IL TERRORE CORRE SUL FILO

del clima.

Cop26, il catastrofismo climatico per giustificare un autoritarismo sempre più marcato

A Glasgow, in occasione della nuova Conferenza internazionale sul clima, la Cop26, i principali leader mondiali parlano con una voce unica. Ed è quella del catastrofismo.

I discorsi fanno rabbrividire, parrebbe di essere presenti ad un convegno di millenaristi di tempi antichi. La fine del mondo è dietro l’angolo e manca anche la speranza di una vita e di una salvezza dopo la morte. Johnson apre subito dicendo che noi, senza rendercene conto, viviamo in un film di 007. Come “… James Bond in quei film in cui deve disinnescare un macchinario mortale pochi minuti prima che scatti, ma questo non è un film”. E quindi “Dobbiamo disattivare questo dispositivo del giorno del giudizio”. Il massimo lo raggiunge il principe Carlo: “Il mondo deve mettersi in una disposizione di spirito bellica, da ultima spiaggia, di fronte alla sfida dei cambiamenti climatici che incombono sul pianeta”.
Ma chi devono convincere? Perché parrebbero veramente tutti d’accordo. Mancano i leader di Cina e Russia, che hanno mandato i loro ministri. Non sono assenze da poco, considerando che Xi Jinping governa in modo assoluto sul Paese più inquinante del pianeta e Vladimir Putin su quello geograficamente più vasto, nonché seconda potenza nucleare (civile e militare) del mondo. Ma non sono i due leader antagonisti all’Occidente quelli a cui i messaggi sono rivolti. Non sono neppure menzionati, tanto meno contestati. E allora a chi sono rivolti tutti questi messaggi terrorizzanti? A Greta e agli ecologisti più radicali, che erano in piazza a Glasgow a spronare ancora più allarmismo? Non solo a loro. Non ce ne sarebbe bisogno.
Il target dei messaggi allarmistici dei capi di Stato e di governo riuniti alla Cop26 siamo noi. Noi, cittadini dei Paesi che governano. Quel che sta avvenendo, infatti, è un grande sforzo, da parte degli Stati, di cambiare modello economico, con il consenso, esplicito o anche solo passivo, di tutti i principali imprenditori. Questo è un tentativo di fare un “New Deal” mondiale. E, se quello di Roosevelt, almeno, aveva lo scopo di salvare il capitalismo (“da se stesso”), questo nuovo “Green New Deal” ha invece lo scopo teorico di salvare il pianeta dal capitalismo.
Mario Draghi, che piace ai liberali di oggi così come Roosevelt piaceva a quelli di allora (salvo Ludwig von Mises, Ayn Rand e pochi altri deplorables), parla da utopista e costruttivista, nel momento in cui afferma, alla conclusione del G20: “Stiamo costruendo un nuovo modello economico e il mondo sarà migliore”. [Come dopo la rivoluzione francese. Come dopo a rivoluzione d’ottobre. Come dopo la rivoluzione cinese. E quella cubana. E quella cambogiana – soprattutto si raccomanda quella cambogiana – eccetera] Un mondo migliore, né più, né meno. E come? Lo spiega alla Cop26: “Dobbiamo rafforzare i nostri sforzi sui fondi per il clima, far lavorare insieme pubblico e privato. Decine di trilioni sono disponibili. Ora dobbiamo usarli, trovare un modo intelligente di spenderli velocemente. Abbiamo bisogno che tutte le banche multilaterali e in particolare la Banca mondiale condividano con il privato i rischi”.
Attenzione ai termini. “Far lavorare insieme pubblico e privato”, considerando i rapporti di forza reali, vuol dire far lavorare il privato a seconda degli interessi dettati dal settore pubblico, cioè dal governo. “Trovare un modo intelligente di spenderli velocemente”, riferito alle migliaia di miliardi (triliardi) di cui parla Draghi, vuol dire: spenderli come dice il governo, sui progetti scelti dallo Stato. Perché “in modo intelligente”, in un mercato libero, è infatti un’espressione priva di senso: in un sistema liberale l’intelligenza è quella dei prezzi che sono fissati spontaneamente dall’incontro fra domanda e offerta. Spendere le migliaia di miliardi, disponibili nelle tasche dei privati, “intelligentemente”, cioè in modo diverso da quel che avrebbero fatto i loro detentori, vuol dire solo una cosa: pianificazione. Curioso che Draghi affermi anche di volerli spendere “velocemente”. Prima che ce ne accorgiamo? Probabilmente sì, giusto, comunque, per mettere ancora più urgenza in un discorso che si basa sull’emergenza, sull’imminenza di una catastrofe, sul poco tempo a disposizione per compiere scelte irreversibili.
E i cambiamenti previsti dovrebbero essere ormai noti, nei numerosi documenti di studio su come ridurre l’aumento della temperatura. Dovremo rinunciare ai combustibili fossili. Quindi dovremo cambiare tutti gli impianti di riscaldamento e viaggiare su veicoli elettrici. Dove non è possibile trasformare i motori, si dovranno limitare al minimo indispensabile gli spostamenti. Greta dice che solo i capi di Stato e di governo potranno prendere l’aereo. E per la produzione di energia, per ricaricare le batterie dei nuovi veicoli elettrici? Ci saranno le energie rinnovabili (i più avveduti costruiranno o manterranno anche le centrali nucleari, ma in Italia no). E se non basterà? Si dovranno ridurre i consumi, si dovrà rieducare la popolazione ad uno stile di vita più spartano. Anche la dieta sarà colpita: almeno il 20 per cento di consumo quotidiano di carne in meno. Quindi qualcuno dovrà controllare anche quel che abbiamo nel piatto, tutti i giorni. La riforestazione è il primo punto su cui i partecipanti alla Cop26 hanno raggiunto un accordo. Sarà un ritorno al passato: le terre che ora sono destinate all’agricoltura saranno di nuovo coperte dalle foreste, come nel Medioevo.
Cambiamenti così drastici richiedono certamente che le preferenze dei consumatori siano “reindirizzate”, con o senza il loro consenso. Richiedono controllo e pianificazione. In parole povere: un autoritarismo sempre più marcato, perché un mercato lasciato libero e una democrazia in cui “rischia” di vincere un Trump o un Bolsonaro, sarebbero ostacoli sempre più inammissibili nel nuovo modello. Solo “la scienza” può fissare gli obiettivi dei nuovi pianificatori che, si presume, devono essere così bravi e preveggenti da fissare le giuste quote di produzione nel lungo periodo, al punto da limitare la crescita della temperatura ad 1,5 gradi nei prossimi 30 anni.
Stefano Magni, 3 Nov 2021, qui.

