IL TERRORE CORRE SUL FILO

del clima.

Cop26, il catastrofismo climatico per giustificare un autoritarismo sempre più marcato

A Glasgow, in occasione della nuova Conferenza internazionale sul clima, la Cop26, i principali leader mondiali parlano con una voce unica. Ed è quella del catastrofismo.

I discorsi fanno rabbrividire, parrebbe di essere presenti ad un convegno di millenaristi di tempi antichi. La fine del mondo è dietro l’angolo e manca anche la speranza di una vita e di una salvezza dopo la morte. Johnson apre subito dicendo che noi, senza rendercene conto, viviamo in un film di 007. Come “… James Bond in quei film in cui deve disinnescare un macchinario mortale pochi minuti prima che scatti, ma questo non è un film”. E quindi “Dobbiamo disattivare questo dispositivo del giorno del giudizio”. Il massimo lo raggiunge il principe Carlo: “Il mondo deve mettersi in una disposizione di spirito bellica, da ultima spiaggia, di fronte alla sfida dei cambiamenti climatici che incombono sul pianeta”.
Ma chi devono convincere? Perché parrebbero veramente tutti d’accordo. Mancano i leader di Cina e Russia, che hanno mandato i loro ministri. Non sono assenze da poco, considerando che Xi Jinping governa in modo assoluto sul Paese più inquinante del pianeta e Vladimir Putin su quello geograficamente più vasto, nonché seconda potenza nucleare (civile e militare) del mondo. Ma non sono i due leader antagonisti all’Occidente quelli a cui i messaggi sono rivolti. Non sono neppure menzionati, tanto meno contestati. E allora a chi sono rivolti tutti questi messaggi terrorizzanti? A Greta e agli ecologisti più radicali, che erano in piazza a Glasgow a spronare ancora più allarmismo? Non solo a loro. Non ce ne sarebbe bisogno.
Il target dei messaggi allarmistici dei capi di Stato e di governo riuniti alla Cop26 siamo noi. Noi, cittadini dei Paesi che governano. Quel che sta avvenendo, infatti, è un grande sforzo, da parte degli Stati, di cambiare modello economico, con il consenso, esplicito o anche solo passivo, di tutti i principali imprenditori. Questo è un tentativo di fare un “New Deal” mondiale. E, se quello di Roosevelt, almeno, aveva lo scopo di salvare il capitalismo (“da se stesso”), questo nuovo “Green New Deal” ha invece lo scopo teorico di salvare il pianeta dal capitalismo.
Mario Draghi, che piace ai liberali di oggi così come Roosevelt piaceva a quelli di allora (salvo Ludwig von Mises, Ayn Rand e pochi altri deplorables), parla da utopista e costruttivista, nel momento in cui afferma, alla conclusione del G20: “Stiamo costruendo un nuovo modello economico e il mondo sarà migliore”. [Come dopo la rivoluzione francese. Come dopo a rivoluzione d’ottobre. Come dopo la rivoluzione cinese. E quella cubana. E quella cambogiana – soprattutto si raccomanda quella cambogiana – eccetera] Un mondo migliore, né più, né meno. E come? Lo spiega alla Cop26: “Dobbiamo rafforzare i nostri sforzi sui fondi per il clima, far lavorare insieme pubblico e privato. Decine di trilioni sono disponibili. Ora dobbiamo usarli, trovare un modo intelligente di spenderli velocemente. Abbiamo bisogno che tutte le banche multilaterali e in particolare la Banca mondiale condividano con il privato i rischi”.
Attenzione ai termini. “Far lavorare insieme pubblico e privato”, considerando i rapporti di forza reali, vuol dire far lavorare il privato a seconda degli interessi dettati dal settore pubblico, cioè dal governo. “Trovare un modo intelligente di spenderli velocemente”, riferito alle migliaia di miliardi (triliardi) di cui parla Draghi, vuol dire: spenderli come dice il governo, sui progetti scelti dallo Stato. Perché “in modo intelligente”, in un mercato libero, è infatti un’espressione priva di senso: in un sistema liberale l’intelligenza è quella dei prezzi che sono fissati spontaneamente dall’incontro fra domanda e offerta. Spendere le migliaia di miliardi, disponibili nelle tasche dei privati, “intelligentemente”, cioè in modo diverso da quel che avrebbero fatto i loro detentori, vuol dire solo una cosa: pianificazione. Curioso che Draghi affermi anche di volerli spendere “velocemente”. Prima che ce ne accorgiamo? Probabilmente sì, giusto, comunque, per mettere ancora più urgenza in un discorso che si basa sull’emergenza, sull’imminenza di una catastrofe, sul poco tempo a disposizione per compiere scelte irreversibili.
E i cambiamenti previsti dovrebbero essere ormai noti, nei numerosi documenti di studio su come ridurre l’aumento della temperatura. Dovremo rinunciare ai combustibili fossili. Quindi dovremo cambiare tutti gli impianti di riscaldamento e viaggiare su veicoli elettrici. Dove non è possibile trasformare i motori, si dovranno limitare al minimo indispensabile gli spostamenti. Greta dice che solo i capi di Stato e di governo potranno prendere l’aereo. E per la produzione di energia, per ricaricare le batterie dei nuovi veicoli elettrici? Ci saranno le energie rinnovabili (i più avveduti costruiranno o manterranno anche le centrali nucleari, ma in Italia no). E se non basterà? Si dovranno ridurre i consumi, si dovrà rieducare la popolazione ad uno stile di vita più spartano. Anche la dieta sarà colpita: almeno il 20 per cento di consumo quotidiano di carne in meno. Quindi qualcuno dovrà controllare anche quel che abbiamo nel piatto, tutti i giorni. La riforestazione è il primo punto su cui i partecipanti alla Cop26 hanno raggiunto un accordo. Sarà un ritorno al passato: le terre che ora sono destinate all’agricoltura saranno di nuovo coperte dalle foreste, come nel Medioevo.
Cambiamenti così drastici richiedono certamente che le preferenze dei consumatori siano “reindirizzate”, con o senza il loro consenso. Richiedono controllo e pianificazione. In parole povere: un autoritarismo sempre più marcato, perché un mercato lasciato libero e una democrazia in cui “rischia” di vincere un Trump o un Bolsonaro, sarebbero ostacoli sempre più inammissibili nel nuovo modello. Solo “la scienza” può fissare gli obiettivi dei nuovi pianificatori che, si presume, devono essere così bravi e preveggenti da fissare le giuste quote di produzione nel lungo periodo, al punto da limitare la crescita della temperatura ad 1,5 gradi nei prossimi 30 anni.
Stefano Magni, 3 Nov 2021, qui.

