saudita. E poi la Fiera del libro per ragazzi di Bologna ha vietato la presenza dei Russi (l’Associazione Italiana Editori sostiene i boicottaggi delle fiere italiane).
Tutte le famose chiacchiere sulla “cultura che apre i confini”…Il presidente del Salone del Libro di Torino, Massimo Braj, ex ministro e poi direttore generale della Treccani, è volato a Teheran per incontrare il viceministro della Cultura iraniano Abbas Salehi, che ha detto che “la fatwa dell’imam Khomeini contro Salman Rushdie è un decreto religioso, non perderà mai il suo potere né si abrogherà mai”. Ma a nessuno a Torino, non al furbissimo scrittore Nicola Lagioia che oggi dirige la Fiera, è venuto in mente di interdire l’Iran. In un hangar a Teheran è stato scoperto un deposito di mezzo milione di libri. C’erano La fattoria degli animali di George Orwell, testi di George Bernard Shaw, l’Iliade di Omero e alcuni romanzi di Albert Camus. Questa specie di sepolcro della cultura era uno dei lasciti più terribili della rivoluzione islamica iraniana. Come scrive Censorship: A World Encyclopedia a cura di Derek Jones, il cui database è fermo al 2001, “la rivoluzione islamica dell’Iran ha comportato la distruzione di 5 milioni di libri”. Ma non c’erano motivi per non farne l’ospite d’onore a Torino…Fra i “libri dannosi”, l’ayatollah Khamenei ha inserito il Simposio di Platone, Viaggio al termine della notte di Louis-Ferdinand Céline, le opere di James Joyce e Kurt Vonnegut, e tanti altri. Ed è impossibile tenere il conto degli scrittori iraniani che si sono suicidati. Come Siamak Pourzand, collaboratore della prestigiosa rivista francese Cahiers du Cinéma, decano del giornalismo iraniano, intellettuale dissidente, che si è buttato dalla finestra. Una volta fu costretto a confessare in tv. Quando un funzionario gli fece una domanda non concordata, Pourzand si rivolse al suo avvocato: “Questa non è nell’elenco, che devo dire?”.
Anche la Turchia è presente alla Fiera del Libro di Francoforte e Torino, nonostante il presidente turco Erdogan abbia definito il premio Nobel Orhan Pamuk “un terrorista”, nonostante abbia fatto arrestare “il dizionario vivente della lingua turca” Necmiye Alpay, nonostante abbia chiuso in carcere per quattro anni lo scrittore Ahmet Altan, nonostante la celebre romanziera turca Asli Erdogan fosse in carcere quando in Germania le hanno assegnato il “Premio per la pace” che porta il nome di Erich Maria Remarque, nonostante sia finito sotto processo il pianista di fama mondiale Fazil Say reo di aver postato poesie di Omar Khayyam e nonostante i procedimenti contro l’editore Irfan Sanci per aver tradotto Guillaume Apollinaire. Erdogan è uno dei principali persecutori al mondo della cultura. I numeri turchi fanno impressione: 29 case editrici chiuse, 135.000 libri banditi dalle biblioteche pubbliche, 300.000 libri eliminati dalle scuole e più di 5.800 accademici licenziati dai loro incarichi per dissenso. Il PEN International, un’associazione mondiale di scrittori, ha denunciato: “Nei quasi 100 anni di storia del PEN non abbiamo mai ha registrato così tanti scrittori in prigione in un paese alla volta come in Turchia…”.
Ah quanti nonostante si dovrebbero scrivere nel mondo della morale culturale…
E c’è a chi non basta. “Boicottaggio totale dei libri russi nel mondo!”, si intitola un appello lanciato dallo Ukrainian Book Institute, dal Lviv International Book Forum e da PEN Ucraina. Così la Federazione internazionale dei gatti ha bandito le esibizioni dei felini russi, anche loro “complici” della terribile guerra in Ucraina.
Organizzeremo roghi di classici russi? Perché non del Maestro e Margherita di Michail Bulgakov, originario di Kiev? Perché non di Anime morte di Gogol, anche lui nato a Poltava, nell’attuale Ucraina?
