Qui.Ma quelli che invecchiano sono gli stessi a cui si attaccano le forchette o sono due vaccini diversi?Verità sacrosanta inoppugnabile. Oltre alle sistematiche frenate in curva.Sempre un passo avanti, i napoletani.
“Io non godo proprio mai/se qualcuno sta nei guai/ma se lui da sempre dice/che l’avviso fa felice/perché è come una malia/a tutela e garanzia/io aderisco al sentimento/e anch’io sono contento”.
“Ora deve (e gli fa orrore)/nominare un difensore/tra lo stuolo di avvocati/che da lui son tanto amati. Se costui trova un cavillo in favor di Piercamillo/per un fatto di coerenza/lui gli oppone resistenza/perché vuol esser prosciolto/(ed a questo tiene molto)/non perché l’ha fatta franca/o perché la prova manca/ma perché la sua innocenza/venga a galla in trasparenza/mica come gli altri rei/brutti, sporchi e farisei/che per colpa del sistema/hanno eluso l’anatema”.
“Ma pensando a quel vicino/ che ti ruba il cucchiaino/e che eviti già adesso/senza attendere il processo/Io vi chiedo: affidereste/per il ruolo che riveste/un segreto o un grosso intrigo/ nelle mani di Davigo? O attendete il risultato/del passaggio in giudicato/per saper se nelle more/è o non è un divulgatore?”. Jacopo Pensa
E poi c’è questa, che non c’entra con le precedenti ma ci sta bene lo stesso.
«Nelle Rsa non si muore più di Covid ma di isolamento. I nostri anziani si stanno lasciando andare perché continuano a non vedere i propri cari». È una denuncia che le associazioni dei familiari delle persone che sono nelle residenze sanitarie assistenziali si sentono ripetere spesso e che sta diventando un problema sempre più pressante. «È tutto bloccato, gli ingressi dei visitatori continuano a non esserci tranne che nelle strutture che hanno la stanza degli abbracci o dietro vetri. Molte Rsa, con la scusa della zona rossa, hanno chiuso di nuovo e anche le videochiamate si sono diradate. Chiediamo al presidente Cirio di intervenire per obbligare le visite. Le linee guida ci sono, non può essere tutto delegato alla discrezionalità dei singoli direttori» tuona Andrea Ciattaglia di Promozione Sociale Onlus, che dal 1970 si occupa dei diritti di anziani, malati cronici non autosufficienti e malati di Alzheimer. Secondo gli ultimi dati, su 7700 tamponi agli ospiti, i positivi sono 77, lo 0,01% [Beh no, 77 su 7700 sono l’1%: non essere molto portati per la matematica va bene, ma sbagliare del 10.000%?!] e tutti asintomatici o paucisintomatici perché ormai vaccinati. «Se la situazione è questa – sottolinea Ciattaglia – temiamo che le chiusure siano per sempre. In questo momento sono tutti protetti dal virus e quelli che sono infettati hanno sintomi bassi o nulli. Le strutture sono sicure. Non si capisce, il perché. Delle oltre 700 Rsa in Piemonte l’80% sono Covid free. E anche l’adesione al vaccino del personale è molto buona: stiamo parlando di cicli vaccinali conclusi con la seconda dose». I numeri sulla diffusione del siero in queste strutture – il 94,5% dei vaccinati a Torino – è confermato anche dall’Unità di crisi. Un caso è quello raccontato da Giovanni Battista Palmisano, il figlio della signora Caterina. «Mia madre è in una casa di riposo a San Secondo di Pinerolo. Ha fatto il vaccino a gennaio, ma non riesco a vederla e abbracciarla dal 9 marzo 2020. E non riesco a farle fare alcune visite specialistiche essenziali» spiega. «Capisco tutta la prudenza del direttore – aggiunge – Su di lui sono state scaricate le responsabilità che avrebbe dovuto assumersi il governo o la Regione, ma così non possiamo andare avanti. Mia madre ha già perso un occhio e abbiamo bisogno di programmare visite urgenti. Nonostante sia vaccinata dovrebbe essere trasportata in ambulanza, perché io non lo sono. E poi restare in isolamento per 10 giorni. Il vaccino a cosa è servito?» Ne parla Claudia Luise su La Stampa
E un esempio, restando in tema, di sopraffina intelligenza accompagnata da inarrivabile astuzia
Ancora un esempio, di giusta precauzione da parte di una casa farmaceutica
Un esempio di omaggio alla lingua più bella del mondo, da parte di una che scrive e pubblica libri in cui insegna a usare correttamente la lingua italiana
Da una scrittrice di prim’ordine:
“Mi urta la mentalità che quella frase e altre simili le partorisce”
Siamo a cavallo, Madonna Grammatica Italiana!