Credete che questo sia il peggio? Ridicoli! Ingenui! Illusi!

Quando l’ambientalismo diventa follia

Il manifesto del più puro ecologista: “Per il clima vostra madre e sorella saranno stuprate”. L’Olocausto? “Una stronzata”. “Sei miliardi moriranno”. Salviamo i giovani dai Nostradamus verdi

Manifestazione di Extinction Rebellion a Londra

Il più puro, il più idealista, il più indomito dei salvatori del pianeta, il fondatore di Extinction Rebellion Roger Hallam, al settimanale tedesco Die Zeit aveva liquidato l’idea che l’Olocausto fosse un evento eccezionale: “E’ un fatto che milioni di persone nella nostra storia sono state regolarmente uccise in circostanze terribili”, per questo “a voler essere onesti” l’Olocausto “è un evento quasi normale” e “solo un’altra stronzata nella storia dell’umanità”.
Ora il fondatore di Insulate Britain, le cui tattiche sono state elogiate anche sulla bibbia della scienza inglese The Lancet, ha pubblicato un manifesto che invita i giovani a intraprendere azioni illegali per salvare la loro generazione dall'”annientamento”. Scrive Hallam:
“Il punto finale del collasso sociale è la guerra in ogni città, in ogni quartiere, in ogni strada. Questo è ciò che accadrà alla tua generazione e questa spaventosa situazione rischia di diventare un luogo comune. Una banda di ragazzi entrerà in casa tua chiedendo cibo. Vedrai tua madre, tua sorella, la tua ragazza violentate in gruppo sul tavolo della cucina. [Bello il dettaglio del tavolo da cucina: vero che vi commuove?] Ti costringeranno a guardare, ridendo di te. Prenderanno una sigaretta e ti bruceranno gli occhi. Non potrai più vedere nulla. Questa è la realtà del cambiamento climatico….”. [Non che il nesso sia molto chiaro, ma a chi mai verrebbe in mente di chiedere i nessi a uno schizofrenico paranoide?]
Cameron Ford, un noto attivista di Insulate Britain, ha appena detto: “I prossimi tre o quattro anni determineranno il futuro dell’umanità. Il collasso della società arriva e poi vedi il massacro. [Ah questo sì: continuate a far lievitare le bollette con le vostre politiche del cazzo e a contare sulle padelle solari e sui cazzi con le pale, garantito che il collasso arriva] Vedrai stupri. Vedrai omicidi”. [Oddio, io un omicidietto in mente lo avrei, se devo dirla tutta].
Una volta era l’orso polare che vagava spaesato. Ora sono gli stupri. E sbaglieremmo a pensare che siano soltanto degli spostati. L’arcivescovo di Canterbury ha appena paragonato il cambiamento climatico alla Shoah di sei milioni di ebrei, chiedendo poi scusa. D’altronde, come dice Hallam, il mondo è “una camera a gas”.
Hallam, che ha scritto il manifesto mentre era in prigione per aver lanciato un drone intorno all’aeroporto di Heathrow, scrive: “L’azione deve essere drammatica, epica, oltraggiosa, senza paura e illegale. Pensa alla tua idea più ambiziosa e moltiplicala per dieci… Ti renderà un eroe e, soprattutto, potrebbe salvare la tua generazione dall’inferno”.