Credete che questo sia il peggio? Ridicoli! Ingenui! Illusi!

Quando l’ambientalismo diventa follia

Il manifesto del più puro ecologista: “Per il clima vostra madre e sorella saranno stuprate”. L’Olocausto? “Una stronzata”. “Sei miliardi moriranno”. Salviamo i giovani dai Nostradamus verdi

Manifestazione di Extinction Rebellion a Londra

Il più puro, il più idealista, il più indomito dei salvatori del pianeta, il fondatore di Extinction Rebellion Roger Hallam, al settimanale tedesco Die Zeit aveva liquidato l’idea che l’Olocausto fosse un evento eccezionale: “E’ un fatto che milioni di persone nella nostra storia sono state regolarmente uccise in circostanze terribili”, per questo “a voler essere onesti” l’Olocausto “è un evento quasi normale” e “solo un’altra stronzata nella storia dell’umanità”.
Ora il fondatore di Insulate Britain, le cui tattiche sono state elogiate anche sulla bibbia della scienza inglese The Lancet, ha pubblicato un manifesto che invita i giovani a intraprendere azioni illegali per salvare la loro generazione dall'”annientamento”. Scrive Hallam:
“Il punto finale del collasso sociale è la guerra in ogni città, in ogni quartiere, in ogni strada. Questo è ciò che accadrà alla tua generazione e questa spaventosa situazione rischia di diventare un luogo comune. Una banda di ragazzi entrerà in casa tua chiedendo cibo. Vedrai tua madre, tua sorella, la tua ragazza violentate in gruppo sul tavolo della cucina. [Bello il dettaglio del tavolo da cucina: vero che vi commuove?] Ti costringeranno a guardare, ridendo di te. Prenderanno una sigaretta e ti bruceranno gli occhi. Non potrai più vedere nulla. Questa è la realtà del cambiamento climatico….”. [Non che il nesso sia molto chiaro, ma a chi mai verrebbe in mente di chiedere i nessi a uno schizofrenico paranoide?]
Cameron Ford, un noto attivista di Insulate Britain, ha appena detto: “I prossimi tre o quattro anni determineranno il futuro dell’umanità. Il collasso della società arriva e poi vedi il massacro. [Ah questo sì: continuate a far lievitare le bollette con le vostre politiche del cazzo e a contare sulle padelle solari e sui cazzi con le pale, garantito che il collasso arriva] Vedrai stupri. Vedrai omicidi”. [Oddio, io un omicidietto in mente lo avrei, se devo dirla tutta].
Una volta era l’orso polare che vagava spaesato. Ora sono gli stupri. E sbaglieremmo a pensare che siano soltanto degli spostati. L’arcivescovo di Canterbury ha appena paragonato il cambiamento climatico alla Shoah di sei milioni di ebrei, chiedendo poi scusa. D’altronde, come dice Hallam, il mondo è “una camera a gas”.
Hallam, che ha scritto il manifesto mentre era in prigione per aver lanciato un drone intorno all’aeroporto di Heathrow, scrive: “L’azione deve essere drammatica, epica, oltraggiosa, senza paura e illegale. Pensa alla tua idea più ambiziosa e moltiplicala per dieci… Ti renderà un eroe e, soprattutto, potrebbe salvare la tua generazione dall’inferno”.

Hallam non è un passante dell’ecologismo. Il suo movimento ha raccolto il sostegno del Labour, del giornale della sinistra inglese The Guardian, di divi del cinema come Emma Thompson, Jude Law e Benedict Cumberbatch, e ovviamente di Greta Thunberg, che ha detto: “Extinction Rebellion è il movimento più importante e promettente della nostra epoca”. Una frase di Greta campeggia anche nell’edizione italiana del libro di Hallam. [Ma perché non andate a estinguervi tutti quanti, tutti insieme appassionatamente cazzo, se ci tenete tanto alla salvezza del pianeta]
Tutto questo clima apocalittico non ha nulla a che fare con la scienza. Nessuna banda di ragazzi stuprerà vostra sorella o madre e vi brucerà gli occhi. Andrà tutto bene. E no, quello che ha predetto Hallam non si verificherà (“sei miliardi di persone moriranno a causa del cambiamento climatico”). Ma è urgente salvare i giovani da questi Nostradamus verdi.
Giulio Meotti

Certo che uno che si porta addosso una faccia così, cos’altro può desiderare, poveraccio, se non di estinguersi!

E ora, prima che ci facciano venire la tentazione di suicidarci (no, non per il clima: per non dover più vedere le loro facce e sentire i loro sproloqui), regaliamoci un po’ di sana dissacrazione.

Non è servito a un accidente. L’ha spiegato, come forse manco Cacciari, una ricerca nientemeno della Nasa. Che passi per i novax. Però i sivax, colleghi nostri e adoratori benedetti della sacra molecola, spostino il culo e se la vadano a leggere. Narra in due parole, quell’Everest dello studio, di come la concentrazione di gas serra nell’atmosfera, in particolare di CO2 e metano, abbia continuato imperterrita a salire e se ne sia sbattuta alla grande dell’inquinamento antropico crollato via lockdown. Stop agli impianti, taglio delle emissioni, traffico spento, petrolio al minimo e pulizia che manco alla Dixan, finché, tirate le somme: record assoluto di gas serra. Altro che dopobarba inquinanti: come se tutte quante le mattine fossimo andati tutti quanti al bagno su sei miliardi di tir. Bon. E il bello deve ancora venire. Dove? Ma in America. Sarà quando gli elettori democratici, pressati a non fare pipì per i prossimi due anni nel tentativo estremo di salvare il pianeta, piangeranno le loro verdi lacrime prendendo atto che, quel porcone di Trump, ha vinto le elezioni perfino a Filadelfia facendo a chi piscia più lontano.
Andrea Marcenaro

Ma se poi a uno, considerando che questo branco di pazzi criminali sta spingendo verso non solo la cancellazione della vita umana, ma anche la distruzione del pianeta, come più volte ampiamente documentato in questo blog, fosse colto da qualche istinto sbarazzino, diciamo così, potrebbe invocare la legittima difesa (no, non preventiva: effettiva, visto che stanno già riducendo un bel po’ di gente alla fame con le bollette)? Non so voi, ma io dico di sì.

barbara

CHI SONO I RESPONSABILI DELLA FAME NEL MONDO

Il capitalismo? Dai, su, non diciamo eresie: anche se i soliti noti tentano di negarlo, è ampiamente documentato che dove è arrivato il capitalismo è regredita la miseria e aumentata l’aspettativa di vita,

e magari può aiutare dare un’occhiata a come si è ridotto il Venezuela – Paese modello dei grillini – da quando è salito al potere il comunismo, guardando magari anche questa tabella.