E quest’altro è un esempio di come cavarsela quando non si è sicuri di conoscerla sufficientemente bene
ma per poterlo fare bisogna conoscerla sufficientemente bene da potersi rendere conto delle proprie lacune. In caso contrario la povera lingua italiana se ne va a signorine allegre, come più sopra si è visto. E, per non uscire troppo dal seminato, uno straordinario esempio di competenza nel campo delle etimologie
Infatti, come tutti sappiamo, ius deriva da juice, bevanda notoriamente invisa agli islamici
Un esempio di gratitudine nei confronti dello stato che ti ha accolto e sfamato
(lei la un s’offende miha se la chiamo nanerottolo di merda, vero?)
Un esempio di correttezza politica
Perché è chiaro che se dai vocabolari “per la plebe” cancelliamo la parola “figa”, in che modo potrebbe qualcuno trovare il modo di stuprare?
uno di politica corretta (nel senso in cui si parla di “caffè corretto”)
e un esempio di giustizia
e uno di giustizia ancora più giusta
240 euro per ogni anno di persecuzione, 20 euro al mese. E qualcuno, nei commenti al post che lo segnala, ha scritto: “Fammi capire: qual è il problema?” e qualcun altro: “???”
Un esempio di straordinario senso dell’umorismo
Uno di coerenza
e uno di coerenza ancora più coerente
e un esempio che dimostra che anche nei momenti più bui la specie umana riesce a produrre qualche esemplare degno di chiamarsi uomo
E infine un clamoroso esempio di bancarotta fraudolenta
14 mesi di fallimenti nell’emergenza Covid ci ricordano che lo Stato è il problema, non la soluzione
Quattordici mesi di gestione pubblica della pandemia da Covid-19 dovrebbero oramai rappresentare una prova inconfutabile della necessità di sottrarre allo Stato l’innumerevole mole di compiti che si è assunto e che, in un momento particolarmente grave, ha svolto in maniera del tutto fallimentare. L’insieme delle autorità pubbliche, alle quali consegniamo più della metà di quello che produciamo, nel momento di maggiore necessità per i cittadini ha prodotto risultati catastrofici che sono sotto gli occhi di tutti. L’unica abilità che lo Stato e le Regioni hanno mostrato è stata quella di predisporre ordini liberticidi funzionali a nascondere l’incapacità di gestire e affrontare la pandemia. Ordini che la magistratura italiana, peraltro, sta provvedendo, in molti casi, a tramutare in carta straccia con argomentazioni irresistibili. Non vi è stato alcun potenziamento del servizio sanitario sufficiente a fare fronte all’aumento intermittente dei ricoveri ordinari e di quelli in terapia intensiva; non è stata messa in campo alcuna operazione di tracciamento in grado di individuare velocemente e isolare altrettanto tempestivamente i soggetti contagiati. La creazione dell’applicazione web Immuni ha rappresentato un inutile dispendio di tempo, risorse ed energie; il funzionamento dei trasporti pubblici non è stato potenziato e modulato in modo da consentire una minore densità dei viaggiatori e una maggiore frequenza delle corse e dei servizi. Non vi è stata alcuna ricerca di soluzioni in grado di assicurare lo svolgimento delle lezioni scolastiche anche con i doppi turni o l’utilizzo di ulteriori e diversi immobili su tutto il territorio nazionale. È stata rifiutata a priori l’idea di proteggere, anche con maggiore isolamento, le fasce della popolazione che le rilevazioni dell’Istituto Superiore di Sanità hanno dimostrato essere maggiormente vulnerabili al virus. Lo Stato ha deciso di calare dall’alto quelle che ha ritenuto essere le uniche acquisizioni scientifiche valide; ha imposto ai soggetti contagiati e senza sintomi di non curarsi e di aspettare in “vigilanza attiva”; ha vietato l’uso di farmaci che decine di medici di base hanno dichiarato essere efficaci nelle prime fasi della malattia; ha costretto le autorità giudiziarie a intervenire per dare speranza a chi aveva desiderio di curarsi e per svelare le evidenze scientifiche sulla necessità dell’uso della mascherina ai bambini di età compresa fra i 6 e gli 11 anni, nonostante l’OMS avesse sempre espresso parere contrario. I governi hanno fatto orecchie da mercante davanti ad analisi e osservazioni di organismi indipendenti che hanno sconfessato nessi di causalità fra le misure di isolamento sociale adottate e i miglioramenti dell’andamento della pandemia vantati. Solo le autorità giudiziarie hanno dato conto in alcune occasioni della necessità di fondare le decisioni di contrasto al Covid su evidenze quantomeno plausibili, mentre capi di Governo e presidenti di Regione si sono fatti guidare da sensazioni, paure e precauzioni irrazionali. Lo