Hallam non è un passante dell’ecologismo. Il suo movimento ha raccolto il sostegno del Labour, del giornale della sinistra inglese The Guardian, di divi del cinema come Emma Thompson, Jude Law e Benedict Cumberbatch, e ovviamente di Greta Thunberg, che ha detto: “Extinction Rebellion è il movimento più importante e promettente della nostra epoca”. Una frase di Greta campeggia anche nell’edizione italiana del libro di Hallam. [Ma perché non andate a estinguervi tutti quanti, tutti insieme appassionatamente cazzo, se ci tenete tanto alla salvezza del pianeta]
Tutto questo clima apocalittico non ha nulla a che fare con la scienza. Nessuna banda di ragazzi stuprerà vostra sorella o madre e vi brucerà gli occhi. Andrà tutto bene. E no, quello che ha predetto Hallam non si verificherà (“sei miliardi di persone moriranno a causa del cambiamento climatico”). Ma è urgente salvare i giovani da questi Nostradamus verdi.
Giulio Meotti

Certo che uno che si porta addosso una faccia così, cos’altro può desiderare, poveraccio, se non di estinguersi!

E ora, prima che ci facciano venire la tentazione di suicidarci (no, non per il clima: per non dover più vedere le loro facce e sentire i loro sproloqui), regaliamoci un po’ di sana dissacrazione.

Non è servito a un accidente. L’ha spiegato, come forse manco Cacciari, una ricerca nientemeno della Nasa. Che passi per i novax. Però i sivax, colleghi nostri e adoratori benedetti della sacra molecola, spostino il culo e se la vadano a leggere. Narra in due parole, quell’Everest dello studio, di come la concentrazione di gas serra nell’atmosfera, in particolare di CO2 e metano, abbia continuato imperterrita a salire e se ne sia sbattuta alla grande dell’inquinamento antropico crollato via lockdown. Stop agli impianti, taglio delle emissioni, traffico spento, petrolio al minimo e pulizia che manco alla Dixan, finché, tirate le somme: record assoluto di gas serra. Altro che dopobarba inquinanti: come se tutte quante le mattine fossimo andati tutti quanti al bagno su sei miliardi di tir. Bon. E il bello deve ancora venire. Dove? Ma in America. Sarà quando gli elettori democratici, pressati a non fare pipì per i prossimi due anni nel tentativo estremo di salvare il pianeta, piangeranno le loro verdi lacrime prendendo atto che, quel porcone di Trump, ha vinto le elezioni perfino a Filadelfia facendo a chi piscia più lontano.
Andrea Marcenaro

Ma se poi a uno, considerando che questo branco di pazzi criminali sta spingendo verso non solo la cancellazione della vita umana, ma anche la distruzione del pianeta, come più volte ampiamente documentato in questo blog, fosse colto da qualche istinto sbarazzino, diciamo così, potrebbe invocare la legittima difesa (no, non preventiva: effettiva, visto che stanno già riducendo un bel po’ di gente alla fame con le bollette)? Non so voi, ma io dico di sì.

barbara

POST INTERAMENTE DEDICATO AD ANDREA MARCENARO

Di cui riprendo alcuni post recenti – e micidiali – che condivido totalmente.

Ce lo ricordiamo bene Gramellini fustigatore di costumi
Me lo ricordo benissimo Massimo Gramellini, editorialista del Corriere della Sera di Urbano Cairo, gran signore senz’altro, ma dalla sobrietà quel nonnulla diversa da quella di Cesare Pavese. Me lo ricordo benissimo, dicevo, questo Gramellini cairista fustigatore di costumi il quale oggi prende per il culo il giovane Roman Pastore a causa del Rolex, o di quel che l’era, poiché: “È un problema mio e di chi come me è cresciuto a Torino, dove il lusso ostentato è stato sempre considerato un po’ cafone… d’altra parte che possiamo farci: alla vita pubblica si accostano soltanto ormai i ricchi di famiglia”.
Ricordo perfettamente il giorno in cui volevano assumerlo alla Stampa di Gianni Agnelli. “Di quel cafone, avvocato per finta, figlio di papà e nipote di nonno, col Rolex addirittura sopra il polsino della camicia?”, esplose il torinese Gramellini, “Di quel cialtrone similcalabrese ricco di famiglia, che piazza pure fratello e sorella al Parlamento?”. Ma Dio me ne guardi. E se ne andò, corse al giornale dei parchi Francescani, il nostro Massimo. Povertà e penitenza. Non ostentò. Finché un torinese, un torinese di adeguata signorilità, però, non lo convinse un giorno a fare marcia indietro. Leone Ginzburg si chiamava, mi pare. Oppure no, chiedo scusa: Luca Rolex Cordero Della Valle Audemars di Montezemolo. Detto Piguet.
07/09/21

C’è stato un periodo in cui parecchi blogger riportavano in continuazione citazioni di Gramellini, e ogni volta alla terza riga al massimo ero costretta a fermarmi dicendo: “Ma che cagata”. Non dico proprio come Alda Merini, ma insomma siamo quasi lì.

Mai più nomi spettacolari appiccicati alle inchieste
La giustizia non è una fiction: verso l’addio perciò, grazie alla meritoria decisione della ministra Cartabia, ai nomi spettacolari appiccicati come luminarie a tutte le inchieste delle Procure. Mai più Mani Pulite, Why not, Aemilia, Poseidone, Vallettopoli, Vipgate, Savoiagate o Mafia Capitale. L’Associazione nazionale magistrati e le direzioni dei giornali hanno peraltro già concordato che un solo titolo, e sopra tutto asettico, verrà utilizzato d’ora in poi per qualsivoglia inchiesta: “A ‘sto giro se inculamo questo/i”.
09/09/21

Perché è bello sapere a chi dobbiamo dedicare i nostri due minuti di odio quotidiano – poi magari per qualcuno sono due ore, o magari anche ventiquattro, ma d’altra parte bisogna pure dare un senso alla propria vita.

