AH, QUEI BEGLI INVERNI DI UNA VOLTA!

Quelli di prima del riscaldamento globale! Quelli di prima dei cambiamenti climatici! Quelli di prima di questa spaventosa emergenza climatica che nel giro di dodici anni, no undici, no ormai sono nove scarsi, ci porteranno alla distruzione del Pianeta e alla fine della vita sulla Terra. Quei begli inverni di una volta, di quando eravamo bambini, in cui la neve cadeva e cadeva e cadeva… Ve li ricordate? Ah, che tristezza non averli più!

Penserjoch, Val Sarentina (BZ), 29 marzo 2023

barbara

GLI ERRORI E LE OMISSIONI DI SERGIO DELLA PERGOLA

Il giorno 21 dicembre 2017 è apparso su Moked un articolo di Sergio Della Pergola. Qui di seguito l’articolo integrale con inseriti i miei commenti, scritti con il contributo di Emanuel Segre Amar.

…occupazioni

Doppia cittadinanza agli Alto-atesini?
Alt! Non si dovevano esaminare i parallelismi fra potenze “occupanti”? E allora che cosa ha a che fare col tema in questione la doppia cittadinanza richiesta dai sudtirolesi alla loro ex patria, e che l’attuale governo di destra sembra prendere in considerazione (ma in aperta violazione degli accordi firmati, e quindi di improbabile realizzazione)?

Esiste uno straordinario parallelismo fra le vicende dell’Alto Adige (Sud Tirolo) e della Giudea e Samaria (Cisgiordania). Dopo una guerra, la potenza vincitrice occupa una parte del territorio della potenza nemica
Alt! L’Italia ha vinto una guerra di AGGRESSIONE (oltretutto tradendo l’ex alleato), Israele una guerra di DIFESA: dov’è il parallelismo?

e con questo una cospicua popolazione di etnia diversa da quella prevalente nel paese occupante. La potenza vincitrice attua un’intensa politica di popolamento dei territori occupati con persone della propria etnia.
Alt! L’Italia ha occupato una regione di uno STATO SOVRANO, Israele una regione non facente parte di alcuno stato sovrano; volendo essere più precisi, ha occupato un microscopico frammento della terra – comprendente l’attuale stato di Israele, Giudea, Samaria, Gaza E L’INTERA GIORDANIA – che era stata promessa agli ebrei affinché diventasse la loro patria nel 1917 con la Dichiarazione Balfour, impegno ripreso dalla Società delle Nazioni alla Conferenza di Sanremo il 24 aprile 1920, confermato dal Consiglio della Lega delle Nazioni il 24 luglio 1922 e diventato operativo nel settembre 1923. In quel momento quei territori – che in precedenza erano stati soggetti al mandato britannico e prima ancora di tutto tranne che qualcosa di palestinese – si trovavano ad essere illegalmente occupati dalla Giordania e dall’Egitto. Va inoltre aggiunto che gli israeliani sono semplicemente tornati nelle terre da cui erano stati cacciati nel 1948, e che hanno cominciato a farlo solo dopo l’unanime rifiuto arabo (i “Tre no di Khartoum”) di trattare con Israele le modalità di un’eventuale ritiro da quei territori o da una parte di essi: dov’è il parallelismo?

All’interno dell’etnia del territorio occupato si sviluppano movimenti terroristici che causano gravi danni a persone e beni del paese occupante.
Alt! La stragrande maggioranza degli attentati terroristici sudtirolesi hanno preso di mira strutture come i tralicci; i morti sono stati relativamente pochi, e quasi mai intenzionali, mentre il terrorismo palestinese ha sempre avuto come unico obiettivo uccidere più persone possibile, quasi sempre civili e preferibilmente bambini. Inoltre il terrorismo tirolese non è mai uscito dalla regione sudtirolese, mentre il terrorismo palestinese ha colpito nell’intero territorio israeliano e altrove nel mondo e uccidendo anche persone non israeliane (Stefano Gay Taché, per dirne uno a caso. Leon Klinghoffer, per dirne due a caso) e perfino non ebree (Fiumicino, per dirne tredici a caso). Infine il terrorismo sudtirolese aveva come obiettivo l’indipendenza dall’Italia, mentre quello palestinese aveva e ha come unico scopo l’annientamento di Israele: dov’è il parallelismo?