Il numerino là sopra è 312.700 miliardi

I dittatori? Sicuramente hanno un ruolo non indifferente, dato che mettono le mani su tutto quello che c’è lasciandone privo il popolo, ma il loro impatto è unicamente locale, e comunque alla base di tutto c’è l’insufficienza delle risorse. No, l’affamatore del mondo è un altro.

Istituto Liberale

La carenza di vitamina A è responsabile della morte prematura di 700.000 persone all’anno nei paesi poveri. Inoltre fa sì che i bambini diventino ciechi e perdano le loro difese immunitarie.
Fortunatamente, questo problema sta diventando sempre più facile da risolvere.
Un tipo di riso geneticamente modificato, creato dagli scienziati Ingo Potrykus e Peter Beyer, contiene grandi quantità di vitamina A, a differenza del riso ordinario. Ha 23 volte più beta-carotene del riso bianco, che gli ha dato il colore giallo e il nome di “riso dorato”.
Questa varietà di riso richiede molti meno pesticidi e fertilizzanti. Anche se il progetto del riso dorato è open-source, per permettere a chiunque di piantarlo senza pagare royalties, deve affrontare barriere legali come il protocollo di Cartagena e il lobbismo degli attivisti.
Il progetto è nato negli anni ’90 ed è senza scopo di lucro. Può aiutare almeno 250 milioni di bambini nei paesi poveri che hanno una dieta a base di riso e soffrono di carenza di vitamina A.
Tuttavia, i movimenti ambientalisti sono riusciti a impedire la coltivazione e la distribuzione di questo alimento.
Greenpeace è uno di questi movimenti.
E fa pressione sulle autorità di tutto il mondo per imporre regole più severe sugli OGM.
“Greenpeace si oppone all’approvazione di colture geneticamente modificate, compreso il riso dorato. Le colture GM sono soggette a effetti indesiderati che possono rappresentare un rischio per l’ambiente e la sicurezza alimentare”, dice Greenpeace Southwest Asia in un testo del 2013.
Sempre nel 2013, una piantagione sperimentale di riso dorato delle Filippine è stata distrutta dai manifestanti.
108 premi Nobel sono intervenuti. Nel 2016, hanno inviato una lettera dicendo che la ONG sta commettendo un “crimine contro l’umanità” per le sue azioni contro gli alimenti GM e in particolare il riso dorato, che non ha effetti negativi. È stato inutile. Greenpeace ha continuato a fare pressione contro il riso dorato.
“Il riso dorato geneticamente modificato non esiste, non è disponibile. È un progetto fallito” ha risposto Greenpeace, che ha dimenticato di dire che non è ancora stato approvato per colpa dei suoi attivisti.

“Crimini contro l’umanità” mi sembra la definizione giusta per l’operato di Greenpeace e di molte, se non tutte, delle associazioni cosiddette ambientaliste: stanno intenzionalmente, programmaticamente, cinicamente condannando a morte milioni di persone, e a una vita di stenti e sofferenze centinaia di milioni di altre. E se fra i miei lettori ci fosse qualcuno terrorizzato dall’idea degli OGM, vorrei ricordargli, per dirne solo una, che le carote “naturali” erano di colore viola scuro: il colore arancione e il sapore dolce lo hanno assunto nel XVI secolo grazie a… interventi di modificazione genetica, identici a quelli subiti nel corso dei secoli e dei millenni da ogni singolo frutto e da ogni singola verdura che entra nelle nostre bocche. E a chi è pronto a pagare il triplo del loro valore prodotti che hanno appiccicato un pezzetto di carta con su scritto “bio” – che io evito come la peste, conoscendo fin troppo bene gli imbrogli che stanno dietro a quella dicitura – ricordo che esiste un solo tipo di cibi realmente biologici: quelli OGM, gli unici che possono essere coltivati senza l’uso di pesticidi. A tutti raccomando caldamente il prezioso e documentatissimo “Contro natura: Dagli OGM al “bio”, falsi allarmi e verità nascoste del cibo che portiamo in tavola” di Dario Bressanini, Rizzoli.
Aggiungo, per completare il discorso, un invito a rileggere in uno e due vecchi post qualche esempio dei disastri ambientali di cui sono responsabili ambientalisti ed ecologisti vari misti, e magari diamo un’occhiata anche alla catastrofe ambientale rappresentata dalle famigerate pale eoliche. Credo che sia arrivato il momento di sottrarre il pianeta dalle mani di questi folli e riappropriarcene, prima che sia troppo tardi.

barbara

L’AMBIENTE È UNA COSA TROPPO SERIA

per lasciarla in mano agli ambientalisti. Delle devastazioni immani provocate da questi pazzi criminali e ignoranti come peggio non si potrebbe, ho già parlato qui, qui, e qui. Oggi vedremo qualche altro disastro.

Il più grande parco fotovoltaico d’Italia si trova a Foggia: è costato 94,5 milioni di euro

Il più grande parco fotovoltaico d’Italia è costato 94,5 milioni di euro e si estende per l’equivalente di 200 campi da calcio. Si trova in provincia di Foggia.