Anche Dante climatologo no!
Grazie a Piero Vietti il quale ha notato, su Tempi.it, il modo singolare con cui la Stampa di Torino ha celebrato nella sezione detta culturale il settecentesimo anniversario della morte di Dante AlighieriRiferendo, cioè, di un convegno organizzato dall’Istituto italiano di Cultura a Parigi in cui è stato autorevolmente dibattuto su come “dal castigo divino alle inondazioni di oggi, il ‘climatologo’ Dante avesse già capito tutto… Era infatti una persona sensibilissima alle variazioni climatiche”: nell’Inferno della Commedia c’era infatti non a caso un caldo tremendo, in Paradiso proprio no e in Purgatorio così così; ma aggiungendo di seguito, buon peso, “che se Shoah e Gulag sono stati l’inferno del Novecento, un’estate come quest’ultima, con trombe d’aria improvvise, inondazioni e temperature vicine ai 50 gradi, prospetta un futuro prossimo abbastanza infernale”. Bene. E’ per merito di concetti tanto elevati che questa stupida rubrichetta, saltata ieri nel cordoglio del paese, può recuperare oggi proponendosi in double face: se ne può ridere, oppure si può piangere.
16/09/21

Un mio compagno di liceo, in pensione da poco e fino all’altro ieri presidente della Dante Alighieri (e in precedenza addetto culturale) a Oslo, ha fatto festa grande l’anno scorso quando è riuscito a portare lì una nutrita squadra di sardine. Evidentemente di questi tempi requisito imprescindibile per ricoprire quel genere di ruoli è non superare il 55 di IQ.

Ancora con questa storia della Gerusalemme araba?
Ieri un’altra volta, l’ennesima. Con una persona brillante e mediamente informata: Gerusalemme è sempre stata araba. Gli ebrei? Quattro gatti. Ma prepotenti. Allora proviamo di nuovo.
Nel 1876, prima del sionismo, (prima, ok? prima), vivevano a Gerusalemme 25 mila persone 12 mila delle quali ebree, 7.500 musulmane e 5.500 cristiane. Nel 1905 erano 60 mila, 40 mila ebrei, 7 mila musulmani, 13 mila cristiani. 1931, Gerusalemme ha 90 mila abitanti, 51 mila ebrei, 20 mila musulmani, 19 mila cristiani. 1948, vigilia della nascita dello Stato ebraico, gli abitanti di Gerusalemme diventano 165 mila: 100 mila ebrei, 45 mila musulmani, 20 mila cristiani.
L’Onu, che da sempre lo sa e da sempre lo tace, vada a quel paese. Quelli che invece: “Gli ebrei assenti da Gerusalemme da 20 secoli”, senza saperne una sega, la pensino come preferiscono ma facciano il favore di muovere il sedere per documentarsi l’indispensabile. Non è difficile, lo sa pure l’amico di sotto che fa i kebab.
17/09/21

Con questa marmaglia combatto da oltre vent’anni (minacce di morte comprese): niente che possa stupirmi, dunque.

Palombelli linciata
Ammesso e non concesso che Barbara Palombelli in tivù fosse completamente “obnubilata e fuori di testa” sulle cause di alcuni femminicidi (di alcuni, non in generale), che dire del “comportamento esasperante e aggressivo” delle migliaia di maschi potenzialmente omicidi e delle migliaia di femmine (oltreché “sorelle”) potenzialmente vittime che hanno messo in onda questo gradevole linciaggio unitario nei suoi confronti?
18/09/21

Nel testo per l’esame di antropologia criminale c’è un interessantissimo capitolo (in realtà è tutto interessantissimo) dedicato alla vittimologia. Esistono persone che, probabilmente a causa di nodi non risolti dell’esperienza famigliare, mettono sistematicamente in atto comportamenti atti a farle diventare vittime di violenza, o comunque di soprusi. Uno, che vediamo quotidianamente sotto i nostri occhi, è quello di innamorarsi – prevalentemente ma non esclusivamente donne – di persone violente. A volte queste persone assumono atteggiamenti sottomessi, che inducono il partner a ritenere che va bene così e quindi andare oltre nei comportamenti violenti, in un crescendo senza fine (o meglio, con un’unica fine possibile), altre volte provocano il partner che, già violento di suo, ci mette poco a reagire in modo pesante. Quello che ha detto la Palombelli – che non amo e non ho mai amato – è puro e semplice buon senso. E se qualcuno crede che abbia detto che le donne che vengono uccise se la sono cercata, si iscriva alla prima elementare e riparta da lì.

barbara

SPIGOLATURE 2

Dice il signor Domenico Arcuri, “commissario straordinario per il potenziamento delle infrastrutture ospedaliere necessarie a far fronte all’emergenza COVID-19”:

“Distribuiremo, a titolo gratuito, al sistema sanitario le mascherine”.