Da questo punto in avanti i due casi si diversificano. L’Italia annette il territorio occupato e concede la cittadinanza italiana ai suoi abitanti, garantendo bilinguismo e un ricco pacchetto di benefici economici che aiuta a conseguire un livello di vita nettamente superiore alla media della stessa Italia.
Alt! L’Italia annette il territorio occupato, vi attua una ferocissima repressione, vietando addirittura l’uso della madrelingua (perfino in privato! Chi veniva sorpreso a parlarla finiva in galera), costringendo gli abitanti autoctoni a creare delle scuole-catacombe per poter studiare la propria lingua e la propria cultura, obbliga tutti gli abitanti a dare ai propri nomi una forma che sapesse di italiano (dando luogo a risultati ridicoli come Otmaro, Elmaro, Gudruna…), obbligo rimasto in vigore ancora per molti anni dopo la caduta del fascismo. Poi, DOPO CINQUANT’ANNI DI REPRESSIONE E PERSECUZIONE E CREAZIONE DI FABBRICHE ALTAMENTE INQUINANTI CHE DAVANO LAVORO E QUINDI BENESSERE QUASI ESCLUSIVAMENTE AGLI ITALIANI, è entrato in vigore il pacchetto. Non è bello parlare di fatti storici senza conoscerli, sa.

Israele non annette il territorio occupato
territorio conteso, in quanto non sottratto a uno stato sovrano

ma invece viene creata un’Autorità autonoma
NON da Israele unilateralmente, come sembrerebbe intendere l’enunciato, bensì in base ad accordi bilaterali formali e ufficiali – gli accordi di Oslo, per la precisione, conclusi a Oslo il 20 agosto 1993 e firmati a Washington il 13 settembre 1993, con Warren Christopher e Andrei Kozyrev in veste di garanti rispettivamente per gli Stati Uniti e per la Russia.

che gestisce gli affari interni della popolazione occupata secondo il sistema legale pre-esistente all’occupazione.
Pur senza avere particolari simpatie per la Gran Bretagna, e pur consapevole del pugno di ferro usato durante il mandato – molto più contro gli ebrei che contro gli arabi, a voler essere pignoli – paragonare una dittatura terroristica, in cui non esistono leggi rispettate, al governo britannico, mi sembra parecchio offensivo nei confronti di quest’ultimo.

Mentre vengono edificati numerosi insediamenti urbani e rurali all’interno dei quali prevale la legge del paese occupante, il livello socioeconomico della maggioranza della popolazione occupata rimane nettamente inferiore a quello di Israele.
Ma diventa ENORMEMENTE superiore a quello esistente durante l’occupazione illegale giordana. Ed è enormemente superiore a quello dei cittadini di tutti i Paesi arabi circostanti. E sarebbe sicuramente molto vicino, se non identico, a quello israeliano se la maggior parte delle risorse economiche non venisse investita in terrorismo o utilizzata per gli incredibili arricchimenti personali dei membri della nomenklatura: dire le cose a metà non rende giustizia né alla verità, né alla chiarezza dei paragoni che si vogliono sostenere.

In Alto Adige, gli altoatesini sono per lo più cittadini italiani. In Cisgiordania, i palestinesi sono cittadini giordani o sprovvisti di cittadinanza.
Anche qui Le è rimasto un pezzettino di Storia nella penna: i palestinesi potrebbero avere una ben precisa cittadinanza se da quasi un secolo non stessero combattendo con tutte le proprie forze contro la nascita di uno stato palestinese. E potrebbero averlo almeno come conseguenza degli accordi di Oslo, se non avessero intenzionalmente, programmaticamente, dichiaratamente scelto di sabotare il cosiddetto processo di pace fin dal momento stesso della sua firma, per mezzo del terrorismo, scatenatosi proprio a partire da quel momento con una violenza mai conosciuta prima (Ziyad Abu Ayn, “non ci sarebbe stata resistenza in Palestina se non fosse stato per Oslo”).