Il fiore all’occhiello delle rinnovabili italiane si trova in provincia di Foggia, nella località di Troia. È il più grande parco fotovoltaico d’Italia ed è stato finanziato con un maxi-investimento da 94,5 milioni di euro — grazie alla partecipazione dei colossi Natixis e Unicredit.
È stato inaugurato a giugno dell’anno scorso, in un anno che nonostante sia stato caratterizzato dalle prime ondate della pandemia non è riuscito a fermare alcuni progetti altamente innovatici e strategici per il futuro della nazione.
Le dimensioni sono estremamente importanti: si estende per 1.500.000 metri quadrati, ossia – come notava all’epoca dell’annuncio il Giornale di Puglia – l’equivalente di circa 200 campi da calcio. È in grado di alimentare una città da 200.000 abitanti. Con una potenza di 103 MW, produrrà 150.000.000 KWh di energia pulita all’anno.
Dietro al progetto troviamo la European Energy, azienda leader di nazionalità danese.
“L’Italia è un mercato molto importante per noi, siamo pronti ad investire all’incirca altri 800 milioni nei prossimi anni in progetti nel vostro paese dove, come noto, i giorni di sole aiutano il ritorno su questo tipo di investimenti”
aveva spiegato Knud Erik Andersen, CEO di European Energy.
L’inaugurazione dell’enorme parco fotovoltaico di Troia, notano diverse persone esperte di questo fenomeno, segna anche un accelerata importante su un trend che preoccupa più di qualcuno: ossia la dismissione di sempre più ettari di terreno una volta occupati dai granai e oggi occupati dalle distese di pannelli fotovoltaici.
Quello di Troia non è l’unico parco fotovoltaico di dimensioni importanti nel nostro Paese. Il podio vede, rispettivamente nella seconda e terza posizione, gli impianti di Montalto di Castro (84MW) e Rovigo (70MW). L’impianto di Foggia, per dimensioni e potenza, è il 17esimo in Europa.
Umberto Stentella, qui.

Io, per dare l’idea delle dimensioni, più che ai campi di calcio farei riferimento ai campi di grano, o a giardini, prati, boschi: quanta roba buona ci hanno rubato per mettere al suo posto quell’obbrobrio? (e quanti soldi hanno rubato dalle nostre tasche per realizzarlo?) Israele in questo campo (anche in questo campo) è all’avanguardia nel mondo, ma i suoi impianti fotovoltaici li ha costruiti in mezzo al deserto, dove non rubano niente alla natura e agli uomini, e inoltre il sole è garantito sempre.

E altre catastrofi ambientali incombono:

Paesaggi della Tuscia

Catastrofe ambientale in Tuscia
La piccola Irlanda dell’Alto Lazio.
Presto trasformata in una distesa/discarica di migliaia di pannelli fotovoltaici

Aggiungo questo scambio, in merito, fra Fulvio Del Deo e David Perlmutter:

Fulvio Del Deo

E non hai idea dello scempio che si sta facendo anche nel piccolo delle ristrutturazioni “energetiche” finanziate col super bonus 110%! Alle villette accanto a casa mia, hanno tolto delle ottime persiane in pino douglas che finiranno in discarica, per fare posto a porcherie probabilmente di alluminio e plastica simil legno.

דוד פרלמוטר

Fulvio Del Deo

considerando l’inquinamento emesso per materiali, costruzione, manutenzione e smaltimento e l’impatto ambientale che si ha nell’oscurare vaste aree rivestendole di pannelli [per non parlare delle famigerate pale eoliche, aggiungo io], concludo per aiutare l’ambiente bisognerebbe fermare gli ambientalisti.

E passiamo alla benemerita Greenpeace.

Greenpeace è come l’ ‘uomo in frac’ di Modugno

Analisi di Antonio Donno

Greenpeace, nel suo piccolo, ha ripercorso la storia del comunismo marxiano, dagli splendori rivoluzionari dei primi tempi alla triste agonia di oggi. Dalla povertà proletaria iniziale alla ricchezza di una multinazionale, con uffici e impiegati in trenta paesi del mondo, Greenpeace ha percorso a ritroso il tragitto storico che Marx aveva preconizzato nelle sue opere: e così, il proletariato ambientalista si è fatto capitalista, accumulando una fortuna molto ragguardevole. Nel corso della sua esistenza, Greenpeace si è trasformata da un’organizzazione che difende l’ambiente ad una versione capovolta che usa la difesa dell’ambiente per far soldi. Oggi, di fronte all’ultima trovata di Greenpeace, sarebbe opportuno prendere atto della sua smisurata potenza economica: è il caso, dunque, di abbandonare la “pace verde” (Greenpeace) e modificarla in “Goldpeace”, la pace d’oro.

Molti di coloro che hanno fatto parte di Greenpeace, spesso ai livelli di vertice, se ne sono ritratti accusando quell’organizzazione di essere divenuta il contrario di quello che era all’atto della sua fondazione. Con il passare degli anni, la politica dell’organizzazione ha ripercorso la strada della “corsa all’oro”, magnificamente descritta nei romanzi di Jack London dedicati al Klondike, la regione dell’Alaska reputata ricca di giacimenti d’oro. Fu la corsa di molti disperati alla ricerca di fortuna, mentre, nel caso di Greepeace, è stata la corsa di un’organizzazione ferrea, un vero e proprio sistema militare, perfettamente gerarchizzato, che ricorda la struttura piramidale del sistema comunista descritto nelle pagine memorabili di 1984 di George Orwell.

La battaglia di Greenpeace contro i prodotti ogm è stata la dimostrazione più eclatante dell’ignoranza dell’organizzazione e della sua malafede. Dichiarati dall’organizzazione ambientalista pericolosi per la salute pubblica, tutte le ricerche scientifiche indipendenti hanno dimostrato che i cibi ogm sono privi di qualsiasi controindicazione. La loro coltivazione ha sottratto una parte considerevole dell’umanità alla fame cronica, ma Greenpeace è contraria al loro uso, scontrandosi con le posizioni di molti paesi del Terzo Mondo, che vedono nell’uso degli ogm un percorso di uscita dalla fame di intere popolazioni del continente. Ma la potenza intimidatoria di Greenpeace ha raggiunto vette così alte da condizionare i governi di molti paesi del mondo, in particolare quelli che fanno parte dell’Unione Europea.

Greenpeace è una sorta di “Grande Fratello”, uno spettro che si aggira in ogni angolo del mondo, spiando, insinuandosi, progettando denunce, attacchi, contestazioni. La vicenda degli ogm è paradigmatica della natura e degli scopi di Greenpeace. Essi rispecchiano i tre slogan del Partito in 1984 di Orwell: “La guerra è pace/La libertà è schiavitù/L’ignoranza è forza”. E così, la nostra organizzazione ambientalista ha finito per occuparsi di una molteplicità di eventi che spesso nulla hanno a che vedere con l’ambientalismo, trasformandosi in un potere sovranazionale che, influenzando l’opinione pubblica, ricatta i governi, costringendoli a piegare la testa per non essere esposti al ludibrio generale.