Stato ha costretto i cittadini a ricorrere ai tribunali per avere accesso ai verbali del Comitato tecnico scientifico che contenevano i pareri sulle misure da adottare con i Dpcm e che hanno ristretto le libertà fondamentali di milioni di individui. Due deputati della Repubblica hanno dovuto chiedere al giudice amministrativo di avere accesso al piano di emergenza nazionale che il Governo non ha loro consegnato. Le autorità pubbliche hanno deciso di gestire da sole la distribuzione dei vaccini sull’intero territorio nazionale e hanno escluso il prezioso apporto del mondo delle imprese private. L’idea di potenziarne la produzione è sempre di là da venire. Adesso hanno nelle loro mani la vita e la morte di milioni di individui; sono le autorità a decidere chi deve vaccinarsi prima e chi dopo, chi dovrà ancora attendere e affrontare un rischio importante e chi potrà cominciare a dormire sonni tranquilli. E tutto ciò, a quanto pare, a prescindere dal grado di rischio di esposizione al virus di ciascuno di noi. Ci hanno vietato di scegliere come vivere, ci hanno impedito di assumere un rischio con consapevolezza e responsabilità. Ci hanno impoverito e confortato con l’illusione del debito pubblico che a quanto pare nessuno dovrà pagare. Mai come in questi ultimi mesi lo Stato ha dimostrato di essere il problema e non la soluzione,. Non è solo questione della qualità della classe dirigente nazionale; è l’idea di potere disporre dall’alto della vita di milioni di esseri umani senza mai prendere in considerazione la loro volontà, è l’idea di avere a disposizione tutta la conoscenza e gli strumenti che servono per risolvere problemi che sono troppo grandi e complessi, invece, per qualsiasi mente illuminata, per qualsiasi potere amministrativo. È l’idea che la tua vita è nelle mani di qualcun altro che ne farà ciò che vorrà. E tu non potrai fare nulla. Rocco Todero, 29 Mar 2021, qui.
Anzi no, l’«infine» arriva adesso, con una sana lezione di convivenza civile, oltre che di legalità:
Scherzavo, ce n’è ancora uno, ma questo è proprio l’ultimo, giuro, in cui va in scena uno spettacolare esempio di politica intelligente, degna dello stato che ha fatto meglio di tutti gli altri, i quali ci invidiano a morte e ci prendono a modello.
La merceria è aperta, ma è autorizzata a vendere unicamente bavaglini per bambini e altri articoli analoghi. A me, così come al 99% (minimo) delle clienti, serve tutt’altro genere di mercanzia. SITUAZIONE: io ho bisogno di alcune cose la cui vendita non è autorizzata, il negoziante ha bisogno di mangiare. SOLUZIONE: il negoziante mi vende di contrabbando la merce che mi serve, e io lo pago in nero, ossia in contanti e senza scontrino, in modo da non lasciare tracce della vendita illegale che, se scoperta, gli costerebbe una multa da lasciarlo in mutande, oltre alla chiusura del negozio (a proposito: quando leggete delle attività chiuse per comportamento illecito, chiedetevi in che cosa sia consistito questo comportamento illecito). CONSEGUENZE: io non pago l’IVA e il negoziante non paga le tasse, con grande giovamento delle casse dello stato.
Succede dunque che un giornalistucolo di nome Mottola “intervista” Giorgia Meloni. Fra virgolette perché, più che un’intervista, assomiglia a un agguato: chiede, interrompe durante la risposta, aggredisce, incalza, continua a non lasciare rispondere, tende tranelli, infila notizie false, insiste con fare petulante come un bambino che vuole a tutti i costi il gelato e cerca di prenderti per stanchezza… Non sa evidentemente, il meschinello, con che razza di tigre del Bengala ha a che fare, e la tigre, nonostante tutte le trappole tese, lo straccia, letteralmente. Che fare allora? Semplice: si taglia e si cuce con ineffabile fantasia, e si ottiene il risultato che invano si era inseguito sul campo di gioco, tipo – tanto per restare in tema di attualità – mostrare una “sintesi” di Italia Argentina tagliando i gol italiani e i cartellini all’Argentina e magari riproponendo tre volte, da angolazioni diverse, il gol degli avversari. E vedendo questa meravigliosa sintesi esulta lo scanzinello:
Peccato che esista anche l’intervista integrale, a impiccare lo scanzinello, in cui possiamo ammirare la nostra tigrotta fare a pezzettini il coglioncello servo di partito di turno:
Il guaio è che sono talmente cretini che neanche arrivano a rendersi conto di essere stati impiccati alla loro stessa forca (ma sarà poco carino quando fa sì sì con la testolina come i cagnolini che una volta tanti usavano mettere sul lunotto posteriore facendo finta di avere capito?)