Cioè, capite, questo sente la necessità di precisare che i medici ospedalieri non dovranno pagare di tasca propria le mascherine che verranno loro fornite. Come direbbe Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia: “Grassie… grassie…” E a proposito di mascherine per noi comuni mortali:
50 c
calmieramento
E magari leggi anche qui.
Poi ci sono quei famosi congiunti, affetti stabili e via straparlando, su cui si pronuncia l’imprescindibile Andrea Marcenaro:

Sul significato esatto di “congiunti”, allora, siamo finalmente d’accordo: genitori, figli, sorelle, fratelli, nonne/i, zie/i, nipoti, cugine/i, compagne/i, fidanzate/i, conviventi svincolate/i da unioni civili etero, o omosessuali, oppure non conviventi, solo amanti, etero o omo che siano, legate/i però da relazione affettiva stabile. Oh! E chiarita la cosa, non resta che preavvisare i carabinieri: personalmente sono bisessuale, poligamico naturale, multibifidanzato, profondamente affezionato e stabilmente legato a tutte e tutti loro. Anzi, cercasi pullman.

In vostro aiuto comunque, per aiutarvi a districarvi nella complessa materia, vi verrà in aiuto 3749° documento di autocertificazione
dich. affetti
però non cercate di fare i furbi, eh, che la polizia controllerà attentamente
affetti
Nel frattempo il sinistrissimo organo della sinistrissima UCEI, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (mi sa che quest’anno cercherò qualcun altro a cui dare l’8‰) lancia un grido d’allarme per la democrazia in pericolo:

Gli autocrati e il virus. L’emergenza sanitaria, in alcuni Paesi, si sta trasformando in un’occasione imperdibile per cancellare diritti e libertà. Lo ricorda Ezio Mauro, in un editoriale su Repubblica che guarda anche a quel che sta accadendo in Ungheria. Viktor Orbán, tra le varie azioni intraprese, ha infatti mandato “i corpi speciali dell’esercito a presidiare dall’interno le grandi aziende e ha tagliato le entrate dei Comuni, per colpire l’opposizione che si sta coagulando attorno ai sindaci, mentre nuove leggi di censura vietano ogni critica e la riscrittura dei libri di scuola ripropone scrittori antisemiti e cancella le glorie della letteratura magiara come il Nobel Imre Kertész”.

Dettaglio del tutto trascurabile il fatto che l’Ungheria sia, credo, l’unico Paese europeo in cui non c’è bisogno di presidi di polizia davanti a sinagoghe e scuole ebraiche. Dettaglio del tutto trascurabile che Orban abbia chiesto al Parlamento, e ne abbia ottenuto dopo regolare votazione, pieni poteri per poter fronteggiare l’epidemia senza i ritardi della burocrazia, mentre da qualche altra parte i pieni poteri siano stati scippati senza chiedere autorizzazioni di sorta e senza limiti di tempo e lasciando in piena attività l’intero apparato burocratico che rallenta criminalmente ogni provvedimento atto a mitigare i disastri provocati dalla situazione (sempre che siano poi vere le altre cose che dice a proposito dell’Ungheria). Situazione su cui sembrano avere qualcosa da dire, oltre alle persone già citate in altri post, sia Antonio Baldassarre, ex presidente della Corte Costituzionale, sia l’attuale presidente, Marta Cartabia

Quanto alle conseguenze dell’ultimo dissennato prolungamento della chiusura, secondo alcuni calcoli pare che questo provocherà la chiusura definitiva di almeno mezzo milione di attività, il che significa decine di milioni di persone senza lavoro. Ossia senza reddito. Ossia 0 tasse che arriveranno allo stato per funzionare. E che l’uomo che parla a nome del governo quando il resto del governo è stato in realtà esautorato ed è rimasto solo lui, che quest’uomo, dicevo, possa ignorare queste conseguenze, credo proprio di poterlo escludere, quindi a uno viene da porsi qualche domanda. Sembra comunque che qualcosa abbia finalmente cominciato a muoversi: a Tolmezzo, in Friuli-Venezia Giulia

a Padova

e qualcuno ha detto che a Genova si stanno organizzando. E attenzione ai bambini:

Proseguo con una cosa ironica (almeno spero…)