Il fisico e matematico Tullio Regge ebbe così a definire l’azione di Greepeace: “L’aggressione dei fanatici di Greenpeace è un ritorno al medioevo malamente mascherato da operazione di salvataggio”. Ora, tuttavia, i tempi stanno cambiando e la politica di Greenpeace va incontro a sempre più dure contestazioni alle sue elucubrazioni antiscientifiche. L’abbandono di molti suoi adepti è la dimostrazione che si è superato ogni limite di credibilità: si sono lasciati alle spalle il puritanesimo dei fanatici di Greenpeace, per i quali vale quanto scrisse Nathaniel Hawthorne in La bambina di neve: “Ma, infine, non vi è nulla da insegnare a uomini saggi. (…) Sanno tutto, oh, certo! tutto ciò che è stato e tutto ciò che è e tutto ciò che, per ogni possibilità futura, debba essere. E se qualche fenomeno della natura (…) dovesse trascendere il loro modo di pensare, essi non lo ammetterebbero mai”. (qui)

E a completare l’opera dei disastri ambientali perpetrati in nome della difesa dell’ambiente, ecco entrare in scena anche il governo italiano, comprensivo di “ministro della Transizione Ecologica” – qualunque cosa possa significare questa ridicola espressione.

Addio alle foreste e ai boschi italiani

Boschi e foreste italiani sotto attacco, anche il governo apre agli abbattimenti. L’importante è fare cassa

disboscamento in Calabria

Il 7 aprile scorso, Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, ha scritto sulla sua pagina Facebook«Questa mattina con Roberto Cingolani, ministro della Transizione Ecologica, Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili, e con altri esperti e membri di Governo, ci siamo confrontati sul IV Rapporto Annuale sul Capitale Naturale. Capitale al quale le foreste e i boschi italiani possono fornire un contributo fondamentale in termini di valorizzazione delle biodiversità, turismo verde, produzione di legno. Basti pensare che l’80% del fabbisogno di legno per l’industria manifatturiera italiana è coperto dall’importazione di materia prima.

Gestione sostenibile dei boschi italiani?

Dobbiamo quindi avviare una gestione forestale sostenibile dei boschi italianiincrementando i prelievi laddove le realtà boschive lo consentano: in questo modo riduciamo l’importazione di legno e miglioriamo la gestione di boschi. C’è una forte convergenza tra i ministeri coinvolti, in merito alle azioni che coinvolgono il capitale naturale del Paese.Con una visione incentrata sulla sostenibilità, la riduzione dei rischi di dissesto idrogeologico, la produzione eolica, la conservazione delle foreste. Temi che trovano ampio spazio anche nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che comprenderà anche fondi specifici per la creazione di filiere forestali».

La visione utilitaristica dei boschi

Il post di Patuanelli esprime concetti devastanti attraverso parole edulcorate che possono trarre in inganno. Il confronto tra i vari ministri sul Capitale Naturale, cioè sulle foreste e sui boschi italiani, lascia perplessi.
Si evince chiaramente la visione utilitaristica del governo sul patrimonio forestale italiano. Il ministro afferma che le foreste e i boschi del Paese possono fornire un contributo fondamentale in termini di produzione di legno.
Abbattimenti, dunque. E, visto che l’80% del legname è di importazione, si deve – secondo il ministro – “avviare una gestione forestale sostenibile dei boschi italiani, incrementando i prelievi”.

Aumentare gli abbattimenti?

In altri termini, bisogna aumentare gli abbattimenti! Come se in tutta la penisola non fosse già in atto una distruzione senza precedenti del patrimonio boschivo.
Ma non finisce qui, poiché il ministro fa riferimento anche alla forte convergenza tra i dicasteri coinvolti (tutti complici per la devastazione) “in merito alle azioni che coinvolgono il capitale naturale del Paese”. Tenendo presente “la riduzione dei rischi di dissesto idrogeologico” (ma il ministro sa che gli abbattimenti aumentano questo rischio?), “la produzione eolica”, che non genera alcun vantaggio per il cittadino, ma ha distrutto interi paesaggi, “la conservazione delle foreste” (con i tagli?). Delirante e in continuità con il governo Gentiloni.

Il TUFF

Il governo Gentiloni, nei suoi ultimi giorni di attività, quando si sarebbe dovuto occupare solo dell’ordinaria amministrazione, licenziò il Testo Unico in materia di Foreste e Filiere Forestali.
Il TUFF equipara boschi e foreste italiane a vere e proprie “miniere energetiche”. Questo ha dato il via libera allo sfruttamento della risorsa legnosa, depauperando i boschi di molti esemplari. Alberi immolati nelle voraci fauci delle centrali a biomasse, sorte come funghi nell’intera penisola. Si distruggono i boschi per produrre energia classificata come rinnovabile. Ma la legna non è una risorsa rinnovabile. Gentiloni, dunque, assoggettò il patrimonio boschivo “alle esigenze socio-economiche locali, alle produzioni legnose e non legnose, alle esigenze di fruizione e uso pubblico del patrimonio forestale”. Come dire che dalla legna dei boschi si può/deve trarre un beneficio economico.

Boschi e mafie

L’affare dei boschi, peraltro, è un business milionario che arricchisce le organizzazioni criminali alla pari degli altri traffici illegali. Nella “Relazione sull’attività delle Forze di polizia sullo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica e sulla criminalità organizzata” di qualche anno fa, nella sezione dedicata alle nuove minacce in ordine alla tutela ambientale, si legge: «Nel 2015 inoltre, anche a causa della crisi economica, si è assistito ad una recrudescenza di fenomeni di illegalità nei confronti della risorsa forestale. Da fenomeni più banali, quali il taglio condotto con modalità non conformi, si arriva ad irregolarità via via più gravi, con reati che assumono la dimensione del reato associativo, fino alla turbativa d’asta pubblica». L’operazione “Stige” condotta dalla DDA di Catanzaro un paio di anni fa è stata la dimostrazione di ciò che la relazione ha enunciato.
E il 27 aprile scorso, la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri, ha assestato un colpo durissimo alle cosche con il sequestro di beni, mobili e immobili, per 50milioni di euro all’azienda Spadafora.