Lo annunciano fra squilli di tromba i media di regime. Il giorno di Natale, fermo restando il divieto di spostamento da comune a comune (che si tratti di Milano o Rocca Cannuccia è indifferente), fermo restando, dicevo, tale saggio divieto, si potranno ricevere I CONVIVENTI. Penso: o sono scemo io o sono scemi loro. Io RICEVO a casa mia i NON conviventi. Convivo con mia moglie ma non la “ricevo” tutte le mattine, né lei tutte le mattina “riceve” me. Probabilmente la nostra saggia guida Giuseppe Conte ha in mente una riforma della semantica. Lunga vita a lui! Sempre lui, il nostro saggio e coraggioso condottiero, ha avvisato il popolo bue: “bisogna prevenire la terza ondata” ha detto con voce ferma e virile. Di nuovo sono perplesso. Si può parlare di prevenzione della “terza ondata” se intanto la seconda è finita. Se una squadra perde due a zero ha senso dire che attacca per segnare il goal del vantaggio? Non mi pare, prima bisogna fare i goal del pareggio, poi quello del vantaggio, mi sembra. E’ finita la seconda ondata ed ha quindi senso parlare di prevenzione della terza? Non mi pare, stando alle cifre ufficiali. Egregio dottor Conte, lei ed i suoi compari vi state dimostrando del tutto incapaci di far fronte alla crisi sanitaria. State letteralmente distruggendo l’economia. Avete ridotto la costituzione, da voi definita “la più bella del mondo”, a rotolo di carta igienica. Abbiate almeno un minimo, solo un minimo, di rispetto per la madre lingua e la sua semantica!
Chiamami Zingaretti, sarò il tuo luminoso sol dell’avvenir
Sono sempre più numerosi i sottili intellettuali che, parlando del “dopo pandemia”, affermano, scuotendo gravemente la testa possente: “una volta che tutto sarà finito non si può tornare alla situazione pre covid”. Uno degli ultimi a fare simili dichiarazioni è stato Zingaretti, giustamente considerato un gigante del pensiero e dell’azione. Mi permetto di chiedere umilmente a queste menti eccelse: cosa intendono dire con precisione? Forse si riferiscono alla necessità di avere un miglior sistema sanitario? Se è così non si può che concordare, ma non credo che fosse necessario il covid per rendersene conto. O si riferiscono ad altro? E a cosa, in questo caso? Perché non si dovrebbe tornare alla situazione pre covid? Forse che la pandemia è da addebitarsi a ristoratori e proprietari di palestre? Sono loro e non il governo comunista cinese i “cattivoni”? Ce lo dicano, per favore. Cosa sognano i coltissimi ed intelligentissimi personaggi che non vogliono che “tutto torni come prima”? Forse un mondo senza piccole e medie imprese, senza commercio al minuto, bar, ristoranti e pizzerie? Sognano città con i centri storici semi deserti? Vagheggiano una società perfetta in cui la gente se ne stia tappata in casa per gran parte del suo tempo, i contatti faccia a faccia siano sempre più rari e l’unica forma di socialità sia quella virtuale? Vogliono una “democrazia” in cui i parlamenti eletti dai popoli non contino più nulla e tutto il potere sia concentrato nelle mani di grandi organismi internazionali non eletti da nessuno e responsabili solo di fronte a se stessi? Ho il vago sospetto che sia questo il mondo che agognano: atomizzazione e potere assoluto. Contrazione delle relazioni sociali volontarie ed imposizione a tutti di una socialità coatta, con i governi che decidono sin nei dettagli la vita degli esseri umani. Una prospettiva degna di Orwell. Un incubo, non un sogno Che in molti cercano di trasformare in realtà.