DA UN AMICO BARISTA:
Bar. – Sono chiuso da oltre DUE mesi e finalmente posso riaprire. Alzo la saracinesca?
Esp.= No, no. Calmo, stai calmino. Devi far “sanificare” il locale.
Bar. – Ma scusate, non ci entra nessuno da un mese… chi volete che lo abbia infettato?
Esp. = Non importa. Va “sanificato”…
Bar. – Chi lo sanifica?
= Un’azienda autorizzata e iscritta all’albo. Poi ti rilascia un certificato che devi appendere in un posto visibile dentro il tuo bar e ti consegna le schede dei prodotti che ha usato per sanificare…
Bar. – Ok. Poi alzo la saracinesca e comincio a vendere?
Esp. = No. Tieni presente che puoi stare aperto dalle 7 alle 14.
Bar. – Azz. Il pomeriggio e la sera no?
Esp. = No. Ah… guarda che il personale dentro il bar deve avere cappello, mascherina, camice e sovrascarpe.
Bar. – Ma se nemmeno in ospedale hanno le soprascarpe. Va beh… poi posso far entrare i clienti e…
Esp. = Cosaaaa? I CLIENTI?
Bar. – Si.
Esp. = Ma sei scemo? I clienti possono solo telefonare e tu gli porti la roba a casa.
Bar. – Cioè io faccio sanificare, mi bardo come un operatore dell’ospedale Covid e posso solo fare consegne a domicilio? E solo di mattina? Tutt stu burdell per “Mi portate tre caffè e un cornetto, i caffè con zucchero a parte”?
Esp. = Si, è così.
Bar. – Ma se è solo per consegne a domicilio perché solo fino alle 14? Lo facevo tutto il giorno, almeno recuperavo un po’…
Esp. = No, è pericoloso. Ah, a proposito, guarda che il pomeriggio quando chiudi, ogni giorno, devi sanificare di nuovo.
Bar. – E me faccio fa n’atu certificato?
Esp. = No. La sera devi solo annotare sul registro chi ha sanificato quel giorno, che attività ha svolto e che prodotti ha usato.
Bar. – sopra un registro? Faccio un registro delle pulizie?
Esp. = Esattamente!
Bar. – Scusa, esperto: ti posso fare una domanda?
Esp. = Sono qui per questo, dimmi.
Bar. – A quanto lo metto un caffè consegnato a domicilio?
Esp. = Bah… non saprei…
Bar. – Te lo dico io: almeno a 20 euro altrimenti ci vado a perdere. Aprite voi
“Esperto”. Ho capito…
Barman; Io me sto a casa.
Copiato ed incollato… solidarietà (qui)

E una seria

Egregio Sig. Conte, io non ci sto.

Se dopo 36 anni di quotidiano e onorato lavoro di colazioni al bar, Lei e gli Scienziati mi “permettete” di aprire a giugno SENZA AIUTI veri non ci sto. Lei sa tutto di noi, i nostri redditi, i nostri più intimi debiti che abbiamo contratto e sa benissimo che così non si può ripartire. SENZA AIUTI VERI NON SI RIPARTE. Le nostre aziende non erano pigre, ne’ viziate, nè garantite da nessuno ma andavano avanti. Se non riesce a dare aiuto concreto in qualsivoglia ragionata maniera non può pretendere che comprenda le sue scuse per l’inps che non ha ancora esaudito le richieste, per la cassa integrazione che non si vede, son passati due mesi e ce ne chiede un altro. Guardi i registratori obbligatoriamente collegati a gennaio e tutta la fatturazione costata migliaia di euro e li ricontrolli quando riapriremo (se riapriremo) e si metta una mano sulla coscienza. Se sky mi scrive addolorato che blocca i pagamenti fino a maggio, se vodafone regala giga io non ci faccio niente. Vorrei perlomeno che lo Stato che rispetto, a sua volta mi rispetti, da sempre ho lavorato per lo Stato, ultimamente fino ad agosto versando ben oltre il 70 per cento in tasse dirette ed indirette . VOGLIO AIUTI DAL VERO non ulteriori debiti con le banche. Capisco il problema della salute, se non ci sono certezze posso stare anche chiuso, ma non mi faccio chiudere. Pretendo non parole ma FATTI E FUTURO. Marco Quattrini.

E ora una piccola cosa mia. Piccola per me e per chi mi legge, ma non certo per i protagonisti. Ieri, in centro, ho visto il primo negozio con sulla vetrina il cartello AFFITTASI. Evidentemente avevano resistito in attesa della fatidica fase due, in attesa di poter finalmente ripartire. Invece è arrivata la tremenda, micidiale mazzata di Conte. E hanno dovuto prendere atto che era finita. La loro strada è diventata un vicolo cieco, un tunnel senza luce in fondo. Non potranno mai più ripartire. Un cazzotto allo stomaco mi avrebbe fatto meno male. E tutto questo sfacelo è stato almeno di qualche utilità? Andiamo a leggere i dati: il 44,1% delle infezioni si è verificato in una Rsa, il 24,7% in ambito familiare, il 10,8% in ospedale o ambulatorio e il 4,2% sul luogo di lavoro. Non c’è traccia di contagi presi in giro o da persone che non rispettavano l’ordinanza. E il bollettino quotidiano? Il 26 aprile sono morte 260 persone, il 27 333, il 28 382 (fra cui 37 infermieri, mentre il bilancio totale dei medici sale a 152). E l’impietosa risposta è no, non è stato di alcuna utilità, né il blocco di tutte quelle attività, né una segregazione tanto feroce, che non ha pari nel resto d’Europa. E io mi pongo una domanda. Gli esperti ci avevano detto, fermiamoci per due settimane: questo è il tempo di incubazione del virus; se ci fermiamo il virus non circola più, si ammala chi sta già incubando e poi è finita. Ci abbiamo creduto e ci siamo fermati. Sono passate due settimane, poi tre, poi quattro, poi cinque, sei, sette, ora siamo all’ottava, e il virus a fermarsi non ci pensa neanche di striscio. Gli esperti, chiaramente, si erano sbagliati. Ok, succede, soprattutto quando si ha a che fare con una situazione nuova che non possiamo confrontare con niente di conosciuto, quindi niente anatemi, niente richiesta di teste da far rotolare (mica ci chiamiamo Guccini, noi), niente improperi. Però, questa è la mia domanda: perché quando questi stessi esperti ci dicono che per fermare il virus dobbiamo restare fermi e barricati in casa e isolati ancora per una, due, quattro settimane, perché dobbiamo credere che stavolta invece stiano azzeccando la soluzione giusta?