Il monopolio ‘ndranghetistico sui boschi

La Sila è gestita da decenni dalle cosche crotonesi che controllano l’imprenditoria agricola, il mercato degli animali, la guardiania dei fondi rustici, il taglio degli alberi e la vendita del legname.
Attività molto floride in mano soprattutto alla famiglia Spadafora che, secondo la DDA di Catanzaro, sarebbe collegata alla cosca Farao Marincola di Cirò. Dalle indagini è emerso che le imprese della famiglia Spadafora gestivano, in regime di monopolio ‘ndranghetistico, l’offerta di legname proveniente dai tagli boschivi effettuati nel territorio silano.
Gli Spadafora avevano costituito un cartello di controllo mafioso dei boschi, manovravano l’aggiudicazione delle gare d’appalto boschive con metodo mafioso, provocando danneggiamenti alle ditte che non intendevano allinearsi alle disposizioni della criminalità organizzata. Alcuni componenti della famiglia Spadafora sono stati posti sott’inchiesta e condannati a conclusione della maxinchiesta “Stige” (169 arresti), che ha ricostruito le infiltrazioni delle ‘ndrine crotonesi in Sila. 

Interessi mafiosi sulle biomasse

Le ditte boschive della ‘ndrangheta avrebbero fornito, nel 2016, biomasse per 9.110 tonnellate alla Centrale del Mercure. Più volte è stato lanciato l’allarme di interessi mafiosi nel settore delle biomasse, che in Calabria sembrano intrecciarsi con l’operato di politici e amministratori locali. 
Infatti, in una lettera aperta all’ex presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, nativo di San Giovanni in Fiore, il deputato M5S Giuseppe D’Ippolito gli chiese di «chiarire se ha ricevuto o meno contributi elettorali da una ditta boschiva di San Giovanni in Fiore in odor di ‘ndrangheta… Deve spiegare all’opinione pubblica come sono andati i fatti, che cosa sapeva e perché ha firmato le carte sulle spese elettorali (per le regionali del 2014) vidimate dalla Corte d’Appello, su cui figurava a chiare lettere il nome di un’azienda di legnami, del suo paese di origine, i cui effettivi proprietari erano già noti per specifiche frequentazioni e attitudini, come conferma l’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione ‘Stige’».
Alle vicende degli Spadafora è collegata la posizione del maresciallo dei carabinieri forestali Carmine Greco, finito nelle maglie della maxinchiesta “Stige” e condannato a 13 anni di reclusione per mafia nel dicembre 2020. Greco è stato ritenuto dal Tribunale di Crotone responsabile di concorso in associazione mafiosa, favoreggiamento, rivelazione e omissione di atti di ufficio. Il sottufficiale avrebbe favorito – secondo la ricostruzione del pm antimafia Paolo Sirleo – in più occasioni i titolari dell’impresa boschiva Spadafora di San Giovanni in Fiore.  
Patuanelli e gli altri ministri coinvolti nell’operazione “prelievo nelle foreste” forse non sono a conoscenza che la risorsa forestale è nel mirino delle mafie e voler incrementare i tagli equivale non solo a devastare l’ambiente, ma anche a voler favorire la criminalità organizzata. Cui prodest?
By Francesca Canino, Aprile 29, 2021, qui.

Infine andate a guardarvi questo. Sono cose stranote, ma un ripassino non fa mai male.

barbara

IMMAGINIAMO

Rito
Immaginiamo che questo adolescente si chiami Rito.
Immaginiamo che abbia un po’ di peluria sotto al naso e il mono-sopracciglio, che sia un po’ sovrappeso, che non si lavi molto ed emani perennemente odore di ascella.*
E immaginiamo adesso che Rito abbia delle piccole ossessioni, come molti adolescenti: ogni mercoledì si rifiuta di entrare a scuola per protesta, e si siede davanti al suo cancello con un cartello che rivendica un futuro più sano per l’umanità.
Immaginiamo che lui denunci lo scempio della natalità altissima che c’è in alcuni paesi sottosviluppati che, se non si riduce subito, porterà la popolazione del pianeta a 10 miliardi di persone nel 2035.
Immaginiamo che la sua protesta sia contro il nuovo schiavismo che è la regola in molti paesi asiatici come la Cina, ma che si sta importando anche qui in Europa.
Immaginiamo che la sua protesta sia anche contro la tratta di africani che sbarcano in Europa per diventare schiavi, spacciatori o prostitute.
Immaginiamo poi che Rito denunci la discriminazione e la persecuzione delle donne, che avviene legalmente nei paesi islamici perché la legge dello Stato ricalca le farneticazioni scritte nel Corano. E immaginiamo che Rito chieda che, per questa e mille altre ragioni, sia messo ufficialmente al bando l’islam e condannato come crimine contro l’umanità.
Immaginiamo poi che questo ragazzino rivendichi aria pura da respirare, rispetto della natura e dell’umanità, giustizia e uguaglianza in tutto il mondo.
Secondo voi, susciterebbe attenzione mediatica, o lo porterebbero di corsa in una casa-famiglia a Bibbiano, togliendo la potestà ai genitori per non aver fatto rispettare l’obbligo scolastico?

Fulvio Del Deo, qui

* [ma anche dopo due settimane in barca senza doccia e senza bidè, volendo…]

Impostata in modo contrario, ma esattamente sulla stessa linea, ci sarebbe anche questa cosa qui.