Chiamami Bertolaso, sarò la coscienza nera del governo
Ecco fatto: segregati in casa per tutte le feste, anziani abbandonati, turismo demolito, nazioni confinanti strapiene di sciatori, decessi fra i più alti del mondo, e lo saranno ancora per settimane. Strillate per i morti negli USA? Il rapporto di popolazione fra noi e gli americani è di 5,5. I nostri 993 che abbiamo perso ieri fanno in proporzione 5.461 poco più del 50% degli USA!! Lo sapete quanti giorni di scuola hanno fatto i liceali della Campania dal 4 marzo scorso ad oggi? 14. Tutto questo perché il Governo non è stato in grado di gestire la seconda ondata che loro stessi avevano previsto. Continuano a chiamarla EMERGENZA, a quasi un anno dall’inizio della pandemia. Chiamiamola con il giusto nome: INCOMPETENZA. I Covid hospital della Fiera di Milano e di Civitanova Marche sono pieni da settimane (purtroppo) ma erano inutili giusto? Il Presidente del Consiglio continua a fare conferenze a reti unificate senza contraddittorio, ignorando l’esistenza del Parlamento e omettendo di usare l’unica parola che dovrebbe pronunciare: SCUSATECI
Quella che di mestiere fa la psicologa. Che ha alle spalle 15 anni di attacchi di panico. Che adesso per non averli si nutre di ansiolitici e antidepressivi. Che non può sopravvivere se, di fronte a qualunque situazione o persona le si presenti, non si mette in cattedra a sparare giudizi e sentenze. Quella che ama alla follia Andrea Scanzi che pare il fratello scemo di Nanni Moretti
– cioè, voglio dire, ancora più scemo di Nanni Moretti. Quella per la quale esistono due tipi di opinioni, di posizioni, di decisioni, di scelte: le sue e quelle sbagliate. Quella che dopo avere passato un quarto di secolo a scopare come una lupa famelica, un bel giorno riceve l’illuminazione e mi fa “Sai, secondo me il sesso è sopravvalutato”. La cosa mi si è chiarita con la frase successiva: “Fortuna che mio marito (sposato due anni prima) non è un tipo sessuoso, anzi”. Il che potrebbe spiegare alcune cose. Qui un piccolo campionario di sue esternazioni sul covid a partire dall’inizio di agosto, quando avevamo un rapporto tamponi/positivi sotto l’1% e i morti erano una manciata al giorno.
Merda, si sale si saleeeeee e se qualcuno qui sotto scrive colpa dei migranti si auto elimini dai miei contatti
Siamo nella merdaaaaa
Che siamo nella merda lo sapete si… Viva le teste di cazzo, se ne incontro una meglio che si suicidi da sola prima che sia io a colarli nell’acido
Lo amo [De Luca] quando sfancula salvini
Su ditemi che andiamo bene, negazionisti del cazzo
Dove sono i coglioni del… Eh ma stanno facendo terrorismo… Dove sono teste di cazzo
[Qui c’è un leggero errore di prospettiva: siete voi che avete un problema, e anche grosso, non i NoMask, loro (noi) non ne abbiamo neanche mezzo. Quanto ai rapporti tra noi e voi, noi al massimo vi guardiamo con compatimento, anche se siete estremamente pericolosi perché vi fate complici attivi della diffusione e propagazione del terrore, mentre voi non vi accontentate neppure di volerci morti, vorreste annientare anche l’ipotesi della nostra esistenza, vorreste che non fossimo neppure nati. Non voglio scrivere a quale altra categoria storica assomigliate in questa vostra fanatica sete di annientamento totale, per rispetto alle sue vittime, però il vostro spirito è proprio identico a quello.]
Direi che procedo bene, ho dovuto urlare solo a 3 persone senza mascherina, tre ragazzi giovani che si credono super eroi una pure in autogrill che stava bella lì senza, all alzata di voce.. Cosa cazzo non è chiaro in USA LA MASCHERINA .. mi ha guardato male, al suo commento… stai tranquilla… é seguito un… TI LANCIO FUORI A CALCI IN CULO… Magicamente é apparsa la mascherina… Bene così
Quale è la realtà allora? Vediamo di chiederlo ai numeri, i dati non mentono (cit. mia) [In realtà i numeri sono come gli uomini: se li torturi abbastanza puoi fargli dire tutto quello che vuoi (cit. di non ricordo più chi)]. Innanzitutto c’è emergenza? Sì, perchè i casi hanno avuto un impennata appunto esponenziale mostruosa negli ultimi giorni e giustamente [giustamente in che senso?] se continua, la gravità aumenta sempre più.