barbara

IL PIDDÌ, LA POVERA GRETA E IL RISCALDAMENTO GLOBALE

(come sottotitolo l’amico Myollnir suggerisce “Greta e i gretini”)

Il piddì è quella cosa che ha fatto le primarie. Le primarie sono quella cosa che è stata vinta dal signor Zingaretti. Il signor Zingaretti è quella cosa che ha dedicato la vittoria a Greta.
Greta Thunberg
E che cos’è questa Greta di cui fino all’altro ieri ignoravamo l’esistenza? No, non ditemi che il “che cos’è” è una mancanza di rispetto: è infatti perché genitori e altri loschi personaggi la stanno strumentalizzando e usando proprio come una cosa, che siamo venuti a conoscere la sua esistenza; e ciò di cui tutti parlano non è la persona Greta, bensì il fenomeno Greta, che vuole salvare il pianeta mediante lo sciopero scolastico. Ogni venerdì prima da sola con l’unico supporto dei genitori (già: i genitori…) poi sempre più in compagnia, diserta la scuola e si piazza davanti al parlamento perché “noi abbiamo fatto i nostri compiti a casa e i politici no” (se hanno, come da noi, circa 35 settimane di scuola l’anno e cinque ore di lezione al giorno, fanno 175 ore di lezione perse) e uno particolarmente maligno magari potrebbe chiedersi dove se la sia costruita tutta questa competenza climatologica ecologica eccetera eccetera. Soprattutto ti chiedi da dove sia venuta a una bambina di otto anni in cui si manifestano i sintomi dell’Asperger la certezza che la causa della sua patologia siano i cambiamenti climatici, la certezza che questi siano antropogenici, la convinzione che se i politici fanno i compiti a casa possono in quattro e quattr’otto rimettere tutto a posto. Poi se sei ancora più maligno potresti chiederti se sia proprio una coincidenza la concomitanza dell’inizio della sua “protesta” e l’uscita del libro di sua madre e della costante presenza in scena dell’agente della suddetta madre (qui qualche dettaglio).

E da noi? Eh, non crediate, anche da noi i giovani sono pienamente coscienti della gravità del problema e, pur con grande sofferenza, si sottopongono al tremendo sacrificio di rinunciare a un giorno di scuola per scendere in piazza a chiedere giustizia per l’ambiente

NOTA: il video non è più disponibile, ma nell’articolo linkato qui sopra è stato sostituito con uno ancora visibile. Non so se sia copiabile – io almeno non so come si fa- ma lo potete andare a vedere lì. Fatelo, ne vale la pena.

Due parole ora sulla questione che tanto angustia la povera Greta, anzi tre. Quella di Carlo Rubbia

Quella di Antonino Zichichi

D: Una delle grandi emergenze planetarie sulla quale lei si sta cimentando è quella del clima. In un recente articolo lei però ha invitato a fare una distinzione tra inquinamento e clima e a stare in guardia da chi teorizza una responsabilità umana come principale causa del cambiamento climatico. In cosa consistono quelle che per lei sono “eco-bufale”?
«L’errore sta nel fare confusione tra inquinamento e clima. Un conto è l’inquinamento, che significa immettere veleni nell’atmosfera, fenomeno di cui è responsabile l’uomo e che si può e si deve combattere. Altro è l’evoluzione del clima. Io sostengo che i motori che contribuiscono all’evoluzione climatologica sono tre: l’oceano globale (la superficie liquida del pianeta), la superficie solida (terra, alberi ecc.) e l’attività umana. Quest’ultima incide al massimo per il 10%. È corretto ignorare il 90% dovuto a effetti naturali, come ad esempio le macchie solari, i vulcani, i raggi cosmici? L’attività umana ha un effetto dieci volte meno importante di quelli della Natura. Ha fatto bene perciò Trump a non firmare gli accordi sul clima sottoscritti a Parigi, in quanto i modelli matematici che descrivono l’evoluzione del clima erano e sono privi di credibilità scientifica. L’evoluzione del clima è una realtà che dipende da tante variabili e non può essere descritta usando modelli matematici con un enorme numero di parametri liberi come fanno molti climatologi. Il padre di questa matematica, John von Neumann, insegna che con appena 4 parametri liberi è possibile costruire un modello matematico il quale dimostra che gli elefanti volano. Oltre ai numerosi parametri liberi i climatologi dimenticano Galilei: i loro modelli non hanno alcuna conferma sperimentale. Il padre della Scienza moderna insegna che la matematica da sola non è lo strumento con cui possiamo dimostrare di avere torto o ragione».

E quella di questo grafico
allarme clima
Aggiungo un invito a leggere questo post di Davide Romano di quattordici anni fa, relativo al Protocollo di Kyoto che i buoni hanno firmato e i cattivissimi no, La sinistra alleanza tra ecologisti ideologici e terzomondisti usa lo Tsunami e qualche considerazione su quei poveri bambini che a sei anni impartiscono lezioni di comportamento climaticamente corretto.

E concludo con il micidiale Andrea Marcenaro.