“Per coloro che si oppongono all’attuale regime russo ci sarà sempre posto nelle mostre della Biennale”, ha detto il presidente della Biennale dell’arte di Venezia Roberto Cicutto. Dunque se non firmi una dichiarazione politica in cui prendi le distanze dal tuo paese, sei finito. Ma non tutti avranno la forza e il potere della soprano Anna Netrebko, che ha dato forfait alla Scala di Milano per il caso Gerviev: “Costringere a denunciare la terra d’origine non è giusto…”.
Se negli anni Ottanta ci fosse stato questo clima culturalmente suicida Andrej Tarkovskij, uno dei grandi maestri del cinema mondiale e il maggiore regista sovietico contemporaneo, morto nel 1986 Parigi, non avrebbe mai potuto girare alcuni suoi film in Italia. La rottura si era consumata con Nostalghia, il film realizzato in Italia (a Bagno Vignoni nella Val D’Orcia) che al Festival di Cannes del 1983 fu stroncato dal componente sovietico della giuria. Era famoso per il suo misticismo, Tarkovskij, per la sua profonda fede cristiana (“per me fare un film è come pregare in un altro luogo anziché in chiesa”), il suo amore per la poesia e il suo impegno. Fu durante una conferenza al Circolo della stampa di Milano di fronte a giornalisti e televisioni italiane e straniere, accompagnato dal violoncellista e direttore d’orchestra Mstlslav Rostropovich, che Tarkovskij chiese l’asilo in Occidente.
Chissà cosa penserebbe oggi quel grande regista e poeta di questo Occidente che non rispetta più niente.
Dopo l’insolubile dicotomia che opponeva pro e no vax, distruggendo amicizie, separando famiglie e designando ogni campo opposto campo come responsabile della fine del mondo, politica e media ci propongono una nuova linea Maginot culturale che esclude ogni sfumatura ed elimina ogni controversia… Diventa persino sospetto affermare che San Pietroburgo è una città straordinaria o apprezzare Alexander Solzenicyn.
La causa del Bene ha così pochi avversari che un giorno bisognerà pagare qualcuno perché incarni l’opinione contraria su tv e giornali. Non sto parlando dell’orrore naturale per la guerra in Ucraina e la sua condanna, di Rubens a Palazzo Pitti a Firenze dove Venere cerca di impedire a Marte, il dio della guerra, di entrare in battaglia. Sto parlando della guerra immaginaria che abbiamo dichiarato alle nostre società e che gode di una presunzione di evidenza (come tante altre cose, l’antirazzismo, la lotta all’“esclusione”, il rifiuto della “discriminazione”). In queste condizioni, metterlo in discussione, “problematizzarlo”, è una bestemmia. Un’oscenità. Fioccano le accuse di “putinismo” come un tempo di fascismo. Si bandiscono libri.
Ha ragione sul Telegraph la scrittrice, commentatrice e storica britannica Zoe Strimpel quando infilza questo ventre molle occidentale. Il woke per due anni ha normalizzato le accuse di “imperialismo”, “violenza” e “appropriazione culturale”. E la cultura occidentale che ha impiegato due anni a dare la caccia a scrittori e accademici che credono nel sesso biologico, come JK Rowling, o la filosofa Kathleen Stock, perché creavano uno spazio “pericoloso” per studenti e giovani, risponde mettendo al bando la cultura russa.
C’è stata una grande bugia per molto tempo sul fatto che la vita in Occidente fosse soltanto un gigantesco campo minato di “fobie” e che avremmo dovuto avvicinarci a noi stessi come a fiori delicati in un bisogno incessante di coccole “auto-calmanti”. Ora anche una guerra terribile a tremila chilometri di distanza è un segnale per uno svenimento culturale collettivo. E questa follia culturale ecciterà, anziché placare, la guerra.

Tempi difficili creano uomini forti. Uomini forti creano momenti buoni. Tempi buoni creano uomini deboli. Uomini deboli creano tempi difficili.
Giulio Meotti

Meotti ha dimenticato di dire – o forse non era ancora arrivata la notizia quando ha steso questo articolo – che il Comitato paralimpico internazionale ha bannato gli atleti disabili russi e bielorussi: bravi, così si fa!

A quelli che esultano perché “Putin sta perdendo la guerra” offro invece questa considerazione

E ora, visto che non li fanno più gareggiare, li ospito io

E questa la dedico a tutti i “pacifisti” del pianeta

barbara