barbara

QUESTA, COME HA DETTO QUALCUNO,

greta trattiene
è la faccia di una che sta trattenendo le scorregge per non inquinare.
Questa invece è una che, come tutti noi comuni mortali, quando deve prendere un treno si tiene ben stretto con le due manine un cartello 80X40,
treno
così, per viaggiare più comodi.
E qui è dove ci supplica di smetterla di risaldare il pianeta,
clima
caldo
che tutto questo caldo, oltre a far soffrire orribilmente lei, sta anche provocando disastri immani, guarda per esempio tutte queste chiese che si bruciano per autocombustione, un’altra anche ieri, sempre in Francia, la Notre-Dame-de-Grace ad Eyguières: ha preso fuoco il confessionale, sicuramente, appunto, per via del troppo caldo  (“per il momento, secondo una fonte della polizia, l’origine dell’incendio non è stata stabilita”). La fortuna è stata che si sono immediatamente levate fiamme alte diversi metri che uscivano dalla chiesa: uno che abita lì di fronte le ha viste ed è subito intervenuto facendo accorrere i vigili del fuoco; anche così è andata distrutta una superficie di una ventina di metri quadri, e senza quel pronto intervento sarebbe sicuramente andata distrutta l’intera chiesa. Che uno si chiede, ma il sor Ciccio, che tanto si preoccupa per l’ambiente e il clima ecc. ecc., con tutto il CO2 che viene fuori da un incendio, moltiplicato per tutte le chiese che stanno andando a fuoco (in Medio oriente sono molte migliaia), come mai non ha ancora detto una parola su tutto questo? Mah, misteri della Fede.
Ma tornando alla piccola Greta, una cosa che mi vado chiedendo dal momento in cui la suddetta piccola Greta è salita alla ribalta mondiale per via del vizietto di far sega a scuola con una scusa un po’ più furba di quelle usuali, è: ma veramente questa bambinetta di scuola elementare,
16
con un corpo da bambinetta di scuola elementare, una statura da bambinetta di scuola elementare, una faccia da bambinetta di scuola elementare, un’espressione da bambinetta di scuola elementare, treccine da bambinetta di scuola elementare, avrebbe sedici anni? Arimah.
Infine due parole alla mammina: signora, se gliele hanno rifatte così male,
mamma
brutte, asimmetriche e sbilenche, non sarebbe meglio coprirle? Quella volta che le hanno raccontato che più si mostra e più i maschietti si eccitano, non gliel’hanno mica raccontata giusta, sa? Cioè, in linea di massima è vero, ma hanno tralasciato una parte di non trascurabile importanza. E per concludere
3 volte natale
E adesso che hai finito qua, corri a leggere .

barbara

IL PIDDÌ, LA POVERA GRETA E IL RISCALDAMENTO GLOBALE

(come sottotitolo l’amico Myollnir suggerisce “Greta e i gretini”)

Il piddì è quella cosa che ha fatto le primarie. Le primarie sono quella cosa che è stata vinta dal signor Zingaretti. Il signor Zingaretti è quella cosa che ha dedicato la vittoria a Greta.
Greta Thunberg
E che cos’è questa Greta di cui fino all’altro ieri ignoravamo l’esistenza? No, non ditemi che il “che cos’è” è una mancanza di rispetto: è infatti perché genitori e altri loschi personaggi la stanno strumentalizzando e usando proprio come una cosa, che siamo venuti a conoscere la sua esistenza; e ciò di cui tutti parlano non è la persona Greta, bensì il fenomeno Greta, che vuole salvare il pianeta mediante lo sciopero scolastico. Ogni venerdì prima da sola con l’unico supporto dei genitori (già: i genitori…) poi sempre più in compagnia, diserta la scuola e si piazza davanti al parlamento perché “noi abbiamo fatto i nostri compiti a casa e i politici no” (se hanno, come da noi, circa 35 settimane di scuola l’anno e cinque ore di lezione al giorno, fanno 175 ore di lezione perse) e uno particolarmente maligno magari potrebbe chiedersi dove se la sia costruita tutta questa competenza climatologica ecologica eccetera eccetera. Soprattutto ti chiedi da dove sia venuta a una bambina di otto anni in cui si manifestano i sintomi dell’Asperger la certezza che la causa della sua patologia siano i cambiamenti climatici, la certezza che questi siano antropogenici, la convinzione che se i politici fanno i compiti a casa possono in quattro e quattr’otto rimettere tutto a posto. Poi se sei ancora più maligno potresti chiederti se sia proprio una coincidenza la concomitanza dell’inizio della sua “protesta” e l’uscita del libro di sua madre e della costante presenza in scena dell’agente della suddetta madre (qui qualche dettaglio).

E da noi? Eh, non crediate, anche da noi i giovani sono pienamente coscienti della gravità del problema e, pur con grande sofferenza, si sottopongono al tremendo sacrificio di rinunciare a un giorno di scuola per scendere in piazza a chiedere giustizia per l’ambiente

NOTA: il video non è più disponibile, ma nell’articolo linkato qui sopra è stato sostituito con uno ancora visibile. Non so se sia copiabile – io almeno non so come si fa- ma lo potete andare a vedere lì. Fatelo, ne vale la pena.

Due parole ora sulla questione che tanto angustia la povera Greta, anzi tre. Quella di Carlo Rubbia

Quella di Antonino Zichichi

D: Una delle grandi emergenze planetarie sulla quale lei si sta cimentando è quella del clima. In un recente articolo lei però ha invitato a fare una distinzione tra inquinamento e clima e a stare in guardia da chi teorizza una responsabilità umana come principale causa del cambiamento climatico. In cosa consistono quelle che per lei sono “eco-bufale”?
«L’errore sta nel fare confusione tra inquinamento e clima. Un conto è l’inquinamento, che significa immettere veleni nell’atmosfera, fenomeno di cui è responsabile l’uomo e che si può e si deve combattere. Altro è l’evoluzione del clima. Io sostengo che i motori che contribuiscono all’evoluzione climatologica sono tre: l’oceano globale (la superficie liquida del pianeta), la superficie solida (terra, alberi ecc.) e l’attività umana. Quest’ultima incide al massimo per il 10%. È corretto ignorare il 90% dovuto a effetti naturali, come ad esempio le macchie solari, i vulcani, i raggi cosmici? L’attività umana ha un effetto dieci volte meno importante di quelli della Natura. Ha fatto bene perciò Trump a non firmare gli accordi sul clima sottoscritti a Parigi, in quanto i modelli matematici che descrivono l’evoluzione del clima erano e sono privi di credibilità scientifica. L’evoluzione del clima è una realtà che dipende da tante variabili e non può essere descritta usando modelli matematici con un enorme numero di parametri liberi come fanno molti climatologi. Il padre di questa matematica, John von Neumann, insegna che con appena 4 parametri liberi è possibile costruire un modello matematico il quale dimostra che gli elefanti volano. Oltre ai numerosi parametri liberi i climatologi dimenticano Galilei: i loro modelli non hanno alcuna conferma sperimentale. Il padre della Scienza moderna insegna che la matematica da sola non è lo strumento con cui possiamo dimostrare di avere torto o ragione».

E quella di questo grafico
allarme clima
Aggiungo un invito a leggere questo post di Davide Romano di quattordici anni fa, relativo al Protocollo di Kyoto che i buoni hanno firmato e i cattivissimi no, La sinistra alleanza tra ecologisti ideologici e terzomondisti usa lo Tsunami e qualche considerazione su quei poveri bambini che a sei anni impartiscono lezioni di comportamento climaticamente corretto.