Alla luce di questi dati, un suggerimento alla stampa: quando si parla di territori occupati, di minoranze etniche, di diritti civili e di autonomie, di ius solis e ius sanguinis, di integrazioni e separazioni territoriali, stiamo molto attenti alla coerenza del linguaggio.
Ecco, questa è una buona idea: coerenza. Non confondere, per esempio, guerre di aggressione e guerre di difesa. Non confondere territori occupati e territori contesi. Non confondere diritti civili violati da una potenza occupante con i diritti civili violati contro i propri cittadini da una dittatura terroristica per la quale non esistono leggi al di fuori dell’utilità del momento.

Non può esserci un’occupazione buona e un’occupazione cattiva, una richiesta di annessione da parte degli occupanti in un paese, e una richiesta di ritirata unilaterale degli occupanti in un altro paese. Sarebbe ipotizzabile in Cisgiordania una soluzione di tipo altoatesino? Politicamente implausibile, ma vale la pena di pensarci.
Non è chiaro: quale sarebbe la “soluzione di tipo altoatesino” proposta? L’annessione? Una doppia nazionalità, che l’Alto Adige non ha e difficilmente potrebbe avere in quanto illegale in base alla Quietanza Liberatoria firmata nel giugno del 1992 e che la Giordania non ha l’aria di voler regalare ai palestinesi? Comunque no, qualunque sia la soluzione proposta, politicamente sarebbe plausibilissima. Ciò che rende assurdo e folle pensarci è il mai abbandonato e sempre ribadito obiettivo palestinese – tuttora presente nella Costituzione di al-Fatah, tuttora insegnato a scuola, tuttora ribadito da tutte le azioni e da tutti i proclami dei dirigenti palestinesi, tuttora perseguito all’ONU e in tutte le sedi internazionali – di cancellare Israele.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

barbara

AGGIORNAMENTO: scambio fra Sergio Della Pergola e me.

Da: Sergio Dellapergola
Shalom.
La provincia di Bolzano ha una superficie di 7400 km2.
La Giudea e Samaria (Cisgiordania) ha una superficie di 5400 km2.
Per il resto vige la liberta’ di stampa.
Un saluto

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Da: Mella Barbara
Shalom.
La superficie di Giudea-Samaria è meno del 5% del territorio stabilito dalla Balfour come “Jewish home”, ossia un microscopico frammento.
Per il resto, se libertà di stampa significa licenza di negare mezzo secolo di sopraffazione, oppressione, persecuzione, arbitrio, ingiustizie, sfruttamento ai danni della innocente popolazione sudtirolese, e omettere tutto ciò che fa ombra a una tesi precostituita in base a una precisa ideologia, allora – fatte le debite proporzioni – non vedo per quale ragione ci si debba scandalizzare dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion.
Un saluto
barbara mella

FRANZ THALER

Non credo siano in molti a conoscere questo nome, fuori dall’Alto Adige, ma almeno i miei lettori, almeno adesso che se n’è andato, lo dovranno conoscere, perché è stato un Grande, Franz Thaler, di quella grandezza che solo possono raggiungere le persone semplici dalla coscienza cristallina e dalla indomita determinazione a non piegarsi al Male. Franz Thaler, in nome della propria coscienza, ha avuto il coraggio di dire no a Hitler; ne ha pagato un prezzo molto alto, ma è riuscito a sopravvivere per raccontarlo. Quello che segue è l’articolo uscito in occasione della sua morte, il 29 ottobre, sull’«Alto Adige».