E ancora e sempre con la famigerata crescita esponenziale, che ogni volta che la sento mi corre la mano… no, non alla pistola: alla bomba atomica. E allora chiariamo ancora una volta: CRESCITA ARITMETICA: 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8. CRESCITA GEOMETRICA: 2, 4, 8, 16, 32, 64, 128. CRESCITA ESPONENZIALE: primo giorno 2, secondo giorno 4, terzo giorno 16, quarto giorno 256, quinto giorno 65.536, sesto giorno 4.294.967.296, settimo giorno diciotto miliardi e mezzo di miliardi, tre miliardi e mezzo di volte la popolazione terrestre, (mi si informa che ho sbagliato: è l’esponente che cambia, non la base, e quindi la crescita esponenziale è la stessa cosa della crescita geometrica. Devo tuttavia pensare che se si insiste a chiamarla esponenziale anziché geometrica, è perché la parola fa più impressione, e quindi serve a terrorizzare meglio il popolo) vedi un po’ tu cara cugina, catastrofica in ortografia grammatica sintassi punteggiatura equilibrio socialità e anche in matematica. (sì, anche se io ho sbagliato, tu resti sempre una capra lo stesso).
Nel frattempo…
Sul Covid un rischioso esperimento sociale: da Roma a Madrid, la democrazia cuoce a fuoco lento
Documento numero uno. “Vieteremo le feste private in casa” (Roberto Speranza, ministro della salute) “E come farete a controllare?” (Fabio Fazio) “Aumenteremo i controlli, ci saranno segnalazioni” (Roberto Speranza, ministro della salute)
Documento numero due. “Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone”. (Noam Chomsky, dal suo “Media e Potere”)
Documento numero tre. “Sono, con tutta evidenza, esperimenti sociali volti a testare la capacità di sottomissione di un popolo. E vanno tutti a buon fine”. (Max Del Papa, Atlantico Quotidiano di ieri)
L’articolo potrebbe finire qui. Aggiungo poche considerazioni, a costo di rovinarlo. Detesto le iperboli in politica: non scomoderò mai fascismo e comunismo dove non li vedo, le dittature sono una cosa seria e le parole sono importanti. Nonostante ci sia chi applaude all’idea del vigilante di condominio, la Stasi è morta trent’anni fa in terre sufficientemente lontane, Roma e Madrid non sono Minsk né lo saranno mai (si spera). Tira, però, un’aria pesante nelle nostre stanche democrazie, almeno quelle di cui ho esperienza diretta, un cupio dissolvi in nome e per conto di quei giganteschi comitati di salute pubblica in cui si stanno trasformando i nostri governi. Sette mesi dopo l’inizio di un’emergenza che “non si poteva prevedere” (così ci fu detto), in Italia e in Spagna i due governi più a sinistra dello spettro politico europeo (quella portoghese è un’esperienza a parte) ne stanno cavalcando un’altra, come se il tempo fosse trascorso in vano, come se la loro stessa esistenza dipendesse da quella del virus che proclamano di voler combattere. Uno stillicidio di misure e messaggi contraddittori, di allarmi e sanzioni a colpi di decreto, di arresti domiciliari “per il nostro bene”, di polemiche politiche con i governi regionali, di sensi di colpa indotti, di stanze del panico, di informazione somministrata come un anestetico o un eccitante (a seconda del bisogno) dai canali di Stato: la strategia del populismo “progressista” di Palazzo Chigi e della Moncloa, a ben guardare, segue da mesi gli stessi schemi consolidati. È la politica dell’avvertimento, della minaccia, una truffa intellettuale. Temo che non ci si renda conto della trasformazione in atto nel rapporto fra governanti e governati, mentre è in corso un esperimento sociale dai tratti indefiniti e dagli esiti incerti, sapientemente orchestrato in omaggio al sacro principio della difesa da un nemico invisibile, “oggettivo” si direbbe in altri contesti. La sovranità popolare è stata di fatto sospesa in nome della preponderanza di governi ormai senza pesi e contrappesi, che obbediscono soltanto alla loro versione dei fatti priva di contraddittorio. La risposta facile è che si tratti di una situazione provvisoria dovuta all’emergenza e che, una volta cessata, tutto tornerà come prima. Ma chi decide quel che è emergenza e quel che non lo è, se non gli stessi che si arrogano poteri speciali per affrontarla? È dovere dello Stato