E concludo con il micidiale Andrea Marcenaro.

Cosa dire a chi ve li scassa
Può essere Cacciari, o tua cognata, può essere Spalletti, o Freccero, o Settis, oppure uno a caso della Juve, o Carlo Verdelli, ma può essere Goffredo Bettini, o quello che ti racconta quando conobbe l’avvocato Agnelli, o chi scegliete voi. A chi vi scassa i maroni, all’unica condizione che deve scassarveli veramente, voi dite così: “Guarda che ti faccio passare un pomeriggio con la piccola Greta Thunberg”.

No vabbè basta, abbiamo scherzato, adesso parliamo seriamente. Anche se noi boccaloni ci siamo bevuti tutte queste scemenze, il vero manovratore occulto qualcuno, infinitamente più sveglio di noi, l’ha sgamato.
Greta-Rotschild
barbara

UNA PALMA DI NOME MATUSALEMME (12/4)

C’era una volta Masada.
C’erano una volta gli scavi archeologici di Masada, che non finiscono di regalare sorprese.
C’erano una volta quattro semi di dattero, risalenti al tempo dell’assedio di Masada, circa duemila anni fa, ritrovati in una delle tante spedizioni archeologiche.
C’era una volta qualcuno che riteneva utile studiare i semi antichi.
C’era una volta e c’è ancora il kibbutz Ktora (o Ketora, o Ktura, o Ketura, che è anche il nome della seconda moglie di Abramo),
Ktora map 1
a nord di Eilat
Ktora map 2
nella valle dell’Aravà, ossia in pieno deserto.
Ktora map 3
Fondato nel 1973 da un gruppo di giovani sionisti americani, ampliatosi successivamente con l’arrivo di altri giovani di varia provenienza (nel 2015 si contavano 485 abitanti), si è specializzato nella sperimentazione sui semi, ossia nel selezionare i semi più adatti a svilupparsi naturalmente in un determinato terreno, clima, ambiente eccetera, oltre a sensibilizzare sui problemi ambientali, promuovere il riciclaggio e aprire un negozio dell’usato. Ma la cosa forse più singolare è l’industria high-tech delle alghe
Algae_factory_in_Kibbutz_Ketura
(un compagno di viaggio ci ha spiegato che cosa succede dentro quei tubi, ma trattandosi di cose tecniche sulle quali la mia competenza è pari a zero, non mi ricordo più come funziona).
Ma torniamo a Masada, agli scavi archeologici, e a quei quattro semi di dattero vecchi di duemila anni trovati nel 1960 dall’archeologo Ygal Yadin durante lo scavo del palazzo di Erode. Un nocciolo, trasferito nei laboratori di genetica dell’università Bar-Ilan e poi di Gerusalemme, ha dimostrato di avere alcuni elementi ancora vitali e di appartenere a un tipo di palma estinto in Israele, conosciuto come la palma del deserto di Giuda. Così, come ci ha spiegato la pittoresca guida (pittoresco guido?) del kibbutz che doveva essere alto sui due metri-due metri e mezzo e che non aveva bisogno di microfono e infatti quelli più vicini ancora hanno i timpani che sbatacchiano come vele al vento dopo due mesi, è stato deciso, sia pure con scarsissime speranze, di tentare l’esperimento: il nocciolo è stato piantato, gli hanno dato fertilizzanti, vitamine, e anche brodo di pollo (chi è addentro alle cose ebraiche sa che è una battuta fino a un certo punto: il brodo di pollo, nel mondo ebraico, è considerato panacea per tutti i mali. E del resto sembra che non sia del tutto una leggenda, in quanto il brodo di pollo avrebbe determinati enzimi, diversi da quelli del brodo di manzo, efficaci contro raffreddore e influenza) e dopo un po’, nissei nissim, miracolo dei miracoli, la palma è nata! Ed eccola qui, recintata, vista la sua unicità, in tutto il suo splendore.
palma 1
palma 2
palma 3
Nel frattempo è stato possibile determinare che si tratta di una palma maschio, e quindi giustamente denominata Matusalemme, e adesso, ha detto il suddetto pittoresco guido, si vorrebbe provare a piantare un altro di quei noccioli nella speranza che cresca una femmina, in modo da incrociarle e far rinascere la specie.
Per questo albero speciale, naturalmente, in occasione della benedizione sugli alberi non viene detto, come per tutti gli altri, “che hai creato buone creazioni e buoni alberi”, bensì “che resusciti i morti”.

barbara

PICCOLA RIFLESSIONE SULL’ALIMENTAZIONE

Fra i vegetariani, il cui numero continua ad aumentare, si possono distinguere due diverse tipologie: quelli che compiono questa scelta per ragioni etiche (non mi riconosco il diritto di uccidere gli animali) e quelli che lo fanno per ragioni ambientali (gli animali da carne consumano più cibo di quanto ne producano, anche in termini di valore nutritivo, e a lungo andare il pianeta non sarà più in grado di sostenerlo). Motivazioni, entrambe, sicuramente valide e rispettabili, ma che cosa succederebbe se le portassimo avanti fino alle estreme conseguenze?
Scelta etica: non uccidiamo più nessun animale. Conseguenza: gli animali continueranno a nutrirsi di tutto ciò che di vegetale il pianeta produce, senza fornirci altro cibo in cambio, e moltiplicandosi a dismisura. In breve tempo non ci sarà più sulla terra un solo filo d’erba né un chicco di grano. Si estinguerà la specie umana per annientamento della possibilità di nutrirsi, si estingueranno gli animali erbivori e granivori per la stessa ragione, si estingueranno, subito dopo, gli animali carnivori per esaurimento delle loro provviste alimentari. In conclusione: cesserà la vita sul pianeta terra.
Scelta ambientale: sterminiamo tutti gli animali erbivori e granivori del pianeta affinché non ci privino del cibo che il pianeta è in grado di fornirci. Conseguenza: morte per fame di tutti gli animali carnivori. Noi resteremo privi di uova e latte, ossia di grassi e proteine animali, indispensabili almeno nella fase dello sviluppo; la specie umana (forse) sopravviverà ma subirà una irreversibile decadenza fisica e intellettuale. Conclusione: si avvierà lentamente alla fine la vita sul pianeta terra.
Io continuerò a mangiare carne, voi fate un po’ come vi pare.

barbara