BOLZANO – Lutto in Alto Adige. È morto Franz Thaler, figura notissima in Alto Adige della lotta al nazismo. Aveva da poco compiuto 90 anni, si è spento serenamente nella casa di riposo di Sarentino. Decoratore e artigiano, giovanissimo era stato internato nel lager di Dachau per essersi rifiutato di optare per la Germania. Faceva parte dei cosiddetti “Dableiber”*, ovvero i sudtirolesi che si rifiutarono di giurare ad Hitler. Raccontò la sua esperienza nel libro “Dimenticare mai”, considerato un classico della “letteratura concentrazionaria”. Di recente il presidente della Repubblica Mattarella gli ha reso ufficialmente omaggio, sottolineando, come “Dimenticare mai riaffermi i valori di civiltà e umanità, che insegnano il ripudio dell’indifferenza e di ogni forma di estremismo”. A Thaler, Luis Sepulveda ha dedicato un capitolo di un suo libro, e di lui ha detto: “Conosciamo la violenza della dittatura, condividiamo il medesimo sogno di pace e di fratellanza”.
Lo scorso agosto aveva compiuto 90 anni. Ogni volta che veniva chiamato a raccontare la sua storia di resistente silenzioso e inflessibile, condannato minorenne a 10 anni di lager per aver rifiutato la chiamata alle armi nell’esercito di Hitler, abbassava i suoi occhi azzurri e sembra scusarsi di essere ancora lui il protagonista.
Franz Thaler è un esempio che andrebbe ricordato anche a Bolzano con la stessa ufficialità della nota quirinalizia. Ma non è stato così. Non che lo si dimentichi, quello no. Gli storici di “Politika” il giorno del suo compleanno lo hanno nominato cittadino dell’anno. Bolzano gli ha offerto la cittadinanza onoraria. A lui e a Mayr Nusser, l’altro sudtirolese che “disse no a Hitler”.
Thaler tornò vivo, Mayr Nusser no. Ma adesso sembra che se ne ricordino solo i Verdi e in generale i sudtirolesi critici. È molto importante che lo facciano. Che tengano accesa la fiaccola. Ma sarebbe altrettanto importante che non restassero soli. E invece spesso lo sono. È stato Florian Kronbichler a rendere pubblica per primo la lettera di Mattarella dedicata a Franz. È stato Poldi Steurer a ricordarlo nei suoi 90 anni. È il centro bolzanino per la pace a far rileggere ogni tanto il suo libro “Dimenticare mai”. E invece lo si dimentica ogni tanto. Eppure è un esempio e non solo perché “fece la cosa giusta al momento giusto e poi tornò a casa sua a fare ricami” come scrisse Sepulveda.
Thaler è l’esempio di come il quotidiano, la semplicità dei valori e l’autenticità dei sentimenti umani possano essere anch’essi il luogo dove si compiono scelte decisive tra il male e il bene. La sua resistenza silenziosa è alla radice di ogni valore umano. Come quella di Mayr Nusser dei valori cristiani. Thaler si colloca sul bivio allora (nel 1944) come ora, tra il Sudtirolo delle bandiere e delle ideologie, degli inflessibili confini mentali e fisici e quello del lavoro, della tolleranza e dell’accoglienza montanara, legato ad un cristianesimo profondo che privilegia il legame con la terra, il “suolo”, rispetto a quello col sangue. Ha scelto il secondo Sudtirolo, Franz Thaler.
(Alto Adige, 29 ottobre 2015)
Thaler
* Nel 1939 furono varate le cosiddette “opzioni”, un accordo tra Hitler e Mussolini che stabiliva che chi intendeva rimanere tedesco doveva lasciare la propria casa e altre eventuali proprietà e trasferirsi in Austria o Germania, e chi rimaneva doveva accettare di italianizzarsi. La questione però agli abitanti dell’Alto Adige fu posta in termini meno articolati, ossia: vuoi restare tedesco o italianizzarti? La maggior parte non ebbe del tutto chiare le implicazioni della prima scelta, e optarono per quella – ossia per la conservazione della propria identità, della propria lingua e della propria cultura – anche se poi solo una parte fu effettivamente trasferita, e là dove furono portati non trovarono affatto, come era stato promesso, case e fattorie analoghe a quelle che avevano lasciato, tant’è che alla fine della guerra molti di loro tornarono a casa. Solo una minoranza capì da subito che cosa avrebbe comportato quella scelta e che, soprattutto, ciò avrebbe significato giurare fedeltà a Hitler e combattere per lui nella guerra ormai iniziata, e rifiutò, affrontando il disprezzo e l’ostracismo dei “veri tedeschi” (va detto che fra coloro che restarono ci fu anche un discreto numero di persone molto meno idealiste, semplicemente opportunisti desiderosi di godere dei vantaggi che il fascismo garantiva ai collaborazionisti attivi).

barbara

FANCULO

Tutto il centro bloccato (per fortuna non ero uscita in macchina, che a piedi, sia pure a prezzo di inenarrabili acrobazie, sono riuscita a passare): corteo in costume con bandiere e gonfaloni e fanfara al gran completo perché è la vigilia di una festa nazionale nella nostra amatissima madrepatria, nella nostra amatissima Austria.

FANCULO

FANCULO

FANCULO

eccheccazzo

barbara