farsi carico del benessere della collettività, ci viene insegnato fin dalle scuole elementari, dove invece si tace che in una democrazia liberale i limiti del potere sono tutto. Che i governi, gli apparati statali, le amministrazioni tendano ad espandersi appena intravedono gli spazi per farlo, è cosa nota. Che abbiano potuto permetterselo senza praticamente trovare resistenza è una realtà che nemmeno i più devoti apologeti della preminenza del pubblico sul privato, del collettivo sull’individuale, si sarebbero mai sognati. La cittadinanza si guarda inebetita e spesso complice, sballottata tra un’ora d’aria e una sessione di smart working, tra un divieto di cantare e una pacca sulle spalle. Lo Stato ci vuol bene, ci sgrida per renderci responsabili, ci protegge da noi stessi, nel gregge è la salvezza della pecorella smarrita. Le pecorelle oggi indossano tutte la mascherina, anche all’aperto, anche dove non ci sono i lupi. Precauzione, la chiamano alcuni. Dare l’esempio, dicono altri. Sempre più facile che pensare, che fare i test e tracciare i contatti, che isolare i malati e lasciare liberi gli altri. Sul coronavirus è scomparsa anche l’opposizione politica, avrete notato, rassegnata, schiacciata sulle posizioni ufficiali, qualche protesta in televisione ma in fondo disposta ad accettare le imposizioni in nome del “bene comune”. Poche sono le voci che gridano nel deserto, mentre i governi interpretano l’emergenza come un assegno in bianco, che non richiede discussione politica né giustificazione. Anche la scienza diventa un paravento, i virologi si succedono come semplici pedine di una comunicazione contraffatta, in cui si lancia il messaggio che conviene nel momento che si ritiene opportuno: nemmeno il loro parere ormai è rilevante per chi comanda, ogni decisione è amministrativa. Siamo davanti a un sostanziale svuotamento dell’azione politica in favore di un modello gestionale non soggetto a scrutinio, ma fortemente impregnato di uniformità ideologica. L’etichetta di “negazionista”, affibbiata come uno stigma a chiunque osi presentare obiezioni (non sull’esistenza del virus ma semplicemente sulle misure per affrontarlo), chiude ogni possibile confronto tra chi è dalla parte giusta della storia e il resto dei condannati.
La DDR è lontana, ma sia Italia che Spagna si confermano terreni favorevoli ad esperimenti sociali di stampo paternalista e fondamentalmente coercitivo. Si bolle la rana in pentola aumentando gradualmente la temperatura. Occhio.
In attesa della nuova puntata de Il Decreto vorrei mettere agli atti che oggi solo 7 posti di terapia intensiva su 100 sono occupati da pazienti infettati dal virus di Wuhan. Ora vediamo come riusciranno a peggiorare la situazione con nuove assurde regole e chiusure dannose sotto ogni profilo che nel contempo disgregheranno definitivamente la società, ci metteranno l’un contro l’altro armati, cancelleranno innumerevoli posti di lavoro e distruggeranno migliaia di piccole imprese. Avremo una chance solo se non ci faremo definitivamente convincere che i nostri diritti in realtà erano dei permessi, se terremo presente che nessun diritto negato ci verrà riconsegnato senza resistere prima e combattere poi. La storia lo insegna. E vedremo se la voglia di libertà prevarrà sulla paura perché molto presto sarà il momento di fare delle scelte, lì si vedrà che sangue scorra nelle vene degli italiani. Per me dev’essere chiaro che spetti ad ognuno di noi il permettere al virus di governare o meno sulle nostre vite. Non a questo o quel governo, specie se composto da ministri che tradiscono la loro cultura invocando l’infamia della delazione foriera di ferite insanabili tra i cittadini, utile solo ai regimi. Abbiamo il dovere di proteggere i più vulnerabili ma l’obbligo di ricordarci che qualsiasi cosa facciano non sarà per la nostra salute, ma per il loro potere. Buona serata miei carissimi asintomatici
giusto un paio di giorni fa? Qualcuno ha detto che l’avevano buttata lì per vedere le reazioni e poi, visto che le reazioni ci sono state hanno fatto marcia indietro. Beh, la marcia indietro effettivamente c’è stata, ma non è proprio esattamente così che sono andate le cose.