Cosa dire a chi ve li scassa
Può essere Cacciari, o tua cognata, può essere Spalletti, o Freccero, o Settis, oppure uno a caso della Juve, o Carlo Verdelli, ma può essere Goffredo Bettini, o quello che ti racconta quando conobbe l’avvocato Agnelli, o chi scegliete voi. A chi vi scassa i maroni, all’unica condizione che deve scassarveli veramente, voi dite così: “Guarda che ti faccio passare un pomeriggio con la piccola Greta Thunberg”.

No vabbè basta, abbiamo scherzato, adesso parliamo seriamente. Anche se noi boccaloni ci siamo bevuti tutte queste scemenze, il vero manovratore occulto qualcuno, infinitamente più sveglio di noi, l’ha sgamato.
Greta-Rotschild
barbara

ANDREA MARCENARO E LO STATUS QUO DEL PAPA

Casino in medio oriente, ieri. Altro, probabilmente, ce ne sarà domani. Chissà dopodomani poi si spera di no. Pensandoci meglio, poteva venir bene lo status quo raccomandato subito da Papa Ciccio. Con i libri di scuola in Cisgiordania e Gaza, dove Israele non compare sulle cartine geografiche. Con gli attentatori proclamati martiri, anche meglio se sono femmine, più vitalizio relativo ai parenti. I bambini di Betlemme ai quali, nelle feste comandate, viene regalato un coltello. Odio a chilometro zero. Ebrei da cancellare. Quegli altri che non ne vogliono sapere. Tre morti con un camion di qua. La reazione di là. Qualche missile da Gaza. Un paio di bombardamenti per autodifesa. Dieci morti di qua. Quindici di là. Altri trenta da questa parte, solo che il benedetto tir travolga come deve. Qualcuno di più con le bombe dai droni, che intelligenti sì, ma la precisione l’è quel che l’è. Un campo di bare con la stella di Davide. Un altro campo di bare con la mezzaluna. E a quel punto ci siamo. Un pizzico di fantasia, giusto quel cicinìn che serve per immaginarsi i campi uno sopra l’altro, poi basta lo status quo che l’obiettivo è raggiunto: due popoli, due strati. (08/12/2017)

E niente, Marcenaro è un genio. E dato che – voi non lo sapete ma io sì – il sodalizio Marcenaro-Fait è antico di decenni (è stata lei a mandarlo, da filo palestinese – ma lei era sicura che era intelligente – a spese dell’associazione Italia Israele di Merano, in Israele: lui è andato, ha visto, ha capito, ed è tornato così), vi schiaffo giù anche la nostra Deborah. Poi, volendo, ci sarei anch’io, che in altra occasione ho avuto qualcosa da dire a questo papa, e anche al precedente.

barbara

AGGIORNAMENTO: apprendo ora che Deborah Fait e Giulio Meotti sono stati sospesi da FB.

ALLE PORTE DI VIENNA, QUESTA VOLTA, IL NEMICO NON È STATO FERMATO

Tutta l’Europa a Bruxelles decisa a difendersi

Tutta l’Europa a Bruxelles, decisa a difendersi. Determinata a resistere di fronte alle minacce portate dall’invadenza del mondo esterno. Accampamenti notturni, ideazioni di strategie, andirivieni di ambasciatori, dissidi tra capitali, accordi vilipesi o ritrovati con esibizioni di muscoli, nel nome della Grecia. E con i greci. Tutti a Bruxelles. Anche i greci, com’è ovvio. Alcuni materialmente, per primi i capi, i condottieri più valorosi, fiancheggiati dai guerrieri d’élite. Ma a Bruxelles, col cuore, anche tutti gli altri: dall’Attica alla Tessaglia, e i traci, e le popolazioni del Peloponneso, dell’Egeo settentrionale, di Creta, delle isole. Tutti a Bruxelles, tutti a far muro sulle belghe Termopili della moderna Europa. E mo’ chi glielo dice che l’imperatore Barack, quatto-quatto, l’esercito persiano stava facendolo passare da Vienna? (Andrea Marcenaro)


Iran, raggiunto il folle accordo sul nucleare

Oggi è un giorno nero in cui i P5+1 hanno accettato di sottostare ai sotterfugi, per altro evidenti ad ogni persona di buon senso, che consentiranno al regime iraniano di proseguire il loro programma nucleare sia pure rallentato. La firma del Trattato di Vienna lascia intatte all’Iran le sue ambizioni egemoniche sul Medio Oriente e sul mondo, e il suo primato sul terrorismo. Agli occhi di chi è contro la folle promessa di dist ruggere Israele e di aggredire l’America, che è stata reiterata più volte durante le trattative, la battaglia continua e la prossima tappa sarà l’approvazione da parte del Congresso americano. Sarebbe bello, tuttavia, che anche l’Europa facesse sentire un parere dissenziente. È strano, ma potremo contare soltanto sull’oltraggio che di sicuro esprimeranno i Paesi sunniti come Egitto, Arabia Saudita, Paesi del Golfo. (Fiamma Nirenstein)

E poi leggi qui. E ringraziamo che, mal che vada, ci sarà sempre Israele a pararci il culo.
Naftali Bennet
Oggi, comunque, questo blog è in lutto per il vile attentato cinicamente perpetrato contro la pace mondiale.

lutto
barbara