Così Gabrielli si è opposto ai controlli in casa
Sarebbe stato un documento firmato dal capo della Polizia, Franco Gabrielli, a smontare le richieste anticostituzionali del ministro della Salute Roberto Speranza e del ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini di disporre controlli in casa per verificare il rispetto del limite di riunione. A ricostruire il retroscena è un articolo de ‘Il Riformista’ dal titolo ‘Gabrielli il poliziotto che ci ha salvato dalla polizia’. ”La meraviglia di certi paradossi – si legge sul quotidiano -. E’ stata la polizia e il ministero della polizia a evitare che l’Italia diventasse uno stato di polizia, dove uomini in divisa possono entrare a qualunque ora nelle abitazioni private per verificare il numero di quanti siedono intorno a un tavolo o davanti a una tv per vedere una partita della Champions”. Secondo quanto ricostruisce il quotidiano, ”lunedì scorso il premier Giuseppe Conte è in missione a Taranto. Nel pomeriggio tardi si devono riunire a palazzo Chigi i capi delegazione e poi il governo e le regioni, per definire i passaggi del Dpcm. Atteso per quella sera. Arrivano dunque a Palazzo Chigi, lunedì dopo le 18. Conte è di ritorno dalla Puglia. Ha fretta di tornare perché gli giunge la notizia che i ministri Speranza e Franceschini vogliono fare sul serio. Vogliono veramente inserire nel Dpcm, che è un atto amministrativo e non una legge primaria, una forma di controllo dei party privati, in casa e non solo. Il premier vacilla, sa di andare incontro a un casus belli”. “Ed ecco – secondo quanto riporta ‘Il Riformista – che coinvolge il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese per avere un parere che chiarisca perché questa forma di controllo non è possibile. Di più: anticostituzionale. Da notare che fino a quel momento Lamorgese, ministro dell’Interno tecnico di un governo politico, non è mai stata coinvolta in nessuna delle riunioni preparatorie del Dpcm fin lì convocate”. “Il prefetto Lamorgese, già seccata e non da quel giorno per questa ‘dimenticanza’ – spiega il quotidiano – coinvolge a sua volta per un parere tecnico il capo della Polizia, il prefetto Franco Gabrielli. Che produce nel giro di un’oretta un appunto che spazza via ogni dubbio per ‘questioni di ordine giuridico’ e altre di natura pratica. Quest’ultime così sintetizzabili: le forze dell’ordine, tutte, hanno già abbastanza da fare nel contrasto dei reati, la gestione dei flussi migratori e ora anche le norme di contenimento anti-Covid, che non possono essere coinvolte in controlli che ‘potrebbero nascere da meccanismi delatori, rivalità e dissidi di vicinato”. L’appunto, di circa una pagina e mezzo, si intitola ‘Ipotesi riguardanti gli assembramenti destinati a svolgersi nei luoghi di privato domicilio’, la prova, sottolinea il quotidiano, ”di come quell’ipotesi fosse fino a quel momento sul tavolo”. “Si fa riferimento – si legge nell’appunto secondo quanto riporta il quotidiano – all’ipotesi emersa in queste ore di inserire nel Dpcm previsioni volte a consentire al personale delle forze di polizia di accedere ai luoghi privati e di privato domicilio al fine di verificare l’eventuale esistenza di raduni o assembramenti di persone oltre il limite consentito. Al riguardo si fa presente che la soluzione prospettata non sembra agevolmente praticabile alla luce del’articolo 14 della Costituzione che riconosce l’inviolabilità del privato domicilio”. “Tra citazioni e sentenze della Corte Costituzionale e rinvii a fonti di legge primaria, il capo della Polizia dimostra come sia impossibile impedire i party privati – scrive il quotidiano – Le eccezioni all’articolo 14 della Carta sono possibili, ‘solo nei casi e nei modi stabiliti dalla legge e nel rispetto delle garanzie’. La restrizione del diritto, ovvero le perquisizioni di privati sono possibili solo se trovano fondamento in fonti primarie (leggi non Dpcm) e autorizzate dalla magistratura. Anche in caso di ‘tutela della salute dell’incolumità pubblica’ vale la riserva assoluta di legge e di giurisdizione. Di certo per andare a vedere cosa succede presso i privati non possono essere usate le norme esistenti, quelle che autorizzano le perquisizioni per la ricerca di armi, esplosivi e latitanti”. A ben vedere, spiega bene l’appunto secondo quanto riportato da ‘Il Riformista’, ”ci sarebbe un modo per autorizzare questi controlli: il Parlamento dovrebbe dichiarare lo stato di guerra e conferire al governo i poteri necessari per farvi fronte”. E’ una provocazione, ovvio, sottolinea il quotidiano.
E dunque sì, le irruzioni in casa tipo Gestapo, tipo Stasi, tipo KGB, tipo Securitate, tipo la DINA, volevano proprio farle davvero, da subito. Poi dateci degli allarmisti paranoici, a noi che continuiamo a predicare nel deserto da sette mesi!
Nel frattempo sono sempre più gli esperti che lanciano l’allarme sui devastanti effetti dei blocchi sulla salute fisica e mentale e sulla società. E se non possono stritolarci in un modo, lo fanno in un altro.
Ma non preoccupatevi: il nostro meraviglioso governo continua a farci fare sempre nuovi passi avanti